LO STRUMENTO DEL CERCHIO
Lo strumento del cerchio di condivisione o del consenso è un momento sacro: all’interno di questo ci si sente partecipi di qualcosa di più grande, che tiene stretta la comunità. Per questo motivo è necessario ogni componente della comunità partecipi. L’andamento del cerchio è sempre dettato dalla vita concreta che in quel momento attraversa il gruppo, manifesta l’energia che governa il luogo e potenzia le relazioni tra gli individui. Accettando ogni sfumatura come parte del disegno generale apprendiamo la vera sfida della pazienza, sia per i tempi della condivisione, che si fanno molto lunghi, lasciando ad ogni anima l’opportunità di esprimersi e sia per lo sforzo continuo di comprensione reciproca che ci impegniamo a fare.
Il cerchio è come un campo in cui cresce rigoglioso ogni genere di pianta, seminando l’ascolto verso la parte più profonda di noi e l’ascolto degli altri sperimentiamo la fiducia, ci liberiamo dei condizionamenti e delle maschere, ritrovando noi stessi e il nostro equilibrio che ci permette davvero di sintonizzarci con gli altri. È uno spazio interiore quello che si vive durante una condivisone, è nostro personalmente e intensamente e ci sentiamo accolti quando scopriamo che ciò di cui facciamo esperienza dentro di noi lo possiamo condividere con gli altri. Nei momenti di crisi incontrarsi, guardarsi in faccia, dedicarsi del tempo ci dà la possibilità di eliminare le tensioni che si vanno accumulando prendendole di petto e facendole emergere per affrontarle con la forza di tutti, assimilando l’insegnamento del perdono, che può farci più aperti nel cuore e più elevati.
Chiaramente non è così semplice, spesso è veramente faticoso dover sopportare ore interminabili di riunioni, quasi quanto è faticoso vivere insieme, ma alla fine dobbiamo riconoscere che questo tempo e questo spazio che apriamo per noi e per tutti, in maniera così consapevole, ci regala un benessere ulteriore che percepiamo nettamente nel fluire dell’energia tra le parole, nel silenzio che segue la fine e anche oltre, perché è un’esperienza trasformativa che non ci lascia mai gli stessi di prima, sancendo una volta ancora il legame, una volta ancora in maniera più sottile. Nel cerchio siamo chiamati a prenderci la responsabilità della nostra parola, che deve puntare alla verità. Al centro del cerchio la nostra parola andrà a toccare il centro di ogni persona. Se si ascolta attraverso le orecchie del cuore possiamo sentire davvero la voce più intima della persona. Il filtro della mente invece ci porterà a cadere nel giudizio e a percepire sulla base dei nostri schemi e fraintendimenti ciò che fluisce spontaneamente. Il cerchio è un esercizio di purificazione della parola, che mette in gioco ogni individuo per creare un tutto. È il punto di partenza per relazioni nuove e più sentite.
Ogni volta che ci si incontra in un cerchio bisogna cercare di arrivarci preparati, abbandonando ciò che è stato la volta precedente, i conflitti passati o presenti. In questo luogo si ammette l’altro per ciò che è, perdonandolo. Per questo si dice riunione (re-unione) perché non esiste momento più adatto per riconciliare animi discordanti. Viene portato a galla tutto ciò che era sommerso. Stiamo insieme nonostante tutto e questa è un’occasione per noi di ristabilirci all’interno del gruppo e di dargli nuovo valore.
Attraverso lo strumento del cerchio diamo ritualità a questo momento di condivisione e di confronto, ci prendiamo l’impegno di essere presenti come noi siamo e di accettare gli altri allo stesso modo, creando relazioni basate sugli aspetti positivi che ci vengono ogni giorno regalati, anche dai vissuti delle altre persone. Ci nutriamo di relazioni a 360° comprendendo il dono di ricchezza della condivisione e della convivenza.
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