Di ciò di cui non si può parlare si tace. - Ludwig Wittgenstein

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ECONOMIA CONSAPEVOLE
Etica e spiritualità per una nuova
economia consapevole e sostenibile
ECONOMIA CONSAPEVOLE
DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO
L'ETICA E' INSUFFICIENTE

DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO<BR>L'ETICA  E' INSUFFICIENTE
Raoul Vaneigem
Di fronte al feticismo del denaro, l'etica, necessaria quanto si vuole, è insufficiente. Sperare di moralizzare gli affari é vano quanto incitare ad una maggior igiene chi vive su un cumulo di spazzatura. Niente, in compenso, é più apprezzabile della libertà di parola concessa a tutti affinché una fioritura di idee nuove presieda alla ricostruzione dell'esistenza individuale e della società in un momento in cui un sistema fondato sulla ricerca esclusiva del denaro che rovina i
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LA SERENITA' INTERIORE
Plutarco

Gli insensati disprezzano e trascurano
perfino i beni di cui dispongono
perché con il pensiero
sono perennemente protesi verso il futuro
UN'ALTRA ECONOMIA: CARTA DEI PRINCIPI
UN'ALTRA ECONOMIA: CARTA DEI PRINCIPI
1. Sono comprese nella definizione di altra economia, intesa come diversa e alternativa a quella oggi dominante, tutte le attività economiche che non perseguono le finalità del sistema economico di natura capitalistica e di ispirazione liberista o neo liberista. In particolare sono da essa rifiutati gli obiettivi di crescita, di sviluppo e di espansione illimitati, il perseguimento del profitto ad ogni costo, l’utilizzazione delle persone da parte dei meccanismi economici e nel solo interesse di altre persone, il mancato rispetto dei diritti umani, della natura e delle sue esigenze di riproduzione delle risorse.
2. Le attività di altra economia perseguono il soddisfacimento delle necessità fondamentali e il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone, sono dirette all’affermazione di principi di solidarietà e di giustizia, hanno come finalità primaria la valorizzazione delle capacità di tutti. Sono comprese in questa definizione anche le attività che prevedono la parziale o graduale uscita dal sistema economico dominante e le sperimentazioni di stili e modelli completamente nuovi di vita sociale, di
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IN CHE MODO IL LAVORO E' IN RAPPORTO CON LE FINALITA' E GLI SCOPI DELL'ESSERE UMANO?
IN CHE MODO IL LAVORO E' IN RAPPORTO CON LE FINALITA' E GLI SCOPI DELL'ESSERE UMANO?

di Maurizio Di Gregorio

Tutti gli insegnamenti spirituali hanno sempre riconosciuto che qualsiasi uomo non deve lavorare solo per tenersi in vita ma anche per tendere verso la perfezione. Per i bisogni materiali sono necessari vari beni e servizi che non potrebbero esistere senza il lavoro dell’uomo, per perfezionarsi però l’uomo ha bisogno di una attività dotata di senso che magari anche attraverso l’affronto e la soluzione delle difficoltà gli permetta di esprimersi, di”trovarsi”, di realizzare un opera con cui si senta in armonia e che gli permetta anche un rapporto armonico con la società e con tutto l’universo. Per Schumacher i fini del lavoro umano sono: 1) provvedere a fornire i beni necessari ed utili; 2) permettere a ciascuno di utilizzare e di perfezionare i propri doni e talenti, come buoni amministratori di se stessi; 3) Agire al servizio degli altri per liberarci del nostro egocentrismo ...Continua...
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO


