LIBRI MUSICA E VIDEO CARTOLERIA IDEE REGALO
home EDIZIONI carrello pagamenti e spedizioni area rivenditori chi siamo newsletter eventi ricerca avanzata Area Partner    
Scheda approfondimento
ARTI MARZIALI

Utilizzate in tutto l'Oriente, le arti marziali hanno sempre avuto la doppia funzione di metodi di autodifesa e di autodisciplina e sono finalizzate a raggiungere l'unità tra corpo-mente e l'unione con lo spirito. Tramite svariate tecniche di arti marziali si armonizzano le energie Yin e Yang e si trova il corretto equilibrio tra il pensiero e l'azione. Le arti marziali sono tutte antiche metodologie di guarigione naturale e longevità. Sono anche il cammino verso rilassamento e benessere, piacere, libertà e serenità interiori, sino all'unificazione armonica con l'universo in cui viviamo.

Le Arti marziali e la medicina cinese si basano sullo stesso meccanismo: la circolazione del "Chi" o "Qi", il "motore" della vita. Da seimila anni milioni di persone in tutto il mondo imparano e praticano le Arti marziali come metodo di rilassamento antistress, per la prevenzione e la guarigione naturale da influenze, allergie, problemi articolari, dolori alla schiena... e per stimolare la longevità, godendo di aumentato benessere ad ogni livello del loro essere.

Tra le più conosciute arti marziali in occidente troviamo lo judo, il karatè, l'aikido, il kendo, il tai chi chuan (taj ji), il wushu, qi gong (Chi Kung).

JUDO

Il Judo fu ideato e messo a punto dal suo fondatore Jigoro Kano, nacque all'inizio del 1800. Per assimilare la natura del Judo occorre comunque capire il significato della parola stessa. La parola Ju-jutsu era in uso già tre o quattrocento anni fa. Le arti militari di quei tempi assumevano il nome delle armi o degli oggetti che servivano al combattimento. Il Ju-jutsu (che letteralmente vuol dire dolce arte) era appunto specificato dalla flessibilità secondo il motto "La flessibilità vince la brutalità". Poiché il significato della parola "Ju", principio della flessibilità, è l'idea-base del Judo dei nostri tempi ("do" essendo il "mezzo") occorre studiarla per prima. Il principio della flessibilità viene brevemente spiegato così: di fronte ad un avversario, si vince cedendo, cioè non opponendo resistenza alla sua forza, bensì adattandovisi, ed acquistando un vantaggio per poi utilizzarlo a proprio profitto. Ecco un esempio:-

Se un uomo forte mi spinge con tutta la sua energia, sarò battuto, se non farò altro che oppormi a lui, ma se, invece di resistere spingendo, io indietreggio più di quanto mi spinge, o se giro nella direzione della spinta, egli sarà proteso in avanti dal suo stesso slancio, e perderà l'equilibrio. Se valendomi della forza della sua spinta, applico una particolare tecnica, sarà relativamente facile per me farlo cadere al momento in cui perde l'equilibrio. In alcuni casi poi, riuscirò persino a farlo cadere, girando abilmente il mio corpo -. Il principio della flessibilità si basa quindi su questo concetto. È ovvio tuttavia che un principio generale non si può ricavare soltanto da quanto precede, ma da tutti gli aspetti e da tutte le fasi del Judo. In breve: adoperare corpo e spirito con un massimo di efficienza. Ecco perché il prof. Jigoro Kano adottò questo principio e questa parola suscettibili di essere compresi da tutti gli uomini del mondo e, andando oltre, di spiegare una morale di mutuo aiuto e di bene per tutti. Il concetto della massima utilizzazione dell'energia mentale e fisica è molto importante, non solo nel Judo, ma anche in tutti gli atti della vita sociale. Possiamo quindi concludere dicendo che il Judo è il mezzo che dà modo di raggiungere la massima efficienza fisica e spirituale.

 

JU-JUTSU

"Arte della cedevolezza". Tecnica di combattimento a mani nude elaborata in Giappone dai Bushi dell'epoca Kamakura (1185-1333), per consentire ai samurai di difendersi efficacemente anche di fronte ad un avversario che possedesse ancora le sue armi. Quest'arte si sviluppò dalle antiche tecniche del Kumi-uchi (Yawara), descritte nel Kon-jaku-monogatori, opera buddista che risale al 13° secolo. Nel corso dei secoli, diverse scuole di Ju-Jitsu, tutte appartenenti alla "via dell'arco e del cavallo", si svilupparono e migliorarono le tecniche originali, aggiungendovi nuovi movimenti e contromosse adottate dall'arte cinese di combattimento (Shaolin-si) ed alcune tecniche particolari utilizzate dagli arbitri di Okinawa.

