di Marzio Aprile
A pochi giorni dalla ennesima scadenza elettorale, ci accingiamo per l’ennesima volta ad esprimere, come cittadini, un voto in una democrazia dalle regole falsate ad un ceto politico complessivo che tutto dimostra fuorché qualità e capacità positive per il bene della società.Il gioco politico è pervertito e produce una finzione di democrazia che è in realtà una truffa elettorale ed una illusione esistenziale. Inoltre ad ogni elezione viene ritrasmessa la tiritera del voto utile. I due partiti maggiori sostengono che l’unico voto utile è quello espresso a loro. Ma è davvero così? Solo in apparenza.
Sono decenni che decine di milioni di elettori votano con un voto utile, un voto per il meno peggio o contro quello che ritengono sia il peggio. E il peggio comunque incombe su tutti, dati i tempi vestito di allegra spensieratezza.
Vi è una espressione usata in filosofia che descrive perfettamente ciò che si verifica ogni volta: “
eterogenesi dei fini”. Essa indica che si verificano
conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali.
Così per esempio quando un elettore mostra intenzione di votare per una piccola bella lista lo si ricatta con la logica machiavellica del voto utile: “si, sono bravini ed hanno qualche ragione ma il voto a loro non serve a niente, finisce sprecato.” Veltroni invita ad un voto anti-berlusconi e Berlusconi invita ad un voto anti-veltroni. Ed i partiti piccoli di rimando: non votate veltrusconi che tanto dopo le elezioni si metteranno d’accordo, le ragioni del voto utile sono un inganno: difendete le identità del centro o della sinistra o della destra. In un certo senso hanno tutti ragione e in un altro hanno tutti torto.
Sono decenni che altri milioni di elettori votano per esprimere una identità politica e culturale. E la loro identità politica e culturale viene puntualmente sbeffeggiata dai giochi di potere della casta politica.
Ma il voto deve essere utile o identitario? Se il voto utile distrugge l’identità dei votanti, il voto identitario distrugge l’utilità dei voti. Può essere sana una democrazia che non riesce mai a ricongiungere utilità ed identità? Utilità senza identità ed identità senza utilità si spartiscono la scena zombie del nulla politico.
Il problema identitario è soprattutto del mondo culturale che si riferisce alla sinistra e solo parzialmente di quello “a destra”. Non si riesce a comprendere come mai se l’identità è così importante per questa area, essa risulti sempre così in pericolo e produca una esagerata varietà di liste concorrenti che promettono di garantirla.
Il mondo sociale che si riferisce alla destra ha meno problemi, si ricompatta sempre per “l’utilità” cioè il potere poiché in esso risiede principalmente la sua identità: le due esigenze vi coincidono o sono una sola, oltre l’esercizio del potere non vi sono ideali e il mondo della destra si divide solo quando non ha potere da intascare o condividere.
E questo è detto come generalizzazione perché in realtà i due atteggiamenti centrati su utilità ed identità con peso differente si ritrovano in ogni area politica.
E perché sia che i cittadini votino per identità o per utilità non cambia mai niente? La risposta è che entrambi gli schieramenti, sia di destra che di sinistra, con le loro varianti di centro sono fasulli, cioè finti. Cioè sono finti da un punto di vista politico autentico e terribilmente veri come forma di associazione degenerata a delinquere anche oltre la volontà di alcuni dei loro sostenitori più o meno ingenui.
La casta politica è succube di interessi esterni (utilità eterodirette delle lobbies economiche) e di interessi interni (utilità autodirette di conservazione del potere gestito). Non ha tempo ed energia per affrontare o risolvere i problemi della comunità, persegue”i propri interessi”. E’ diventata polo attrattivo per la parte peggiore della società.
Un altro caso di eterogenesi dei fini: coloro che dovrebbero provvedere al governo della collettività sono in realtà la sua rovina.
La formazione del politico di professione, quando non è importazione diretta della criminalità organizzata, segue il percorso della costruzione di una identità politico-culturale e poi con il farsi professione questa identità inizia a trasformarsi prima in utilità del suo schieramento ed infine pervertisce in utilità personale.
Vi sono due affermazioni entrambe vere: “il potere logora chi non c’è l’ha” e “cambia il sistema prima che il sistema cambi te”. Sono vere contemporaneamente ed inesorabili per tutti coloro che non compiono una sintesi solida delle categorie identità ed utilità.
Nella storia, quando succede qualcosa di nuovo, si verifica che alcuni ostinati osino considerare utile la loro identità di aspirazioni politiche e culturali oltre l’esistente, facciano coincidere aspirazioni ed ispirazioni e affrontino, con determinazione e pazienza, impopolarità, emarginazione e repressione anche sanguinosa - il sacrificio di perseguire un mondo migliore: ogni movimento che incide sulla storia dei popoli e delle nazioni si comporta così, come un organismo folle e poi guarda caso, irridendo” i realisti” il mondo diventa dei folli: dall’illuminismo all’unità d’Italia, al liberalismo ed al socialismo, ogni grande mutamento utilizza l’utopia.
Talvolta occorre che si susseguano generazioni su generazioni per affermare la ragionevolezza di quello che sembrava impossibile e l’iniqua impossibilità di ciò che si ostinava a considerarsi ragionevole. E quando un movimento precedentemente affermatosi ripiega su stesso e diventa troppo ragionevole, "la ragione" si ritorce contro di esso producendo aberrazioni come le moderne dittature di massa (fascismi e comunismi) e, in piccolo, schegge impazzite come i gruppi terroristi.