di E.F. Schumacher

Il nostro "ambiente", si potrebbe dire, è l'Universo meno noi stessi. Se oggi sentiamo che non tutto è in ordine con l'ambiente, al punto che richiede la protezione del suo Segretario di Stato, il problema non riguarda l'Universo come tale, ma il nostro impatto su di esso. Questo impatto sembra produrre, troppo spesso, due effetti deleteri: la distruzione della bellezza naturale, che è sufficiente già di per sé, e la distruzione di ciò che viene chiamato "equilibrio ecologico", o la salute e il potere di sostenere la vita della biosfera, che è anche peggio. Qui farò riferimento solo al secondo punto, e cioè ciò che stiamo facendo al pianeta. Chi è "noi" in questo contesto? E' la "gente-in-generale"? E' la popolazione mondiale? Sono tutti e nessuno? No, non sono tutti e nessuno. La grande maggioranza delle persone, anche oggi, vive in un modo che non danneggia seriamente la biosfera o esaurisce il dono delle risorse naturali.
Queste sono le persone che vivono in culture tradizionali. In genere ci riferiamo a loro come ai poveri del mondo, perché conosciamo di più la loro povertà piuttosto che la loro cultura. Molti diventano anche più poveri nel senso che perdono il loro capitale più prezioso, cioè la loro tradizione culturale, in rapida disintegrazione. In alcuni casi uno potrebbe a ben diritto affermare che diventano più poveri mentre diventano un po' più ricchi. Mentre abbandonano i loro stili di vita tradizionali e adottano quelli del moderno occidente, possono anche avere un crescente impatto dannoso sull'ambiente.
Resta il fatto, tuttavia, che non è la gran parte della popolazione povera a mettere a rischio la Navicella Spaziale Pianeta ma il relativamente esiguo numero di ricchi. La minaccia all'ambiente, e in particolare alle risorse e alla biosfera, deriva dallo stile di vita delle società ricche e non da quello dei poveri. Anche nelle società povere troviamo alcuni ricchi e finché questi aderiranno alla loro tradizione culturale fanno poco danno, o non lo arrecano affatto. È solo quando vengono "occidentalizzati" che scaturisce il danno all'ambiente. Ciò dimostra che il problema è alquanto complicato. Non è semplicemente questione di ricchi o poveri – i ricchi fanno danni e i poveri no. È una questione di stili di vita. Un americano povero può fare molti più danni ecologici di un asiatico ricco. Continua...

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Economia per essere


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ABOLIRE L'ECONOMIA
ABOLIRE L'ECONOMIA


di Guido Dalla Casa


Generalità sui sistemi L’approccio che tenterò di usare è quello sistemico (meglio battezzato come sistemico-olistico), in cui si considera ogni processo sempre insieme a tutte le sue cause e conseguenze, tenendo conto che qualunque parte influisce su qualunque altra, che a sua volta interagisce di ritorno. Ovvero, le parti in realtà non esistono. In ultima analisi esiste solo il Sistema Totale, perché tutti i suoi sottosistemi sono in realtà “aperti”, cioè hanno qualche scambio con l’esterno, anche se talvolta molto piccolo.
In genere abbiamo a che fare con sistemi complessi, di cui faremo qualche cenno. Risulterà evidente che, in un sistema complesso, un problema non può essere risolto mediante scomposizione nelle sue componenti. L’usuale approccio analitico, o lineare (tipico dell’attuale paradigma cartesiano- newtoniano) è fuorviante e può portare a gravi errori.
L’evoluzione dei sistemi complessi non avviene in modo lineare: dopo un certo tempo, il sistema si trova in un punto detto di biforcazione-instabilità (*) e/o comincia ad avere improvvisamente un andamento caotico. In ogni caso, dopo un tempo finito (che in alcuni casi può essere anche molto lungo) l’andamento diventa assolutamente imprevedibile anche in linea teorica. Per molti scienziati- filosofi, tutto questo significa che si manifestano fenomeni mentali, in quanto avviene una “scelta” da parte del sistema. Mentale non significa necessariamente cosciente, come ben noto dopo un secolo di psicoanalisi.
In ogni caso, si ha l’emergenza di qualcosa di completamente nuovo, si ha un processo creativo.
Le proprietà di un ipotetico sistema lineare sono additive, cioè gli effetti nel sistema sono la somma dei singoli effetti dei componenti: non compaiono nuove proprietà che non siano già presenti nei singoli elementi. Nei sistemi complessi invece compaiono proprietà nuove a causa delle influenze reciproche fra tutti i componenti, che interagiscono fra loro attraverso una rete di relazioni matematicamente non lineari. Esempio: un termitaio è un sistema altamente complesso. Invece un mucchio di sabbia ha un grado di complessità bassissimo. Complesso è molto diverso da complicato. Una macchina può essere complicata ma avere un basso livello di complessità, come in
genere i sistemi esclusivamente meccanici.
Gli esseri viventi hanno un altissimo livello di complessità (uno stimolo in un punto si ripercuotesu tutto il sistema), ma anche gli ecosistemi sono di norma molto complessi e quindi sono esseri  senzienti, anche se non viventi in senso strettamente biologico. In particolare, come esempio, un termitaio o un alveare sono esseri collettivi. Se si considera che tutti i sistemi sono in realtà interconnessi, ne consegue che la presenza della mente è un fenomeno universale.Continua...
AI CRITICI DEL REDDITO DI CITTADINANZA
AI CRITICI  DEL REDDITO DI CITTADINANZA


