Un lungo viaggio da Roma allo Sri Lanka, da Hong Kong all’Australia, per scoprire, con humour e sgomento, che le distanze, gli esotismi, i paradisi naturali sono un universo relativo, una comica fantasmagoria dell’immaginazione, una tragica burla...
Allegro Occidentale narra la storia di Mister Piccolo, uno scrittore giornalista al quale hanno proposto di vedere il mondo (o quanto meno una buona parte di questo) insieme ad altri otto colleghi. E Mister Piccolo comincia questo lungo viaggio a occhi sbarrati scoprendo subito, da quando mette piede per la prima volta nella business class dell’aereo diretto in Sri Lanka, che il privilegio sarà, per tutto il tempo della sua Odissea, l’unico vero luogo che fa la differenza, il luogo che uniforma tutti i luoghi, che azzera le distanze geografiche e amplifica quelle sociali, che crea paradisi e li distrugge.
Mister Piccolo guarda osserva ascolta e in questo guardare, osservare, ascoltare lascia entrare nel viaggio episodi, vicende, esplorazioni che tutti riconducono a qualcosa che ha a che fare con la strana, bizzarra ingiustizia, e con l’altrettanto bizzarro privilegio, di essere un esemplare piuttosto significativo della "specie" occidentale (corretto e mostruoso, cinico e passionale, pensoso ed edonista, ma sempre e rigorosamente fino a un certo punto), vale a dire una "contraddizione vivente". Si perde nella mesta allegria occidentale di sapersi sempre altro da ciò che è ma finisce con il misurare la povertà della propria autonomia (sono davanti al bagno degli elefanti o nella cartolina che lo rappresenta?), della propria identità (sono io o Nicholas Cage?), della propria normalità (cerco il piacere di una prostituta nigeriana perché ne ho diritto come tutti gli altri, o perché c’è un mostro in me cui sto finalmente dando retta?).
Humour, intelligenza critica, grandi scenari, piccoli episodi. Il privato e il pubblico. Il tutto raccontato, raccontato, raccontato.