Il silenzio è l'eloquenza della sapienza
Samael Aun Weor

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
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UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
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RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
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LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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AMBIGUITA’ DELLA FILOSOFIA DEI DIRITTI ANIMALI


Peter Staudenmaier

In Europa e America del Nord, una parte considerevole dei radicali contemporanei da’ per scontato che la liberazione animale sia parte integrante delle politiche rivoluzionarie. Molti attivisti di talento e dediti in movimenti anti-capitalisti e anti-autoritari sono giunti alla maturita’ politica nel contesto delle campagne per i diritti animali, mentre in alcuni circoli la liberazione animale e il veganismo sono considerati l'apogeo dell’autenticita’ oppositiva. (1)

Per contestare queste opinioni ed esaminarne criticamente i presupposti filosofici e politici, non è necessario difendere o giustificare lo sfruttamento degli animali non umani negli allevamenti intensivi, nei laboratori farmaceutici e altrove. Gran parte dell’attuale produzione industriale di prodotti animali e’ socialmente priva di valore ed ecologicamente disastrosa, com’è ovvio che sia in un'economia fondata sulla mercificazione e sul profitto.
La critica della filosofia dei diritti animali non richiede neppure un rifiuto complessivo di convinzioni o stili di vita personali. Esiste una serie di motivi legittimi per astenersi dal consumo di carne o per opporsi alla crudeltà sugli animali. Questo saggio esplora alcuni dei motivi illegittimi per farlo. genere deve affrontare diverse difficoltà, non ultime l’incredulità e indignazione suscitate quasi invariabilmente da critiche rivolte alla filosofia dei diritti animali. La discussione porta su un terreno ingannevole sia eticamente che politicamente, in parte perche’ interferisce direttamente sulle predilezioni alimentari, un tema allo stesso tempo profondamente privato e inevitabilmente pubblico. Anche se la filosofia dei diritti animali implica molto piu’ che il vegetarismo o il veganismo, sembra tendere ad esacerbare la rettitudine individuale relativa alle scelte alimentari, laddove il puritanesimo viene spesso frainteso come radicalismo. (2)

E’ tuttavia essenziale analizzare questi fraintendimenti con precisione, nella speranza di provocare un dibattito piu’ meditato riguardo ai meriti della filosofia dei diritti animali. Io considero la filosofia dei diritti animali come un tipo specifico di errore etico e come un sintomo di confusione politica. Come il suo cugino ideologico, il pacifismo, la teoria etica e politica dei diritti animali offre semplici ma false risposte a questioni etiche rilevanti. 
A rischio di comprimere in una sola categoria monolitica differenti versioni della teoria dei diritti animali, vorrei considerare alcuni di questi argomenti partendo da una prospettiva ecologista sociale, per mostrare per quali motivi gran parte dell'ideologia dei diritti animali sia tanto anti-umanista quanto anti-ecologista e perche’ il suo ragionamento sia frequentemente in conflitto con il progetto di creare un mondo libero. (3)
Nel tentativo di estendere alla natura non umana le strutture etiche tradizionali, la filosofia dei diritti animali e’ simultaneamente troppo ambiziosa e troppo timida. Fraintende fondamentalmente cosa c’e’ di distintivo negli esseri umani e la nostra relazione sia con il mondo naturale che con l’azione etica, mentre allo stesso tempo considera antropomorficamente gli animali "piu’ evoluti" ed ignora completamente la vasta maggioranza delle creature che rendono questo pianeta cio’ che e’. Ma il problema della filosofia dei diritti animali e’ ancora piu’ profondo. Il progetto stesso di una mera estensione dei sistemi etici esistenti, anziche’ della loro radicale trasformazione, e’ fallace in partenza.
Molti teorici dei diritti animali riconoscono prontamente che le tradizioni dominanti del pensiero etico occidentali sono insoddisfacenti, ma concentrano le loro critiche sul presunto antropocentrismo dell’etica tradizionale. Questo non e’ convincente: il problema cruciale delle tradizioni occidentali dominanti non e’ il fatto che promuovano un’etica antropocentrista, ma che promuovono l’etica borghese. (4) Le categorie basilari della filosofia morale accademica sono fondate nei valori capitalisti, dalla nozione di “interesse” alla nozione di “contratto”; la tipica analisi dello “status morale” riflette relazioni di scambio, cosi’ come la concezione individualista degli “agenti morali” occulta i contesti sociali che producono, sostengono oppure ostacolano l'agenzia stessa.
Tuttavia, queste categorie sono le medesime che i teorici dei diritti animali propongono di applicare alle creature (anzi, ad alcune tra queste) che sono state complessivamente trascurate dalla filosofia morale.
Nonostante un'apparente contestazione dei presupposti liberali egemonici nelle culture capitaliste contemporanee, quindi, la dottrina della liberazione animale perpetua e rinforza questi medesimi presupposti.
Una delle principali ragioni della popolarita’ della filosofia dei diritti animali nei circoli radicali e’ appunto che, mentre sembra offrire un affronto estremo allo status quo, in realta’ ne recupera le fondamenta ideologiche.
In base a una dubbia analogia tra le forme istituzionalizzate della dominazione sociale e della gerarchia, i fautori dei diritti animali sostengono che effettuare una distinzione eticamente rilevante tra esseri umani e animali non umani sia una forma di “specismo”: un mero pregiudizio volto a privilegiare illegittimamente i membri della propria specie a scapito dei membri di altre specie. Secondo questa teoria, gli animali che mostrano un determinato livello di complessita’ fisiologica e psicologica - generalmente dei vertebrati, cioe’ pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi - hanno fondamentalmente il medesimo status morale degli esseri umani. Cio’ che conferisce la considerabilita’ etica, sostanzialmente, e’ il possesso di un sistema nervoso centrale; in alcune versioni di questa teoria, pero’, hanno una rilevanza etica soltanto le creature con la capacita’ di provare dolore. Questi animali sono indicati spesso come “senzienti”.

