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Hillman considera il suicidio non soltanto come una via di uscita dalla vita, ma anche come una via di ingresso nella morte. Poiché nell'esperienza della morte l'anima trova una rigenerazione, l'impulso suicida non va necessariamente concepito come una mossa contro la vita, ma come una andare incontro al bisogno imperioso di una vita più piena. Più che essere spiegato, ci dice in sostanza l'autore, il suicidio attende di essere compreso. "Il suicidio è una delle possibilità umane. La morte può essere una scelta. Il significato di tale scelta è diverso secondo le circostanze e gli individui. Il problema analitico inizia qui, dove terminano i resoconti e le classificazioni. All'analista interessa il significato individuale di un suicidio, che non è dato dalle calssificazioni.
L'analista presuppone che il comportamento abbia un "dentro" dotato di senso e che, considerando il problema dall'interno, egli sarà in grado di comprenderne il significato. Questo approccio è psicologico. Vale a dire, assume l'anima come sua premessa prima o metafora radicale." Quest'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1964, e resta tutt'ora l'opera che fece emergere James Hillman come uno dei più importanti psicologi della nostra epoca.
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