Grazie alle biotecnologie, alla genetica e alla chirurgia oggi l'uomo ha la possibilità di constatare che certe interpretazioni "fantascientifiche" della medicina sono in realtà accessibili, forse pericolosamente accessibili.
Molti di noi guardano a questa opportunità con una certa ansia: osserviamo dalla finestra e pensiamo che forse il "morbo di Frankenstein" non è una trovata letteraria, ma una possibilità concreta.
Il desiderio di un uomo di dar vita a un proprio simile o, al limite, di sostituirne dei pezzi, ricostruirlo, modificarlo come una qualunque macchina, parte da molto lontano.
L'ambizione di riuscire a creare la vita è un Leitmotiv così forte da essere rintracciabile in tutte le culture e in ogni tempo.
Plasmare un essere fatto di carne e sangue è un'atavica presunzione dell'uomo, che intende dimostrare, al di là del mito, della religione, della magia, e forse anche della scienza, la sua capacità di controllare la natura.
Tale presunzione è espressa attraverso memorie, testimonianze ed esperienze, e come una ferita mai rimarginata tormenta la nostra esistenza, costringendoci ogni giorno a interrogarci sui nostri ruoli, sulle nostre mete, sulle nostre ragioni.
Le fonti in grado di parlarci di questo disagio antico sono molteplici e coinvolgono numerosi ambiti della conoscenza, proponendoci una storia parallela in cui religione, mito, scienza e letteratura hanno intessuto una fitta rete che condiziona profondamente il rapporto tra l'uomo e la natura, anche sul pianometafisico.
Questo rapporto è l'oggetto principale dell'analisi contenuta nel libro, condotta soprattutto con la consapevolezza che prima di guardare dentro la scienza è necessario guardare dentro l'uomo.
È quello il "luogo" in cui possiamo cercare qualche risposta.
Per ripercorrere questa strada ci riferiremo ovviamente alla scienza, ma anche al mito, alla letteratura e al cinema, che saranno utili testimoni nel nostro viaggio alla ricerca delle ragioni che animano il bisogno culturale dell'uomo, prima che vitale, di riuscire ad immaginare di riprodursi, o di modificarsi, e sentirsi così simile a Dio. Forse superiore.