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<< torna indietro     nella localit&arave;: INTERNAZIONALI     argomento: Notizie & News del: 05/01/2013
News: LA BATTAGLIA DI "FIFTY MILLION MISSING" CONTRO IL FEMMINICIDIO IN INDIA

tratto da: http://50millionmissing.wordpress.com/

Più di 50 milioni di persone (pari all'intera popolazione di Svezia, Austria, Belgio, Portogallo e Svizzera) in circa 70 anni  sono state sistematicamente sterminate per l'unica ragione di essere femmine. Rita Banerji, fondatore della campagna Fifty million missing (Cinquanta milioni che mancano all'appello), parla senza mezzi termini di un genocidio, la cui arma principale è l'aborto selettivo: ma milioni di bambine la cui unica colpa è appartenere al sesso "sbagliato" sono uccise subito dopo la nascita, e in questo paese la frase "è femmina", pronunciata dall'ostetrica, può ancora suonare come una sentenza di morte.

Già dal 1997 (18 anni dopo l'introduzione in Cina della politica del figlio unico, tesa a limitare le nascite) l'Organizzazione mondiale della sanità ha bollato l'aborto selettivo come un atto di violenza contro le donne: ma in India, come pure in Cina, l'eliminazione delle femmine, quando una ecografia rivela che il nascituro appartiene al sesso "sbagliato", è una piaga generalizzata.

Questa pratica produce in primo luogo uno squilibrio demografico: in Cina il rapporto tra maschi e femmine sul complesso della popolazione è di 131 a cento; nella provincia dello Zhejiang si contano attualmente 860mila maschi al di sopra dei 22 anni contro 260mila femmine, e su 25 milioni di bambini che ogni anno nascono in Cina, i maschi sono in media 750mila più delle femmine. E' stato calcolato che in India e Cina si eliminano più bambine di quelle che nascono in America ogni anno.

E' soprattutto in India, dove essere femmina può costare la vita anche a quelle riuscite a diventare adulte, che il fenomeno assume i connotati più cruenti. Rita Banerji sottolinea che sono sei, in questo paese, le principali cause di morte per il sesso femminile: l'infanticidio, la morte nell'infanzia per fame e maltrattamenti, la morte delle donne costrette a ripetuti aborti perché il feto è femmina, le uccisioni che ruotano intorno alla questione della dote delle figlie, i "delitti d'onore", il linciaggio delle "streghe".

Il metodo "di elezione" di questo genocidio del sesso femminile è certamente l'aborto selettivo, assieme all'infanticidio. Nello stato meridionale di Tamil Nadu l'uccisione delle femmine è talmente comune che le seconde figlie femmine vengono chiamate "le bambine destinate alla fossa".

Se una figlia è considerata un fardello, due sono un peso che le famiglie non possono assolutamente permettersi: perché tirare su una figlia costa, soprattutto per la dote matrimoniale, che sebbene illegale viene tuttora pretesa dalle famiglie dei mariti, le uniche a godere i profitti dell'oneroso investimento compiuto dalla famiglia di origine. Affogate, soffocate, sepolte vive.

Dalla nascita al primo anno di età, le bambine vengono annegate, oppure avvelenate, ammazzate facendo loro mangiare sale, o anche seppellite vive; ma vi sono anche metodi che possono essere certificati dai medici come decessi naturali, quali tenergli addosso coperte bagnate per indurre la polmonite o ucciderle dando loro da bere alcool per causare una inarrestabile diarrea.

Il tasso di mortalità per le bambine, tra uno e cinque anni, è in India 75 volte più elevato di quello dei maschi: muoiono 100 femmine ogni 56 maschi, mentre il tasso di mortalità in questa classi di età nel mondo è di 116 maschi ogni 100 femmine. E molte donne e bambine uccise sfuggono alle statistiche perché in ospedale nemmeno arrivano, e nessuno indaga. 

Pubblicato nel 2011 in Archives of pediatric and adolescent medicine indica che un milione 200 mila bambine, la cui nascita è stata registrata in India tra l'85 e il 2005 sono morte nei primi mesi di vita. Un altro milione 800 mila sono morte prima di arrivare ai sei anni: ma moltissime sono soppresse, spesso dalla madre, all'atto del parto. Lascia inorriditi, nel trailer del documentario It's a girl, il racconto di una donna che tra risatine imbarazzate racconta di aver soffocato e seppellito in un campo, con le sue mani, le otto figlie che aveva partorito, perché erano del sesso "sbagliato".

E comunque in India muore una donna ogni 5 minuti per cause collegate ad un aborto, ad una gravidanza, al parto. Alle donne si nega la dignità. Basta guardare i titoli recenti dei giornali indiani: "Le danno fuoco perché mette al mondo una femmina" è un titolo quasi di routine; come pure "Trovata neonata nel cassonetto, la seconda in una settimana".

La strage di donne, sostiene Rita Banerji, affonda le sue radici in una organizzazione sociale patriarcale, che priva le donne di ogni diritto e persino della dignità di esseri umani. E che lega il loro destino all'usanza della dote, tuttora la forma più facile di acquisizione del reddito per intere famiglie: per questo tutti vogliono un figlio maschio, per assicurarsi una rendita a vita grazie alla nuora. L'eredità solo ai maschi. E i genitori della donna, col pagamento della dote, si assicurano dal canto loro che la figlia non possa avanzare pretese sulla futura eredità, che andrà esclusivamente ai figli maschi. Inoltre a un reddito più elevato corrisponde una rendita dotale più elevata: ecco perché la strage delle donne non è figlia solo dalla miseria, ma persiste anche negli ambienti economicamente privilegiati. Senza contare che ammazzare una moglie è più conveniente di un divorzio, perché da separata lei potrebbe reclamare indietro la dote corrisposta alla famiglia del marito.

La campagna internazionale contro l'infanticidio e il femminicidio è stata al centro del convegno sotto l'egida dell'Onu, che si è tenuto a Vienna nel novembre scorso, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, cui hanno preso parte esponenti dei governi, rappresentanti di Ong, attivisti dei diritti delle donne. Dal convegno è scaturita la dichiarazione di Vienna sul femminicidio, in cui si esortano gli stati membri delle Nazioni Unite e l'intera società civile a porre fine a questa piaga.


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