Come parli, così è il tuo cuore.
Paracelso

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
Continua...
PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
Continua...
CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
Continua...
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
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LA STORIA LA GUERRA IL TERRORISMO


Una delle cose che possiamo imparare dalla storia è che la storia non è solo la storia delle cose subite da noi alle mani dei poteri in essere. La storia è anche la storia della resistenza. E' una storia di gente che subisce la tirannia per decadi, ma che alla fine si alza e butta giù il tiranno. [...] questo è quello che vogliamo in questo paese.

Madison è un posto molto speciale. Sento sempre qualcosa di speciale quando vengo qui. Mi sento in un paese diverso. E' sono felice, sapete. Ci sono persone che si sentono disgustate dalla politica americana; e vanno via a vivere in qualche altro paese. No. Venite a Madison.

Dunque, ora si aspetta che io dica qualcosa. Sono contento che siete qui, chiunque voi siate, e questa luce negli occhi mi sta svegliando.

Bene, vi capita qualche volta di sentire che state vivendo in un paese sotto occupazione? Molto spesso questa è la sensazione che ho io quando mi sveglio la mattina. Penso: “Vivo in un paese occupato. Un piccolo gruppo di alieni ha preso possesso del paese e stanno cercando di farne quello che vogliono”. E, sapete, lo sono veramente. Voglio dire, sono alieni per me. Voglio dire, i musulmani, che vengono in questo paese per vivere, essi non sono alieni per me, vedete. Queste dimostrazioni, queste meravigliose dimostrazioni che abbiamo visto di recente per i diritti degli immigrati, per esempio, e avete visto quei cartelloni che dicevano: “Nessun essere umano è alieno”. E io penso che questo sia vero. Fatta eccezione per la gente in Washington, vedete.

Quelli lì hanno preso possesso del paese. Hanno preso possesso della politica. Ci hanno cacciato dentro due guerre disastrose; disastrose per il nostro paese e ancora più disastrose per la gente del Medio Oriente. E hanno risucchiato le ricchezze di questo paese e le hanno date ai ricchi e alle multinazionali; le hanno date all'Halliburton, e ai fabbricanti delle armi. Stanno distruggendo l'ambiente. Stanno tenendo strette 10.000 bombe nucleari, e intanto vogliono che ci preoccupiamo del fatto che l'Iran potrebbe, tra dieci anni, riuscire a fabbricare una bomba nucleare. Vedete, davvero, quanto si può essere pazzi!

E la domanda è: come è stato permesso che tutto questo avvenisse? Come hanno fatto a farla franca? Non stanno seguendo la volontà della gente. Voglio dire, hanno fabbricato la volontà della gente per un periodo molto breve subito dopo l'inizio della guerra, così come sono capaci i governi di fabbricarla subito dopo l'inizio di un conflitto armato per poter creare un'atmosfera d'isteria per la guerra. E così, per un periodo breve, si sono accattivati le menti degli americani. Non è più vero. Gli americani hanno cominciato a capire quello che sta succedendo e si stanno ribellando alle politiche di Washington. Ma, naturalmente, loro sono ancora lì. Sono ancora al potere. La domanda, sapete, è: come hanno fatto a farla franca?

Quindi, nel tentativo di trovare una risposta, ho dato un'occhiata alla storia della Germania nazista. No, non è che siamo la Germania nazista, ma si possono imparare delle lezioni da tutti, e dalla storia di chiunque. In questo caso ero interessato alle idee di Hermann Göring, che forse lo sapete, era il secondo al comando dopo Hitler, capo della Luftwaffe. E alla fine della seconda guerra mondiale, quando i leader nazisti furono processati a Norimberga, Hermann Göring era in prigione insieme ad altri leader del regime nazista. E lui fu visitato da uno psicologo che aveva il compito di intervistare gli imputati a Norimberga.

E lo psicologo prese degli appunti, e, infatti, qualche anno dopo la guerra scrisse un libro intitolato Il diario di Norimberga in cui registrò... scrisse i suoi appunti nel libro, e registrò la sua conversazione con Hermann Göring. Chiese a Göring: “Come è stato possibile che Hitler, i nazisti, sono riusciti a convincere il popolo tedesco a seguire le politiche così assurde e rovinose di guerra e di aggressione?”. Per caso, ho qui quegli appunti con me. Noi diciamo sempre così: “Ho queste cose, sapete, giusto per caso”.

E Göring disse: “Ma certo, la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero diavolo in qualche fattoria vorrebbe rischiare la propria vita in una guerra? Dopotutto sono i leader di un paese che determinano la politica. La gente può sempre essere convinta a sostenere i leader. Tutto quello che si deve fare è dire loro che siamo sotto attacco e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo. Funziona nello stesso modo in qualsiasi paese”.