di Gabriele Guzzi

Il Reddito di Cittadinanza varato dal governo italiano sta raccogliendo diverse critiche nel nostro Paese. Da giovane economista di 25 anni, sento la necessità di rispondere a queste obiezioni, non con scopo polemico ma per aprire un dibattito ampio su questa tematica.
Tralasciando le questioni di implementazione tecnica, su cui il dibattito pubblico già sta ragionando ampiamente, vorrei infatti rispondere a due obiezioni di fondo a questo tipo di provvedimento, che credo possano essere comprese solo analizzando i lineamenti della cultura politica oggi dominante in Italia e in altri paesi avanzati.
I due punti possono essere semplificati in questa maniera: da una parte si argomenta che una misura di welfare che assicura un reddito minimo di 780 euro possa scoraggiare l’accettazione di tutti quei lavori a basso salario; dall’altra si sostiene che una larga fetta di italiani, i cosiddetti furbetti, riusciranno ad aggirare i requisiti minimi e ad accaparrarsi il reddito senza averne un reale diritto.
Cercherò ora di argomentare il motivo per cui entrambe le critiche mi sembrano comprensibili solo all’interno di una visione molto precisa del mondo, di una cultura cioè che fonda la società sulla disuguaglianza e sulla competizione al ribasso dei diritti e dei salari, il cosiddetto neoliberismo delle corporation, per come lo ha definito il sociologo Colin Crouch. Con tale impostazione vorrei argomentare che la maggior parte delle critiche non mi sembrano affatto interpretazioni neutre o oggettive del provvedimento, ma piuttosto implicazioni in termini di politica economica di una cultura pervasiva, ai più implicita ed inconscia, che giustifica lo stato di esclusione e di povertà di milioni di persone in nome di una tanto presunta, quanto mai realmente verificata, efficienza del mercato globale. Continua...

REDDITO DI CITTADINANZA COME ECOLOGIA SOCIALE
REDDITO DI CITTADINANZA COME ECOLOGIA SOCIALE


di Maurizio Di Gregorio

Guardiamo come funziona negli altri Paesi Europei. In Italia invece dobbiamo sopportare lo squallore di chi prende in giro i poveri e l’unica forza politica che vuole realizzarlo. Che Paese! Non vi è argomento più incompreso, frainteso od equivocato del Reddito di Cittadinanza. Tuttora giornalisti, politici, sociologi esperti vari e tuttologi italiani delle più diverse aree culturali sproloquiano su questo tema, dimostrando oltre che spesso un interesse partigiano nello screditare la proposta del Movimento 5 Stelle, una notevole incapacità di assimilazione di nuovi temi culturali ed una sostanziale ignoranza accompagnata dalla consueta arroganza della disonestà culturale e morale.
I recenti risultati elettorali del 4 marzo 2018 indicano una quasi maggioritaria affermazione del Movimento Cinque Stelle in tutte le regioni del Sud Italia, rivelando, a mio avviso, l’intenzione delle popolazioni  delle varie regioni italiane – e innanzitutto del sud-italia di abbandonare e superare il sistema socio-economico in cui hanno versato sino ad oggi: un intreccio di mafie, clientelismo, partitocrazia, corruzione ed abiezione economica, civile e morale.
Lo stesso Partito Democratico, fazione politica della cosiddetta cultura lavorista ed espressione dei ceti garantiti, viene  preso dal panico e cerca di correre ai ripari elaborando dei provvedimenti  a favore di un cosiddetto Reddito di Inclusione, cioè delle misure aggiuntive a tutela di quelle fasce che non riescono ad accedere ad altri ammortizzatori sociali ma ottiene scarsi risultati ed effetti in primo luogo elettorali.
Insomma il Reddito di Cittadinanza si impone nel 2018 come uno dei temi centrali di un possibile dibattito culturale, economico e politico italiano. Continua...

