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LE ARTI DEL BENESSERE
Medicine naturali del corpo, della mente e dell'anima
LE ARTI DEL BENESSERE
LO SPIRITUALE NELLA MEDICINA
LO SPIRITUALE NELLA MEDICINA


di Massimo Morasca

Negli ultimi decenni abbiamo assistito in Occidente a duna graduale involuzione della formazione del medico in contrasto con la grande evoluzione “scientifica” della medicina; essa è andata via via svuotandosi dei contenuti più ricchi e trascendenti, per dar posto invece esclusivamente ad insegnamenti scientifici di impostazione meccanicistica. E’ scomparsa così l’immagine dell’uomo nella sua interessa psichica e somatica, sostituita da quella di un omuncolo scomposto nelle sue singole parti fino ad arrivare all’infinitesimale. Ciò è da imputare indubbiamente al generale cambiamento della psiche dell’uomo occidentale che, nel divenire moderna, ha perduto la capacità di accettare i suoi aspetti arcaici come parte integrante del Sé.  Continua...

LA SALUTE OLISTICA
LA SALUTE OLISTICA


di Teresa Chindamo

SANI NEL CORPO Se proviamo a sfogliare le pagine di un giornale o a fermare per un attimo l'attenzione sui messaggi pubblicitari che ci vengono offerti dallo schermo televisivo o dai cartelloni affissi sui muri delle nostre città, possiamo notare l'accanimento con cui ci vengono proposti integratori alimentari, vitamine, oligoelementi, tutte apprezzabili conquiste della nostra epoca che suscitano il nostro entusiasmo e una nuova fiducia. Anche il meritato successo dei prodotti biologici e biodinamici, la ribellione che si diffonde sempre più tra i cittadini contro l'inquinamento di ogni genere che ci soffoca sono una prova evidente della nuova considerazione in cui teniamo la nostra salute. Continua ...

CHE COS'E' LA TERAPIA OLISTICA
CHE COS'E' LA TERAPIA OLISTICA
di Maggi Lidchi Grassi

Per avvicinarsi nel modo giusto alle terapie “olistiche” è importante sapere che il corpo ha in sé un meccanismo che lavora costantemente per mantenere la salute e che la malattia ne fa parte, è il messaggio per dirci che qualcosa dev’essere fatto.
La terapia è cattiva se riduce e sopprime, è olistica se si propone di aiutare l’individuo ad evolversi.
L’omeopatia, l’agopuntura e tutte le altre terapie alternative possono essere praticate in un modo meccanico e superficiale che le riduce al livello di una terapia qualunque, che si accontenta di sopprimere i sintomi. Vorrei citare qui un passaggio di Henry Miller che parla di una sua esperienza di guarigione “olistica” avvenuta ad Epidauro. Continua...
MEDICINE CHE UCCIDONO
<b>MEDICINE CHE UCCIDONO </B> di Maurizio Blondet

I farmaci "di sostituzione ormonale" promettono alle donne di restare giovani, di ritardare la menopausa e di sconfiggere l'osteoporosi. Ora si scopre che due medicinali molto diffusi, il Premarin e il Prempro, provocano cancro, embolia polmonare, infarto e demenza.
In USA, almeno 14 milioni di donne si sono viste prescrivere le due medicine. Ma poiché esse sono in commercio da 40 anni, sono circa cento milioni (tre generazioni) le donne americane in pericolo. Lo ha stabilito uno studio di un ente indipendente, il Women's Health Initiative (WHI).
Il principio attivo dei due farmaci è estrogeno estratto dall'urina di vacche e cavalle, che contiene tre tipi di estrogeni, di cui due non naturali per la donna. Inoltre il Premarin contiene progesterone sintetico, anch'esso non identico all'ormone umano. Il dosaggio aumenta la pericolosità.
Continua...
PSICODINAMICA
<b>PSICODINAMICA </b> di Marco Ambrosio