Cosi’, secondo la filosofia dei diritti animali, porre gli esseri umani su un piano diverso da quello delle altre creature senzienti sarebbe arbitrario e ingiustificato, esattamente come il razzismo e il sessismo classici, che ritenevano ingiustamente che alle donne e alla gente di colore non andasse attribuita eguaglianza morale. Il punto logico conseguente all'espansione del cerchio della considerazione etica, e’ superare lo specismo e garantire eguale considerazione agli interessi di tutti gli esseri senzienti, sia umani che non umani. (5)
Queste argomentazioni sono seducenti ma spurie. Il paragone fondamentale con il movimento dei diritti civili e con quello femminista e’ trivializzante ed a-storico.Questi movimenti sociali furono entrambi fondati e guidato da membri dei medesimi gruppi spossessati ed esclusi, non da uomini benevoli o da persone bianche che agivano in loro difesa. Entrambi i movimenti nacquero precisamente dall'idea di reclamare e riaffermare un’umanita’ condivisa, contro una societa’ che l’aveva tolta e negata ai loro membri. Nessun attivista per i diritti civili o femminista ha mai sostenuto: "Anche noi siamo esseri senzienti!". Hanno sostenuto: "Anche noi siamo completamente umani!". La filosofia della liberazione animale, anziche’ estendere questo impulso umanista, lo insidia direttamente.
Inoltre, la filosofia dei diritti animali dimentica un fatto cruciale, riguardo all’agire etico. Esiste effettivamente una distinzione d’importanza cruciale tra agenti morali (gli esseri che possono rifarsi alla deliberazione etica, intraprendere differenti scelte etiche e comportarsi secondo il proprio giudizio) e tutti gli altri esseri eticamente considerevoli. Gli agenti morali sono gli unici in grado di formulare, articolare e difendere la concezione dei propri interessi. Non esistono altri esseri eticamente considerevoli dotati di questa capacita’: affinche’ i propri interessi vengano considerati in ambito etico, questi interessi devono essere imputati e interpretati da un agente morale. Per quanto ne sappiamo, gli esseri umani adulti mentalmente competenti sono gli unici agenti morali esistenti. (6)

Questa distinzione decisiva e’ fondamentale per l’etica stessa. Agire eticamente significa, tra l'altro, rispettare il principio secondo cui la persuasione e il consenso sono preferibili alla coercizione e alla manipolazione. Questo principio non puo’ essere applicato direttamente alle interazioni umane con gli animali. Gli animali non possono essere persuasi e non possono dare il proprio consenso. Per formulare un’adeguata considerazione del benessere di un animale, gli agenti morali devono determinare in qualche modo quali siano gl i interessi dell'animale. Nel caso di altri agenti morali, cio’ non e’ soltanto inutile, quanto eticamente proibito in circostanze normali.
Per chiarire l'importanza di questa differenza, si consideri quanto segue. Vivo insieme a diverse persone e ad un certo numero di gatti, verso i quali ho diverse responsabilita’ etiche. Se sono convinto che una delle necessita’ dei miei co-inquilini umani sia prendere un certo tipo di farmaco, non e’ accettabile che lo costringa a prenderlo, a meno che non sia mentalmente disabile. Posso, invece, tentare di persuaderlo, mediante la deliberazione razionale e l’argomentazione etica, che sarebbe meglio se prendesse la medicina. Ma se penso che una delle necessita’ dei gatti sia prendere un certo tipo di medicinale, non ho alternativa al costringerli a prenderla, o fargliela prendere con l’inganno. (7) Vale a dire che, per considerare seriamente gli interessi degli animali e trattarli come esseri moralmente ril vanti, e’ necessario un tipo di comportamento etico molto differente da quello generalmente adeguato rispetto agli umani.
Omettere di considerare questa caratteristica saliente del comportamento etico e’ un motivo per cui molti fautori dei diritti animali sono ostili ai valori umanitari. Un altro problema altrettanto serio della filosofia dei diritti animali e’ il suo trascurare i valori ecologici. Ricordiamo che, secondo la filosofia dei diritti animali, la considerazione etica spetta soltanto ad alcune creature senzienti: alberi, piante, laghi, fiumi, foreste, ecosistemi e perfino la maggior parte delle creature che gli zoologi classifica come "animali", non hanno interessi, benessere, o valore in se stessi, ma solo in quanto da essi dipendono gli interessi di esseri senzienti. I fautori dei diritti animali hanno quindi semplicemente sostituito il “phylumismo” allo specismo. (8)
Anche nel proprio stesso ambito, quindi, come tentativo di espandere il cerchio della considerazione etica al mondo naturale oltre il regno umano, la filosofia dei diritti animali e’ ampiamente inadeguata. Ma il problema non e’ soltanto di portata inadeguata. Un’analisi fondata sui diritti individuali, con i relativi concetti di interessi, sofferenza e benessere, non puo’ essere riconciliata con una prospettiva ecologista. Il benessere di una comunita’ ecologica complessa funzionante, con i suoi terreni, rocce, acque, micro-organismi, piante e abitanti animali, non puo’ essere ridotto al benessere di questi abitanti considerati individualmente. I rapporti dinamici fra i membri costituenti sono importanti quanto i diversi interessi di ciascun membro dell'insieme.
Concentrarsi sugli interessi dei singoli animali (o su quelli della piccola minoranza costituita da quelli tra loro senzienti) e sostenere un dovere generico di non nuocere a questi interessi o a non causare sofferenza, significa ignorare completamente gli interessi in conflitto in questa dimensione ecologica. (9) Gli interessi conflittuali fanno parte di cio’ che costituisce la magnifica varieta’ e complessita’ del mondo naturale; la nozione secondo cui assegnare un eguale considerazione a tutti questi interessi e’ incoerente, sia in termini di evoluzione che ecologici. Sarebbe cosi’ anche in una societa’ completamente vegetariana, popolata solamente da coltivatori organici di sussistenza: qualsiasi genere di coltivazione di alimenti comporta la privazione sistematica dell’habitat e delle fonti di sussistenza per alcuni animali e richiede la frustrazione continua dei loro interessi. Estendere il paradigma dei diritti individuali agli animali senzienti, occulta semplicemente questa caratteristica fondamentale dell’esistenza. (10)