COMPETITIVITA' E SOLIDARIETA'
COMPETITIVITA' E SOLIDARIETA'

di Beppe Grillo 
 
Siamo abituati, come tutti gli appartenenti alla propria epoca, a pensare che questo sia il migliore dei mondi possibili. E forse è anche vero. Non è perfetto, ma sicuramente è un momento in cui può divenire possibile. Ma come tutti i periodi di grandi cambiamenti, questo è il momento di scegliere alcune strade invece di altre. Perché sono le strade che prendi che determinano il vero cambiamento. Una di queste difficili scelte è capire come coniugare competitività e solidarietà.
Il padre della moderna economia, Adam Smith, aveva un’idea rivoluzionaria: scatenare l’egoismo dentro ognuno di noi. Così facendo avremmo dato il tutto per tutto per raggiungere i nostri obiettivi e i più bravi avrebbero ottenuto i risultati migliori. Ovviamente l’occidente ha acquisito una mentalità competitiva con il passare dei tempi, e delle religioni, come ha brillantemente analizzato Weber in “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Secondo Smith questo avrebbe prodotto più ricchezza per tutti, ed è vero, così è stato, almeno per un po’. Ma alla domanda che gli facevano i suoi detrattori, se ci sarebbe stato un freno a tutto ciò, Smith rispondeva che il mercato si sarebbe modellato da sè, che dovevamo rivolgerci all’interesse personale del macellaio, e non alla sua benevolenza. Dobbiamo dire che questo non è avvenuto. Ed è abbastanza chiaro.(...)
Ovviamente con la competitività si riesce a far crescere il paese, abbiamo strutturato tutto il nostro sistema sociale, abbiamo costruito tanto e fatto un viaggio incredibile. Un viaggio che ci ha portato da una società contadina ad una società del futuro. Continua...
 
AMAZON E IL MITO DELLA VELOCITA'
AMAZON E IL MITO DELLA VELOCITA'

di Massimo Fini

La vecchiaia cambia le abitudini, si sa. Andavo a letto tardissimo e mi alzavo a mezzogiorno. Adesso vado a letto sempre tardi, anche se un po’ meno, ma spesso mi alzo un pochino prima dell’alba. Mi siedo nel soggiorno e davanti alla finestra, sul grande viale della Liberazione che congiunge il nuovo quartiere-Manhattan con la Milano anni Cinquanta o fascista, vedo lunghe file di macchine i cui fari splendono nel buio del mattino che sta iniziando. Al volante c’è, in genere, una sola persona, uomini e, in misura minore, donne. I tram non sono zeppi come quando ero bambino, ma in ogni modo ci sono parecchi passeggeri, alcuni in piedi attaccati al corrimano. Il grosso viaggia sottoterra, in metropolitana. Altri stanno arrivando in treno dall’immenso hinterland e da quella che si chiama la ‘città metropolitana’. E’ tutta gente che va a lavoro.