Conosciuta anche come Dinamica Mentale, è quanto di più efficace si possa attualmente utilizzare per sviluppare e ottimizzare le proprie risorse mentali, in quanto sintetizza il meglio tra tutte le possibilità offerte da Training Autogeno, Sofrologia, rilassamento psicofisico, meditazione creativa.
La condizione di partenza è uno stato di profondo rilassamento autoindotto tramite semplicissime tecniche di immaginazione creativa e respirazione, allo scopo di rallentare la frequenza delle onde cerebrali dallo stato beta allo stato alpha. Lo stato beta è la condizione che normalmente ci permette di interagire razionalmente con la realtà contingente e indica che le onde cerebrali (misurabili con l'elettroencefalografo) oscillano con una frequenza di circa 14 Hz (cicli al secondo). Le onde alpha hanno una frequenza di circa 8-13 Hz e caratterizzano lo stato di coscienza (o supercoscienza) che principalmente interessano la Psicodinamica.
Continua...
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OMEOPATIA E' LA SCIENZA E L'ARTE DI GUARIRE



di Gloria Alcover Lillo 

Scienza perché riesce a scoprire principi e leggi di natura universale che si compiono sistematicamente, dando certezza all’atto terapeutico. Attraverso questa scoperta e verifica continua dello svolgimento dei fenomeni vitali e dei rapporti fra questi diversi fenomeni, Hahnemann, lo scopritore dell’Omeopatia, riuscì ad elaborare un metodo col quale quello che si fa è quello che si deve fare per riuscire a fare scaturire con la massima velocità, dolcezza e in modo permanente la reazione curativa nell’ individuo malato. Un modo di intervento sulla natura dell’ individuo che offre la certezza sufficiente capace di dare al paziente ed al medico la possibilità di soddisfare e compiere l’atto curativo.

La scoperta di tutta questa serie di principi e leggi che adesso nominerò è quello che costituisce la parte scientifica dell’omeopatia:
-1. Il Vis medicatrix natura (riconoscimento della Forza Curativa della Natura).
 -Natura morborum medicatrix (la natura come il migliore medico della malattia)-.
-2. Sperimentazione Pura ( di una sostanza alla volta sull’uomo sano).
-3. Similia Similibus Curentur (il simile cura il simile).
-4. Individualità morbosa  (ognuno soffre e fa la malattia  secondo la propria natura e individualità).
-5. Individualità Medicamentosa (ogni medicamento ha un suo specifico potere insostituibile).
-6. Predisposizione patologica ereditaria (lo squilibrio strutturale tramandato, tanto psichico come fisico o malattia cronica: prodotto della soppressione delle esplosioni acute mal guarite)
-7. Dose minima (minima impronta necessaria per fare scaturire la reazione curativa).
-8. Dinamismo Vitale (l’energia della materia, motore e causa efficiente della malattia e della salute).

La scienza dell’omeopatia nasce da questa parte inevitabile di ogni scienza che è la sperimentazione. Soltanto che, per prima e ancora unica, l’Omeopatia fa sperimentazione dentro la categoria degli esseri ai quali si deve rivolgere: l’umanità.  L’Omeopatia sperimenta dentro un laboratorio che, nonostante non conosciamo con totale precisione tutta la sua costituzione, in ogni modo è vivo.  Dentro a questo laboratorio, misterioso, in parte poco conosciuto, viene liberata tutta una serie di risposte organizzate, tanto psichiche come fisiche, tanto materiali quanto energetiche e spirituali, dove tutto l’essere, visibile e invisibile risponde ad un stimolo nuovo: la sostanza che viene sperimentata; ed è una risposta reale, scientifica perché riproducibile in ogni momento e in qualsiasi tempo. Pertanto, possiamo affermare che  la forza scientifica dell’Omeopatia è la conoscenza che viene sviluppata attraverso la sperimentazione fatta sull’uomo sano perché possa essere capito l’uomo malato.