La filosofia dei diritti animali, quindi, degrada, anziche’ sviluppare, l'impulso umanitario incarnato nei movimenti sociali di liberazione, mentre le sue fondamenta filosofiche sono direttamente contrarie al progetto di elaborare un'etica ecologista. Come teoria morale, lascia molto a desiderare. Ma quali sono le sue affiliazioni politiche e le sue implicazioni pratiche? Anche qui e’ opportuno lo scetticismo.
Tutte le fazioni nell’ambito dei diritti animali sembrano condividere una fede profonda nel potenziale rivoluzionario delle decisioni di acquisto e delle scelte dei consumatori: se abbastanza gente smettera’ di comprare la carne, gli allevamenti intensivi falliranno. Questa fiducia nella politica dei consumatori e’ un classico approccio volontarista al cambiamento sociale, che chiarisce ulteriormente il debito della filosofia della liberazione animale dal liberalismo. Inoltre, rivela un elementare fraintendimento delle struttura delle economie capitaliste. (11)
Anche nell’ambito ristretto del “consumo responsabile”, comunque, la filosofia dei diritti animali spesso confonde gli argomenti rilevanti. Anziche’ considerare le condizioni sociali ed ecologiche attraverso cui le banane e il caffe’, ad esempio, giungono sugli scaffali dei negozi di Seattle o di Stoccolma, la miope preoccupazione per gli esseri senzienti spinge a indagare con sospettoso i polli allevati a terra localmente.
Questo spostamento regressivo, dall'economia politica della produzione alimentare alle sfere della coscienza nel consumo individuale, dimostra il classismo e l’insularita’ culturale su cui sono fondate diverse correnti della filosofia dei diritti animali. La filosofia dei diritti animali prende la gamma delle scelte nutrizionali caratteristiche di un ristretto strato socio-economico e le eleva a virtu’ universale, mentre stigmatizza le fonti proteiche comunemente disponibili alle comunita’ urbane economicamente deprivate, alle famiglie della classe lavoratrice rurale e ai contadini nel sud del mondo. (12)

Non esaminare i pregiudizi culturali sedimentati profondamente nella filosofia dei diritti animali, comporta implicazioni politiche inevitabilmente elitarie. Un’applicazione consistente della filosofia dei diritti animali, dopo tutto, richiederebbe a molte popolazioni aborigene di abbandonare completamente i propri modi di vivere sostenibili. La filosofia dei diritti animali non offre alcun’alternativa ragionevole a comunita’ come gli inuit, la cui esistenza stessa, nella sua nicchia ecologica, e’ basata sulla caccia. La filosofia dei diritti animali puo’ considerare soltanto con sdegno le societa’ agricole che in America latina e altrove dipendono da un allevamento su scala ridotta come parte integrale della propria dieta, cosi’ come quelle societa’ dedite alla pastorizia in Africa e in Asia, che si basano soprattutto sugli animali per far funzionare economie di sussistenza tradizionali, che sono state a lungo predate tramite l'imposizione coloniale del capitalismo.