Mi colpisce come, in soli due secoli e mezzo, ci siamo fatti ridurre a “schiavi salariati”. Nei ‘secoli bui’ l’uomo, contadino o artigiano che fosse, disponeva del suo tempo. Per essere più precisi: il suo tempo, i suoi tempi dipendevano dalle esigenze della vita, non erano dettati da un imprenditore e dalle regole stabilite dalla società. Noi oggi, senza nemmeno tanto accorgercene, siamo diventati delle merci in movimento, i cui tempi sono contingentati, regolati fino al più piccolo gesto. Non siamo più nemmeno uomini ma oggetti. Continua...
L' ECONOMIA DI COMUNIONE
L' ECONOMIA DI COMUNIONE
È la legge dell'Economia di Comunione inventata da Chiara Lubich. Vicino a Firenze c'è un Polo di aziende che, credendoci, divide gli utili in tre parti uguali: per reinvestirli, per beneficienza e per la formazione. Vediamo se funziona. Vuoi far crescere la tua attività? Destina un terzo dei profitti ai poveri, un terzo reinvestili nell’azienda e un terzo impiegalo per la formazione di un’umanità nuova. È la regola dell’Economia di Comunione (EdC) un modello di impresa ideato da Chiara Lubich - la stessa che ha fondato il Movimento dei Focolari - e che viene applicata a Loppiano in provincia di Firenze. Qui un polo di 23 aziende la segue da tre anni con il risultato che continuano a crescere nonostante la crisi. A ottobre, a Loppiano, è stato aperto anche un Poliambulatorio Risana e la sede dell’Associazione industriali Valdarno. In teoria funziona così: le imprese condividono i loro utili con la comunità - e in particolare con gli indigenti - e ricevono in cambio una spinta motivazionale tale da diventare più produttive e più profittevoli. In questo modo riescono ad avere un processo di produzione completamente trasparente nel rispetto non solo della legge, ma anche delle persone e dell’ambiente.
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BILANCI DI GIUSTIZIA
BILANCI DI GIUSTIZIA
Da qualche anno ormai abbiamo cominciato a parlare del terzo millennio, l’anno 2000, quella porta misteriosa e affascinante che apre ai nostri limitati sguardi una finestra su quel futuro che tanto ci attrae ed intimorisce allo stesso tempo. Così, come fu per chi già varcò la soglia che portava l’umanità dal primo al secondo millennio, anche la nostra società è pervasa in questi anni dall’euforia per il passo e dal timore per la grande importanza del passo stesso. C’è chi si chiede di quanto potrà incrementare i propri guadagni e dove sarà possibile ancora investire, chi invece ha paura delle dimensioni che potrebbero assumere i problemi che affliggono la nostra società e chi ancora riflette su quali saranno questi grandi problemi da affrontare e come risolverli. Nel prossimo millennio dovremo affrontare due grandi crisi: quella della giustizia e quella ambientale. Queste, già pienamente in atto nel nostro secolo, assumeranno proporzioni notevoli ed esigeranno proposte risolutive determinate ed intelligenti e non semplici palliativi o piccoli gesti, azioni e leggi tranquillizzanti soltanto per le nostre "incoscienti" coscienze.
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VENTI TESI CONTRO L’ECO-CAPITALISMO
VENTI TESI CONTRO L’ECO-CAPITALISMO
di Tadzio Mueller and Alexis Passadakis

1. L’attuale crisi economica mondiale segna la fine della fase neoliberista del capitalismo. Business as usual (finanziarizzazione, deregulation privatizzazione) non è più una scelta possibile: i governi e le corporation dovranno trovare nuovi spazi di accumulazione e nuovi tipo di regolazione politica per far sopravvivere il capitalismo.
2 Insieme alla crisi economica politica ed energetica c’è un’altra crisi che sta attraversando il mondo: la biocrisi, risultato della contraddizione tra sistema di sostegno all’ecologia che garantisce la sopravvivenza umana e bisogno capitalista di una crescita costante.
3. Questa biocrisi è un pericolo immenso per la sopravvivenza collettiva, ma come ogni crisi presenta anche un’opportunità storica per i movimenti sociali: l’opportunità di colpire la vena giugulare del capitalismo, il suo bisogno di una crescita incessante distruttiva e folle.
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L'ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
L'ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
di Luca Murru

L’economia ed il modo di produrre hanno subito nel corso degli ultimi trent’anni cambiamenti epocali: la fine del fordismo, la globalizzazione, la smaterializzazione della produzione. Queste tre cifre del capitalismo contemporaneo, hanno un tratto comune di portata rivoluzionaria: il ruolo svolto dalla conoscenza nei processi di produzione.
Ai giorni d’oggi, tranne che per le attività labour intensive, il lavoro è divenuto totalmente lavoro cognitivo e l’esperienza del consumo attribuisce valore al significato o al servizio (immateriali) incorporati al bene materiale, piuttosto che al bene materiale di per sé. Ciò ha determinato un grande cambiamento nell’economia reale, con il passaggio ad una forma di capitalismo cognitivo, in cui la conoscenza come incipit alla discontinuità e all’innovazione è il vero motore della crescita economica.
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SVILUPPO: OVVERO LA CORRUZIONE DELL'ARMONIA IN VALORE
SVILUPPO: OVVERO LA CORRUZIONE DELL'ARMONIA IN VALORE