Perché l’uomo sano possa essere un giusto sperimentatore è necessario che non soffra di una malattia grave attiva, ne psichica ne fisica, per la quale tutto il suo organismo si troverebbe fuori dall’ordine minimo che gli appartiene.  Quando si fa sperimentazione sull’uomo malato, la risposta non è valida perché la capacità reattiva dell’individuo è disorganizzata già per la propria malattia attiva. Tuttavia sano non significa perfetto: significa che si trova dentro a limiti d’equilibrio che gli permettono di reagire con giustezza di fronte agli stimoli esterni ed interni. E’ attraverso la sperimentazione che si scopre che:

“Una sostanza è in grado di guarire nel malato soltanto i disturbi e le  alterazioni fisiche e psichiche che è stata in grado di provocare nello sperimentatore sano”.

Ma, l’Omeopatia è, e deve essere, allo stesso tempo arte perché mette in contatto, tra paziente e medico, quelle dimensioni invisibili dove due anime s’incontrano e fanno assieme non solo un pezzo di percorso, ma un atto di conoscenza reciproco: una forma di rivelazione. Come scrisse  KandinsKi: “arte è rendersi conto di cosa sta accadendo e riuscire ad esprimerlo”. ...Si, arte è la espressione dello spirito.

L’Omeopatia raggiunge  la categoria d’arte  nell’ atto medico, attraverso il quale, le piú alte facoltà dell’essere umano dirigono l’incontro attraverso una sorte di contemplazione dello sconosciuto, scoprendosi a vicenda due anime umane per riuscire a comprendere e comprendersi, sentire la comunione, la continuità e lasciarsi guidare a vicenda, uno verso il mondo dell’ombra della sofferenza  e l’altro verso il mondo della luce della guarigione che soltanto apparirà se questi due uomini si accompagneranno fino in fondo alla strada.

L’Omeopatia è arte della clinica perché il medico diventa un artefice con  gli strumenti giusti e potenti per affrontare le difficoltà. Sarà un intermediario che, attraverso la percezione, l’intuizione e la conoscenza previa e reale dell’essere umano, riuscirà progressivamente ad avere una maggiore capacità per identificare che cosa è degno d’essere guarito, che cosa deve essere modificato nell’organismo dell’individuo che sta soffrendo per poter dare al suo organismo tutto lo stimolo giusto e preciso affinché riesca a fare scattare il meccanismo della reazione curativa naturale che è insita nel suo essere vivente, cioè il meccanismo di ritorno all’equilibrio che gli appartiene.

Pertanto la dimensione dell’arte dell’omeopatia non è una dimensione così volitiva e caotica. La dimensione dell’arte è possibile quando un essere umano è riuscito a sviluppare la virtù necessaria, in questo caso, il potere e le facoltà per agire come guida e terapeuta. E questo soltanto accade quando, dopo la conoscenza di tutto quanto rappresenta un metodo, con la sua rigorosità e l’organizzata disciplina in accordo con l’esperienza, il medico va sviluppando la capacità di vedere al di là e di dimostrare ogni passo necessario per arrivare al ritorno alla salute, all’equilibrio  individuale e sociale, non solo all’assenza di “malattie”.  Dico dimostrare perché il medico artista, che agisce scientificamente, non deve solo vedere ma anche essere in grado di dimostrare l’efficacia delle verità scoperte, a se stesso e agli altri, perché la vera conoscenza scientifica deve essere trasmissibile e comunicabile.

Deve dimostrare che quello che percepisce come degno di essere guarito è vero e forma parte di una struttura di sofferenza reale. L’arte permette al medico di  entrare nell’anima del paziente, aprire le porte più ermeticamente chiuse, svelare il nascosto attraverso le metafore cristallizzate nel corpo e  fare sentire al paziente il desiderio di aprire il profondo di se perché sente che, assieme, potrà far fronte alle difficoltà...