Mi ha colpito questa ultima frase: “Funziona nello stesso modo in qualsiasi paese”. Voglio dire, stiamo parlando dei nazisti. Del regime fascista. Noi siamo una democrazia. Ma funziona nello stesso modo in qualsiasi paese, a prescindere da quello che vi dichiarate di essere. Che vi dichiarate di essere uno stato totalitario, oppure una democrazia, funziona nello stesso modo. E cioè che i leader del paese riescono a raggirare o ad obbligare ed istigare la gente alla guerra tramite la paura, dicendo loro che sono in pericolo, e minacciando e costringendoli ad assecondarli se non vogliono passare per dei non-patrioti. E questo è quello che è successo in questo paese subito dopo l'11 settembre. E questo è quello che è successo appena Bush ha alzato lo spettro delle armi di distruzione di massa in Iraq, riuscendo così a farlo accettare per un po' agli americani.

Ma la domanda è: come sono riusciti a farla franca? E la stampa? E i media? Non è forse il compito della stampa, non è forse il compito dei media, non è forse il compito dei giornalisti svelare quello che fanno i governi? Non imparano i giornalisti da I. F. Stone che disse: “Ricordatevi due sole parole: i governi mentono”? Beh', i media non hanno scavato. I media hanno assecondato e hanno accettato l'idea delle armi di distruzione di massa. Vi ricordate quando Colin Powell si presentò alle Nazioni Unite poco prima dell'inzio della guerra all'Iraq e fece all'Onu questa litania delle armi che possedeva l'Iraq, secondo lui, e diede tanti dettagli su quanti contenitori di questo, e quante tonnellate di quello, e così via? E il giorno seguente la stampa era tutta ardente di lodi. Non fecero il loro lavoro di domandare. Non fecero il loro lavoro di chiedere: “Dove? Qual'è la sua prova? Dove ha avuto queste notizie di intelligence? Con chi ha parlato? Quali sono le sue fonti?”.

Non è questo quello chi si impara all'università? “Ehi, quali sono le sue fonti? Dove sono le sue note?” No, no. Erano solo ... Disse il Washington Post: “E' difficile immaginare come qualcuno possa dubitare che l'Iraq possegga armi di distruzione di massa”. E il New York Times, lo sapete, era incontenibile di ammirazione per Colin Powell. Naturalmente, tutto quanto si rivelò falso, tutto quanto si rivelò non essere vero. Ma la stampa non fece il suo lavoro, con il risultato che gli americani, guardando la televisione, leggendo i giornali, non ebbero fonti alternative di informazione, nessuna opinione alternativa, nessuna analisi alternativa di quello che stava succedendo.

E la domanda è: perché mai la gente ha continuato a credere a quello che leggeva sulla stampa?, e perché mai la gente ha continuato a credere a quello che ha visto in televisione? Cercherò di mostrare che [la risposta] ha a che fare con una perdita della storia, ha a che fare con quello che Studs Terkel chiama “l'amnesia nazionale”, il dimenticare la storia o l'imparare una storia fasulla, l'imparare quel tipo di storia che si insegna, di Colombo che era un eroe, di Teddy Roosevelt che era un eroe, di Andrew Jackson che era un eroe, e di tutte queste persone che erano i presidenti e i generali e gli industriali e così via. Loro sono i grandi. Loro sono le persone che hanno fatto dell'America un paese grande. E l'America ha sempre fatto del bene nel mondo. E abbiamo avuto i nostri piccoli problemi, certo, come la schiavitù, per esempio, ma li abbiamo superati, sapete, sapete. No, non quel tipo di storia.

Se gli americani conoscessero veramente la storia, se l'imparassero, se le istituzioni scolastiche facessero il loro lavoro, se la stampa facesse il suo lavoro, fornendo una prospettiva storica alla gente, allora la gente capirebbe. Quando il Presidente si mette dietro ad un microfono e dice che dobbiamo andare in guerra per questo o per quello, per la libertà o per la democrazia, o perché siamo in pericolo, e così via, se la gente conoscesse un po' di storia saprebbe quante volte i presidenti hanno annunciato alla nazione che dovevano andare in guerra per questo motivo o per quello. Saprebbe che il Presidente Polk disse: “E sì, dobbiamo fare la guerra al Messico perché c'è stato un incidente al confine e il nostro orgoglio esige di andare in guerra”.

Saprebbero, se sapessero un po' di storia, come il Presidente McKinley condusse la nazione alla guerra contro la Spagna e Cuba dicendo: “E sì, stiamo andando a liberare i cubani dal controllo spagnolo”. E, in effetti, c'era un po' di verità in quello: ci siamo andati, abbiamo combattuto contro la Spagna, abbiamo cacciato la Spagna dal Cuba, li abbiamo liberati dalla Spagna, ma non da noi stessi. E così, la Spagna uscì e la United Fruits entrò, e poi entrarono le banche americane e poi le corporation americane.

E se la gente sapesse la sua storia, saprebbe, sapete, che il Presidente McKinley disse, quando – le truppe americane erano già nelle Filippine e la Marina americana era già nelle Filippine, e Theodore Roosevelt, uno dei nostri grandi presidenti, eroe, stava sbavando per la guerra, allora la gente saprebbe che McKinley, che non sapeva dove fossero le Filippine, ma ora molto spesso ai nostri presidenti deve essere spiegato dove si trova qualche cosa. Vedi, George Bush: “Questo è l'Iraq”. Vedi, Lyndon Johnson: “Qui si trova il Golfo di Tonkin”. Lo sapete, ne hanno bisogno.