di Ivan Illich

Intervento al Colloque International sur l’aprés-développement. José Bové dice qualcosa di veramente semplice, quasi banale, che mi ha aperto gli occhi: “Ciò che era gratuito diventa a pagamento”. Permettetemi di fare una variazione: ciò che era buono è stato trasformato in valore. Tutto ciò che José Bové dice molto chiaramente è una conseguenza logica, inevitabile, se non si rimette in questione l’idea di valore. Quando ho fatto i miei studi, ho dovuto seguire per sette anni le lezioni e redigere in miei lavori in latino. Ciò mi ha facilitato la lettura delle prime discussioni universitarie, nel Rinascimento e dopo. Ebbene, non avrei in latino una parola per tradurre il concetto di valore.Mi ricordo che Lester Pearson mi aveva invitato a discutere le tesi di Gunnar Myrdal, che citava il Vangelo dove si dice che “quelli che avranno vantaggio e quelli che non ne hanno, si prenderà loro anche ciò che hanno”. Ero profondamente scandalizzato. Da allora, ho compreso la credibilità del Vangelo e la saggezza di questo Myrdal che, con Keynes, presenta alcune idee sulle trivialità economiche. Ma mi ricordo a qual punto la mia opposizione all’idea stessa di sviluppo mi isolasse in modo estremo. La ragione per la quale m’interessavo a ciò è che era l’epoca dell’invasione dell’America latina da parte dei volontari. Volontari che portavano con loro il modello, l’esempio dell’uomo evoluto. E da quel momento, probabilmente dopo aver compreso che ero esposto alla violenza estrema, Myrdal mi ha stimolato a distruggere lo sviluppo.
“Distruggere” non è il termine da utilizzare, questa sarebbe piuttosto un’idea da evitare. Ancora oggi la gente utilizza la violenza per testimoniare questo desiderio. Ho tentato di dimostrare la controproduttività dello sviluppo, non quella dellasupermedicalizzazione o dei trasporti che aumentano il tempo che noi passiamo a spostarci, ma piuttosto la controproduttività culturale, simbolica. Dozzine di libri parlano oggi dei piedi come strumenti di locomozione sottosviluppati. È diventato difficile spiegare che i piedi sono anche strumenti di radicamento, organi sensitivi come gli occhi, le dita. Continua...

ECONOMIA ETICA E COSCIENZA UMANA
ECONOMIA ETICA E COSCIENZA UMANA

di Ivo Bertaina

Parlerò di cose materiali in quanto ritengo che gli aspetti materiali siano la base indispensabile per un sano sviluppo spirituale. Se non si parla della materia lo spirito resta distaccato dalla realtà. Sono contento di vedere molta gente che partecipa a questo Convegno sulla nascita di una nuova coscienza planetaria e sono d’accordo con il prof. Galli nel senso che, nonostante l’epoca sia matura per questa nascita, nonostante la civiltà sembri materialmente sviluppata, siamo ancora in uno stadio embrionale della coscienza planetaria. Noi uomini siamo indietro e ciò è veramente grave, perché a volte capita che non ci sia più tempo per restare indietro. Vi parlerò delle connessioni dell’alimentazione con lo sviluppo spirituale, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura.
Continua...
ECONOMIA DELLA FELICITA'
ECONOMIA DELLA FELICITA'
Grazie alla disponibilita' di informazioni raccolte da sociologi e psicologi, alcuni economisti si sono interessati a studiare e comparare il benessere e la felicita' degli individui sconvolgendo radicalmente il tradizionale assunto che l'aumento della ricchezza, sia delle nazioni che degli individui, attraverso il libero mercato, sia sufficiente a garantire un proporzionale aumento della felicita', o quantomeno a non provocarne la diminuzione. Uno dei risultati piu' interessanti che emerge dalle ricerche economiche sulla felicita', e' che nel lungo periodo mentre il reddito pro capite aumenta costantemente, la felicita' rimane sostanzialmente invariata. I dati provengono dalle indagini Eurostat-Eurobarometro e coprono il periodo dal 1975 al 1992. Continua...
NO ALL'ECONOMIA DEL PIL
NO ALL'ECONOMIA DEL PIL
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”