Quest' arte così elaborata fu reimportata in Cina verso il 1638 da Chen Yuambin (1587-1671), poeta e diplomatico cinese residente in Giappone. Tuttavia il Ju-Jitsu si sviluppò come arte marziale solo durante l'epoca Edo, in cui il paese visse un periodo di relativa tranquillità. Numerose scuole di combattimento, create da dei Ronin (samurai senza padrone), diffusero rapidamente le tecniche di ju -jitsu in tutto il Giappone. Esse però vennero codificate solo durante l'epoca Meniji (1868-1912), cioè nel periodo in cui i samurai persero il diritto di portare la katana ed in cui le faide tra clan rivali vennero interdette.

Il principio uniformatore del ju -jitsu era di poter vincere l' avversario con ogni mezzo, utilizzando la minor energia possibile; ciò richiedeva dunque agli adepti della "dolce arte"di specializzarsi in diverse discipline. Il praticante di Ju-Jitsu doveva quindi: saper valutare la forza dell' avversario, per utilizzarla contro di lui, prima che il suo attacco risultasse efficace; se possibile evitare gli attacchi; nel corso di combattimento squilibrare l' avversario; saper attaccare senza conoscerne i punti deboli; saperlo proiettare facendo uso del principio della leva; saper immobilizzare al suolo l' avversario torcendogli le membra, lussandogliele oppure strangolandolo; saper colpire sui punti vitali in modo da fargli perdere coscienza e ferirlo seriamente oppure ucciderlo. In pratica, l'arte del Ju-Jitsu "guerriero" si prefiggeva quale scopo principale, quello di annientare l'avversario mettendolo nell' incapacità di eseguire un nuovo attacco.

A tal proposito veniva quindi utilizzato ogni genere di tecnica pericolosa e sovente mortali. Inizialmente praticato dai samurai poi dai ninja, il Ju-Jitsu, diffondendosi rapidamente anche tra le classi più umili divenne un metodo di combattimento utilizzato soprattutto dai briganti, e da ciò derivandone una cattiva reputazione immeritata. Questa fu una delle ragioni per cui Kano Jigoro utilizzò le tecniche "dolci" del Ju-Jitsu per creare un nuovo sport, che chiamò Judo, per differenziarlo dal mortale Ju-Jitsu.

Fino al 1922, anno in cui fu fondato ufficialmente il Kodokan, solo il Ju-Jitsu era riconosciuto ed insegnato nei numerosi ryu o scuole, sia in Giappone sia all' estero. Soprattutto l'esercito e la polizia , nei paesi occidentali, si interessarono a questa disciplina particolare, poichè essa era in grado di offrire considerevoli vantaggi nella pratica dei combattimenti. Ancora oggi, nelle forze armate, s'insegnano alle reclute tecniche di close-combat (combattimento ravvicinato a corpo a corpo) mutuate sia dal Ju-Jitsu sia dal Karate e da vari tipi di combattimenti autoctoni (Savate, Boxe etc...). Messo in ombra dal karate, dal Judo e dall' Aikido il Ju-Jitsu sembra aver perduto molto del suo primitivo fascino. Esso attualmente non viene più considerato come sport, ma soltanto come un metodo composto di tecniche utili per il combattimento reale. Tuttavia, è innegabile il fatto che la maggior parte delle tecniche attuali di arti marziali abbiano nel Ju-Jitsu la loro comune origine. Esso viene anche detto Jù-Jitsu e in maniera erronea Ju-JItsu. Da esso comunque si sono generate due discipline: il Judo e l'Aikido.

 

 

KARATE

Karate (-do). (Kara, vuoto; Te mano): "Arte della mano vuota". Per mano non si intende solo la mano od il corpo in senso fisico, ma soprattutto in senso mentale, qui si intende la "mano" ciò che esegue la tecnica e quindi in senso lato la mente: "la condizione di avere la mente vuota, sgombra da tutto". Il Karate è un'arte marziale a "mani nude" che si sviluppò nel corso dei secoli, soprattutto ad Okinawa quando i cinesi nel XVI secolo occuparono le isole Ryu-Kyu ed interdirono agli abitanti il possesso di qualsiasi arma, e successivamente sotto il dominio dei giapponesi.