E il Presidente – lo saprebbero se conoscessero la storia – che il Presidente McKinley disse: “Stiamo andando alle Filippine per civilizzare e cristianizzare i filippini”. E se conoscessero la loro storia, se i libri di storia spendessero qualche parola sulla guerra alle Filippine nella prima parte del ventesimo secolo, invece di, come fanno i libri di storia – dicono un sacco di cose sulla guerra spagnolo-americana che durò solo tre mesi – e non dicono praticamente nulla sulla guerra alle Filippine, una guerra sanguinosa che durò, oh, sette anni, una guerra di massacri e di stermini di popoli. Quella storia non appare da nessuna parte. È chiaro, avevamo civilizzato e cristianizzato i filippini e stabilito il nostro controllo.

Saprebbero, se sentissero il Presidente dire: “Stiamo andando a portare la democrazia al Medio Oriente”, saprebbero quante volte abbiamo portato la democrazia ad altri paesi che abbiamo invaso. Saprebbero se abbiamo portato la democrazia al Cile quando abbiamo rovesciato un governo democraticamente eletto nel 1973. Saprebbero come abbiamo portato la democrazia al Guatemala quando abbiamo rovesciato, ancora una volta, [un governo] democraticamente eletto – ohh, amiamo le elezioni democratiche, amiamo le elezioni libere, tranne quando prendono una strada sbagliata. Allora vi mandiamo il nostro esercito o la Cia o i nostri agenti segreti per rovesciare il governo.

Se la gente conoscesse la storia, non crederebbe al Presidente Bush nemmeno per un minuto quando dice: “Oh, stiamo andando in Iraq, sapete, per questo motivo o per quello e per la libertà e per la democrazia, e loro sono una minaccia, sapete”. Voglio dire, ci vuole, sì, ci vuole un po' di conoscenza storica per essere scettici delle cose che ci dicono quelli in potere.

Quando conoscete la storia, sapete che i governi dicono le bugie, come disse I. F. Stone. I governi mentono sempre. Certo, non solo il governo americano. E' semplicemente nella natura dei governi. Beh', devono mentire. Voglio dire, i governi, in genere, non rappresentano la gente delle società da loro governate. E siccome non rappresentano la gente e siccome agiscono al contrario agli interessi della gente, l'unico modo per mantenere il potere è quello di mentire alla gente. Se dicessero la verità alla gente, non durerebbero a lungo. Quindi, la storia può aiutare a capire l'inganno, ad essere scettici e a non correre ad accettare qualsiasi cosa che ci dice il governo.

E se conosceste un po' di storia, capireste qualcosa che è ancora più basilare, forse, della questione di mentire a proposito di questa guerra o di mentire a proposito di quell'invasione, di mentire a proposito di questo intervento, qualcosa di più basilare, se conosceste un po' di storia: capireste una sorta di fatto fondamentale a proposito della società, e inclusa la società nostra, che gli interessi del governo e gli interessi della gente non sono gli stessi.

E' molto importante sapere questo perché la cultura fa dei sforzi grossi a cercare di persuaderci che abbiamo un interesse comune. Se loro usano parole come: “interesse nazionale”, non c'è alcun interesse nazionale. C'è l'interesse loro e l'interesse nostro. “Sicurezza nazionale”, sicurezza di chi? “Difesa nazionale”, difesa di chi? Tutte queste parole e frasi sono utilizzate per cercare di circondarci in un bel legame forte in modo tale che possiamo presumere che le persone che sono i leader del nostro paese hanno a cuore il nostro interesse. Molto importante da capire: no, non hanno a cuore il nostro interesse.

Voi sentirete un giovane che sta andando in Iraq. Io ricordo di aver sentito le stesse cose quando un giovane andava via in Vietnam. E un giornalista va dal giovane e dice: “Vedi, giovanotto, stai partendo. Cosa pensi?, e perché lo fai?”, e il giovanotto dice: “Lo faccio per il mio paese”. No, lui non lo sta facendo per il suo paese. E ora, anche lei non lo sta facendo per il suo paese. La gente che parte per la guerra non sta combattendo per il suo paese. No, non stanno facendo alcun bene al loro paese. Non stanno facendo alcun bene alla loro famiglia. Di certo non stanno facendo alcun bene alla gente che sta là. Ma non lo stanno facendo per il loro paese, lo stanno facendo per il loro governo. Lo stanno facendo per Bush. Sarebbe più accurato dire: “Sto andando a combattere per George Bush. Sto andando a combattere per Cheney. Sto andando a combattere per Rumsfeld. Sto andando a combattere per la Halliburton”. Sì, quello sarebbe dire la verità.

E, di fatto, sapete, conoscere la storia di questo paese è sapere che abbiamo avuto un conflitto di interessi tra la gente e le autorità in questo paese sin dagli inizi. Non eravamo una grande e felice famiglia quando abbiamo combattuto contro l'Inghilterra nella Rivoluzione Americana. Io ricordo, sapete, a scuola sembrava così: eccoli i patrioti, e eccoci tutti, che lavoriamo, combattiamo insieme, alla Forge Valley e a Bunker Hill, e così via, contro le divise rosse e i britannici, e così via. Non andò per niente così. Non eravamo un paese unito.