Queste non sono questioni di “gusti”, quanto di sostenibilita’ e di sopravvivenza. La condanna di queste pratiche non ha senso ne’ da un punto di vista ecologista ne’ da quello sociale ed equivarrebbe all’eliminazione di queste societa’, allo scopo di assimilarle a dei criteri etici e nutrizionale pronunciati da occidentali di ceto medio convinti della propria rettitudine. Troppi fautori dei diritti animali dimenticano che il loro sistema di credenza e’ essenzialmente una costruzione culturale europea e trascurano le ripercussioni pratiche dell’universalizzarlo come incompetente principio assoluto di comportamento etico umano. (13)
In nessun caso questa combinazione di parrocchialismo e condiscendenza e’ piu’ evidente che nell’animosita’ contro la caccia. Molti entusiasti dei diritti animali non possono concepire la caccia come altro che un'attivita’ brutale e insensata, espressione di un’aggressivita’ gratuita. Senza porre attenzione ai propri pregiudizi, considerano la caccia come un'espressione del pregiudizio specista. Cio’ che alcuni teorici dei diritti animali condannano in quanto “caccia sportiva”, spesso fornisce un significativo supplemento stagionale alle diete di popolazioni rurali che non possono permettersi il lusso di tempeh e seitan.
Attivisti per i diritti animali hanno aggredito e svilito anche delle comunita’ indigene dedite ad una caccia tradizionale che ha un impatto considerevolmente basso. La campagna contro la pesca avvenuta negli anni Ottanta, per esempio, ha avuto come bersaglio soprattutto le pratiche degli inuit. (14) Verso la fine degli anni Novanta, i Makah della Neah Bay, situata negli Stati Uniti nord-occidentali, hanno tentato di reintrodurre la loro caccia alle balene tradizionale, pescando esattamente una balena grigia nel 1999. La caccia dei Makah non e’ un’attivita’ commerciale, ha scopo di sussistenza ed e’ fastidiosamente umanitaria; hanno scelto una specie di balene che non e’ a rischio di estinzione e hanno accettato compromessi considerevoli per assecondare la contrarieta’ alla caccia alla balena.
Tuttavia, quando i Makah hanno tentato di intraprendere la loro prima spedizione nel 1998, sono stati confrontati fisicamente dalla Sea Sheperd Society e da altre organizzazioni di protezione animale, che hanno occupato la Neah Bay per parecchi mesi. Per questi gruppi, i diritti animali avevano la precedenza rispetto ai diritti umani. Molti di questi fautori dei diritti animali accompagnarono la propria retorica in difesa delle balene con beceri stereotipi razzisti contro le popolazioni autoctone e si sono alleati con dei sostenitori accaniti della dominazione e dello impossessamento colonialisti. (15)
Esempi di questo tipo sono tutt’altro che sporadici. Di fatto, la filosofia dei diritti animali e’ servita spesso come punto di ingresso per posizioni di destra in movimenti di sinistra. Poiche’ gran parte della sinistra e’ stata generalmente riluttante a pensare chiaramente e criticamente alla natura, alla politica biologica e alla complessita’ etica, questa affinita’ sconvolgente fra diritti animali e politica di destra - un'affinita’ che ha un lungo pedigree storico – rimane una seria preoccupazione.
Mentre non appartiene al movimento considerato complessivamente, non e’ raro riscontrare nei piu’ militanti tra gli attivisti per la liberazione animale un’altrettanto forte contrarieta’ all'aborto, all'omosessualita’ e ad altri fenomeni che presumono “artificiali”. La tendenza "hardline” (“linea dura”), che negli anni Novanta si e’ diffusa dall'America del Nord all’Europa centrale, ne e’ forse l’esempio piu’ notevole (16). I collegamenti con politiche reazionarie, tuttavia, si estendono sostanzialmente oltre. Il gruppo giovanile recentemente formatosi in Russia “Muoversi Insieme", un'organizzazione ultra-nazionalista e sessualmente repressiva, ha nella protezione animale uno dei temi centrali della propria piattaforma, mentre l’associazione svizzera "Associazione contro le fabbriche animali" si dedica ad una propaganda antisemita. In Danimarca, l'unico partito con una piattaforma legata alla tutela degli animali e’ il “Partito del Popolo Danese”, che si oppone all’immigrazione, mentre il partito di estrema destra British National Party si vanta del proprio impegno a favore dei diritti animali. Anche l’attuale panorama neo-fascista in Europa e in Nord America ha mostrato interesse per questo tema: durante l'ultima decade, molti "nazional–rivoluzionari" e "terza-posizionisti" sono stati attivamente impegnati in campagne per i diritti animali. (17)
Anche se questa diffusa sovrapposizione tra politica di liberazione animale e destra xenofoba e autoritaria puo’ sembrare incongrua, ebbe un ruolo prominente nella storia del fascismo, fin dall’inizio del ventesimo secolo. Molti teorici fascisti erano orgogliosi dell’immediato rifiuto dell’antropocentrismo da parte del loro movimento e la variante tedesca del fascismo, in particolare, tese frequentemente verso una posizione a favore dei diritti animali. I manuali di biologia nazisti ribadivano che "non esiste alcuna caratteristica fisica o psicologica che possa giustificare una differenziazione dell'umanita’ dal mondo animale." (18) Hitler stesso s’impegno’ zelantemente in cause per la protezione degli animali ed era sia vegetariano che contrario alla vivisezione. Goebbels sosteneva che "il Fuhrer e’ un vegetariano convinto, per principio. Le sue discussioni non possono essere confutate su alcuna base seria. Sono assolutamente incontestabili." (19) Altri tra i principali nazisti, come Rudolf Hess, erano ancora piu’ rigorosi nel proprio vegetarismo e il partito promosse frutta e semi integrali come dieta ideale, allo stesso modo dei piu’ scrupolosi vegani contemporanei. Himmler esecrava la caccia e richiese che i ranghi superiori delle SS seguissero un alimentazione vegetariana, mentre Goering vieto’ la sperimentazione su animali.
La lista delle predilezioni animaliste tra i principali nazisti e’ lunga, ma sono piu’ importanti le politiche a favore dei diritti animali attuate dal nazismo e l'ideologia di fondo che le giustifico’. Dopo pochi mesi dall’aver preso il potere, i nazisti approvarono leggi a tutela dei diritti animali su una scala che non aveva precedenti e che sancivano esplicitamente lo status morale degli animali, indipendentemente da qualsiasi interesse umano.
Questi decreti sottolineavano il dovere di evitare di causare dolore agli animali e introducevano linee guida estremamente dettagliate e concrete per le interazioni con gli animali. Secondo uno dei principali studiosi della legislazione nazista riferita agli animali, "la legge per la protezione degli animali del 1933 fu probabilmente la piu’ rigorosa del mondo". (20)
In un compendio degli statuti nazisti di protezione animale del 1939, si legge che "il popolo tedesco ha sempre avuto un grande amore per gli animali ed e’ sempre stato cosciente dei nostri forti obblighi etici verso di loro." Le leggi naziste sottolineavano "il diritto ad essere protetti che gli animali, di per se’ stessi, possiedono inerentemente.” (21) Questi non erano puri postulati filosofici: le ordinanze regolavano molto attentamente il trattamento ammissibile degli animali domestici e selvatici, indicavano una lista di specie protette e limitavano l'uso commerciale e scientifico degli animali. Il ragionamento ufficiale dietro questi decreti era notevolmente simile alle argomentazioni a difesa dei diritti animali dei nostri giorni: "Per i tedeschi, gli animali non sono soltanto creature in senso organico, quanto creature che conducono le proprie vite e che sono dotate di doti percettive, che provano dolore e gioia", osservava Goering nel 1933, mentre annunciava una nuova legge contro la vivisezione. (22)
Se gli attivisti per la liberazione animale contemporanei farebbero senz’altro bene a riesaminare l’orribile storia della collusione, passata e presente, tra fautori dei diritti animali e fascisti, questi fatti non devono suggerire l’esistenza di un collegamento necessario o inevitabile fra filosofia dei diritti animali e fascismo. (23) La documentazione storica e’ tuttavia inequivocabile e richiede una spiegazione. L’esistenza di una preoccupazione per la purezza condivisa da entrambe, puo’ aiutare a chiarire questa intersezione costante di interpretazioni del mondo apparentemente contrarie. Il presupposto che la vera virtu’ richieda il rinnegare pratiche, considerate sporche, come il consumo di carne fornisce gran parte della veemenza che anima la filosofia dei diritti animali. Quando e’ separata da una prospettiva di critica sociale articolata e da una completa sensibilita’ ecologista, questa versione astensionista delle politiche puritane puo’ trasformarsi facilmente in una visione distorta di purezza etnica, sessuale, o ideologica.
Un tema strettamente connesso e’ l'insistenza ricorrente, nell’ambito della filosofia dei diritti animali, per un approccio unitario alle questioni etiche. Rifiutando, giustamente, il dualismo tradizionale che contrappone umanita’ e natura non umana, i filosofi dei diritti animali compattano erroneamente i due in un tutto indifferenziato, sostituendo quindi il monismo al dualismo (e trascurando, in questo processo, la maggior parte del mondo naturale). Ma i sogni regressivi di purezza e di unita’ non hanno un potenziale emancipatore: le loro ramificazioni politiche variano dal banale al pericoloso. Nelle mani sbagliate, una critica semplicistica dello “specismo” non promuove ne’ la liberazione umana ne’ quella degli animali, ma soltanto lo stesso rancido anti-umanismo che ha sempre trasformato le speranze radicali n el loro opposto reazionario.
Anziche’ presupporre un orizzonte etico statico e unidimensionale, popolato da esseri umani e animali che si rapportano in termini di eguaglianza, le persone favorevoli ai diritti animali potrebbero considerare un'alternativa piu’ complessa: un punto di vista etico variegato, che comprenda una dimensione sociale e una dimensione ecologica senza comprimerle insieme. Un metodo del genere riconosce la continuita’ cruciale fra l’umanita’ e il resto del mondo naturale, mentre rispetta le distinzioni eticamente significative che contrassegnano questa continuita’. Comprendendo una visione dialettica dei processi e delle entita’ naturali, questa prospettiva alternativa comprende le stupefacenti abbondanza, sofisticazione e diversita’ delle forme di vita e delle comunita’ viventi sulla terra come occasione di meraviglia e come valore di per se stesse. La dinamica che ha generato questa profusione meravigliosa di vita puo’ essere compresa come una dialettica di cooperazione e competizione. (24) Gli esseri umani sono le prime creature capaci di trascendere questa dialettica, che ci ha generati, prediligendo coscientemente il momento della cooperazione – cioe’ strutturando le nostre interazioni reciproche e con altre creature secondo linee mutualmente benefiche. Questo potenziale cooperativo ha due componenti distinte: una inter-umana e sociale e l'altra inter-specifica ed ecologica.
Nella sfera sociale, il potenziale per i rapporti cooperativi e’, in un senso importante, universale. Mentre sarebbe ingenuo supporre che gli interessi contradittori scompariressero in una societa’ libera, non esiste un motivo “naturale” per la persistenza di una competizione sociale su grande scala. Rispetto al resto della biosfera, d'altra parte, questo potenziale cooperativo e’ considerevolmente circoscritto. Non e’ impossibile eliminare la competizione tra organismi per le risorse, l’habitat, e cosi’ via: la nozione stessa e’ profondamente incompatibile con i parametri fondamentali dei sistemi viventi. I potenziali per la cooperazione fra esseri umani e altri animali sono quindi piu’ modesti e particolari.
Un impegno ecologicamente e socialmente credibile a considerare seriamente gli interessi degli animali non sosterra’ la nozione secondo cui uccidere e danneggiare siano di per se’ sbagliati, e superera’ la dicotomia tra esseri senzienti e non-senzienti, integrando una preoccupazione per il benessere degli animali in una considerazione del benessere delle intere comunita’ ecologiche. Nella pratica, questo probabilmente provocherebbe una rinascita e un perfezionamento dell'abitudine al trattamento umanitario degli animali, accompagnato dalla comprensione del fatto che coltivare valori umanitari e’ una componente, piuttosto che un ostacolo, di questa attivita’. Le persone non tratteranno con rispetto gli animali fino a quando non tratteranno con rispetto le altre persone - tutte le altre persone. Nessuna tra queste potenzialita’ etiche potra’ essere realizzata, tuttavia, finche’ continueremo a replicare istituzioni sociali sviluppate intorno al dominio e alla gerarchia. Superare quelle strutture richiedera’ una trasformazione rivoluzionaria, tanto eticamente quanto politicamente. Questo importante traguardo storico potra’ essere raggiunto soltanto tramite un movimento che sostenga, anziche’ rifiutare, la capacita’ esclusivamente umana per la liberta’. Nella loro forma attuale, la filosofia e le politiche dei diritti animali non possono condurci verso questo traguardo.
 