(Robert KENNEDY)
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO


di E.F. Schumacher

Il nostro "ambiente", si potrebbe dire, è l'Universo meno noi stessi. Se oggi sentiamo che non tutto è in ordine con l'ambiente, al punto che richiede la protezione del suo Segretario di Stato, il problema non riguarda l'Universo come tale, ma il nostro impatto su di esso. Questo impatto sembra produrre, troppo spesso, due effetti deleteri: la distruzione della bellezza naturale, che è sufficiente già di per sé, e la distruzione di ciò che viene chiamato "equilibrio ecologico", o la salute e il potere di sostenere la vita della biosfera, che è anche peggio. Qui farò riferimento solo al secondo punto, e cioè ciò che stiamo facendo al pianeta. Chi è "noi" in questo contesto? E' la "gente-in-generale"? E' la popolazione mondiale? Sono tutti e nessuno? No, non sono tutti e nessuno. La grande maggioranza delle persone, anche oggi, vive in un modo che non danneggia seriamente la biosfera o esaurisce il dono delle risorse naturali.
Queste sono le persone che vivono in culture tradizionali. In genere ci riferiamo a loro come ai poveri del mondo, perché conosciamo di più la loro povertà piuttosto che la loro cultura. Molti diventano anche più poveri nel senso che perdono il loro capitale più prezioso, cioè la loro tradizione culturale, in rapida disintegrazione. In alcuni casi uno potrebbe a ben diritto affermare che diventano più poveri mentre diventano un po' più ricchi. Mentre abbandonano i loro stili di vita tradizionali e adottano quelli del moderno occidente, possono anche avere un crescente impatto dannoso sull'ambiente.
Resta il fatto, tuttavia, che non è la gran parte della popolazione povera a mettere a rischio la Navicella Spaziale Pianeta ma il relativamente esiguo numero di ricchi. La minaccia all'ambiente, e in particolare alle risorse e alla biosfera, deriva dallo stile di vita delle società ricche e non da quello dei poveri. Anche nelle società povere troviamo alcuni ricchi e finché questi aderiranno alla loro tradizione culturale fanno poco danno, o non lo arrecano affatto. È solo quando vengono "occidentalizzati" che scaturisce il danno all'ambiente. Ciò dimostra che il problema è alquanto complicato. Non è semplicemente questione di ricchi o poveri – i ricchi fanno danni e i poveri no. È una questione di stili di vita. Un americano povero può fare molti più danni ecologici di un asiatico ricco. Continua...

VERSO UNA DEFINIZIONE DI ALTRA ECONOMIA
VERSO UNA DEFINIZIONE DI ALTRA ECONOMIA
la città di altraeconomia
a Roma




Esiste un'economia ufficiale, che sta nel senso comune, che si insegna nelle università. E' quella dell'utilitarismo, della massimizzazione del profitto, del capitale come ragione di tutto. E ne esiste un'altra, molto meno diffusa, decisamente ignota ai più. E' fatta di piccole ma solida pratiche, di reti prima che di capitali. Tutto nasce, probabilmente, dallo schiacciante dominio della prima e dall'abilità dei suoi profeti di raccontare che di economia ce ne possa essere una sola, quella appunto egemone, addirittura assunta al titolo di scienza in sé - separata dalla sociologia, dall'antropologia, dall'urbanistica, da tutto ciò che studia le relazioni tra le persone e tra queste e l'ambiente . Così ci si è illusi - e molti, troppi, continuano a farlo - che l'economia sia riconducibile ad un approccio meccanicistico, abbia le sue regole, possa essere studiata, interpretata e applicata a prescindere dal contesto sociale e ambientale. I danni sono sotto gli occhi di chi li vuol vedere: nonostante uno sviluppo tecnologico senza precedenti, l'ultimo secolo ha portato con sé, insieme all'aumento del benessere degli abitanti dei paesi più ricchi, un devastante incremento delle diseguaglianze tra nord e sud del mondo, che ora - complice una crisi irreversibile dell'attuale modello di sviluppo - si va estendendo anche all'interno dei paesi più ricchi. E ha implicato la maggiore dissipazione di risorse naturali mai osservata. .... Continua...
ECOLOGIA DEL DENARO
ECOLOGIA DEL DENARO