Washington dovette inviare dei generali al Sud ed utilizzare la violenza contro i giovani per costringerli a reclutarsi. I soldati dell'esercito rivoluzionario si ribellarono contro Washington, contro gli ufficiali, perché c'era un conflitto di classe nell'esercito, così come c'era stato il conflitto di classe in tutte le colonie prima della Guerra di Rivoluzione. Beh', chiunque conosca l'esercito, chiunque è stato nell'esercito, sa che l'esercito è una società classista. Ci sono i soldati e ci sono gli ufficiali. E nella Guerra di Rivoluzione, i soldati non ricevevano le scarpe e non ricevevano i vestiti e non ricevevano cibo e non ricevevano gli stipendi. E gli ufficiali vivevano in grande splendore. E così si ribellarono. Migliaia di loro.

Non mi ricordo di aver mai studiato questo quando studiavo la storia a scuola perché il mito si perpetua: oh, siamo tutti una grande bella famiglia. Volete dire, inclusi gli schiavi neri? Volete dire, inclusi i nativi americani cui terra abbiamo presa, miglio dopo miglio dopo miglio? Siamo tutti una gran bella famiglia? Le donne che erano state lasciate fuori da tutto questo, erano ... No, molto importante capire questo fatto fondamentale: la gente che guida questo paese e noi, i nostri interessi non sono gli stessi.

Quindi, sì, la storia è utile per quello, per capire, capire che noi siamo una nazione come le altre nazioni, capire che non siamo, come ci è insegnato da bambini, la più grande, la numero uno, la migliore [nazione]. E che – è noto come “eccezionalismo americano” nelle science sociali. Gli Stati Uniti sono un'eccezione alle regole delle nazioni. Cioè, la regola generale delle nazioni è che sono piuttosto cattive. Ma gli Stati Uniti, il nostro paese, noi siamo buoni. Noi facciamo del bene nel mondo.

Non molto tempo fa partecipavo ad un programma radio, intervistato da – era una sorta di stazione commerciale regolare. Mi piace essere intervistato dalle stazioni commerciali regolari dove il tizio non sa veramente chi ha invitato, vedete. E lui dice: “Professor Zinn, non pensa che l'America sia stata, in genere, una forza del bene nel mondo?” “No, no, no. Perché non mi chiede: 'Pensa che l'impero britannico sia stato una forza del bene in Africa, o che i belgi erano una forza del bene nel Congo, o che i francesi siano stati una forza del bene in Indocina? Pensa che gli Stati Uniti siano stati una forza del bene quando hanno mandato i Marines in America Centrale ripetutamente e ...?'”. No.

Ma c'è questa nozione di, sapete, noi siamo diversi. Noi siamo i migliori – voglio dire, certo, ci sono tante cose grandi dell'America, ma non quello che abbiamo fatto agli altri paesi, non quello che abbiamo fatto alla gente di colore, non quello che abbiamo fatto agli americani nativi, non quello che abbiamo fatto ai lavoratori di questo paese che hanno subito giornate lavorative di dodici ore fino a quando non si sono organizzati e ribellati e risollevati. No, dobbiamo essere onesti con noi stessi.

Questa è una cosa molto ardua da fare: essere onesti con sé stessi. Voglio dire, siete stati cresciuti con: “Io dichiaro fedeltà...”, sapete, ecc., ecc., “libertà e giustizia per tutti”, e “Dio benedica l'America!”. Perché noi? Perché Dio sta benedicendo noi? Voglio dire, perché Lui sta scegliendo noi per la benedizione? Cioè, perché non: “Dio benedica tutti!”? Se in realtà – ma noi siamo stati allevati – se fossimo stati allevati per capire la nostra storia, sapremmo, no?, che siamo come le altre nazioni, e anche di più, perché siamo più grossi, e abbiamo più armi, e più bombe, e perciò siamo capaci di più violenza. Possiamo fare quello che gli altri imperi non erano capaci di fare quanto noi. Sapete, siamo ricchi. Certo, non tutti di noi. Alcuni di noi sì, però. Ma no, noi dobbiamo essere onesti.

Forse la gente non si associa agli Anonimi Alcolizzati per potersi alzare ed essere onesti a loro stessi? Forse dovremmo avere un'organizzazione che si chiama Anonimi Imperialisti, sapete, e fare sì che il leader del paese vada lì, sulla televisione nazionale, e dica: “Bene, è ora, sapete, è ora di dire la verità”. Sarebbe – non me lo aspetto che succeda – ma sarebbe rinfrescante.

E poi, se conoscessimo questa storia, capiremmo quanto spesso è stata usata la paura per far fare alla gente cose contro i loro stessi interessi, per costruire un'isteria e per far fare cose terribili dalla gente ad altre persone, perché è stata impaurita. Non era forse la paura e l'isteria che spinse le folle ai linciaggi nel Sud? Non fu forse creata la paura per i neri, l'isteria verso i neri, che condusse i bianchi a fare alcune delle cose più atroci della nostra storia? E oggi, non è, non è la paura per i musulmani, non solo i terroristi, in genere? Naturalmente, la paura dei terroristi, specialmente dei musulmani, vedete? Un sentimento molto brutto da inculcare negli americani, e creare una sorta d'isteria, che poi permette loro di controllare la popolazione e di mandarci alla guerra e di minacciare, sapete, [lo scoppio di] un'altra guerra.