 
Note
(1) Per le finalita’ di questo testo, non considero le differenze tra le posizioni a favore dei “diritti animali” e quelle a favore della “liberazione animale”. Uso entrambi in termini in maniera pressappoco intercambiabile per indicare la credenza che nuocere o uccidere gli animali non umani sia complessivamente inaccettabile.
(2) Un’ulteriore complicazione deriva dal fatto che molti fautori dei diritti animali sono anche dei determinati professionisti di un eclettismo evasivo: confrontati su un terreno filosofico, spostano rapidamente i termini della discussione in un ambito politico. Quando vengono criticate le loro tesi politiche, riportano le discussioni nell’ambito di economia, religione, biologia o salute personale. Mischiando liberamente argomenti empirici e normativi, tracciano un solco profondo tra antropologia, etologia, linguistica, psicologia e una miriade di altri campi. Cio’ puo’ rendere difficile valutare cosa sia in gioco e perche’. Nella mia critica, cerco di tener conto di una serie di diverse posizioni relative ai diritti animali.
(3) La mia discussione e’ basata soprattutto sui seguenti testi: Peter Singer, “Animal Liberation”; Tom Regan, “The Case for Animal Rights”; Mary Midgley, “Animals and Why They Matter”; James Rachels, “Created from Animals: The Moral Implications of Darwinism”; David DeGrazia, “Taking Animals Seriously”; Gary Francione, “Rain Without Thunder: The Ideology of the Animal Rights Movement”.
(4) L’antropocentrismo e’ un'ideologia che serve a occultare delle divisioni cruciali all'interno dell’umanita’. I fautori della liberazione animale non sono i soli a fraintendere la funzione dell’antropocentrismo: questo fraintendimento e’ ampiamente diffuso nella filosofia ambientalista contemporanea. I movimenti di cambiamento sociale confondono spesso istituzioni radicate con ideologie pure (si considerino, ad esempio, le numerose interpretazioni del razzismo che lo suppongono come una serie di atteggiamenti da cambiare appellandosi alla coscienza); questo e’ il tipico idealismo dei potenziali riformisti. Il movimento per i diritti animali, come gran parte delle filosofie eco-centriche, ha commesso l'errore opposto ed ha quindi ceduto a un diverso tipo di idealismo. Fraintende l'ideologia dell’ antropocentrismo interpretandola come se fosse un'istituzione reale, l’incarnazione di una pratica sociale. Ma non esistono potenti istituzioni antropocentriste, ne esistono solo di elitarie, celate da una maschera universale. Capitalismo, patriarcato e supremazia bianca, per citare tre esempi prominenti, non privilegiano certamente gli esseri umani in quanto tali, quanto alcuni esseri umani a scapito di altri esseri umani.
(5) Il locus classicus di questa linea di ragionamento e’ il libro di Peter Singer “Liberazione Animale”, basato sull’idea che i movimenti sociali di liberazione degli anni Sessanta conducano naturalmente al movimento di liberazione animale e che la struttura logica dello “specismo” sia identica a quella di razzismo e sessismo.
(6) I teorici dei diritti animali amano replicare che i neonati umani e gli adulti mentalmente disabili non sono agenti in questo senso - un punto che trovo evidente e irrilevante rispetto alla domanda in questione. Non sto sostenendo che la considerazione etica vada limitata agli agenti morali, ne’ che esista una divisione ontologica concreta che separa gli esseri umani dagli altri organismi. Cio’ che il ruolo peculiare degli agenti morali dimostra e’ che alcune distinzioni tra diversi tipi di considerabilita’ morale sono ben fondate e che la mera eguale considerazione degli interessi non riesce a cogliere alcuni aspetti fondamentali dell’agire etico.
(7) Riconoscere lo status particolare degli esseri umani adulti competenti in questo senso non e’ un’istanza di privilegio o di pregiudizio. Non e’ piu’ arbitrario che riconoscere che le donne hanno uno status particolare nelle decisioni riproduttive, o che i portieri ne abbiano una particolare nel gioco del calcio, o che quello del pilota sia uno status particolare nell’ambito del trasporto aereo. Gridare al privilegio in questo contesto e’ analogo a condannare l’ingiustizia inerente al fatto che soltanto chi parla l’ungherese puo’ partecipare a una conversazione in questa lingua. Dal momento che un’analoga “traduzione” tra specie e’ impossibile, la posizione anomala degli agenti morali umani probabilmente persistera’ fino a quando non incontreremo altri esseri che siano capaci di partecipare al discorso etico.
(8) Il phylum Chordata tecnicamente include gli animali che possiedono un sistema nervoso centrale, prescindendo dalla presenza di una colonna vertebrale completamente formata: e’ l'approssimazione tassonomica piu’ vicina alle specie animali che i teorici dei diritti animali considerano "animali", anche se molti fautori dei diritti animali si concentrano soprattutto su di una classe di mammiferi ancor piu’ ristretta. Mentre i portavoce principali della liberazione animale, come Peter Singer, difendono esplicitamente la tesi secondo cui a nessun altro organismo spetta alcun genere di rilevanza morale, questa posizione non e’ necessariamente condivisa da tutti i filosofi dei diritti animali. Tom Regan, ad esempio, riconosce che delle forme di vita non-senzienti possono avere un valore inerente, che potrebbe essere accentuato nell’ambito di una piu’ ampia etica ambientalista. Ma una struttura basata sui diritti e’ palesemente inadeguata per un progetto del genere; prescindendo dal fatto che siano o meno senzienti, un'etica ecologista significativa non puo’ basarsi sugli interessi di organismi individuali.
(9) L'enfasi sulla sofferenza e’ discutibile in ogni caso. Che il comfort fisico preveda un'avversione per la sofferenza e’ una verita’, ma dice poco riguardo alla sua rilevanza etica. Soprattutto nelle sue varianti utilitariste, la liberazione animale considera, senza porsi problemi, il dolore come un male morale e il piacere come un bene morale. Questa identificazione diretta e’ implausibilmente semplicistica anche in ambito sociale: esistono non pochi casi in cui il dolore e’ eticamente desiderabile, cosi’ come ne esistono altri in cui il piacere dovrebbe essere scoraggiato anziche’ promosso. La rilevanza etica delle esperienze sensoriali e’ interamente dipendente dal contesto.
(10) Il concetto di diritti come attributi individuali che funzionano come una sorta di attributo etico e’ stato sviluppato parallelamente al concetto di responsabilita’ reciproche: l’uno presuppone l’altro. Queste idee, sono state inoltre elaborate in un contesto sociale che enfatizza la deliberazione democratica e la contestazione di esigenze in competizione, in cui i portatori di diritti hanno continuamente rifinito e modificato le proprie esigenze etiche. Questo contesto non puo’ essere trasferito alle interazioni tra umani e animali. Non avrebbe alcun senso aspettarsi che gli animali si assumano le proprie responsabilita’ e i loro diritti possono essere reclamati soltanto per via rappresentativa, attraverso intermediari umani. Intrappolata com’e’ in un orizzonte concettuale liberale, la filosofia dei diritti animali e’ inevitabilmente paternalistica.
(11) Che la produzione, non la circolazione, sia il settore decisivo nelle economie di mercato e’ stata un punto fermo delle analisi radicali del capitalismo fin da quando venne pubblicato il primo volume del “Capitale”, nel 1867. Ma questa comprensione non appartiene solo ai marxisti. Anche gli economisti tradizionali concordano sul fatto che il potere d’acquisto dei consumatori " nella nostra economia non e’ una forza trainante, quanto trainata." (Robert Heilbroner e Lester Thurow, “Economics Explained”, New York 1998, p. 92).
