L’uso scientifico dei termini implica che abbiamo eliminato i «fumi della fantasia» e trovato l’esatta correlazione fra termini e concetti. Idealmente ogni termine rappresenta un concetto e noi utilizziamo i concetti come segni mentali che si riferiscono alle realtà che li sottendono. Chiarezza, distinguibilità e precisione sono gli ideali – e le condizioni – dell’intelligibilità scientifica. Ogni cosa deve essere ridotta all’univocità; altrimenti che tipo di validità e certezza potrebbero mai avere le nostre affermazioni? Altrimenti, come spesso si sente dire, non sappiamo di cosa stiamo parlando.
Dunque, i termini sono espressioni visibili e udibili dei concetti, e un concetto e un medium quo, un mezzo con e per mezzo del quale significhiamo la cosa reale. Ma questo non è tutto e devo dire non è certo l’aspetto più importante del linguaggio, dell’Uomo e della Realtà. Ridurre il linguaggio a mezzo, l’Uomo a un sistema di informazioni e la Realtà a una rete globale di comunicazioni è un impoverimento del linguaggio, dell’Uomo e della realtà.
Panikkar mette radicalmente in discussione l’equivalenza fra parola e termine e rivendica il potere creativo della parola, che si rinnova e si arricchisce ogni volta che è pronunciata, rinnovando e arricchendo chi la pronuncia. Il termine è solo l’ombra della parola: se identifichiamo la parola come termine la inchiodiamo a un significato specifico e relativo e le spezziamo le ali, impedendogli di volare libera nel cielo della coscienza umana.
Indice: Parole e termini La parola creatrice della realtà Il potere delle parole Le parole della Scrittura, categorie religiose universali?