E se conoscessimo un po' di storia, sapremmo dell'isteria che accompagnò la Guerra Fredda, l'isteria del comunismo. Non è che il comunismo non sia esistito, così come esiste il terrorismo, sì. Non è che il comunismo – il comunismo è esistito, e c'era l'Unione Sovietica, ed era repressiva della propria gente, e controllò l'Europa Orientale, ma c'era un'esagerazione enorme della minaccia sovietica al punto che – oh, non è solo che stanno nell'Europa Orientale, e che stanno per invadere l'Europa Occidentale.

A proposito, non c'è alcuna prova di tutto questo. Gli analisti della Cia, gli specialisti dell'Unione Sovietica, si sono fatti avanti negli anni recenti per dire che non è mai esistita alcuna evidenza che l'Unione Sovietica stava per invadere l'Europa Occidentale. Ma contro questa [minaccia] è stata creata la Nato. Contro questa [minaccia] gli Stati Uniti hanno costruito un enorme arsenale nucleare.

I sovietici erano sempre dietro gli Stati Uniti. Hanno costruito i sovietici come una minaccia, ma dopotutto, chi ha avuto la bomba per primo? E chi aveva più bombe di tutti? E chi è stato che ha effettivamente buttato delle bombe atomiche su persone comuni in due città del Giappone? E così, noi che facciamo uso delle bombe atomiche, che le accumuliamo, creiamo un'isteria contro i paesi che stanno cercando disperatamente di colmare la distanza. Naturalmente, l'Iran non ci raggiungerà mai, e la Corea del Nord non ci raggiungerà mai. L'Unione Sovietica provò a raggiungerci. Ma per creare questa minaccia mostruosa, abbiamo preso miliardi di miliardi di dollari di ricchezza di questo paese e li abbiamo spesi su budget militari.

E l'isteria per il comunismo giunse a tal punto che – e non sto parlando dei ragazzi nelle scuole che si nascondevano sotto i banchi, sapete, perché i sovietici avrebbero buttato una bomba atomica. A proposito, ci sono prove che i comandanti militari, gente alto-locata nel governo americano, in molte, molte occasioni, proposero una guerra preventiva, di buttare delle bombe atomiche sull'Unione Sovietica. Ma noi creammo una minaccia così sinistra, così onnipresente, che i ragazzi, sì, nascondevano sotto i banchi, e anche perché qualsiasi cosa che succedeva nel mondo che non era gradita agli Stati Uniti diventava parte della minaccia comunista.

E così, per far fronte a questo, potevamo andare in qualsiasi paese dell'America Latina, come ci pareva. E poiché era la minaccia comunista, potevamo mandare un esercito in Vietnam. E svariati milioni di persone morirono perché il Vietnam diventò il simbolo della minaccia comunista nel mondo. Quando ci riflettete su quanto era assurdo preoccuparsi che il Vietnam, già divisa in un nord comunista e un sud anti-comunista... Preoccuparsi che, oddio!, ora la metà di questo paese diventerà comunista, e poco più a nord un miliardo di persone erano già convertite al comunismo! E c'è qualcosa di piuttosto bizzarro.

Il pensiero bizzarro è possibile quando create la paura e l'isteria. E oggi stiamo di fronte, naturalmente, alla stessa situazione con tutto questo parlare del terrorismo. E se sommate tutte le volte che George Bush e il suo gabinetto usano, nei loro discorsi, la parola “terrorismo” e “terrore”, [vedrete] che è un mantra che hanno creato per impaurire gli americani.

Io penso che questo sta perdendo in efficacia. Sapete, quando voi – io penso che si comincia ad esserne coscienti, e questo spiega il fatto che l'opinione pubblica è ora contro la guerra. La gente non crede più che stiamo combattendo in Iraq per liberarci del terrorismo, sapete, perché le prove sono diventate così schiaccianti che persino i media mainstream l'hanno detto – sapete, la “National Intelligence Estimate”. E queste sono le agenzie di intelligence del governo stesso che dicono che la guerra in Iraq ha causato un incremento nel numero di gruppi terroristici, ha causato un incremento nella militanza e nel radicalismo tra i gruppi islamici nel Medio Oriente.

Ma il terrorismo ha sostituito il comunismo come il tentativo di far fare alla gente delle cose contro i loro stessi interessi, a fare cose che finiranno per mandare i loro stessi giovani alla guerra, a fare cose che finiranno per deperire le ricchezze del paese, per motivi di guerra e per l'arricchimento dei super-ricchi. Non ci vuole molta riflessione sul terrorismo per capire che quando qualcuno parla di guerra al terrorismo, sta giocando con una contraddizione di parole. Come si può fare la guerra al terrorismo quando la guerra stessa è terrorismo? Perché così rispondete al terrorismo con il terrorismo, e moltiplicate il terrorismo nel mondo.