(12) Il libro di Kathryn Paxton George “Animal, Vegetable, or Woman? A Feminist Critique of Ethical Vegetarianism” (Albany, 2000) critica provocatoriamente questo modello culturale e fisiologico elitario, con i suoi presupposti nutrizionali stranamente miopi, come un’espressione dell’arroganza maschile. Con toni analoghi, l'articolo di Michael Pollan “An Animal’s Place” definisce quella dei diritti animali come un’ideologia essenzialmente urbana che riflette un rapporto distorto con il mondo naturale. L'articolo di Pollan si puo’ leggere qui: http://www.organicconsumers.org/organic/010403_organic.cfm
(13) E’ certamente vero che molte tradizioni culturali non-occidentali hanno sviluppato un atteggiamento contrassegnato da un maggior rispetto per gli animali. Effettivamente, molti europei ed euro-americani sono giunti al vegetarismo dopo l’incontro con tradizioni spirituali orientali, solitamente riflesso in una lettura orientalista e Romantica. Il mio punto e’ semplicemente che l'intera filosofia dei diritti animali sia in conclusione una reazione contro la corrispondente mancanza di attenzione per gli animali da parte della tradizione occidentale - una reazione che a sua volta rientra ampiamente in questa medesima tradizione.
(14) Riguardo alla campagna contro la pesca e al suo effetto sulla societa’ degli inuit (eschimesi), vedi George Wenzel, “Animal Rights, Human Rights: Ecology, Economy and Ideology in the Canadian Arctic” (Toronto 1991).
(15) Per un' incisiva analisi iniziale del conflitto relativo alla caccia alla balene da parte dei Makah, vedi l’articolo di Alx Dark “The Makah Whale Hunt”: http://www.cnie.org/nae/cases/makah
(16) La corrente "hardline", sviluppatasi, nell’ambito della cultura punk, dal movimento straight edge, unisce un veganismo intransigente a una politica presumibilmente “pro-life”. I sostenitori della “linea dura” credono nell’auto-purificazione da varie forme di “inquinamento”: prodotti animali, tabacco, alcool, droghe e comportamenti sessuali "devianti", compresi aborto, omosessualita’ e qualsiasi comportamento sessuale finalizzato al piacere anziche’ alla procreazione. La loro versione della liberazione animale professa un'autorita’ assoluta, basata su delle "leggi della natura". Il “Credo Hardline” sostiene, tra l’altro, che: "e’ venuto il momento per un'ideologia e un movimento che siano sia fisicamente che eticamente abbastanza forti per combattere contro le forze del male che stanno distruggendo la terra (e tutta la vita su di essa)... Questa ideologia, questo movimento, e’ l’hardline. Una credenza e un modo di vivere alimentato da un ethos secondo cui tutta la vita innocente e’ sacra e deve avere il diritto di vivere il proprio tipo di esistenza naturale in pace, senza interferenze... Qualsiasi azione interferisca con questi diritti non verra’, a sua volta, considerata "un diritto" e quindi non sara’ tollerata. Coloro che danneggiano o distruggono la vita intorno a se’, o che creano una situazione in cui sono minacciate la vita o la sua qualita’, da quel momento in poi non saranno piu’ considerati vita innocente e a loro volta non avranno piu’ diritti. Gli aderenti all’hardline si atterranno a questi principi nella vita quotidiana. Vivranno secondo le leggi della natura e non le tradiranno per il desiderio di piacere – di comportamenti sessuali devianti e/o dall'aborto, dell’uso di qualsiasi droga (e di qualsiasi altra situazione in cui si nuoce alla vita intorno a se’ con il pretesto di nuocere solo a se stessi). E, fedeli alla convinzione che non si debba infrangere la vita degli innocenti – non consumeranno alcun prodotto animale (ne’ carne, ne’ latte ne’ uova). Con questa purezza nella vita di tutti i giorni, il vero sostenitore dell’hardline dovra’ impegnarsi per liberare dalle catene il resto del mondo - in alcuni casi salvando vite e in altri occupandosi di chi e’ colpevole di distruggerla." Vedi http://www.faqs.org/faqs/cultures/straight-edge-faq/section-88.html e http://www.fortunecity.com/greenfield/shell/5/sxe4life.htm#
(17) Le correnti nazional-rivoluzionarie e terza-posizioniste fanno risalire le proprie origini ai principali fascisti dagli anni Venti e Trenta, in particolare ai nazisti "dissidenti" come i fratelli Strasser. Il flirt tra neofascisti e fautori della liberazione animale non e’ stato unilaterale. Jutta Ditfurth fornisce un’ eccellente descrizione della diffusione di opinioni di estrema destra all’interno dei gruppi per i diritti animali in Germania nel suo libro “Entspannt in die Barbarei” (Amburgo 1996), specialmente nel capitolo 5.
(18) Citato in Louis Snyder, “Encyclopedia of the Third Reich” (New York 1976) p. 79. Questa posizione ha una lunga storia all'interno dei circoli di destra in Germania della fine del diciannovesimo secolo e dell’inizio del ventesimo, un periodo in cui vegetarismo e protezione degli animali sono cresciuti spesso di pari passo con la mitologia razziale e con credenze politiche e culturali autoritarie.
(19) Joseph Goebbels, citato in Robert Proctor, “The Nazi War on Cancer” (Princeton 1999), p. 136. E’’ importante riconoscere che il vegetarismo di Hitler fu questione di convinzione, non una mera stravaganza di un dittatore pazzo. Non sottolineo questo per imbarazzare i vegetariani contemporanei e tantomeno per sostenere l’infondata ricerca di caratteristiche “buone” del nazismo, quanto per precisare le analogie intellettuali qui in atto. Il capitolo 5 ("La dieta nazista") del libro di Proctor presenta un’analisi informata della politica alimentare del nazismo.
(20) Boria Sax, “Animals in the Third Reich” (New York 2000), p. 112. Il libro di Sax e’ una fonte inestimabile di informazioni relative agli atteggiamenti dei nazisti verso gli animali.
(21) Citato in Luc Ferry, “The New Ecological Order” (Parigi 1992; Chicago 1995), pp 99-100. Sax cita piu’ succintamente lo stesso passaggio nelle pp 121-2 di “Animals in the Third Reich”.
(22) Hermann Goering, citato in Sax, p. 111. Per i lettori che abbiano familiarita’ con la letteratura filosofica relativa alla liberazione animale, e’ impossibile non cogliere la risonanza di questo passaggio con la concezione di Regan degli animali senzienti come "soggetti-di-una-vita" e con l’enfasi data da Singer alla loro capacita’ di provare dolore. L'eredita’ delle misure naziste a favore dei diritti animali deve essere un motivo sufficiente (e necessario) per spingere i fautori della liberazione animale ad abbandonare il loro paragone veramente sconsiderato tra allevamenti intensivi e campi di sterminio.
(23) In effetti, un certo numero di fautori dei diritti animali di sinistra sono anche degli anti-fascisti attivi. La mia critica non va intesa come una contestazione del loro impegno politico, quanto volta a sollecitare l'attenzione riguardo alle ambiguita’ filosofiche e storiche insite nel tentativo di unire emancipazione sociale e liberazione animale.
(24) Questa comprensione e’ tutto tranne che nuova: nella sua forma moderna, discende perlomeno da Kropotkin. Gli entusiasti dei diritti animali sembrano dimenticare alternatamente le funzioni competitive e quelle cooperative di questo processo e soprattutto sembrano ignorare il fatto che tutte le creature possono divenire un alimento per altre – una sorte completamente adeguata e che non crea alcun problema. Non si tratta di una Natura “sanguinaria”, ma della bellezza incomparabile dell’evoluzione naturale.
 