La scienza darà il metodo, la tattica, la strategia, darà gli strumenti opportuni per percorrere la strada con certezza, non importa quanto sia laboriosa, faticosa o lunga la lotta. Nel caso dell’Omeopatia gli strumenti sono i medicamenti potentissimi e delicatissimi allo stesso tempo, dinamici, invisibili nella materialità, come le energie, come l’anima, come lo spirito dell’essere umano, ma corporei perché agiscono corpo a corpo, dalla sua materia corporea dalla quale parte la elaborazione del medicamento alla materialità  del corpo umano attraverso la quale potrà essere espressa la sua virtù intrinseca. Sulla sperimentazione....

Conviene precisare che quando parliamo d’Omeopatia parliamo dell’ Omeopatia unicista, come conseguenza logica e fedele della sperimentazione stessa, visto che questa è stata fatta somministrando ad ogni sperimentatore  la stessa sostanza a diversi dosaggi ma soltanto UNA SOSTANZA PER VOLTA. Quando una sostanza si mette in contatto con l’organismo dello sperimentatore, questo, stimolato dai poteri energetici intrinseci di questa sostanza, magnetici ed altri, inizia a “vivere” sotto l’effetto di queste nuove forze estranee al suo organismo, cioè le forze della sostanza che  viene sperimentata. Sostanza che può essere appartenente al regno minerale, metallo o metalloidi, vegetale, animale, ecc. Cioè, qualunque sostanza che non rappresenta un alimento per l’individuo e che in conseguenza viene metabolizzato e usato come tale per l’organismo.

Che cosa si scopre durante e dopo la  sperimentazione ? Cosa si riesce a conoscere con precisione?  Certamente il potere che ha il medicamento di cambiare il funzionamento dell’organismo sul quale agisce, con tutte le sue peculiarità, modalità e variazioni.  Ma non è meno interessante precisare che, nonostante la conoscenza di questo potere, nessun medico è in grado ancora di usarlo bene perché gli manca di conoscere quale sarà il modo di applicare le forze del medicamento ai bisogni del paziente.  Per poter usar bene questo potere bisogna capire qualcosa di assolutamente fondamentale:la Legge di guarigione della Natura. Cioè, qual’è il rapporto obbligatorio e necessario tra i fenomeni che riconosciamo come “bisogno terapeutico”= malattia, e “potere terapeutico” = rimedio.

Attraverso la sperimentazione riesco a capire i diversi poteri di cambiamento che ha ogni sostanza in sé: questo è un medicamento. Ma ancora non sono in grado di farli salire alla categoria di rimedio, perché ancora non si sa se questo medicamento può  rimediare o meno  lo squilibrio del paziente tutto. Per arrivare alla scelta giusta  del rimedio è necessario il metodo, con la applicazione delle sue Leggi e Principi, e l’arte attraverso l’atto medico che, come già ho detto, va ad esplorare profondamente quello che sta capitando, fuori e dentro, attraverso gli occhi del corpo e gli occhi dell’anima, allo scopo di  identificare qual è la struttura intima della sofferenza che è bisognosa di aiuto e allo stesso tempo, ancora suscettibile di essere aiutata.

E’ l’arte la dimensione che permette al medico di  capire quale è il giusto rimedio per ogni paziente individuale e individuato. A volte sarà una sostanza attraverso il suo potere, a volte un simbolo, una immagine, a volte un sorriso.
Qualunque stimolo dell’universale che compia con la serie di condizioni che soddisfino la Legge di Guarigione agisce omeopaticamente, compie la Legge Universale dell’Analogia, compie il Principio Universale d’Identità ed è in grado di  fare scaturire nell’individuo la reazione del suo Principio Vitale che lo farà rientrare nell’equilibrio che gli appartiene. Cioè , nell’equilibrio che può pretendere per le sue condizioni psico-biologiche, per la sua età, per la sua storia, per il suo di destino...

