DELLA REALTA' VIRTUALE
di Edoardo Conte
Elemire Zolla, studioso di religioni e ricercatore spirituale, descriveva la realtà virtuale come uno strumento per trascendere la mente concreta ed approdare nei mondi della mente astratta e dell’intuizione.
Credo che, nelle migliori delle intenzioni, sia contemplata questa potenzialità, ma che, come spesso accade, retti moventi diano luogo, in prima istanza, ad attività non sempre coerenti.
In altre parole, credo che, l’energia sprigionata da idee ed ideali, sia dapprima applicata a forze centripete o ego-speculative e solo dopo che il “ciclone” egoistico abbia fatto danno, sia incanalata in spirali centrifughe ad uso altruistico, ossia in anticicloni, per dirla in termini meteorologici.
E’ avvenuto, dunque, che la realtà virtuale sia stata usata e si continui a usare come una droga allucinogena, per “fare uscire di testa” le masse e soprattutto i giovani che, sperimentano, come in ipnosi, realtà di violenza gratuita.
Mi riferisco agli innumerevoli “games sparatutto” che abituano i ragazzi alla crudeltà senza sporcare di sangue le loro mani che impugnano i joistick come fossero armi.
Qual’è lo scopo che sta sotto al proliferare di tanti “omicidi virtuali”?
Sviluppare attitudine e indifferenza alla violenza!
D’altra parte, nel recente passato, i figli maschi venivano educati ai giochi di guerra per farli diventare, all’occorrenza, eroici servitori della patria.
Se abitui i giovani alla vista del sangue e delle più efferate atrocità, sembrerà loro naturale qualsiasi richiesta in tale direzione. Le statistiche parlano chiaro: la maggior parte della popolazione criminale odierna ha una età compresa tra i 14 e i 24 anni!
La stessa violenza virtuale, anche se riferita alla vita reale, ci viene trasmessa dalle suggestioni del grande schermo cinematografico e, in misura maggiore, dall’informazione del piccolo schermo televisivo che, ci propina immagini di morte e catastrofi all’ora di pranzo, facendocele ingoiare assieme al cibo quotidiano. In questo modo diventano parte del nostro alimento e vengono assimilate a livello inconscio.
Tutto ciò provoca assuefazione verso la bestialità e impedisce o rallenta il processo evolutivo.
Inutile dire che è parte della strategia del controllo mondiale che, attraverso violenza, paura e terrore, ci imprigiona in un sentimento di sfiducia, rabbia e isolamento.
Come se ciò non bastasse, stanno ora diffondendosi, all’interno di Internet, giochi di simulazione esistenziale che offrono la possibilità di costruirsi una vita virtuale ideale in cui, desideri inappagati di fama e ricchezza possono, magicamente, essere soddisfatti.
Mi riferisco a “Second life” ultimo parto della manipolazione collettiva! Ho visto gente trascorrere intere giornate dentro la simulazione virtuale dimenticandosi di vivere per davvero…follia reale!
Second life, a mio avviso, è più di un gioco di simulazione; è un vero progetto di sistema nel sistema, come uno specchio a “orrido” che riflette all’infinito la stessa immagine. Sotto la veste fantasmagorica e, un po’ istriona, è mascherata una struttura piramidale di potere economico-capitalistico tale e quale quella esistente.
Chi entra nel gioco crea un “alter ego” che, mentre vive e lavora in luoghi virtuali, spende soldi reali. Infatti, per possedere i “Lindendollars” occorre acquistarli con la propria carta di credito. Con l’intento di comperare case virtuali o di fare carriera, sempre virtuale, si spendono bigliettoni reali. Niente male la furbata… e tutto si compie in “un click”.
Ma quanto ci costa quel click in termini di condizionamento?
Non contenti di stordirci in un sistema consumistico reale, ci rinchiudiamo a doppia mandata nel “Monopoli” virtuale?
Sembra che, proprio il desiderio di uscire da una vita monotona e reprimente ci faccia immergere in una virtualità tanto seducente quanto illusoria.
Più che gioco della speranza, Second life si rivela, infatti, come un gioco al massacro in cui lo “specchio delle brame” riflette una realtà distorta e l’apparente bellezza o ricchezza è ottenuta col trucco! Si, perché la carriera o la bella casa virtuale, tali rimarranno quando usciremo dal gioco e la realtà, quella che non vorremmo vedere, perché ci ricorda fallimenti e delusioni, tornerà più nera e viva che mai. Il trucco c’è ma non si vede, quando non vogliamo sperimentare la realtà ma ci illudiamo che basti immaginarla, come in un sogno…
La simulazione virtuale dovrebbe servire per farci progettare un mondo migliore e aiutarci a non commettere errori di valutazione. Se imparassimo a utilizzarla come strumento di verifica ci fornirebbe il migliore servizio, senza “effetti collaterali”; invece, viene subdolamente usata, per accrescere l’illusione collettiva e alimentare desideri consumistici o, addirittura, tendenze criminali.
Quello che possiamo fare, per non cadere nel tranello della virtualità, è focalizzare il nostro pensiero, individuale e collettivo, sul senso della vita e la percezione del presente. La vita è un continuo divenire che è colto solo quando fluiamo con esso centrati nel “qui ed ora” , ossia, nell’eterno presente. Questa è l’unica condizione che dissolve il velo e mostra la realtà per quello che veramente è: una potenzialità di eventi, pensieri e stati emotivi a cui possiamo dare espressione secondo la nostra consapevole scelta.
Come dice Gregg Braden, scienziato e ricercatore olistico: “Il mondo che noi conosciamo, cioè la realtà esterna, è un’onda stazionaria, un’onda fissa. L’Universo funziona, invece, in maniera quantistica, cioè sotto forma di onde che vanno e vengono tra passato e presente: onde non stazionarie. Le nostre convinzioni producono un’onda stazionaria (fissa) che blocca una possibilità quantistica (una delle tante potenzialità) e crea una certa realtà”. Queste cognizioni sono in accordo con quanto tramandato da filosofie e saggezze antiche che sostengono la forza del pensiero creativo nel concretizzare il mondo reale.
Possiamo, quindi, determinare la realtà in modo conscio e volitivo, oppure subirla inconsciamente; possiamo dirigere la nostra vita con le redini in mano, o farci trascinare al guinzaglio da chi sceglie per noi e ci condiziona con realtà virtuali preconfezionate.
A noi la scelta di essere artefici del nostro destino o schiavi dell’ipnosi di massa! In cuor mio rimane, solo, la speranza che “virtuale” torni ad essere un termine imparentato con la virtù.
Edoardo Conte
Movimento Fraternity
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