Le cose sono unite da legami invisibili, non si può cogliere un fiore senza turbare una stella - Albert Einstein

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Info
rilegatura: brossura
formato: 15 x 21 cm.
pagine: 144
ISBN: 978-88-6118-004-8
Editore: FioriGialli edizioni
Anno di pubblicazione: settembre 2006
Euro: 14.50
Approfondimenti
Prefazione di Satish Kumar
Indice
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Sulla Coscienza spirituale << torna indietro
L’assenza di desideri è uno stato mentale. A questo scopo, la via dello svadharma non è sufficiente; abbiamo bisogno di altri sussidi. Per accendere una lampada, non basta avere olio e stoppino; è necessario avere una fiamma. Quando la lampada è accesa, l’oscurità scompare. Come si fa ad accendere la lampada? Per accendere la lampada, abbiamo bisogno di purificare la mente, cosa che si può fare tramite un processo di autoesame.

Finché la mente non è purificata, finché non è quieta come un ruscello di montagna, non potremo raggiungere l’assenza di desideri. Le azioni compiute per purificare la mente sono dette ‘vikarma’.

Le tre parole della Gita, ‘karma’, ‘vikarma’, e ‘akarma’, hanno la massima importanza.
Karma è l’azione concreta esterna, compiuta come svadharma. La partecipazione di una mente pura, e di un cuore puro, a tale azione esterna, è detta vikarma. Se chiniamo il capo a qualcuno, ma non chiniamo il cuore, l’atto esteriore sarà privo di significato. Interiore ed esteriore devono divenire un’unica cosa. L’azione e l’attore devono divenire inseparabili.

Quando vikarma, l’azione compiuta dalla mente e dal cuore, entra nel karma, l’assenza di desiderio si fortifica gradualmente. Corpo e mente sono separati, hanno mezzi differenti per crescere. Se sono in armonia, la mèta è a portata di mano.

Per evitare che corpo e mente seguano direzioni differenti, noi adottiamo il sentiero dell’austerità esterna e della meditazione interna. Quando la mente non medita, le forme esterne di austerità, quale è il digiuno, sono interamente sprecate. Mentre si compie un’austerità, la fiamma interiore deve ardere costantemente.

Se abbandoniamo il piacere dei sensi, e non siamo uniti con la fiamma interiore, quale valore potrà mai avere l’atto fisico di digiunare? Se, anziché pensare a Dio, noi pensiamo a bere e a mangiare, il nostro digiuno sarà più pericoloso di un banchetto! Nulla sarà più letale di questo banchetto mentale; nulla sarà più terribile del pensiero del piacere. Il Tantra deve essere accompagnato da mantra; l’azione deve essere accompagnata dalla meditazione. L’azione, in sé, non ha alcun valore, né la semplice meditazione ha valore senza azione.

Se l’azione esteriore non è inumidita dall’affetto del cuore, allora l’adempimento di svadharma sarà sterile, e non potrà produrre il fiore e il frutto dell’assenza di desiderio. Supponiamo di voler accudire a un uomo, soltanto per il senso del dovere, senza compassione. Il compito diverrà, per noi, difficile e disgustoso, mentre per il paziente sarà un peso, anziché un sollievo. In più, quando il cuore non è impegnato, l’egoismo mostra il capo. Noi nutriamo questo genere di aspettative: “Oggi io l’ho servito. Lui dovrebbe servire me; dovrebbe ammirarmi, ed elogiarmi”. Oppure perdiamo la pazienza, e diciamo: “Io faccio molte cose per lui, eppure lui continua a lamentarsi”. Generalmente, le persone malate sono brontolone; chi le accudisce, deve avere lo spirito giusto, altrimenti proverà soltanto disgusto.

Quando la fiamma interiore illumina l’azione, l’azione si trasforma. Quando la fiamma è applicata allo stoppino, immerso nell’olio, la luce si sprigiona. Quando il vikarma è applicato al karma, l’assenza di desiderio si manifesta.
Quando la scintilla entra in contatto con la polvere da sparo, questa esplode. Analogamente, il potere infinito della pratica di svadharma è latente. Toccatelo con il karma e vedrete le imprese che può compiere!

Nell’esplosione che si produce, il desiderio e la collera sono distrutti e si sprigiona un potere che sfocia nell’akarma (l’inazione nell’azione). Questo significa che, agendo, noi non siamo visti agire, e non sentiamo il peso dell’azione. Pur agendo, noi non siamo gli autori dell’azione. Tramite vikarma, la purezza interiore, il karma cessa di essere karma. L’azione compiuta con cuore puro, non rimane appiccicata a chi la esegue....
 