E, naturalmente, il terrorismo di cui sono capaci i governi per mezzo della guerra è, in scala, molto, ma molto più grande rispetto al terrorismo di al-Qaeda o di questo o di quell'altro gruppo. I governi sono dei terroristi su una scala molto ampia. Gli Stati Uniti sono impegnati nel terrorismo contro l'Afghanistan, contro l'Iraq, e ora stanno minacciando di estendere il loro terrorismo ad altri paesi del Medio Oriente.

E un po' di storia dell'utilizzo della paura e dell'isteria, e un po' di storia della Guerra Fredda e dell'isteria anti-comunista sarebbero molto utili nell'avvertire la gente di quello che sta succedendo oggi. Voglio dire, con l'Iran, per esempio. E' vergognoso. E i media hanno giocato un grosso ruolo in questo, dell'arma nucleare. Loro vogliono un'arma nucleare. Non hanno detto che hanno un'arma nucleare. Loro vogliono un'arma nucleare. E la voglio anch'io. Sì, è facile volere un'arma nucleare. E i paesi piccoli che affrontano potenze militari enormi e che non potrebbero mai avvicinare alla potenza militare di questi paesi enormi, loro stanno seguendo quella che era la politica statunitense: gli Stati Uniti dissero: “Dobbiamo avere un deterrente”. Quante volte avete sentito: “Dobbiamo avere un deterrente”? in risposta alla domanda: “Perché dobbiamo avere 10.000 bombe nucleari?”. Bene, loro vogliono un deterrente: una bomba nucleare, sapete.

Non quella situazione con l'Iraq, voglio dire, sapete, di Condoleeza Rice: “una nube a fungo”. Noi siamo stati gli unici ad aver creato delle nubi a fungo, su Hiroshima e su Nagasaki. L'Iraq non era in alcun modo capace di creare una nube a fungo. Tutti gli esperti sul Medio Oriente e sulle armi nucleari hanno detto, sapete, che l'Iraq era cinque-dieci anni lontano dallo sviluppo di una bomba nucleare, ma noi stavamo creando l'isteria, sapete, su bombe nucleari.

Ora stiamo facendo la stessa cosa con l'Iran. E il gruppo Internazionale di Energia Atomica delle Nazioni Unite contraddice chiaramente un rapporto del Congresso che parla della minaccia delle bombe nucleari iraniane. E il gruppo internazionale che ha condotto molte, molte ispezioni in Iran dice, bene, sapete, dovete – e danno agli americani una sorta di mezza lezione. Cioè, dicono, utilizzano la frase: “Stanno arricchendo l'uranio”. Bene, questo mi impaurisce. Sapete, stanno arricchendo l'uranio. Non so esattamente che cosa voglia dire, ma fa paura. E poi leggete il rapporto del gruppo Internazionale di Energia Atomica, e vedete che, bene sì, lo stanno facendo. Hanno arricchito l'uranio al 3,5%. Per avere una bomba nucleare devono arricchirlo al 90%. Sono molto, molto lontani da sviluppare anche una sola bomba nucleare, ma la frase “uranio arricchito”, sapete, viene ripetuta e ripetuta, sapete.

E dunque sì, abbiamo bisogno di un po' di conoscenza storica, sì, ricordando l'Iraq, ricordando l'isteria sul Vietnam. Dio mio!, un comunista potrebbe prendere controllo del Vietnam del Sud. E allora? Solo un piccolo salto e sono in San Francisco. No, alcuni di voi forse ricorderanno quando Reagan sosteneva i Contras in Nicaragua e diceva: “Sapete, vedete dove si trova Nicaragua? Non ci vorrà molto perché giungano a Texas”. Vedete, io ci riflettei. E poi pensai, ma perché mai i nicaraguensi vorrebbero arrivare in Texas? E non sto dicendo male del Texas, ma una volta a Texas, che cosa avrebbero fatto? Prendere un volo della United Airlines per Washington? Che cosa farebbero – ma, veramente, è molto importante conoscere un po' di quella storia per vedere come l'isteria riesce a mettere la coscienza di quello che sta succedendo completamente fuori uso.

Io suggerirei qualcos'altro. Mi sto preoccupando di quanto tempo ho già utilizzato. Bene, in verità non sono molto preoccupato di quanto tempo ho già utilizzato. Non me ne importa. Sto guardando il mio orologio, facendo finta che me ne importa. E siccome non so quando ho iniziato, non riesco a capire da quanto tempo sto parlando.

Ma prima o poi la guerra in Iraq finirà. Prima o poi gli Stati Uniti faranno in Iraq quello che fecero in Vietnam dopo aver detto: “Non ce ne andremo mai! Non ce ne andremo mai! Vinceremo! Resteremo! Non ci daremo alla fuga!”. Prima o poi gli Stati Uniti dovranno darsi alla fuga dall'Iraq, vedete. E lo faranno perché il sentimento continuerà a crescere e crescere e crescere in questo paese, e perché sempre più soldati torneranno dall'Iraq e diranno: “Non ci torneremo mai più!”, e perché avranno sempre più difficoltà a trovare le truppe da mandare in Iraq, e perché i genitori dei ragazzi diranno sempre di più: “Non permetteremo ai nostri giovani di andare in guerra per conto della Bechtel, sapete, e della Halliburton! Non lo faremo!”. Quindi, prima o poi, ad un certo punto, faremo quello che loro dicono che non dobbiamo fare: tagliare la corda e correre.