di David Korten

Contrariamente alle sue pretese, il capitalismo è il nemico mortale della democrazia e del mercato. La crisi della società moderna può essere fatta risalire in larga misura alla nostra ignoranza potenzialmente fatale di due argomenti. Uno è la natura del denaro, l’altro la natura della vita. Questa ignoranza ci ha portato a creare un’economia che vende la vita in cambio di denaro. È un cattivo affare.Infatti, lo stesso vocabolario della finanza e dell’economia costituisce un mondo dal doppio significato che nasconde la vera natura e le vie del denaro.
Per esempio, noi garbatamente usiamo il termine investitori quando parliamo degli speculatori, i cui giochi in Borsa destabilizzano i mercati finanziari globali.Usiamo i termini denaro, capitale, beni e ricchezza in modo interscambiabile, così da rimanere senza mezzi genuini per esprimere la differenza fra denaro – nient’altro che un numero – e ricchezza reale – che è formata da cose di valore reale – come cibo, lavoro, terra fertile, palazzi, macchinari e tecnologia: tutte cose che sostengono la nostre vite e aumentano il nostro rendimento produttivo. Così accettiamo la pretesa degli speculatori, cioè che essi stanno creando ricchezza quando in realtà la stanno espropriando e li onoriamo con speciali protezioni e agevolazioni fiscali. Una tale confusione ci ha portato a fondare un sistema capitalista di governo mondiale attraverso il denaro che ci sta letteralmente uccidendo.
Negli anni ‘80 assistemmo al trionfo annunciato del capitalismo sul comunismo. Negli anni ‘90 sperimentammo, con crescente disagio, il suo trionfo sulla democrazia e sull’economia di mercato. Adesso ci troviamo ad affrontare un’altra questione: cioè se durante la prima decade del terzo millennio dovremo assistere al trionfo del capitalismo sulla vita e alla nostra distruzione finale come specie civilizzata. Continua...

QUALE VALORE HANNO I SOLDI PER UN PRATICANTE?
<b>QUALE VALORE HANNO I SOLDI PER UN PRATICANTE? </b>

di Aurobindo e Mère

Alcuni insegnamenti raccomandano il rifiuto del denaro, altre lo considerano uno strumento del male. Di seguito, alcuni brani tratti da vari testi e dalle risposte date da Sri Aurobindo e Mère ai discepoli. «Il denaro è il segno visibile di una forza universale; questa forza, nella sua manifestazione sulla terra, lavora sui piani vitale e fisico ed è indispensabile alla pienezza della vita esteriore. Nella sua origine e nella sua azione reale, essa appartiene al Divino. Ma, come le altre potenze del Divino, essa è delegata quaggiù e, nell'ignoranza della Natura inferiore, può essere usata malamente per le soddisfazioni dell' ego o detenuta dalle influenze asuriche e distolta per i loro fini.
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ITALIAN DREAM: LA VISIONE OLIVETTIANA
ITALIAN DREAM: LA VISIONE OLIVETTIANA

Rinascita dell'Italian Dream?

In Corriere Lavoro, nella recensione del libro "Storia e storie delle risorse umane in Olivetti" si legge: "Nelle imprese si sente un richiamo: torniamo ad Adriano Olivetti".  Ma non ci si bagna mai nella stessa acqua e sarebbe forse più realistico non aspirare a ritornare, ma piuttosto scegliere consapevolmente di andare verso Adriano, come fondata ipotesi di lavoro. Il perché sembra semplice: Adriano era sempre audacemente proiettato nel futuro (tomorrow oriented) e le sue immaginazioni non erano pensate né per il suo presente, né per il nostro.
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DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO
L'ETICA E' INSUFFICIENTE

DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO<BR>L'ETICA  E' INSUFFICIENTE
Raoul Vaneigem
Di fronte al feticismo del denaro, l'etica, necessaria quanto si vuole, è insufficiente. Sperare di moralizzare gli affari é vano quanto incitare ad una maggior igiene chi vive su un cumulo di spazzatura. Niente, in compenso, é più apprezzabile della libertà di parola concessa a tutti affinché una fioritura di idee nuove presieda alla ricostruzione dell'esistenza individuale e della società in un momento in cui un sistema fondato sulla ricerca esclusiva del denaro che rovina i
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IL REDDITO MINIMO GARANTITO
IL REDDITO MINIMO GARANTITO
di James Robertson

Secondo il progetto di salario minimo garantito, ogni cittadino riceverebbe per legge dello Stato un reddito di base settimanale, non tassabile. Sarebbe il sostituto dell’intricato sistema attuale di sussidi e delle detrazioni fiscali, e assorbirebbe le pensioni minime statali. Quest’idea viene appoggiata da persone che appartengono a tutti i settori dello schieramento politico, e presenterebbe molti vantaggi. La disoccupazione, intesa come status amministrativo, sarebbe eliminata, e con essa la divisione dei cittadini in due classi, i lavoratori ed i disoccupati. La trappola della povertà, che ora agisce in modo da privare dell’assistenza chi comincia a guadagnarsi uno stipendio, verrebbe eliminata, e molte attività utili che attualmente rientrano nell’economia sommersa sarebbero legittimate.
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