Questo metodo di combattimento, ispirato a tecniche cinesi similari, la cui origine risale ai monaci buddisti di Shaolin-si, inizialmente era rivolto soprattutto alla' autodifesa contro le aggressioni dei briganti e per difendersi dai militari dell' esercito d' occupazione. La popolazione si allenava in gran segreto e, gradualmente, riuscì ad inventare e sperimentare praticamente quelle tecniche micidiali, necessarie e sufficienti, per resistere efficacemente anche contro degli avversari armati. Nei loro frequenti contatti con la Cina, gli abitanti di Okinawa, scoprirono il Kempo, la boxe cinese, che utilizzava, in combattimento, tecniche di calcio e di pugno in grado di abbattere un avversario, mantenendolo a distanza di sicurezza.

Questo metodo inizialmente ricercava soprattutto l'efficacia, poco importandogli dell' estetica o di motivazioni di contenuto etico e morale. I fondatori del moderno Full contact, intendono giustificare la brutalità e la violenza del loro stile di combattimento, facendo riferimento al Karate delle origini. Vennero creati numerosi stili di karate che prendevano il nome dal luogo in cui venivano praticati: Shuri-te, Naha-te, Tomari-te eccetera...Fu un maestro originario di Okinawa, Gichin FunaKoshi (1869-1957) che tentò, per la prima volta di unificare stilisticamente i diversi sistemi dell' Okinawa-te (allora si chiamava così il Karate). Gli esercizi (Kion)ed il combattimento di allora (Kumite) si svolgevano rudemente, senza il controllo dei colpi e senza protezioni (cosa in netto contrasto rispetto a quello che oggi è divenuto il Karate, una disciplina di alto contenuto formativo e di autocontrollo, infatti chi tocca l' avversario in gara, viene immediatamente squalificato). Fu allora che il figlio di Funakoshi, Yoshitaka, opponendosi amichevolmente alle idee paterne, trasformò l' Okinawate, da tecnica micidiale a sport, chiamandolo definitivamente Karate.

Il Karate, quindi si trasformò in una disciplina sportiva alla pari del Judo, mantenendo le sue caratteristiche tecniche originali inalterate: l' utilizzazione di piedi, pugni e gambe per eseguire Atemi (colpi) sui punti vulnerabili dell'avversario, evitando il contatto corpo a corpo, tipico del Ju-Jitsu e del Judo.

Attualmente gli stigli più praticati di Karate sono: lo Shotokan, il Goju-Ryu, il Wado-ryu, lo Kiokushinkai, lo Shito-Ryu. A fatica si sta cercando di fare riconoscere dal C.I.O. il karate, per una suo inserimento nel programma dei giochi olimpici; a fatica perchè la deframmentazione delle varie scuole è esageratamente sviluppata e quindi, appunto per questa disomogeneità non è ancora possibile proporre un regolamento per stabilire chi possa essere l'atleta più forte. Si attende con ansietà una formulazione di regolamento che consenta a questa arte marziale di assurgere al programma olimpico.

 

 KENDO

"Via della sciabola", "Via della spada". Arte marziale (Budo) del maneggio della sciabola (Ken). Questa disciplina di combattimento era praticata sin dall' antichità da tutti i guerrieri giapponesi (Bushi) e, dopo il XIII secolo, dai Samurai. Interdetta nel 1876, quando i Samurai non ebbero più il diritto di portare la sciabola, il Ken-jitsu fu trasformato in sport (Kendo) da Sakakibara Kenkichi (1830-1894), per contribuire all' addestramento fisico e mentale della gioventù, ma il termine stesso di Kendo non fu coniato che nel 1900 da Abe Tate, per sostituire quello di Ken-Jitsu , giudicato troppo "guerriero" per quei tempi.

La prima accademia di Kendo fu fondata a Tokio nel 1909 e, da allora questa arte marziale non ha mai cessato di svilupparsi in Giappone, dove viene praticata sia da uomini sia da donne. Il Kendo, in Giappone è il Budo più importante e rispettato, poichè esso è basato sull' arte tradizionale della sciabola che fu, per molti secoli, rappresentativa dello spirito della classe dominante dei Bushi. Agli albori dell'epoca Tokugawa (ai primi del 1600), esistevano già in Giappone alcune centinaia di scuole e di stili di combattimento con la sciabola; ogni Buke o famiglia guerriera possedeva i propri istruttori. Mutuando le tecniche di combattimento da queste scuole, Sakakibara Kenkichi si ispirò per definire le regole del suo Kendo.