Le condizioni scoperte attraverso la sperimentazione sono queste: la  struttura dinamica di un essere vivente può essere modificata soltanto per un dinamismo stimolo che, essendo diverso in quanto alla sua natura, sia simile nei suoi  effetti e più potente che il dinamismo che si pretende di modificare.  Questo è la Legge del Simile. E questa Legge permette di avere una certezza scientifica nella terapeutica. E’ il fondamento di un metodo, di una strada sicura per arrivare allo scopo della guarigione possibile e individuale per ogni essere vivente bisognoso. Osservare, vedere la trasformazione della realtà della sofferenza, come capita attraverso l’Omeopatia, porta alla fiducia nella Vita, a riconoscere che veramente la parola Vita significa che ogni movimento vitale sceglie la vita e sceglie tutto quello che è necessario per continuare a vivere e realizzare pienamente quello che ogni essere vivente  è e deve essere fino al suo compimento totale. Includendo la sofferenza e la conoscenza di se stesso che ogni sofferenza da, scoprendo il senso in se stesso della trasformazione, del sacrificio individuale, con la propria morte e la propria rinascita individuale vissuta in ogni momento, attraverso la quotidianità della propria storia.

Di fatto, una delle grandi rivoluzioni della conoscenza dell’uomo è il tempo circolare, dove passato, presente e futuro sono un tutt’uno.  Già Aristotele e Tomaso d’Aquino affermavano che l’essere umano, l’essere vivente passa continuamente dalla potenza dell’atto, e progressivamente, attraverso la sua vita, intesa come  spazio - tempo, compie l’atto primo di se stesso, l’idea completa del suo essere creato portando a compimento la sua entelechia, parole molto filosofiche ma che fanno riferimento a una scoperta già compiuta: noi viviamo in un continuo presente, dove tutto ciò che siamo oggi è prodotto del passato ed il passato è compimento di un futuro verso il quale si organizza e dirige tutta la vita di un essere vivente, dove si trova il senso e la tensione della nostra realizzazione che dirige la nostra via e il nostro senso intimo di soddisfazione di noi stessi.  Pertanto, quando parliamo dell’essere umano parliamo di un essere vivente che porta con sé una storia che trascina dentro di sè, come un tutt’uno, il suo passato, presente e futuro. E tutto quello che facciamo, lo facciamo per il compimento di un futuro scritto nel passato e che si cristallizza progressivamente.

Un passato che sta chiamando sistematicamente al compimento di un futuro di noi stessi, tutto ciò che già siamo e che in verità stiamo cercando di realizzare pienamente attraverso il desiderio di utilizzare tutte le nostre facoltà individuali e sentire la nostra esistenza: il paradigma della vita nostra e della salute. Siamo spinti sistematicamente ad un movimento per raggiungere ed acquisire quello che ci manca per completare questo essere già scritto dentro di noi. Dicono i filosofi che il senso e la causa del movimento è questa: la necessità del cambiamento dovuto al fatto di essere incompleti ed essere, pertanto, spinti irrevocabilmente, seguendo leggi della Natura, a cercare tutto quanto ci conviene per completare noi stessi e compiere l’Opera del Creatore.

Che conseguenze ha tutto l’insieme di quanto è stato detto? Una delle conseguenze è dover riconoscere qualcosa di sorprendente: i sintomi sono buoni.  I sintomi sono salvifici!. Ma questo è uno scandalo, è uno dei grandi scandali degli ultimi tempi della medicina. I sintomi sono così buoni che devono essere rispettati, non soppressi, per poter essere capiti e per poter usare la conoscenza che deriva dal loro messaggio allo scopo di trovare la giusta strada per intraprendere il ritorno all’equilibrio individuale.  Il problema è che questo non è solo uno scandalo, è anche una notevole difficoltà.   Significa essere in grado di accettare il sacrificio del dolore come passo inevitabile della trasformazione verso questo compimento nostro, questo passo della evoluzione che ci porta dallo stato meno perfetto ad un altro più perfetto, da uno stato meno compiuto ad un altro più compiuto.