Tratto da http://www.social-ecology.org/article.php?story=20040611140817458
Traduzione: [email protected]




Articulo poco convincente.

La parte en que habla sobre el dolor es simplemente delirante.

Me pregunto si lo escribio el Presidente de la Asociacion de la Caza Deportiva. (si este Presidente existiera, mereceria 30 anios de carcel).

Articulo poco convincente.

La parte en que habla sobre el dolor es simplemente delirante.

Me pregunto si lo escribio el Presidente de la Asociacion de la Caza Deportiva. (si este Presidente existiera, mereceria 30 anios de carcel).

Esemplare esempio di quanto, con una buona capacità dalettica si possa proporre aria fritta facendola apparire acuta argomentazione. Complimenti Peter!

Gracias!!!! Por comenzar no es de fiarse un autor que da por segura la leyenda inventada por los nazis que Hitler era vegetariano. Durante un periodo de su repugnante vida, por razones de salud debio abandonar su habito de comer carne. Apenas superada la enfermedad volvio a sus platos preferidos todos basados en productos animales. Logicamente al "pueblo" alguien ( quizas Goebels, verdad?)
hizo creer que Hitler se habia tranformado en vegetariano.
Sabe una cosa quien ha tenido la amabilidad de responderme? No lea solo l la Enciclopedia de Internet. Para saber , aproximadamente la verdad de una figura historica, como minimo deberia leerser 4. 0 5 biografias del personaje, ademas de cartas,, etc.
Esperando que se desasne, lo saluda el profesor de filosofia Horacio (a proposito de saber argumentar)-
El articulo esta lleno de suposiciones, aseveraciones contradictorias, y si usted no las capta, le daria lecciones pero no creo que valdria la pena, dado su pesima inteligencia su ineptitud para la investigaciony su gmal educacion.