Esse infatti sono basate sulla rapidità e precisione dei colpi, non più eseguiti con la Katana, ma con lo Shinai di bambù, ed i combattenti sono protetti da una specie di armatura (Dogu), composta da una maschera a griglie di acciaio (Men), con protezioni alle spalle, un corpetto rigido in bambù laccato (Do), dei guanti imbottiti e le protezioni per il ventre (Tare) e per le gonadi (Tare-ohi). I combattenti indossano la giacca del Keikogi ed una Hakama, la cui ampiezza serve per dissimulare all'avversario, gli spostamenti dei piedi. Essi combattono a piedi nudi, normalmente nel (Dojo), sulla superficie liscia di un parquet.

KUNG FU - WU SHU

"Adepto", "Uomo che vuole conseguire il successo", "Sforzo umano". Questo termine, in Occidente, è generalmente attribuito, a torto, a tutte le arti marziali cinesi; ma esso non è utilizzato in Cina dove viene sostituito dal termine Wushu. In Giappone ha assunto il nome di Kakutei-jiutsu. A volte viene espresso nella grafia Gong-Fu ed è la pronuncia cantonese del cinese mandarino Quanfa. Questo tipo di combattimento venne reso popolare da Bruce Lee nei suoi films realizzati ad Hong Kong alla fine degli anni 60. Il Kung fu è caratterizzato da delle tecniche e dei movimenti analoghi a quelli del Karate e da altre attitudini posturali che imitano gli animali e che derivano dalla ginnastica terapeutica dei cinesi. In Cina esiste un gran numero di stili di combattimento a mani nude o con armi, ognuno dei quali possiede le sue tecniche con nomi del tutto particolari. Tuttavia è possibile distinguere, tra tutti questi stili (la maggior parte dei quali pretende di discendere direttamente dallo Shaolin-si), gli "stili duri" o "esterni" (Weijia): Shaolin-bai, Hongjia-pai, Zhong-pai, Chuk-kai-quan, Dim-huk etc...; e gli "stili morbidi" o "interni" (Neijia) a cui appartengono il Taiyi-quan ed il Bagua-pai.

Tutte le centinaia di stili del Kung fu si rifanno a gestualità tipiche di animali, dando così il nome allo stile stesso: lo stile della tigre, della scimmia, del serpente, della mantide ecc...) fà eccezione un sistema, più che stile: il Wing Chun, un sistema di combattimento che è specializzato nel combattimento a corta distanza e che sfrutta particolari capacità di sensibilità tattile, esso si rifà appunto, non a movenze di animali ma bensì alla biomeccanica umana.

 

 QWAN KI DO

Se si consultano le origini delle arti marziali nel mondo, si può constatare che il Qwan Ki do e un nome che è apparso recentemente. Ma non bisogna concludere che si tratta, tecnicamente parlando, di una nuova creazione unendo vari pezzi, lontano da ciò! Il Qwan Ki Do ha ricevuto da poco tempo la sua denominazione definitiva, ma trova la sua origine nelle più antiche tecniche di arti marziali. E' il risultato di più di trenta anni di studio, di ricerche e di patite sofferenze da parte di uno dei più grandi esperti delle arti marziali vietnamite, maestro Pham Xuan Tong, fondatore del Qwan Ki Do. Attraverso il suo fondatore, il Qwan ki Do fa rivivere una sintesi dei più antichi e dei più celebri stili d'arti marziali cino/vietnamiti, portando alla fonte di scuole delle quali la fama è nota.

Il maestro fondatore, m° Pham Xuan Tong, esperto 8° Dang, è universalmente riconosciuto nel mondo delle arti marziali, ma poca gente sa fino a quale punto è ricco il patrimonio delle scuole tradizionali di arti marziali che in lui ha prima di tutto avuto l'onore e la fortuna di essere in Vietnam, discepolo del gran maestro cinese Chau Quan ky, e, alla sua morte, le sue qualità tecniche e morali gli hanno meritato di essere designato dal testamento come successore del grande maestro, depositario della sua scuola cinese, lo He Phai in vietnamita.

Inoltre, per ciò che riguarda la parte puramente vietnamita dei suoi studi delle arti marziali, ha beneficiato dell' insegnamento del "VO" da suo zio Pham Tru (laureato in arti marziali in Vietnam) e dei maestri Long Ho Hoi e Pham Thanh Su (scuola Binh Dinh). Dopo aver acquistato in Vietnam un livello molto alto, dopo lunghi studi e dure ricerche, il maestro Pham Xuan Tong è stato designato dal suo maestro e dai suoi condiscepoli, a diffondere il Qwan Ki Do in occidente. Lo " He Phai" è un metodo di combattimento molto reputato, nato nella regione di " He" o " Hakka" situata nel sud della Cina. Le tecniche di He Phai sono influenzate dagli stili famosi dello Shao lin, dello Wo Mei e soprattutto del T' ang Lang, ma lo He Phai conserva malgrado tutto le sue particolarità di metodo locale. Solo i grandi maestri assicuravano la trasmissione di queste specialità.

