nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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EDUCAZIONE ALL'ARTE DEL VIVERE



di Bill Taylor

Brockwood Park School e l’eredità di Krishnamurti
La società e la tecnologia che la governa diventano sempre più complesse, i nostri figli vengono alimentati da montagne di conoscenza con l’intento di prepararli alla vita adulta e alle esigenze di un posto di lavoro. La posta in gioco è alta e la pressione è viva. Nello stesso tempo i giornali ci dicono che tra gli adolescenti sono sempre più frequenti casi di stress, depressioni e abuso di droghe, che stiamo producendo una generazione di ragazzi pieni di sé, che si danno delle arie e si autodistruggono.

I politici e i genitori se ne lavano le mani e spediscono i figli fuori per una decina di ore al giorno fra lezioni, compiti, corsi vari, test ed esami.
In tutte queste attività i ragazzi assorbono abbastanza conoscenze per diventare validi tecnici e impiegati efficienti, ma sono stati seguiti per diventare degli adulti responsabili e dei buoni esseri umani? E che cosa si fa a proposito delle loro capacità affettive, di cooperazione, di onestà? Che cosa facciamo riguardo alla loro capacità di pensare profondamente ai problemi della vita, di trovare soluzioni creative alle sfide personali, sociali e ambientali? Possiamo lasciare al caso l’apprendimento di qualità simili? Possono i genitori stare tranquilli sapendo che questi aspetti tanto importanti dell’educazione sono svolti in scuole che sono alle prese con programmi già sovraccarichi? Possono le scuole confidare nella famiglia, bersagliata com’è dall’affarismo rampante, dall’industria dei divertimenti e in molti casi completamente sfasciata da genitori troppo occupati e assenti? La prognosi non può certo essere positiva.

Nel 1955, nel suo libro “L’educazione e il significato della vita”, l’educatore- filosofo J. Krishnamurti trattava questo problema. Notava che l’educazione nei licei e nelle università di tutto il mondo stava producendo lo stesso tipo di persone. “Stiamo formando, come in uno stampo, un tipo di esseri umani il cui maggior interesse è quello di trovare sicurezza, di diventare importanti, o di divertirsi con il minor impegno possibile”. Al tempo in cui il suo libro veniva pubblicato, Krishnamurti aveva già fondato due scuole in India, con l’intento di rimediare a quello che aveva visto come il fallimento dell’educazione nell’affrontare le questioni umane più profonde. Nel 1969 fondò la sua prima e unica scuola in Europa, Brockwood Park, nell’Hampshire.

Queste scuole, scriveva “...devono preoccuparsi di coltivare l’essere umano nella sua totalità.” Come Rudolph Steiner, Maria Montessori e A.S. Neill, Krishnamurti sentì che l’educazione è la strada per formare un essere umano migliore. C’erano delle similitudini in questi diversi approcci. Le sue scuole dovevano essere informali, con un clima di amicizia, e dare grande attenzione al rapporto fra educatore e studente. La libertà doveva essere la pietra angolare, come lo era per Neill, il fondatore di Summerhill.

Ma, per Krishnamurti, la libertà non significava poter fare quello che si vuole, attitudine questa che veniva anzi da lui ritenuta la maggior causa del caos nel mondo. La libertà, diceva “ ...non è l’opposto della prigionia o una fuga dalle circostanze in cui siamo intrappolati” ma si trova “...nella comprensione di ciò che è e nell’andare oltre”. E’ questa l’essenza dell’insegnamento di Krishnamurti. Il “ciò che è” a cui si riferisce è la realtà della nostra vita di tutti i giorni, con le sue gioie, le frustrazioni, le paure, le sfide, le aspettative, i valori e i modi di credere che li sostengono.

Questi, per Krishnamurti, sono i fatti del dilemma umano ed egli sentiva che, in generale, rimanevano inesplorati dall’educazione e da una società troppo assorbita nella creazione del benessere. Nel suo “Lettere alle scuole” pubblicato nel 1981, scrive: “Questa è sempre stata la pressione di tutte le società; prima la carriera e poi tutto il resto.

Cioè, per prima cosa vengono i soldi e poi le complicazioni del nostro vivere quotidiano.” Krishnamurti considerava la mancanza di volontà nel confrontarsi con queste complicazioni del nostro modo di vivere come il cuore della crisi dell’educazione e, soprattutto, come responsabile per la maggior parte dei mali della società. Non era solo che gli insegnanti non si sentivano ben qualificati e non erano inclini ad affrontare tali questioni, o che i genitori erano generalmente troppo assorbiti con le loro carriere, i loro divertimenti e i loro problemi per impegnarsi seriamente con i figli ma, piuttosto, che tutta l’attività di esplorazione e messa in discussione di valori, credi e comportamenti, era troppo minacciosa per molti e certamente troppo sovversiva per l’aula.