Nella società odierna, intensamente secolarizzata, l’individuo ha perso la comprensione che il sacrificio –sacrum-facere- è il mezzo attraverso il quale il dolore scopre e libera la sua intima sacralità di rinnovamento di vita. Non significa soffrire per annullare il piacere perché è peccato... significa riuscire a capire il senso intimo di quello che sta capitando, perché  la materia, la carne dove viene realizzato il sacrificio possa essere compresa e abbracciata nella sua totalità in movimento, dinamicamente e spiritualmente, in modo tale che venga modificata verso l’equilibrio.

Questa realtà carnale, materiale, più o meno sofferente, una volta abbracciata, comincia a non essere così violenta. Inizia a formare parte di noi, non solo razionalmente, ma come esperienza di tutto il nostro essere e, in questo abbraccio, già  si comincia a stimolare parte di questa forza vitale che è quella che, in definitiva spinge l‘individuo al compimento di se stesso, passato, presente e futuro, come un tutt’uno, psichicamente  e fisicamente. Frequentemente, quando si fanno affermazioni di natura universale, si tende a reagire con un certo scetticismo perché l’uomo di oggi, di fronte alle scoperte continue e ai cambiamenti frequentissimi dell’informazione sul mondo resta sovrastato, sbalordito e non ha la capacita di distinguere e di avere un criterio per ierarchizzare la conoscenza dell’informazione. 

Questo si mette in contrasto con un altra realtà: il fatto che tutti noi siamo stati educati ad una lettura dell’assoluto, in parte perché per secoli l’essere umano si è occupato filosoficamente e religiosamente dell’essere ontologico, cioè dell’essere in quanto essere e questo ha occupato tanto spazio, tanta preoccupazione per capire l’uomo nel senso trascendente e il senso del divino nell’uomo che, naturalmente, tutta questa lettura, già in forma ereditaria, è culturalmente parte di noi.

Ad un certo punto l’essere umano storicamente ha avuto bisogno di occuparsi dell’essere esistenziale, in parte come conseguenza dell’Illuminismo della Scienza, ma anche come risposta ad una comprensione progressiva e ad una maturità, nel senso d’incarnazione cristica, che inconsciamente va prendendo corpo e spazio nella storia. Una comprensione attraverso la quale l’uomo capisce che non siamo solo passivamente in prestito ma che il mondo ci appartiene in tale modo che sentiamo, abbiamo la facoltà e la necessità irrevocabile di trasformare questa terra, questa carne nostra, con le nostre mani e con il nostro cuore. Sentiamo che ci duole, che in questo sentire il dolore e la gioia la sappiamo, la riconosciamo nostra.  La amiamo e vogliamo amarla in tale modo che ci permetta scoprire i suoi misteri e, cosi facendo, di riuscire a capire, alla fin fine, che senso ha la vita che si nasconde nella Vita stessa. Sentiamo il desiderio di trasformare il mondo con questo cuore, questo amore, che siamo e vogliamo essere, a volte con consapevolezza, il più delle volte senza consapevolezza, soltanto con una sorta di istinto divino nascosto in noi.

In questo passaggio dalla filosofia ontologica alla filosofia esistenziale, c’è qualcosa che è rimasta mescolato dentro la nostra mente quando parliamo della Verità. E’ il fatto che inconsciamente noi, in modo automatico, pensiamo nella Verità Assoluta, cioè, come  detto, quella che appartiene soltanto all’Idea di Dio. Non ci rendiamo conto, spesso, che quando ci troviamo con qualunque conoscenza che appartiene al mondo, questo concetto di assoluto non le appartiene ma, noi, inconsciamente vogliamo trovare in questa conoscenza un senso di verità assoluta. Non ci rendiamo conto  che questa verità assoluta che non si può dare perché appartiene a Dio e non si può trovare in nessuna cosa particolare, nonostante la verità di ogni cosa particolare è gia un riflesso di questa ambita Verità Divina. 