Dobbiamo tagliare la corda poi andare via, il più velocemente possibile, perché non stiamo facendo nulla di buono lì. Non stiamo aiutando [a risolvere] la situazione. Vi stiamo portando la violenza e il caos. Noi stiamo provocando tutto questo e la gente sta morendo ogni giorno. Quando un leader democratico dice: “Bene, penso che dovremmo ritirarci entro il 14 maggio del duemila e qualcosa”, sapete, sì, ogni giorno da oggi fino a quel giorno, altra gente morirà, altra gente perderà le braccia o le gambe, o rimarrà cieca. E così, questo è intollerabile. E così, noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo.

E nel caso del Vietnam, ad un certo punto il governo si rese conto che non poteva continuare la guerra. I soldati stavano tornando dal Vietnam e si stavano rivoltando contro la guerra. Non riuscivano più a reclutare la gente per l'ROTC. Troppa gente stava scappando in Canada. Troppa gente non si stavano presentando al servizio di leva. Alla fine, [il governo] dovette cancellare il servizio di leva. Stavano perdendo il sostegno della popolazione. Stavano perdendo il supporto dei militari. E ad un certo punto, no.

E qualcosa di questo genere succederà. E naturalmente, prima lo facciamo succedere, meglio sarà. Più andiamo nei licei – sapete, questa è una cosa molto pratica, una cosa molto pratica che chiunque può fare, e cioè andare nei licei locali ed assicurare che tutti i genitori e tutti i ragazzi nelle scuole capiscano che non hanno l'obbligo di dare informazioni ai reclutatori militari, vedete, come, sapete. E sempre più gente si opporrà alla propaganda dei reclutatori militari.

Sapete, hanno dei problemi. Si stanno disperando per il reclutamento per l'esercito. Stanno facendo di tutto, e, naturalmente, si stanno concentrando – mandano i reclutatori militari nelle scuole dei più poveri, perché sanno che i ragazzi della classe lavoratore sono i più vulnerabili, i più bisognosi, quelli che, sapete – hanno bisogno di un'educazione, hanno bisogno di acquisire delle abilità, e così. E così, stanno cercando di dare la caccia alla classe lavoratore. Eugene Debs disse – se non vi dispiace che io citi Eugene Debs – ma Eugene Debs disse, in un discorso durante la prima guerra mondiale, un discorso per cui finì in galera: “E' stata sempre la classe padrona quella che ha dato via alle guerre; è stata sempre la classe lavoratore quella che ha combattuto le guerre”. E, naturalmente, questo è stato vero in tutti i tempi. Quindi, ad un certo punto lasceremo l'Iraq.

Ma io voglio suggerire una cosa: dobbiamo pensare al dopo-Iraq e persino al dopo-Iran. Non vogliamo dover lottare contro questa guerra e poi contro quella guerra e poi contro la guerra successiva. Non vogliamo avere una successione infinita di movimenti contro la guerra. E' stancante. E abbiamo bisogno di pensare ed educare all'abolizione della guerra tout court, vedete.

Stavo chiacchierando con il mio barbiere l'altro giorno, perché parliamo sempre della politica internazionale. E lui è completamente impredicibile nella politica, come molti barbieri, vedete. Lui disse: “Howard, sai, io e te non siamo d'accordo su tante cose, ma su una cosa siamo d'accordo: la guerra non risolve un bel niente”. E io pensai, sì, non è molto difficile per la gente capire questo.

Ed ecco, di nuovo, la storia è utile. Abbiamo avuto una storia di guerra dopo guerra dopo guerra. Che cosa hanno risolto? Che cosa hanno fatto? Persino la seconda guerra mondiale, la guerra “buona”, la guerra in cui io ero un volontario, la guerra in cui io buttai delle bombe, la guerra dopo la quale, sapete, io ricevetti una lettera dal Generale Marshall, il generale dei generali, una lettera indirizzata a me, personalmente, e ad altri 16 milioni, in cui lui disse: “Abbiamo vinto la guerra. Sarà un mondo nuovo”. Bene, naturalmente, non era un mondo nuovo. Non è stato un mondo nuovo. Guerra dopo guerra dopo guerra.

Ci sono certi... io sono uscito da quella guerra, la guerra in cui mi ero prestato come volontario, la guerra in cui io ero un bombardiere entusiasta, io sono uscito da quella guerra con certe idee che si svilupparono piano piano alla fine della guerra; idee riguardo la guerra. Uno, che la guerra corrompe chiunque vi partecipi. La guerra avvelena chiunque vi partecipi. Si inizia come i bravi ragazzi, come facemmo noi nella seconda guerra mondiale. Loro sono i cattivi. Loro sono i fascisti. Che cosa si può aspettare di peggio? Così, loro sono i cattivi, e noi siamo i bravi. E man mano che la guerra procede, i bravi ragazzi cominciano a diventare cattivi. Lo si può far risalire alle guerre peloponnesi. Lo si può far risalire ai bravi ragazzi, gli ateniesi, e i cattivi, gli spartani. E dopo un po' gli ateniesi diventarono crudeli e senza pietà come gli spartani.

