“I nostri racconti riguardano le esperienze umane”, ha spiegato Osarqaq, un eschimese del polo nord, e “quindi non narrano sempre cose belle, ma non si può abbellire un racconto per far piacere a chi lo ascolta e, allo stesso tempo, mantenere la verità.
La lingua dovrebbe essere l’eco di ciò che si deve raccontare, e non può adattarsi agli umori e ai gusti dell’uomo”.