Oggi non è più chiamata schiavitù,
è chiamata libero mercato

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<< torna indietro     nella localit&arave;: TRENTINO-ALTO ADIGE     argomento: Convegni - Incontri del: 03/06/2010
News: 3 - 6 GIUGNO 2010 TRENTO
FESTIVAL ECONOMIA 2010

Quando andavo al liceo non passava giorno senza che, entrando a scuola, non mi trovassi un volantino in mano. Spesso più d'uno. Oggi sono una rarità. Per offrire una voce a disagi diffusi non si scrive un manifesto, convoca un'assemblea o organizza una manifestazione. Ci si rivolge sempre meno al sindacato, alle associazioni locali o ai partiti. Quella cinghia di trasmissione dal particolare al generale non c'è più. Bisogna cercare di essere sbattuti in prima pagina. Gli operai dell'Innse saliti su una gru per protestare contro la chiusura della loro fabbrica hanno fatto scuola. La loro voce è stata ascoltata. Ma quante altre? L'attenzione dei media è molto selettiva. Ormai anche gli operai che salgono sui tetti non fanno più notizia. Bisogna occupare l'ex carcere dell'Asinara, come gli operai in Cassa Integrazione della Vinyls. E poi cos'altro si inventeranno dopo l'"Isola dei Cassintegrati"?

Il mondo in cui viviamo è sempre più ricco di informazioni e sempre più povero di attenzione. Ciò che sta lì in mezzo alle nostre orecchie è la risorsa più scarsa. I nuovi "padroni del vapore" sono i padroni dell'attenzione, coloro che controllano i media, i programmi di maggiore ascolto. Contano oggi molto di più di chi detiene il capitale fisico, sono molto più influenti dei proprietari delle fabbriche, delle ferrovie, anche dei grandi centri commerciali.

Molte informazioni sono costose da produrre, ma non da diffondere e riprodurre. Ci sono costi fissi elevati nel raccogliere le informazioni e costi marginali molto bassi nel trasmetterle. Innovazioni tecnologiche come Internet hanno reso potenzialmente accessibili a miliardi di persone informazioni a costo zero. Com'è sempre più facile diffondere le informazioni, è anche sempre più facile appropriarsene senza riconoscerne la fonte, la proprietà intellettuale. Questo può rendere impossibile la vendita di informazioni, dunque il recupero dei costi di produzione, da parte di chi li ha sostenuti. Può portare anche al collasso o al forte ridimensionamento di interi mercati dell'informazione, come quello della carta stampata, che hanno costi di produzione elevati.

La crisi dei produttori di informazione li può rendere particolarmente vulnerabili al condizionamento del potere economico e politico. Una fonte di finanziamento sempre più importante per produttori di informazione che non riescono a farsi pagare dagli utenti è rappresentata dalla pubblicità. Ma anche la pubblicità può diventare un'arma di ricatto. Non sarà difficile per tutti voi trovare esempi calzanti.

Queste pressioni e questi condizionamenti sono spesso opachi, poco trasparenti, per cui chi accede alle informazioni non è in grado di valutarne la natura, non può facilmente capire se e in che misura si tratta di informazioni di parte. Questo apre interrogativi preoccupanti circa l'esercizio del controllo democratico dei cittadini. Ci sono anche rilevanti costi economici nella disinformazione. Con poche e distorte informazioni i prezzi che si formano sui mercati sono essi stessi poco informativi. Senza informazioni, i prezzi smettono di svolgere la loro funzione e i mercati non possono operare.

Un esempio immediato dei costi della mancanza di informazioni o della presenza di informazioni poco credibili ci viene dalla genesi della Grande Recessione del 2008-9. Il crollo di interi segmenti dei mercati finanziari è stato proprio il prodotto di asimmetrie informative sempre più marcate, banche che non si fidavano più le une delle altre perché sapevano che c'erano tutti quei “titoli tossici" in circolazione e che le banche che li detenevano in grandi quantità avrebbero fatto di tutto per non rivelarli. Anche quando le banche erano davvero poco “intossicate" e dunque desiderose di far conoscere il buon stato dei loro bilanci, non avevano alcun modo di rendere credibili le informazioni rassicuranti da loro trasmesse ai mercati.

Le informazioni hanno un valore nella misura in cui sono credibili. A una persona in cerca di lavoro che volesse convincere un proprio potenziale datore di lavoro circa le proprie qualità non basterà proclamarsi in grado di svolgere bene quel mestiere. Dovrà trovare un modo di rendere visibili al proprio potenziale datore di lavoro le proprie qualità per convincerlo che sta facendo la scelta giusta. Se ha titoli di studio da esibire li metterà in mostra anche solo per segnalare le proprie capacità. Chi è bravo riesce a conseguire quei titoli di studio, farà bene anche in altri impieghi.

Non sempre i datori di lavoro vogliono essere rassicurati circa le qualità dei loro dipendenti. Vi riproduco, quasi letteralmente, un racconto agghiacciante e deprimente al tempo stesso, di cui sono stato testimone qualche giorno fa. Un giovane ricercatore viene assunto da una istituzione pubblica. Il lavoro è spesso di routine e ben al di sotto delle sue aspirazioni e il rapporto con il dirigente formale. Ma ogni tanto si creano situazioni di dialogo, e in una di queste il dirigente offre la seguente lezione di vita: "tu ti illudi se pensi che i tuoi brillanti titoli conseguiti in università straniere siano importanti per la tua carriera. Vedi, io per farmi nominare e avere una prospettiva ho avuto bisogno di mettere insieme un corposo dossier di fatti opachi e poco commendevoli che mi rende ricattabile. Questo dossier garantisce a chi mi nomina la mia obbedienza. È il mio lasciapassare per la carriera".
 
Le organizzazioni criminali si basano proprio su scambi di questo tipo, in cui i superiori gerarchici si assicurano la fedeltà dei subalterni mediante il ricatto reso possibile dal possesso di informazioni compromettenti sul loro conto. Devono rimanere riservate per dare luogo al ricatto. Forse la vera ragione per cui componenti non piccole della classe dirigente in Italia non tollerano le intercettazioni telefoniche è che rendono pubbliche informazioni compromettenti che dovrebbero rimanere riservate per cementare relazioni gerarchiche o equilibri di potere retti sul ricatto reciproco.

Di questi e di altri temi parleremo alla quinta edizione del Festival. Cercheremo di fornirvi strumenti per selezionare le informazioni economiche in base alla loro importanza e attendibilità, per leggere le statistiche così spesso disprezzate dal potere politico. Cercheremo anche quest'anno di meritarci la vostra attenzione.

Tito Boeri
Responsabile scientifico del Festival dell'Economia

Info: 2010.festivaleconomia.eu

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