E questo lo facemmo nella seconda guerra mondiale. Noi abbiamo compiuto le nostre atrocità, dopo che Hitler compi le sue. Sapete, il nostro ammazzare 600.000 civili giapponesi, il nostro ammazzare un numero probabilmente uguale di civili in Germania. Questi non erano degli Hitler, non erano dei Tojo. Non erano..., no, erano solo gente normale, come siamo noi, gente comune che vive in un paese dedito al saccheggio, e loro vivevano in paesi che erano paesi dediti al saccheggio, e loro si sono trovati in quello che è stato, ed avevano paura di parlarne. E io non lo so, io sono giunto alla conclusione che, sì, la guerra avvelena tutti.

E la guerra – e questa è una cosa importante da ricordare – che quando fate la guerra ad un tiranno – e questo era uno dei proclami: “Oh, noi ci libereremo di Saddam Hussein”, una cosa che era, naturalmente, senza senso. Non fecero – ma il nostro governo si è mai preoccupato del fatto che Saddam Hussein tiranneggiasse sulla gente del suo paese? Noi lo aiutammo a tiranneggiare sulla sua gente. Noi lo aiutammo ad utilizzare i gas contro i curdi. Noi lo aiutammo ad accumulare le armi di distruzione di massa, veramente.

E la gente che si ammazza in una guerra è gente vittima del tiranno. La gente che ammazzammo in Germania era gente vittima di Hitler. La gente che ammazzammo in Giappone era gente vittima dell'Esercito Imperiale Giapponese, sapete. E la gente che muore nelle guerre è sempre e sempre di più gente che non è arruolata nell'esercito. Forse sapete questo fatto della differenza nel rapporto tra morti civili e morti militari nelle guerre; di come nella prima guerra mondiale [questo rapporto] era di dieci militari per ogni civile morto, nella seconda guerra mondiale era 50-50, metà militari, metà civili, in Vietnam era 70% civili e 30% militari, e nelle guerre da allora, è 80% e 85% civili.

Qualche anno fa ho stretto amicizia con il chirurgo italiano Gino Strada. Lui ha lavorato dieci, quindici anni in tutto il mondo operando le vittime di guerra. E ha scritto un libro su questo: “Pappagalli verdi. Diario di un chirurgo di guerra”. Lui dice che di tutte le vittime su cui ha operato in Iraq e in Afghanistan e altrove, l'85% erano civili, un terzo bambini. Se voi lo capite, se la gente capisse, e se spargeste questa vostra conoscenza, che qualsiasi cosa che vi raccontano della guerra e di come dobbiamo andare in guerra, e qualsiasi sia la minaccia o l'obiettivo – una democrazia o una liberazione; sarà sempre una guerra contro bambini. Loro sono quelli che moriranno in grande numero.

Quindi, la guerra – bene, Einstein ebbe da dire questo dopo la prima guerra mondiale. Disse: “La guerra non può essere umanizzata! può solo essere abolita!”. La guerra deve essere abolita. Ed è – lo so, che è una cosa poco probabile. Lo capisco, ma si deve – quando qualcosa è poco probabile, ma deve essere fatta, si deve semplicemente cominciare a farla. Così come mettere fine all'istituzione della schiavitù in questo paese negli anni 1830 era molto poco probabile, ma la gente fu irremovibile, e ci vollero 30 anni, ma l'istituzione della schiavitù sparì. E lo possiamo vedere ripetersi. Quindi, abbiamo da fare un lavoro. Abbiamo da fare un sacco di cose.

Una delle cose che possiamo imparare dalla storia è che la storia non è solo la storia delle cose subite da noi alle mani dei poteri in essere. La storia è anche la storia della resistenza. E' una storia di gente che subisce la tirannia per decadi, ma che alla fine si alza e butta giù il tiranno. Lo abbiamo visto in un paese dopo l'altro, di sorpresa in sorpresa. I regnanti che sembrano avere il controllo totale, si svegliano un giorno, all'improvviso, e trovano le strade piene di un milione di persone, e devono fare i bagagli ed andarsene. Questo è successo nelle Filippine, nello Yemen, dappertutto, in Nepal. Milioni di persone nelle strade e poi il sovrano deve togliersi di mezzo. Quindi, questo è quello che vogliamo in questo paese.

Tutto quello che facciamo è importante. Ogni piccola cosa che facciamo, ogni picchetto che organizziamo, ogni lettera che scriviamo, ogni atto di disobbedienza civile in cui ci impegniamo, qualsiasi reclutatore militare con cui parliamo, ogni genitore con cui parliamo, ogni soldato con cui parliamo, ogni giovane con cui parliamo, qualsiasi cosa che facciamo in classe, fuori dalla classe, ogni cosa che facciamo nella direzione di un mondo diverso, è importante. Anche se al momento possa sembrare futile. Perché questo è il modo in cui avviene il cambiamento. Il cambiamento avviene quando milioni di persone fanno delle cose piccole, che ad un certo punto nella storia si uniscono e poi avviene qualcosa di bello e qualcosa di importante.

Grazie.

 intervento del 26 NOVEMBRE 2006
fonte: http://www.zmag.org/Italy/

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