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<< torna indietro     trovi questa news in: Economia per il pianeta     nella localit&arave;: INTERNAZIONALI     argomento: Società e Solidarietà del: 30/05/2013
News: IN FRANCIA ARRIVA
LA BANCA DEI POVERI

Francia, ecco la banca dei poveri. Ma dietro c’è ex top manager di SocGen.
L’iniziativa risponde a un’esigenza di "light banking" emersa da tempo perché le famiglie con scarse risorse vedono rifiutarsi e sempre di più dalle banche tradizionali l’apertura di un conto. All’origine del progetto, totalmente privato, Hugues Le Bret, ex direttore della comunicazione della Société Générale, vittorioso stratega nell'affaire

Senza l’obbligo di avere redditi fissi. Senza alcuna condizione legata al patrimonio o ai depositi disponibili. Senza discriminazioni”. Viene presentato così un nuovo conto bancario, che sarà operativo in Francia nelle prossime settimane. Gli ideatori lo chiamano “Compte-nickel”. Ma i media francesi scrivono già di “banca dei poveri”. Che in realtà non avrà sportelli propri, perché chiunque potrà aprire il suo nuovo conto in una tabaccheria o presso un rivenditore di giornali.

L’iniziativa risponde a un’esigenza di “light banking” emersa da tempo in Francia, dove le famiglie con scarse risorse vedono rifiutarsi e sempre di più dalle banche tradizionali, in questi tempi di crisi, l’apertura di un conto. Senza contare che nel Paese il reddito minimo garantito esiste da oltre vent’anni e spesso si pone il problema di come consegnarlo ai più indigenti, che vivono per strada, in particolare a Parigi, senza fissa dimora. Nella stessa ottica, in questo momento è in discussione al Parlamento francese una legge di riforma bancaria, che prevede fra le altre cose (il suo primo obiettivo è la separazione delle attività creditizie da quelle speculative) un “diritto al conto bancario” e l’obbligo per gli istituti che ne negano l’apertura a rilasciare un documento al malcapitato, dove spiegano il perché di quel rifiuto. Servirà, se si vuole, per appellarsi alla Banca di Francia, procedura che potrà essere innescata anche dalla cassa pubblica che paga il reddito minimo garantito.

Ma ritorniamo al “Compte nickel”. Si tratta di un progetto totalmente privato. Il nome fa allusione all’espressione gergale “c’est nikel”, che significa che tutto è a posto, pulito, trasparente. Speriamo. All’origine dell’iniziativa Hugues Le Bret, ex direttore della comunicazione della Société Générale, uno dei colossi bancari francesi. E’ un personaggio da sempre a metà tra il mondo della finanza e quello dei media. E’ stato pure amministratore delegato di Boursorama, una filiale di SocGen, che gestisce una banca online e il sito di informazioni borsistiche più cliccato in Francia, il riferimento numero uno per i malati della Borsa. Socio di Le Bret è Ryad Boulanouar, mago delle nuove tecnologie applicate al mondo della finanza, che ha già brevettato un sistema innovativo per l’identificazione e la registrazione di un cliente mediante un semplice scanner.

Insomma, non siamo proprio di fronte a una Ong… Le Bret, capelli brizzolati e bella presenza, divenne noto anche al francese medio quando, nel febbraio 2008, si trovo’ a gestire l’”affaire Kerviel“, dal nome del trader che con i suoi giochini in Borsa, a suon di strumenti derivati, rischiò di affondare Société Générale (e comunque le fece perdere 4,9 miliardi di euro). Le Bret si ritrovò spesso, allora e nei mesi successivi, dinanzi alle telecamere a giustificarsi per conto del suo datore di lavoro su come si fosse arrivati a quel punto, come un ragazzino avesse potuto gestire indisturbato masse di soldi così ingenti, per conto di una banca che nell’immaginario collettivo francese era quella del buon padre di famiglia. Nel frattempo Jérome Kerviel è stato condannato a cinque anni di prigione in appello nell’ottobre 2012: SocGen è riuscita a scaricare le responsabiliutà su quel “trader impazzito”, come i media francesi hanno iniziato a definirlo. Le Bret riuscì vittorioso nella strategia di comunicazione destinata proprio a farlo passare per una “scheggia impazzita” del sistema. Poi, nell’ottobre 2010, il manager pubblicò un libro sulla vicenda (dal titolo, in italiano, “La settimana in cui Jérome Kerviel ha rischiato di far saltare il sistema finanziario mondiale”), che si voleva un atto d’accusa nei confronti del datore di lavoro, anche se si rivelò molto più pacato e rispettoso del previsto. In ogni caso il personaggio dovette lasciare la banca. Adesso diventa il paladino dei poveri. Speriamo sia vero. Confidiamo nel contrappasso. Qulcuno teme, invece, la nascita di un nuovo business. di Leonardo Martinelli | 30 maggio 2013 da Il Fatto quotidiano

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