Il nostro breve ma intenso testo si occupa del cosiddetto "Consiglio dei santi". Si tratta di una gerarchia esoterica di santi protettori, veri e propri guardiani della luce e custodi della saggezza e della religione immutabile, la cui azione si svolge in modo puramente spirituale e la cui sede inaccessibile si situa nel cosiddetto “mondo immaginale”, il luogo dove i corpi si spiritualizzano e gli spiriti assumono forme corporee. Benché l’autore faccia riferimento ai mandatari islamici di queste funzioni, non è difficile scorgere dietro le sue parole, anche una velata allusione ai veri rappresentanti della Tradizione primordiale che risiedono nel Centro Supremo del nostro mondo, centro a cui sono stati dati numerosi nomi simbolici quali “Terra dei Viventi”, “Terra dei Beati”, “Isola Bianca”, “Terra dei Santi”, “Terra d’Immortalità”, e molti altri ancora.
Dall'Introduzione
Il Libro della Dimora spirituale del Polo, in arabo Kitâb manzil al-qutb, è un breve trattato di Ibn ‘Arabî (m. 1240) che fa parte della raccolta intitolata Rasâ’il Ibn ‘Arabî: si presenta come un testo piuttosto conciso (consta infatti di sole 18 pagine, nell’edizione, ormai classica, stampata a Hayderabad). Tale brevità si accompagna inoltre, a una presentazione della tematica dottrinale, per così dire, in medias res, perciò il testo risulterebbe di difficile comprensione per il lettore che non avesse già conoscenza del contesto spirituale specifico in cui si colloca l’opera, da un lato, e non avesse precedente esperienza degli scritti e del linguaggio di Ibn ‘Arabî, dall’altro.
Dal punto di vista dottrinale, infatti, molto non solo non viene precisato, bensì neppure detto; molte nozioni, anche di imprescindibile importanza, sono date per scontate, come la perenne presenza, nel mondo, di una gerarchia esoterica di Santi, stabilmente strutturata (per quanto non secondo una modalità esteriore e materiale), e ancora la dottrina dell’Uomo Universale (al-insân al-kâmil) e la sua stretta connessione alle figure califfale e polare. Manca persino una presentazione in linea generale delle figure spirituali che sono l’oggetto stesso del testo, vale a dire il Polo e le due Guide (i due Imâm) che lo fiancheggiano come suoi ministri.
La notevole concisione del testo originale richiede pertanto un’illustrazione, se non altro per sommi capi, del quadro di riferimento dottrinale in cui l’opera si colloca; nel fare ciò, ci si è proposti di cogliere innanzi tutto gli spunti offerti dal trattato stesso, quanto ai grandi temi di valore iniziatico che vi sono implicati, e si è cercato di chiarirli facendo ricorso il più possibile ad altri scritti del medesimo Autore, maggiormente espliciti o completi, a partire, in primo luogo, dalle grandiose e capitali Futûhât al-makkiyya.