Bisogna intanto stabilire cosa intenda per "agente morale" questo signore; quanto all'ambiguità della filosofia dei diritti degli aniumali, di ambiguo c'è solo il contenuto del suo libro che volutamente cerca di sollevare uno sporco polverone per vendere un libro inutile e offensivo. Certo, alzarsi la mattina e andare a lavorare è dura...Dire di più è dare audience a uno dei tanti matti che se vanno in giro a parlare da soli. Sono perfettamente d'accorso con Horacio.

FioriGialli propone idee e pratiche per una nuova coscienza. Non sostiene ideologie di alcun tipo, nè vecchie nè nuove.
Gli scritti ed i saggi che pubblichiamo sono scelti per la loro qualità di contributi per una migliore comprensione dei diversi aspetti della realtà.
L'articolo di qui sopra sulla ambiguità della filosofia dei diritti animali non corrisponde necessariamente alla nostra visione.
Però è uno studio valido che mette in luce aspetti e notizie ben poco riportati comunemente anche sul web.
Chi non è d'accordo, ben venga, usi questo spazio per spiegare perchè non è d'accordo e su cosa Staudenmayer sbagli.
Se vuole ci invii anche un articolo e lo pubblicheremo.
Chi non è d'accordo faccia un passo avanti rispetto la sua emozione viscerale e dica qualcosa di utile e pertinente
sulla questione, non insulti più o meno mascherati.
Siamo qua a leggere e scrivere per studiare.
C'è stato anche chi ci ha scritto che un sito che pubblica articoli come questo andrebbe chiuso.
Vergognatevi, piccoli intolleranti e fanatici da strapazzo

No puedo, por razones personales refutar cada una de las aseveraciones de ese articulo.
Pero ustedes deberian saber que Hitler jamas fue vegetariano. Y si el autor no lo sabe no es de fiarse: un error que demuestra la superficialidad de sus conocimientos.
Respecto a la censura estoy de acuerdo con ustedes. Pero no en general. Prefiero la posicion de Simone Weil (la filosofa y pensadora francesa, no la ministra) que consideraba la censura como algo muy positivo en ciertos casos. Y la censura ya existe, no solo politicaMENTE EN ITALIA SINO POR LAS PENAS JUDICIALES QUE SUFREN QUIENES SE DECLARABN ANTISEMITAS O NIEGAN LA CANTIDAD DE ASESINADOS EN LA SHOA.
SALUDOS.

non comprendo bene lo spagnolo di Horatio ma quello che ho capito nel suo ultimo intervento è che la censura di questo articolo andrebbe fatta lo stesso come nel caso di dichiarazioni antisemite etc etc.
Questo "politically correct" è una invasione autoritaria che nega l'intelligenza e la verità.
Che ha detto mai Staudenmayer di così terribile?
Che di buone intenzioni sono lastricate le strade dell'inferno.
Un conto è praticare una alimentazione tendenzialmente vegetariana, un altro è credere di aver scoperto l'uovo di Colombo inventandosi una superiorità morale per il fatto di essere vegetariani o vegan (magari da qualche anno).
dall'articolo riporto questa frase:Le persone non tratteranno con rispetto gli animali fino a quando non tratteranno con rispetto le altre persone.
Intorno al vegetarianesimo ed al movimento dei diritti animali che hanno una valenza per molti versi positiva si agita però anche la peste esistenziale del più stupido estremismo.
La questione è stata affrontata da molte culture tradizionali: non esiste una verità unica sulla questione ma un insieme di motivazioni, stili di vita e opportunità.
Spesso i maestri spirituali hanno esortato i loro discepoli a non cercare falsi dogmi nell'alimentazione, a non illudersi a riguardo poichè ogni cosa assume un valore per come la si fa e non in se stessa.
Ramakrishna esortava a stare attenti più a quello che esce dalla bocca che a quello che vi entra.
Io penso che molti pseudo ecologisti e pseudo vegetariani siano in realtà alienati da un concreto rapporto con la natura, sia esteriore che interiore e le teorie che sviluppano in parte dimostrano solo la loro sofferenza
Cari FioriGialli è un ottimo articolo, non datevi pensiero, molti non riescono a capire l'alternanza di cooperazione e competizione formulata da Kropotkin, eppure è sotto gli occhi di tutti.

Caro Riccardo, ti scrivo per correttezza nei confronti di Horatio: la censura di cui parlava la risposta di Fiorigialli non si riferiva sicuramente a lui ,ma alla lettera che ho inviato io al sito quando ho chiesto di essere cancellata dalla News. In democrazia ciascuno è libero di scrivere ciò che vuole ma non ci si può qualificare come sito “eco-spiritual” e poi inviare materiale filonazista nelle mail. Se sono ancora qui a parlarne è solo perchè avevo omesso di cancellare il flag su "avvertimi se qualcuno risponde". Provvedo subito. Tutto qui, auguri.

ma siete matti? di cosa state parlando?
ho riletto l'articolo con attenzione 2 volte ma non c'è proprio niente di filonazista.
L'articolo è tratto da un sito di ecologia sociale e mostra chiaramente una cultura di formazione anarchica o libertaria, ditelo come volete.
A Marina Pietrobono riprenditi hai capito fischi per fiaschi

Ricardo : no te preocupes: no entendiste nada de mi espaniol. Queria decir, por el contrario que articulo no debia censurarse, pero que yo pienso que la Censura, a veces, cada tanto es necesaria. Como, por ejemplo, cuando se publican articulos que niegan o insultan a los judios. Simplemente.
La censura existio siempre: a veces excesiva, otras funcional al ideal de Nacion o comunidad que un grupo social quiere darse. En el Comunismo es coherente sencurar a los que pretenden reintroducir el capitalismo, ya que para un comunista el Capitalismo es unn criminal sistema socio economico.
Pero la censura es necesaria en caulquier sistema social.
Y las leyes que son?

mamma mia quanto rende idioti il buonismo e il politicamente corretto. se invece di scandalizzarvi studiaste un po di più e non solo dai sussidiari dell'elementari forse sapeste che Hitler era vegetariano e che molti dei gerarchi del 3 reich erano amanti degli animali e della natura. sostenere questo non vuol dire per forza di cosa condividere l'ideologia nazional-socialista ma piuttosto riportare un dato di fatto.

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