Null’altro risulta essenziale se non l’orazione sul nome umano del Verbo Salvatore. In questo Trattato sulla preghiera si ammirerà un pragmatismo sacro animato dai consigli ascetici di chi parla per “aver visto”, unito alla devozione che trova origine nell’umile consapevolezza di essere una creatura separata da ciò che in essenza essa è. In un’epoca come la nostra in cui sono stati messi in discussione tanto il valore dell’ascesi, quanto il simbolismo religioso che ha vivificato i grandi testi della Tradizione cristiana, la lettura di Evagrio Pontico potrà essere un buon punto di partenza per comprendere come certe pratiche e certe conoscenze non fossero il frutto, storicamente appassito, della cultura religiosa di “un certo” periodo, bensì le armi e le aperture con cui e attraverso cui l’uomo potrà unirsi a quello che più veramente è.
Dall'Introduzione
Le informazioni sulla vita di Evagrio ci sono giunte in buona parte attraverso la “Storia Lausiaca”, una delle fonti principali per il monachesimo più antico, redatta intorno al 420 dal suo discepolo Palladio . Evagrio nacque intorno al 345 ad Ibora, nel Ponto (a nord della Cappadocia, sulle rive del Mar Nero). La sua formazione si compì sotto la guida di grandi teologi della Cappadocia: «Fu nominato lettore dal santo Basilio, vescovo della Chiesa di Cesarea... Gregorio Namaziano gli impose le mani facendolo diacono». Giunse nel 380 a Costantinopoli al seguito di san Gregorio; quando questi lasciò il seggio patriarcale, rimase quindi con il vescovo Nettario. «Ed egli fioriva nella grande città, infondendo la sua giovanile veemenza nei discorsi rivolti contro ogni eresia.
Ebbene, mentre era tenuto in grande considerazione da tutta la città, gli accadde di venire irretito dalla vana immagine di un desiderio di donna. La donna a sua volta si innamorò di lui. Apparteneva al rango dei nobili; Evagrio, temendo Dio e rispettando la propria coscienza, vide nitidamente la gravità dello scandalo e il perfido compiacimento degli eretici. Pregò quindi Dio supplicando di venire fermato da lui. La donna l’incalzava e smaniava, ed egli pur volendo ritirarsi non ne aveva la forza, perché era trattenuto dai legami di quella servitù». Una notte sognò che i soldati del governatore erano giunti per arrestarlo ed incatenarlo senza che ve ne fosse motivo. Ebbe dunque il timore di una rappresaglia da parte del marito della donna. Sempre in sogno un amico lo spingeva a giurare sul Vangelo che avrebbe lasciato Costantinopoli, ottenendone in cambio la liberazione. Al risveglio Evagrio si disse: «Anche se il giuramento è avvenuto durante un sogno, tuttavia ho giurato». Raccolti i suoi effetti personali, si imbarcò dunque su una nave per Gerusalemme....
Dal Prologo
Ero arso dalla febbre delle passioni impure, e tu mi hai come sempre confortato con la premura delle tue lettere grate a Dio. Hai risollevato la mia mente stremata, felice imitatore del grande Istruttore e Maestro. E certo non ne sono sorpreso, poiché tu sei un degno discepolo del benedetto Giacobbe, che fece sue le imprese più straordinarie: dopo aver servito per sette anni l’amore di Rachele, hai ricevuto in moglie Lia, e ancora agogni la donna amata per la quale hai speso questi sette anni. Non ti nascondo che dopo un’intera notte di fatiche non ho tratto alcun risultato. Nel mare delle tue parole ho però gettato le reti, cogliendo un gran numero di pesci, certo non grandi; da essi ho distinto per te centocinquantatrè pensieri in altrettanti capitoli, che ti invio come promesso nel cesto della carità.
Non posso che rallegrarmi per le tue felici intenzioni ed elogiare il desiderio di conoscere questi capitoli, tanto più che il tuo interesse si rivolge a quei capitoli impressi nella mente di chi ama e dimentica le offese piuttosto che ai capitoli vergati a mano con l’inchiostro sulla carta. Ma poiché secondo il sapiente Gesù «tutte (le cose) sono a coppia, una di fronte all’altra» , cogli quanto ti ho inviato oltre la lettera e in spirito, ricordando che la lettera presuppone lo spirito e che senza di esso neppure la lettera può esistere. Due saranno dunque anche le modalità della preghiera, ora pratica, ora speculativa; duplice è pure la specie del numero, più immediata nella quantità, da cui si distingue nel suo senso profondo la qualità. Così ho suddiviso il Trattato sulla preghiera in 153 capitoli, che ti offro come alimento evangelico perché tu ti compiaccia scoprendo l’allegoria dei numeri, che adombrano nel triangolo e nell’esagono sia la santa conoscenza della Trinità, sia l’ordine di distribuzione di questa materia. ...