di Edoardo Conte
Elemire Zolla, studioso di religioni e ricercatore spirituale, descriveva la realtà virtuale come uno strumento per trascendere la mente concreta ed approdare nei mondi della mente astratta e dell’intuizione. Credo che, nelle migliori delle intenzioni, sia contemplata questa potenzialità, ma che, come spesso accade, retti moventi diano luogo, in prima istanza, ad attività non sempre coerenti. In altre parole, credo che, l’energia sprigionata da idee ed ideali, sia dapprima applicata a forze centripete o ego-speculative e solo dopo che il “ciclone” egoistico abbia fatto danno, sia incanalata in spirali centrifughe ad uso altruistico, ossia in anticicloni, per dirla in termini meteorologici. E’ avvenuto, dunque, che la realtà virtuale sia stata usata e si continui a usare come una droga allucinogena, per “fare uscire di testa” le masse e soprattutto i giovani che, sperimentano, come in ipnosi, realtà di violenza gratuita. Mi riferisco agli innumerevoli “games sparatutto” che abituano i ragazzi alla crudeltà senza sporcare di sangue le loro mani che impugnano i joistick come fossero armi. Qual’è lo scopo che sta sotto al proliferare di tanti “omicidi virtuali”? Continua...