|
Il libro racconta la storia e le avventure dell'autore da quando, a partire dagli anni '80, ha cominciato ad utilizzare la bici come mezzo di trasporto a New York e poi in giro per il mondo. Il punto di vista del ciclista sul sellino è stato quindi la sua finestra panoramica sui paesaggi urbani, attraverso la quale cogliere scorci rivelatori della psiche dei loro abitanti. New York, Istanbul, Berlino, Sydney, Manila, Buenos Aires, San Francisco sfilano così davanti ai nostri occhi in un’insolita serie di fotografie, insieme ad aneddoti e curiosità, musiche e personaggi singolari, mode e tendenze, unite dal filo rosso di un’urbanistica tiranneggiata dall’automobile e dall’esigenza di riplasmare le nostre città per migliorare la qualità della vita in attesa di una rivoluzione ecologica.
Estratto dall'Introduzione:
Ciascuno dei capitoli di questo libro si concentra su una particolare città, anche se avrei potuto includerne molte altre. Non c'è da stupirsi se le diverse metropoli hanno un proprio volto caratteristico e un modo peculiare di esprimere ciò che ritengono importante. A volte le domande e il corso dei pensieri di una persona sembrano predeterminati da ciascun paesaggio urbano. Così, ad esempio, alcuni capitoli hanno finito per concentrarsi sulla storia del paesaggio urbano, mentre altri si rivolgono alla musica o all' arte, a seconda della città. Naturalmente, alcune metropoli si mostrano più accoglienti di altre nei confronti del ciclista. Ciò non dipende solo dalla geografia o dal clima, anche se questi aspetti sono indubbiamente rilevanti, ma anche dai tipi di comportamento incoraggiati e dal modo in cui certe città sono organizzate, o non organizzate. Sorprendentemente, a volte le meno accoglienti si rivelano le più interessanti.
Roma, ad esempio, è fantastica in bicicletta. Dal momento che il traffico automobilistico delle città del centro Italia è notoriamente caotico, la bicicletta può far risparmiare del tempo negli spostamenti e, se si evitano i celebri colli di questa città, si può scivolare da una veduta straordinaria alla seguente. Non è assolutamente una città "amica" della bicicletta - l'atmosfera da ognuno-per-sé non ha incoraggiato la creazione di piste ciclabili sicure in queste metropoli ma se si accetta tale realtà, almeno temporaneamente, e si sta attenti, è un' esperienza vivamente consigliata.
Alcuni di questi diari risalgono anche a una dozzina di anni fa. Molti furono scritti durante visite di lavoro nelle varie città - nel mio caso, per una esibizione o una mostra. Molte persone svolgono un'occupazione che le porta in tutto il mondo. Ho scoperto che andare in giro in bicicletta per qualche ora al giorno - anche solo fino al lavoro e ritorno - mi aiuta a conservare l'equilibrio. La gente tende a perdere la bussola durante i viaggi perché, quando viene sradicata dall' ambiente fisico a lei familiare, anche le connessioni psichiche tendono ad allentarsi. A volte è un bene - può aprire la mente, offrendo nuove intuizioni ma spesso è sgradevolmente traumatico. In un luogo estraneo, alcune persone tendono a ritirarsi in se stesse o nella propria stanza d'albergo, oppure ad assumere un atteggiamento critico nel tentativo di riprendere il controllo della situazione.
Quanto a me, trovo che la sensazione fisica di muoversi esclusivamente grazie alle proprie forze, congiunta al senso di padronanza che caratterizza gli spostamenti su due ruote, sia piacevolmente tonificante e rassicurante, sebbene temporanea, e sufficiente a fornirmi un centro di gravità per il resto della giornata. Sembra quasi una forma di meditazione, e in un certo senso lo è. Compiere un atto familiare, come guidare l'auto o andare in bicicletta, ci pone in una regione mentale non troppo profonda, né troppo coinvolgente.
Si tratta di un' attività ripetitiva, meccanica, che distrae e tiene occupata la coscienza, o almeno una sua parte, in modo non troppo impegnativo - non espone al rischio di venir colti di sorpresa. Favorisce uno stato psichico che permette all'inconscio di affiorare, ma senza esagerare. Per chi è convinto che la fonte primaria del proprio lavoro e della propria creatività vada cercata in questi affioramenti, è un luogo fidato dove trovare tale contatto.
|