In Occidente l’immagine del bivio, della decisione come fardello, taglio radicale e cursus irreversibile, fissa da sempre lo stereotipo dell’identità maschile: scelta del dovere di contro al piacere e alla «mollezza», appannaggio femminile, e scelta tra virilità di sacrificio, a fortiori eterosessuale, ed emozionalità omosessuale.
La costruzione degli stili di vita antiedonistici che definiscono il maschile è avvenuta attraverso regimi discorsivi di dominazione simbolica che naturalizzano un dato tutto culturale. Il linguista Berrettoni fa un lungo passo indietro e riflette sul carattere di enigmaticità di questo dato, che in origine presentava anche valenze congiuntive, non solo disgiuntive: il pensiero greco era infatti capace di figurarsi le relazioni amorose indipendentemente dalla polarità tra maschile e femminile.
Lo testimoniano i miti dell’indistinzione – Adone dall’ambivalenza seduttiva, Eracle guerriero, eroe della scelta che accoglie però in sé il disordine del nomadismo e della melanconia – e alcune «catastrofi» che quell’indistinzione hanno cancellato, prima fra tutte la rivoluzione «apatica» prodotta dalla scrittura alfabetica, che ha normalizzato l’eccedenza somatica, il lusso sensibile dell’oralità e ha irrigidito l’immaginario oppositivo del maschile/femminile, respingendo nell’ombra della colpevolezza il suo terzo escluso, l’omosessuale.
Indice
parte prima
Figure e miti della maschilità
Il mito di Adone: ambiguità dell’homme à femmes
Ercole e il bivio
La scrittura del corpo
parte seconda
Il terzo escluso: l’omosessualità come problema parte terza Un mostro si aggira per l’Europa