Nelle intenzioni del maestro Pham Xuan Tong vi è soprattutto lo sforzo di far comprendere la sua disciplina come un potente mezzo (oltre che di difesa personale e combattimento) per riequilibrare la salute fisica e mentale dei suoi praticanti.

SHAOLIN

Tempio buddista cinese detto della "piccola foresta" (giovane foresta) fondato, secondo la tradizione, nella regione di Henan sul monte Songshan nel 496. Il monaco indiano Bodhidharma, secondo la tradizione, vi avrebbe soggiornato nella seconda metà del V° secolo, insegnando i principi indiani di combattimento senza armi, per permettere ai religiosi Chan (Zen in cinese) di difendersi contro le aggressioni dei banditi da strada.

Le tecniche che si rifanno a quelle praticate nel monastero di Shaolin sono divise in due grandi correnti distinte tra loro: quella del nord detta Shaolin, e quella del sud, il Taiji Quan. Questi metodi di lotta a mani nude, furono mantenuti segreti per molti secoli dai monaci buddisti. Il loro insegnamento si basava su due aspetti principali: quello detto "esterno" (Weijia) o allenamento delle reazioni muscolari per vincere l' avversario nel momento stesso del suo attacco, e quello "interno" (Neijia) consistente nell'esecuzione di movimenti e tecniche di avanzamento e arretramento agile, con il controllo della respirazione. Nel XVIII° secolo vennero create quattro scuole maggiori, tutte derivate dallo Shaolin, chiamate in cantonese Hung-Gar, Mo-Gar, Choi-Gar, e Li-gar. Successivamente queste scuole diedero origine a degli stili, che provenivano da diversi monasteri, tra cui quello di E-Mei-Shan, di Wutang, di Fujian, di Guangdong, e di Henan, i cui nomi derivano dalle province o dalle città in cui essi si svilupparono. Le tecniche delle scuole (Pai) di Shaolin, facevano riferimento al nimero "magico" 108 ed erano suddivise in posizioni (Tui-fa), spostamenti (Pu-fa), parate (Lan-fa), tecniche di pugno (Chuan-fa o Quan-fa), tecniche di mano (Shu-fa), tecniche di gamba (Tek-fa), e d'immobilizzazione (Lu-fa).

Le posizioni di combattimento infine, imitavano gli atteggiamenti degli animali (gru, tigre, orso, scimmia, mantide, serpente eccetera...)

 

WRESTLING

Moderna versione del catch, spettacolare divagazione della lotta libera praticata già negli anni '30 e '40. La più grande federazione statunitense (WF) nasce nel 1963. Grandi campioni come Hulk Hogan forse la stella più fulgida in questo sport, e Antonio Inoki hanno contribuito a renderlo famoso in tutto il mondo a partire dagli anni '80.

I personaggi che animano il mondo del Wrestling sono popolari come star televisive, amati come divi del rock, si può definirli loro stessi veri show-men che infiammano le folle di pubblico nelle arene.

Dietro questo "gioco" spettacolare si cela un'eccellente preparazione atletica da parte di questi uomini che si fronteggiano sul ring senza tanti scrupoli.

Molti di loro hanno provenienza da più svariati sport, come il culturismo ed il football.

Oltre che sportivi devono però anche essere veri e propri attori. L'abbigliamento, le pose e i loro gesti fanno del Wrestling uno spettacolo unico!

Ma c'è violenza in questo sport? Si e no.

I colpi infatti devono essere portati senza arrecare troppo danno e le tecniche sono frutto di preparazioni ed allenamenti lunghi ed accurati.

Le regole sono poche e molto spesso trasgredite, quindi in alcuni casi si possono verificare incidenti o vere e proprie risse, come nel caso di alcune federazioni più permissive dove si vedono combattimenti scorretti e dove ci si fa male davvero.

I combattimenti si esauriscono in un'unica ripresa, che si svolge singolo contro singolo, doppio contro doppio (tag team) oppure tre o più uomini.

Vince che mette a terra l'avversario con entrambe le spalle per tre secondi.

Si squalifica chi resta fuori dal ring per un tempo massimo di dieci secondi, chi continua il combattimento oltre le corde, chi utilizza oggetti contundenti...

Tutti i colpi sono ammessi, sia quelli con le braccia che con le gambe. Sarebbero proibiti i colpi a pugno chiuso, le tirate di capelli, i morsi,, i graffi, ecc.... Molto spesso però l'arbitro non conta!