Krishnamurti riteneva che una seria esplorazione di questi argomenti non potrebbe mai succedere in una scuola tradizionale, né che una scuola pubblica conservatrice possa incoraggiare un’indagine fra gli studenti che potrebbe minacciare lo status quo. Coloro che stabiliscono quello che i nostri figli devono imparare, vogliono certi risultati, e ogni attività che possa distrarre o minacciare questi risultati non è probabile che venga considerata nei loro programmi. La competizione, la preoccupazione per sé stessi, il conformismo e il perseguimento del potere, sono tutte pietre angolari nell’educazione fornita da molte scuole ritenute oggigiorno di alto livello, e sono considerate qualità essenziali per gli studenti che mirano al “successo”. Che questi stessi valori siano in parte da biasimare per tutti i problemi che dobbiamo affrontare nel mondo, ambientali, politici e sociali, sembra non avere alcuna importanza.

Il fallimento degli educatori nel riconoscere la natura rigenerativa di una profonda indagine e riflessione personale è la vera tragedia in questa storia. Comunque, Krishnamurti non aveva un'idea sbagliata sulla riluttanza dei politici, degli educatori e delle scuole a dare il tempo e l’energia necessari a questo processo, e non perse tempo a realizzare le proprie scuole per fare in modo che questo potesse succedere.

Brockwood Park è una delle sei scuole che ha fondato nel mondo. Molte cose sono cambiate da quando cominciò 33 anni fa e comunque, dalla morte del suo fondatore nel 1986, le intenzioni della scuola rimangono le stesse. Come Colin Foster, ex direttore accademico di Brockwood ebbe a dire: “Riconoscere che il disordine nel mondo è il disordine in sé stessi dà una tremenda importanza all’esplorazione di sé stessi come parte dell’educazione” Che cosa si fa allora a Brockwood per garantire che questa esplorazione avvenga, che venga incoraggiata una genuina comunità di indagine nella scuola e che gli studenti ricevano un'educazione sia nelle materie accademiche che nell’arte di vivere?

Gli studenti a Brockwood hanno dai 14 ai 19 anni. La scuola è internazionale e completamente residenziale, con studenti provenienti da circa 20 paesi diversi ogni anno. Vivere con i loro coetanei da tutto il mondo è un modo eccellente di accrescere negli adolescenti la consapevolezza dei loro gusti e delle loro stravaganze culturali e di quelle degli altri. I pregiudizi emergono molto presto e vengono discussi ed esplorati. Gli studenti si rendono conto in fretta che le differenze sono generalmente superficiali e che fondamentalmente essi hanno molto in comune con i loro compagni di classe, sia che vengano da Berlino, da Bangalore, da Boston o da Brighton. Questi contatti favoriscono una comprensione globale, che va oltre l’acquisizione della conoscenza dei “paesi stranieri”, va nel regno dell’unità della coscienza, delle relazioni e dell’amicizia nella vita umana.

Anche il corpo insegnante rappresenta molte nazionalità diverse, ma chi vive nella scuola – solo alcuni vivono altrove – lo fa perché interessato alle intenzioni della scuola e si sente impegnato nella stessa indagine. Secondo il desiderio di Krishnamurti, Brockwood rimane una scuola di piccole dimensioni, con un numero di studenti da 50 a 60 ogni anno con una media di 6 studenti per classe. L’intimità che si crea in una tale situazione comporta che fra insegnanti e studenti il rapporto non si basa sull’autorità e sul controllo, ma può essere intimo, di sostegno e continuo.“Nulla di fondamentale valore può essere compiuto attraverso l’istruzione di massa, ma solo attraverso l’attento studio e la comprensione delle difficoltà, delle tendenze e delle capacità di ogni studente“ scriveva Krishnamurti.

Egli si rendeva conto che una scuola simile sarebbe stata difficile da mettere in piedi, che sarebbe stata molto costosa da gestire e che avrebbe potuto "… fiorire solo con il sacrificio di sé." Ma era inflessibile: “Se i genitori amano veramente i loro figli, impiegheranno la legislazione e altri mezzi per fondare scuole di piccole dimensioni con i giusti insegnanti; non saranno scoraggiati dal fatto che le scuole piccole sono costose e che gli insegnanti giusti sono difficili da trovare”. A Brockwood le rette non coprono i costi, ma il personale riceve uno stipendio simbolico e i consiglieri, gli amici e i donatori aiutano a coprire la differenza.