Ma ci capita che quando non vediamo e non possiamo toccare con mano questa Verità sentiamo che la nostra conoscenza ci delude, e passiamo alla posizione scettica infantile opposta: niente è vero perché tutto è relativo. Come se non potessimo capire che la verità relativa propria d’ogni cosa a sé è vera tutta, ma con la caratteristica relativa alla natura della cosa e ai suoi limiti naturali.

Questa piccola considerazione sembra una sciocchezza, ma ha delle conseguenze non indifferenti nel pensiero dell’essere umano odierno e nella sua posizione di fronte alla vita.  La verità e la ricerca della Verità della vita attraverso le cose sono movimenti interiori fondamentali della realizzazione, determinano l’entusiasmo o la delusione, l’allegria o la depressione, il pessimismo o le fantasie ed i sogni che spingono una vita. Quando si parla della scienza, si può riproporre il problema. C’è una forte concorrenza e discussione su cosa è meglio e cosa è peggio.   Per mancanza di criterio e di strumenti per discernere si costruiscono le “opinioni” individuali per sentimentalismo o simpatia, in modo che alla fine, per non discutere, escludere nessuno, ecc... sembra che in definitiva, “tutto va bene”. E’ uguale una strada come un’altra.... e basta che uno trovi cosa gli piace, “a gusto del consumatore”. 

E’ vero che ognuno deve trovare ciò che è affine, adeguato e armonico alla sua propria natura, ma, se pretendiamo entrare nel linguaggio della conoscenza su qualcosa probabilmente sarà bene ricordare ciò che già qualcuno ha detto: la gerarchia tra le diverse  scienze dipende non soltanto dalla loro verità intrinseca, considerando che ognuna scopre una verità relativa e valida la gerarchia tra una scienza ed un’altra dipende anche dalla sua universalità e dalla sua dignità.

La bontà e la superiorità di un metodo è un logos medico che, per una parte dimostra la sua efficacia e la sua  verità sperimentalmente ed evidentemente, per l’efficacia continua del suo agire ma che, nella sua comprensione dell’uomo, è più universale, tanto concettualmente come dal punto di vista pratico e terapeutico visto che è in grado di occuparsi DELL’UOMO TUTTO, anzi! ancora di più!, visto che l’efficacia di un rimedio giusto è in grado di attraversare piani della struttura psicofisica ancora non svelati e pertanto di andare oltre a quello che si conosce dell’uomo avvicinandosi a quello che non si conosce e che, probabilmente, non si riuscirà a conoscere con la ragione, ma che forma parte vivente della sua realtà quotidiana e trascendente....questa medicina è, senza dubbio, una medicina gerarchicamente superiore perché la sua universalità gli permette di toccare ogni strato della costituzione dell’essere umano. E’ in grado di occuparsi tanto della corporeità, come di quello che si riconosce come anima, tanto delle alterazioni che manifestano una lesione della carne come di quelle che manifestano una alterazione delle  funzioni.

Una medicina che è tanto in grado di creare un’armonia tra i corpi sottili, com’è veramente in grado di occuparsi di sviluppare un’integrazione tra l’inconscio e il conscio,  permettendo che questa spiritualità, misteriosissima, fra Dio e noi, si apra progressivamente dando passo all’equilibrio. Facendo si che, sorprendentemente,  dopo la somministrazione di un rimedio o una serie organizzata di rimedi, sia possibile che qualcosa che è stato chiuso tutta la vita soffocando l’individuo, all’improvviso si apra, lasciando non solo il benessere fisico, ma la luce che c’era dietro l’ombra nascosta dell’individuo, dietro quella parte scura, che è chiamata sintomo.  Una medicina che si occupa di tutto questo e riesce ad abbracciare fino in fondo questa struttura costitutiva dell’essere umano, è, senza dubbio, come medicina,  superiore ad altre. Quando si parla di dignità, si parla della facoltà che l’essere umano ha di avere una condotta assolutamente giusta, rappresentativa, fra ciò che siamo e ciò che  rappresentiamo  e manifestiamo in quel momento preciso della nostra  vita. 

