DOBBIAMO PROPRIO CREDERCI?
Ivan Perozzi
L'aggressione a Berlusconi è arrivata proprio nel momento di maggior presa sul pubblico, che, scosso dalla tragedia del sud-est asiatico, andava ricercando su tutti i canali informazioni aggiuntive. Poche notizie confuse: un tale, con nome e cognome, colpisce il presidente mentre era a piazza Navona. Della dinamica non si sa quasi nulla: il cavalletto è stato lanciato? Oppure è stato usato a mo' di mazza? E come faceva a trovarsi così vicino al cavaliere? Le guardie del corpo non c'erano? E poi perché lo ha fatto? Rabbia. Anzi no: voleva far colpo su due ragazze. Però di questo giovane si sa tutto: vita, morte e miracoli. È un comunista. Anzi, facciamo un diessino. Facciamo tutti e due. Un comunista-diessino, che per giunta viene chiamato "Che". Un fotografo, quindi? No, meglio un operaio. Un operaio col cavalletto? Boh, c'avrà l'hobby della fotografia. Ok. Tutto chiaro. Berlusconi colpito alla giugulare, una ferita enorme. Cerottone e riprese tv per mostrare l'irriconoscenza della sinistra. "Denuncerò chiunque mi insulti", disse un paio di anni fa. È fatta. Se querela per un'offesa, figuriamoci per un'aggressione. Sicuramente scatterà la denuncia. E invece no. Come in ogni copione ben congeniato, ci sono almeno due colpi di scena. Il primo: l'aggressore chiede scusa. Un uomo di sinistra, chiamato Che nel suo centro sociale, che con incommensurabile violenza scaglia quel cavalletto sul collo di Berlusconi, all'improvviso chiede scusa. "E' stato un gesto immotivato". Il messaggio: la sinistra si genuflette di fronte alle sue evidenti contraddizioni, fa dietrofront e chiede perdono. E quale gesto più cristiano della concessione del perdono? Ecco il secondo colpo di scena che porta alla conclusione della storia. L'elettorato cattolico esulta, insieme con tutta la destra. I telegiornali hanno finalmente qualcosa di diverso della tragedia asiatica di cui parlare. Perdonato il malfattore, santificato l'aggredito, tutto torna alla normalità. Forse Vespa ci farà una puntata di "Porta a Porta", ma niente di più. Ancora una volta l'opinione pubblica viene violentata con facezie; l'elettore più ingenuo viene colpito nell'intimo della sua ipnotizzazione televisiva e, istintivamente, crede ad un episodio così palesemente costruito su basi studiate a tavolino. Ivan Perozzi 05/01/2005 www.controcorrente.info
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