Questo libro è una rara occasione per comprendere i ferri del mestiere di un grande reporter e il modo di usarli sia dal punto di vista tecnico che morale. Per conoscere la profonda, commovente etica umana e ontologica di un uomo cresciuto nella miseria più nera che nel suo lavoro mette prima di tutto la comprensione e il rispetto per le sofferenze degli altri. Dietro alla professionalità di Kapuściński sta infatti qualcosa di molto speciale, di mite e nello stesso tempo durissimo: la vocazione. Da un materiale di migliaia di pagine e di oltre cento conversazioni, è stata ricavata una scelta, distribuita tematicamente in varie sezioni: le origini di Kapuscinski, le ragioni che lo hanno portato a scegliere la professione di reporter, il suo approccio alla materia, la sua visione del mestiere, il modo di scrivere, gli stili adottati, le tematiche dei singoli libri, la profonda trasformazione del mestiere di reporter rispetto all’epoca in cui non imperversavano i media…
Approfondimento
“Un giorno di febbraio, Ryszard Kapuściński mi consegnò un grosso pacco di fogli dattiloscritti. La raccolta, oltre a qualche testo tradotto in lingue estere, comprendeva soprattutto interviste e lezioni pubblicate in polacco. Per quanto quelle millecento pagine, ossia una lista di oltre cento conversazioni, fossero solo una piccola percentuale del loro numero complessivo, andando avanti nel leggere apparivano chiaramente un tesoro inestimabile: erano non solo le dichiarazioni di un famoso reporter sul tema della propria professione, ma anche un’insolita testimonianza sulla sua stessa persona. Sulla sua passione per i viaggi, sull’eccezionalità del reportage da lui praticato, sulla necessità di rischiare la vita per dei valori superiori, sulla solitudine e la paura che accompagnano i reporter, sulla difficoltà di scrivere e sulla schiavitù imposta dalla fama. Ne veniva fuori l’autoritratto di un uomo al quale la vita non aveva risparmiato dispiaceri, la cui infanzia era stata segnata dall’esilio, dal freddo e dalla fame e che da quel duro esordio aveva saputo trarre una straordinaria capacità di empatia. Empatia che sarebbe poi stata il suo capitale nella miseria del Terzo Mondo, la moneta di scambio nei momenti di pericolo mortale e, infine, l’autorizzazione a giudicare con severità l’odierno universo dei media… Nel corso della lettura cominciò a cristallizzarsi l’idea di un nuovo libro. Alla fine, dai brani, appena modificati, di una quarantina di conversazioni e lezioni è nato questo Autoritratto di un reporter in cinque quadri.”
Krystyna Straczek