Pertanto, una medicina che si occupa non solo di togliere il dolore, non solo eliminare le manifestazioni “scomode”, anzi, che eticamente non accetta di  togliere il dolore se non quando si è modificata la struttura vera della difficoltà, una medicina che si occupa tanto del passato dell’individuo – attraverso la comprensione e modificazione della ereditarietà patologica che si occupa  del presente dove si cristallizza e precisa la sofferenza individuale e  che si occupa del futuro con tutte le prospettive di realizzazione  possibili, accompagnando e aiutando a capire i limiti e le risorse pratiche dell’individuo, evidentemente è una medicina che ha la dignità per essere chiamata, -e cosi è riconosciuta l’Omeopatia- la MEDICINA DELLA PERSONA, la MEDICINA DELL’UOMO NUOVO.

Quasi tutto quello che si fa oggi, sembra fare riferimento alla frase uomo nuovo. Ma, l’uomo nuovo non è niente di speciale, è semplicemente l’uomo che  sta per compiersi, che ancora non è riuscito ad esprimersi e che sta scritto dalla nascita dentro di noi.

Dopo tutte queste riflessioni profonde conviene precisare che L’Omeopatia  sintetizza dov’è il blocco che impedisce lo sviluppo di tutto questo straordinario processo di diventare veramente uomo attraverso la realtà quotidiana Facendo cosi, l’Omeopatia riesce a identificare il bisogno per poter dare uno stimolo terapeutico che non modifichi in modo negativo, altrimenti  è tutto il contrario, come diceva il prof. Del Giudice, ma che convinca amabilmente, che cambi l’informazione AMANTEMENTE  secondo l’Ordine della Natura, potrei dire io, sbloccando e attivando la parte buona essenziale e costitutiva dell’organismo tutto, che è sempre più grande della parte non buona, finché l’individuo non raggiunga il suo equilibrio. Di fatto, i filosofi, ai propri tempi scrissero che il Bene è assoluto, il Male è sempre relativo.

Mentre l’essere esiste è vivente, e pertanto lo stimolo terapeutico indirizzerà e ristrutturerà, ricondurrà, reinformerà, riprogrammerà, riordinerà l’equilibrio che gli appartiene, verso il suo futuro, mettendo in conto  il passato, mettendo in conto  il presente, ma riconoscendo innanzitutto che il movimento attuante va verso il futuro spinto da questa anima invisibile che porta il nostro nome e che si deve completare attraverso le manifestazioni della vita quotidiana.

L’applicazione corretta del metodo omeopatico hahnemanniano e ortodosso fa questo lavoro straordinario del riconoscimento di un rimedio, che passa naturalmente attraverso il medico che conosce e che ama la sua vocazione.

Il rimedio omeopatico o la serie organizzata di rimedi necessaria secondo la richiesta del bisogno del paziente opera in modo soave, veloce e da una stabilità di equilibrio permanente.  La cosa straordinaria è che, se il rimedio non è giusto, per quanto il medico sia innamorato del paziente e viceversa, ciò non accade, e se il rimedio è giusto, anche se il medico non è in modo speciale attento quel giorno e non è riuscito ad entrare in contatto con il paziente, il rimedio è sempre un potere della natura e sorprendentemente sempre amante, in pro della vita, riuscendo a trasformare l’individuo comunque, con e senza il medico, facendo tutto questo lavoro straordinario e profondo di apertura spirituale fisica e psichica, perché questa sta scritta nella propria natura come un dono incancellabile del Creatore, come una specie di patto scritto in noi per il solo fatto di vivere.    

Gloria Alcover Lillo
 
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