Anche i programmi di studio e la vita di tutti i giorni della scuola sono formati tenendo ben presente l’intenzione di coltivare l’intero essere umano.
Durante la prima settimana di scuola viene data tutta l’attenzione all’orientamento degli studenti e alla preparazione dei programmi accademici, ma viene lasciato del tempo per introdurre il processo di indagine e del ruolo centrale che questo ha a Brockwood. Il programma dei primi quattro giorni dell’ultimo anno scolastico includeva sessioni su: La comprensione di sé; Affrontare la paura; Che cosa significa autorità; Capire la libertà.
L’intenzione su ognuno di questi temi non era di dare delle risposte o delle spiegazioni, ma di far sorgere domande e di creare un’atmosfera in cui gli studenti sentissero di poter fare qualsiasi domanda, sapendo che sarebbero stati presi sul serio da tutti i presenti. Questo spirito di indagine caratterizza altre attività della scuola. Un pomeriggio alla settimana viene dedicato a questo lavoro di indagine (Inquiry time), in cui qualsiasi argomento può essere scelto e trattato attraverso dialogo e presentazioni. In alcune recenti sessioni sono stati trattati gli argomenti più diversi quali: Bellezza, Desiderio, Sesso e violenza. Quest’ultimo venne affrontato prendendo spunto dal controverso messaggio di Eminem.

Quando gli studenti cominciano a sentire che il reale contenuto delle loro vite merita profonda riflessione e considerazione, diventano molto interessati su quello che possono imparare. Come Ryan, uno studente inglese al suo primo anno, ha recentemente spiegato durante una visita dei consiglieri: “Dopo essere stato a Brockwood, mi sento come una persona completamente diversa e posso gestire cose nella mia vita che prima non ero in grado di gestire. Posso comunicare molto meglio i miei sentimenti e le mie idee. Posso discutere di filosofia, che è una delle cose più stimolanti e che mi piacciono di più. Qui l’ho potuto fare. Ho anche imparato ad ammettere i miei problemi. Ho trovato che un mucchio di tensioni che avevo accumulato nella mia vita sono andate calmandosi …”

Brockwood offre vari percorsi accademici; la maggior parte degli studenti si prepara agli esami per accedere all’Università (livello A e SAT), ma non viene data maggior enfasi del dovuto agli esami, e in classe è prevalente il desiderio di imparare in modo diverso. La scuola è costantemente impegnata nella ricerca di come portare domande e attività di vita reale nel programma scolastico, in modo che gli studenti diventino dei creatori piuttosto che dei recipienti di conoscenza.

Come ha recentemente sottolineato Toon Zweers, un insegnante di storia a Brockwood: “La scuola è una “comunità di gente che impara”, il che significa, tra l’altro, che imparare è un’autentica attività che coinvolge l’intera persona e la costruzione della conoscenza è prima e soprattutto un processo collaborativo o sociale”

Benché Krishnamurti non fosse interessato a creare una nuova metodologia educativa, sentiva che sistemi e teorie potevano essere utili agli insegnanti - anche se non si deve lasciare che le teorie e i sistemi impediscano o siano di intralcio alla relazione diretta con gli studenti - e riconobbe che era importante per l’insegnante tenersi informato sugli ultimi sviluppi delle teorie educative. Gli insegnanti a Brockwood vengono sollecitati a vedere se stessi come degli esperti propensi a riflettere, dando resoconti sulle loro esperienze formative come insegnanti e anche scrivendo un diario sui modi in cui mettono in pratica le intenzioni della scuola.

Kathleen Kesson, una professoressa proveniente dagli Stati Uniti, con una notevole esperienza in educazione olistica, ha visitato Brockwood e ha lavorato con gli insegnanti su questa materia. E’ stata anche di aiuto nel chiarire quali risultati si desidera che gli studenti raggiungano, come “consapevolezza del condizionamento”; “sviluppo integrato di corpo, emozioni e mente”; “apprezzamento e cura della natura”. Questi non sono altezzosi ideali disegnati per infarcire un programma o per darla ad intendere, ma sono le fondamenta su cui si basa la pratica dell’insegnamento a Brockwood.

L’incontro del mattino segna l’inizio della giornata a Brockwood e introduce l’altro importante mezzo con cui la scuola incoraggia la riflessione su di sé, ossia il silenzio. Ogni tanto, in questo incontro di 10 minuti che raduna sia gli studenti che lo staff, qualcuno legge una poesia o un estratto, oppure suona un pezzo musicale, ma il più delle volte questo tempo viene trascorso in completo silenzio, con lo scopo di attirare l’attenzione sul “ciò che è” psicologico e sui benefici del silenzio stesso. “L’arte di imparare è l’azione del silenzio …” scrisse Krishnamurti, “Per imparare è di grande importanza che tutta la vostra mente sia quieta, completamente silenziosa. Allora avrete l’energia di imparare continuamente”. Alcuni insegnanti a Brockwood scelgono di cominciare le lezioni con alcuni minuti di silenzio e le riunioni della scuola finiscono sempre con un periodo di silenzio.

