Al posto della crescita senza limiti dell'economia, della produttività, dei soldi, dei bisogni, dei consumi, gli autori, impegnati in attività sociali ed ecologiche, propongono l'individuazione a livello personale e comunitario di uno stile di vita basato sulla sobrietà, intesa come capacità di controllo del bisogno e delimitata da un senso naturale del limite, inteso non come gabbia o muro da scavalcare ma come risorsa: un vincolo risorsa che l'essere umano può gestire in autonomia.
Una sobrietà che può essere felice poiché ci libera dai bisogni indotti, restituisce tempo ed energie per noi e gli altri e ci colloca armoniosamente nel sistemo ecologico di relazione che compromesso ci riconduce per gradi ad un sempre maggiore impoverimento reale.
Oltre a redigere una critica attenta degli errori macroeconomici nelle relazioni tra stati e nell'organizzazione del lavoro attuale, gli autori pongono l'attenzione, più che sulla dimensione politica del problema, sulla necessità di cambiare concretamente i comportamenti ed indicano alcune strade già intraprese e condivisibili nei vari ambiti da tutti: il consumo critico, il commercio equo, l'ecologia quotidiana, il risparmio etico, il turismo responsabile, pratiche ed impegni che delineano i contorni di una nuova economia e di un nuovo mondo del lavoro di cui necessitiamo con urgenza per superare la vuota imprenditoria di profitto, il consumismo passivo e la tendenza di massa al parassitismo economico.