Se la migrazione degli uccelli, nella forma tipica che ci è familiare nell’emisfero Nord, non è il risultato dell’esperienza individuale di un uccello, né della conoscenza tramandatagli dai predecessori è tuttavia indubbio che la stagionalità, la sicurezza della meta e la puntualità della migrazione non possono non essere in relazione con l’esperienza delle generazioni precedenti.
Una esperienza che, in assenza di altre forme di trasmissione, deve necessariamente essere pervenuta per via ereditaria, attraverso un processo genetico: il comportamento è stato in qualche modo interiorizzato e tradotto in un impulso ereditario, al quale la progenie degli uccelli migratori non può sottrarsi.In altre parole è diventato un comportamento istintivo, frutto di un impulso altrettanto irresistibile quanto quello che costringe alla cova primaverile.
Negli ultimi cinquant’anni, l’analisi dei meccanismi di guida e di orientamento, che si giova ormai anche di tecniche come la telemetria satellitare, ha dimostrato che i movimenti migratori degli uccelli si basano soprattutto su programmi ereditati di tempo e direzione.