Il romanzo prende spunto da un avvenimento narrato all’autrice da Garab, un capo tribù che la ospitò in Tibet. Quando era un giovane e potente bandito egli si innamorò della bella Detchema con cui intraprese un viaggio avventuroso; tra mille peripezie dovette rifugiarsi in un monastero che nascondeva un secreto orribile.
Una volta scappato, riuscì a nascondersi da un eremita dove ritrovò Detchema. Ma il destino non aveva terminato i suoi giochi di amore e morte… Nelle intenzioni dell’autrice questo romanzo vuole essere una testimonianza di alcune delle pratiche tibetane più esoteriche che aveva avuto modo di verificare durante i suoi viaggi.