Se con la tecnica del DNA ricombinante è possibile superare gli steccati filogenetici trasferendo costrutti genici da una specie all’altra, con l’ingegneria proteica è addirittura percorribile la strada della costruzione ex novo di geni artificiali da impiantare nello zigote, modificandone la morfologia e l’azione.
Secondo alcuni studiosi, nel prossimo futuro sarà possibile la costruzione artificiale di cellule complete, e quindi di organismi progettati interamente dall’uomo o dalle macchine.
Questo significa che il mondo vivente si sta trasformando in una vera e propria biofabbrica aperta a tutte le possibili iperboli progettuali.
Inoltre, dalla fine degli anni Novanta, l’avvento della pecora Dolly ha modificato il concetto di indivisibilità dell’identità genetica: attraverso i processi di clonazione, oggi è infatti possibile partire da una cellula adulta per realizzare un nuovo embrione che presenta lo stesso patrimonio genetico del donatore, oppure dar vita a cellule staminali progenitrici di tessuti omologhi al donatore, da utilizzare per impianti.
È allora evidente come tali potenzialità operative aprano il campo a mirabolanti applicazioni, ma siano al contempo seguite da inquietudini e delicatissimi quesiti di ordine bioetico.