Tra ricordi e riflessioni, Castaneda parla di sé, del suo maestro, lo stregone indio don Juan, e del gruppo di tre donne che oggi lo affiancano, Florinda, Taisha e Carol.
Con loro, da alcuni decenni, Castaneda segue il cammino di conoscenza indicato da don Juan, imperniato su pratiche e tecniche sciamaniche risalenti all'antico Messico: il «sognare», la «ricapitolazione» della propria vita, l'«arte dell'agguato», la «follia controllata».
Secondo gli antichi «stregoni», la ricerca del contatto diretto con le segrete energie che dirigono la vita è la «via» che conduce oltre le prote della percezione, verso la vera realtà, al di là di ogni consueto ruolo e condizionamento sociale.