Alcuni studenti che al principio possono essere indifferenti o insofferenti a stare seduti in silenzio, spesso arrivano a dire che questo è stato il modo che ha permesso loro di cominciare a scoprire se stessi. Claudia, una studentessa di 15 anni, scrivendo per la newsletter della scuola, chiarisce quello che significa per lei: “Il silenzio che per me ha maggior significato è il silenzio della mente. Senza questo silenzio, anche se può essere solo sporadico, probabilmente diventerei pazza, perché è troppo difficile funzionare a lungo senza lo spazio che solo il silenzio porta”.

Allora, che cosa succede a questi studenti quando se ne vanno? Diventano davvero “buoni” nel senso più profondo della parola, pretendendo il massimo da se stessi, cercando di evitare la mediocrità e una sicura ma infelice esistenza o vengono sopraffatti da un mondo troppo commerciale, troppo grossolano e troppo competitivo per riuscire a fronteggiarlo? I risultati emergono dalle parole di alcuni dei più di 1000 studenti che sono stati a Brockwood. Suprabha, coordinatrice di una riserva botanica in India parla del “...profondo e duraturo affetto che può ancora instaurarsi oggi tra così tanti individui”

Armin che ora lavora come commerciante d'arte e albergatore a Madeira, ha viaggiato molto dopo aver lasciato Brockwood “... superando problemi, trovando la felicità, sperimentando il dolore, muovendomi nella vita, comprendendo sempre di più l’importanza che Brockwood ha avuto e ancora ha nella mia vita”

Brockwood viene anche criticata. Ci sono studenti che ritengono che la scuola ha fallito nel prepararli al mondo “reale” non provvedendo quei valori che il mondo tiene in grande considerazione. Alcuni ritengono che l’aspetto accademico sia stato sottovalutato dalla scuola a favore dell’indagine, della riflessione su se stessi e di un'educazione di più ampie vedute. Alcuni esprimono la loro perplessità sull’apparente esclusività dell’impegno di Brockwood nel promuovere l’insegnamento di Krishnamurti a spese di un approccio più vasto ed eclettico.

Altri ritengono che l’oneroso costo della scuola (attualmente £10.800 all’anno), ne faccia un centro elitario, riservato alle classi sociali alte che possono permettersi il lusso di una coscienza sociale. Non è facile rispondere a queste obiezioni anche se, per quest’ultima, le cose sono migliorate dal fatto che, nonostante la modesta entrata annuale, la scuola riesce a fornire borse di studio per quasi la metà degli studenti, col vantaggio perciò di avere studenti di varia provenienza.

L’eredità educativa di Krishnamurti è ancora molto viva a Brockwood. Il rapporto della scuola con il suo fondatore è un po’ come all'epoca delle Corporazioni nell’antichità avveniva nel rapporto col Maestro: Rembrandt aveva la sua scuola di artisti ansiosi di imparare da un genio, ma alla fine della giornata ciascuno doveva prendersi la responsabilità della propria tela, del lavoro della propria vita. Il maestro può dare solo fino a un certo punto, e lo studente deve fare suo quello che gli viene dato e andare avanti da solo. L’arte consiste nel viverlo.

Quello che facciamo con l’educazione dipende da noi. Lasciarla nelle mani dei politici e degli esperti significa negare la nostra intelligenza, la nostra creatività e l’amore, che possono rigenerarci. “ Coloro che amano i loro bambini e i bambini che hanno attorno, e che perciò sono seri faranno in modo che si dia inizio a una scuola giusta in qualche posto nelle vicinanze o a casa loro. Brockwood fu fondata per l’amore e la preoccupazione che Krishnamurti sentiva per i giovani di questo mondo. Egli agì, e creò una scuola che doveva preoccuparsi di rigenerare la mente umana. Esiste come un tributo verso un ammirevole insegnante e rappresenta una sfida per tutti quelli di noi che vedono o sentono la verità e non agiscono.

Bill Taylor Director of Administration
Brockwood Park School
Bramdean
Hants SO24 0LQ
England

Sito: www.brockwood.org.uk



Sono completamente d'accordo sul tipo di educazione che si fa alla scuola di Broockwood seguendo gli insegnamenti di Krishnamurti, anche se è difficile per un genitore fare questa scelta non sapendo se poi il figlio sarà in grado di trovare un lavoro nel mondo fuori. Tuttavia penso che un ragazzo così educato troverà il modo di arrangiarsi nella vita ovunque e comunque perchè non guarderà tanto ai soldi quanto ai veri valori della vita che ha appreso ad apprezzare e quindi sarà sereno ed in pace con se stesso.

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