 In questa creazione coesistono innumerevoli oggetti e una miriade di modi d’essere.  Tutta la creazione, tuttavia, tanto interna quanto esterna, è fatta di due cose – l’indivisibile atman (il Sé), e la prakriti (Natura) dalle otto forme.  L’ira dell’uomo irato, l’amore dell’amante, l’agonia del sofferente, la felicità del felice, la sonnolenza dell’ozioso, l’attività del lavoratore –  sono tutte parti del gioco del potere della coscienza. 

Alla base di questi movimenti contraddittori esiste una singola Coscienza che li alimenta.  La Coscienza interiore è una; anche il velo esteriore è Naturalmente uno.  Tutta la creazione nasce da atman, il sé, e da prakriti, la Natura.

Se spirito e corpo, soprannaturale e naturale, sono sempre uno, perché l’uomo è intrappolato nell’illusione?  Per quale ragione egli discrimina?  Il volto di un uomo virtuoso è piacevole alla vista, mentre quello di un altro può farci provare disgusto.  Per quale ragione si prova attrazione per un volto e repulsione per un altro?

Il primo uomo è vicino; il secondo è lontano.  Questo è mio, quello è suo – pensieri simili sorgono, occasionalmente, anche nella nostra mente e, illudendoci, ci distolgono dal nostro dovere.  Se vogliamo porre fine a questo tipo di atteggiamento, dobbiamo imparare il segreto del talento creativo delle dita del Signore. 

Un tamburo può produrre innumerevoli suoni.  Alcuni ci spaventano; altri ci fanno danzare.  Se vogliamo essere padroni di tutte queste emozioni, dobbiamo divenire il tamburino.  Quando il tamburo è nelle nostre mani, anche le note sono nelle nostre mani.  Krishna dice: “Possano, tutti coloro che desiderano attraversare l’oceano di maya, prendere rifugio in Me.  Solo chi si abbandona a Me può sfuggire al gioco di maya; di fronte a questa persona, le acque di maya si prosciugano istantaneamente”.

Cos’è questa cosa che chiamiamo maya?  Il potere di Dio.  La Sua arte, la destrezza delle Sue mani – il Suo divino dramma – questa è maya.  Maya non è che il potere del Creatore che, a partire da atman (la coscienza), e da prakriti (la Natura), crea un’infinita varietà di oggetti.  Vedendo questa creazione,  sperimentiamo infinite emozioni contraddittorie, buone e cattive.  Se desideriamo trascendere queste emozioni, e ottenere la pace, dobbiamo cercare di incontrare chi le crea.  Soltanto se conosceremo questa Persona, potremo sfuggire all’illusione che causa divisione e attaccamento.

Gli yogi adorano il serpente, il Dio dalla testa di elefante, e gli alberi.  Dalla formica, al sole, alla luna, in ogni cosa essi vedono il Signore; il loro cuore ospita le onde dell’oceano della gioia.  Beatitudine infinita.  Potete chiamare illusione anche questa divina visione, se volete.  Gli yogi vedono, in questo maestoso oceano, la grandezza del Signore.  Nella Mucca, che è madre, essi vedono la delicatezza materna di Dio; nella Terra, la Sua pazienza; nel cielo chiaro la Sua purezza; nel Sole, nella Luna, nelle Stelle, il Suo splendore e la Sua bellezza.  Essi vedono, nel Fiore, la Sua morbidezza, e negli uomini malvagi vedono il Signore che li mette alla prova.  Gli yogi praticano l’arte di vedere Dio dietro ogni cosa, in questo modo, essi giungono a fondersi con Dio stesso.

Forse Dio è nascosto in una grotta, in un anfratto, in un fiume, oppure nel cielo? I diamanti, i rubini, l’oro e l’argento, giacciono celati nelle viscere della terra; le perle e il corallo riposano nelle profondità dell’oceano. Dov' è dunque nascosto il gioiello del Signore? Dobbiamo forse scavare, per trovarLo? No, Egli è sempre davanti a noi.

Tutta la creazione è la manifestazione del Signore. Non disonorate la persona del Signore, che si manifesta nella forma umana. Egli appare nelle cose mobili, come in quelle immobili. Non sono necessari sussidi artificiali per trovare il Signore. La strada è dritta e facile. Nel corso di ogni azione, affidatevi al Signore ...
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