E’ successo qualcosa di peculiare ed unico nella storia delle nostre società del benessere, sia le classi dirigenti che le classi dominate sono diventate in parte consistente gruppi di malaffare: domina incontrastata l’incapacità di riconoscere e costruire il bene comune ed ancora ciò è tipico delle società in declino irreversibile come fu il caso dei tempi della caduta dell’impero romano.
Questo tipo di contagio è sia negli Usa che in tutta Europa con alcune punte di eccellenza in Italia. Risulta difficile credere che, se non si riesce a ricostruire un senso di bene comune, queste società possano affrontare il riscaldamento globale, l’inquinamento generalizzato della vita, la realizzazione di economie sostenibili, la globalizzazione della politica internazionale e dell’economia, la costruzione di un futuro auspicabile. Lo stato delle cose necessita di un altro Stato, lo stato armonioso dei diritti e dei doveri.
Nella cosidetta società dell’informazione non vi è più autentica informazione ma solo disinformazione, ogni tema politico trattato nasconde e sostiene interessi biasimevoli.
La Campania trabocca di rifiuti e scorie tossiche, montagne di soldi sono stati dati e derubati per questo problema, si insiste sugli inceneritori quando si sa che sono micidiali per la salute delle popolazioni solo perché sugli inceneritori “si mangia assai” e non si usano sistemi più sani e semplici di riciclaggio dei rifiuti che pur esistono e che anzi piccole aziende italiane esportano all’estero.
Allo stesso modo con la Tav si vuole affiancare una ferrovia inutile accanto ad una sottoutilizzata e solo perché questo tipo di imprese faraoniche permettono agli assegnatari di intascare parti consistenti delle risorse della collettività.
Si grida ipocritamente per Alitalia quando essa è da anni bottino per i ladri e si grida al posto di lavoro in pericolo quando i loro complici stanno per essere congedati.
Ogni cosa che viene perseguita è un pretesto da briganti. Ogni sussidio o contribuzione publica data è una ruberia, dai piccoli paesi all’operare statale. Trasmissioni coraggiose come quelle di Report documentano puntualmente lo schifo attuale. Vi sono ovviamente ancora amministratori onesti, esseri gentili che impediscono alla corruzione di inquinare ogni aspetto della vita sociale.
Il bene pubblico amministrato correttamente permetterebbe uno straordinario sviluppo sociale, in queste nostre società tecnologiche ed opulente la miseria e la precarietà non sono insuperabili, vi sono risorse per tutti e per uno sviluppo o decrescita felice e sostenibile.
Ma nessuno in queste campagne elettorali osa parlare delle grandi prigioni che occorre costruire per isolare o neutralizzare i ceti sociali a delinquere, solo vaghi e ipocriti accenti di moralizzazione, in un paese dove i reati più gravi vanno in prescrizione prima che i processi finiscano. Certo vi sono voci qui e là e forse andrebbero premiate ed anche alcuni leader mostrano buoni propositi che non diverranno niente essendo essi cresciuti alla sciagurata arte del compromesso tout-court. Senza trasformazione culturale non vi può essere autentica trasformazione politica.
Come nessuno dei demagoghi va oltre vane promesse elettorali di elemosine e contentini quando edilizia popolare, salari di sostegno e redditi di cittadinanza, e tutti i servizi pubblici soddisfacenti sarebbero immediatamente possibili bloccando anche solo in parte lo scempio dello spreco e delle ruberie pubbliche spartite non solo in pochi ma anche con una parte della cittadinanza stessa regredita “mediovalmente” a mercenaria. Per assicurarsi una larga impunità i briganti del potere finanziano a pioggia dalle popolazioni più disgraziate alle varie corporazioni e associazionismi.
Altri temi apparentemente “nobili” giustificano il teatrino dell’inessenziale e sono alibi operativo di piccoli gruppi minoritari che devono giustificarsi al mercato del consenso mediatico. Sarebbe facilmente sotto gli occhi di tutti ma la distonia percettiva assopisce anche le coscienze di coloro che credono di intrattenersi con gli angeli.
Il tempo di destra e sinistra è finito da tempo, sono ormai involucri vuoti abitati da esseri insignificanti o malvagi che vanificano ogni possibilità di trasformazione. Destre e Sinistre reali sono corresponsabili dello scempio della società consumistica e liquidizzata di individui ormai quasi inesistenti, forgiati progressivamente alle dimensioni uniche del Nulla. Un nuovo 68’ non ideologico e libertario, in quanto liberatorio e liberante, sarà la nuova emersione cristica? Oppure terribile e liberatrice sarà la danza di Shiva.
Identità e utilità non riescono mai a coincidere quando il gioco è illusorio e la scena è in realtà un inganno. Svelare l’inganno e vedere oltre l’illusione permetterà di ispirare nuove espressioni politiche in cui ciò che è vero sia anche utile e ciò che è utile rimanga vero, una via di progresso anzi di salvezza. Con queste elezioni non succederà quasi niente, ma il cambiamento arriverà ugualmente e per questo. Se siete giusti e buoni alle prossime elezioni sarete spietati.
Per il Bene Comune.
Marzio Aprile
5 aprile 2008
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