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<< torna indietro     argomento: Notizie & News del: 26/06/2013
News: NON POTETE FERMARE L'ACQUA

Il 12 e 13 giugno 2011, dopo molti anni, i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce.

La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani si è espresso a favore della sua fuoriuscita dell’acqua e dei servizi pubblici locali da una logica di mercato e di profitto.

 

Il combinato disposto dei due quesiti referendari ha consegnato un quadro normativo che rende possibile la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato in Italia. Infatti, così come sancito nella sentenza della Corte costituzionale di ammissibilità del primo quesito (n. 26/2011) l’abrogazione del cosiddetto Decreto Ronchi rimanda direttamente alla disciplina comunitaria in ordine alla gestione dei servizi pubblici locali, la quale prevede anche la gestione tramite enti di diritto pubblico.

E’ innegabile come questa sia un’indicazione chiara che segnala quale sia la direzione da percorrere nel futuro in tema di garanzie sociali, diritti collettivi e gestione dei beni comuni.

Ad oggi, trascorso due anni dalla vittoria referendaria, il governo attuale così come il precedente non hanno compiuto nessun passo in tale direzione, bensì diversi sono stati i provvedimenti, approvati o proposti, che muovono in direzione opposta. Solo l’intervento della Corte Costituzionale, con la sentenza 199/2012 del 20 luglio scorso, ha ripristinato la volontà espressa dai cittadini sul primo quesito referendario, quello che ha abrogato l’obbligo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, dichiarando illegittimo l’aricolo 4 del «Decreto di Ferragosto» avanzato dal governo Berlusconi e confermato dal governo Monti.

La tariffa truffa

 

 

In questo contesto poi, con il primo provvedimento del governo Monti (decreto «Salva-Italia»),  è stato attribuito all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (Aeeg) il compito di riformulare la tariffa del servizio idrico integrato. Il 28 dicembre 2012, dopo un lavoro durato diversi mesi, l’Aeeg ha approvato una delibera (n. 585/2012) con cui ha definito il Metodo Tariffario Transitorio del servizio idrico integrato valido per il 2012 e 2013, sancendo, nei fatti, la negazione dei referendum del giugno 2011. L’Autorità prospetta un meccanismo riguardante gli oneri finanziari relativi agli investimenti che va ben al di là di un’impostazione di un metodo tariffario volto a coprire i costi del servizio, ma reintroduce sotto la denominazione di «costo della risorsa finanziaria» il riconoscimento ai gestori di una percentuale standard pari al 6,4 per cento, ossia lo stesso meccanismo della remunerazione del capitale investito abrogata dal referendum che ammontava al 7 per cento. Dunque non si è molto lontani dalla realtà se questa viene definita una tariffa-truffa.

Il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, da subito, ha espresso un giudizio assolutamente negativo su quanto approvato dall’Aeeg e ha avviato un percorso di mobilitazione volto a chiedere il ritiro della delibera e le dimissioni dei rappresentanti dell’Autorità. Decine sono state le iniziative organizzate in tutta Italia in questi mesi settimane e altrettante ne sono in programma nel prossimo futuro. Il contrasto a tale provvedimento muove dalla considerazione secondo cui dopo un pronunciamento così chiaro da parte della cittadinanza, anche l’approvazione di una nuova norma tariffaria non può essere, in nessun caso, considerata mero adempimento tecnico, bensì elemento sostanziale di rispetto del voto democratico della maggioranza assoluta del popolo italiano.

 

In questo senso a partire dall’autunno del 2011 il movimento per l’acqua ha dato avvio alla Campagna di Obbedienza civile per chiedere che venga definitivamente espunta dalla tariffa la quota della remunerazione del capitale investito. A tale campagna hanno aderito migliaia di persone che periodicamente pagano le loro bollette detraendo quella quota. Il 25 gennaio a sostegno delle tesi del movimento in merito alla tariffa è giunto anche un parere del Consiglio di Stato, peraltro richiesto dalla stessa Aeeg, tramite il quale ha ribadito che la quota di remunerazione del capitale investito è stata indebitamente percepita dai gestori e dunque va elimitata dalla bolletta sin dalla data di promulgazione degli esiti referendarim ossia il 21 luglio 2011, cosa che, ad oggi, nessun gestore ha fatto.

Il parere è molto limpido e dà pienamente ragione alle tesi dal movimento per l’acqua sostenute all’indomani della vittoria referendaria, e cioè che l’abrogazione del famigerato 7 per cento, introdotto per la prima volta nell’ordinamento giuridico con un decreto ministeriale dell’1 agosto 1996 e successivamente ripreso da quella parte dell’articolo 154 del Decreto ambientale sottoposta a referendum, aveva effetto immediato. Così recita il parere: «L’applicazione fatta dello stesso decreto 1° agosto 1996 a far data dal giorno (21 luglio 2011) in cui il referendum dl 12 e 13 giugno ha prodotto effetti non sia stata coerente… con il quadro normativo risultante dalla consultazione referendaria».

 

 

Ma l’Autorità non ci sta. Il 31 gennaio scorso ha adottato una delibera, la 38 del 2013, tramite la quale, a suo modo, ha inteso recepire il parere del Consiglio di Stato. Nella delibera l’Autorità segnala «il proprio intendimento di operare, con riferimento al lasso temporale 21 luglio 2011/31 dicembre 2011, in attuazione degli esiti referendari, nel rispetto del full cost recovery, il recupero della quota parte della remunerazione del capitale investito indebitamente versata dagli utenti finali [...]». Si fa riferimento al solo periodo luglio/dicembre 2011, perchè per il 2012 e 2013 sarebbe in vigore il Metodo Tariffario Transitorio citato in precedenza, con cui, come abbiamo spiegato, l’Autority ha reinserito sottto mentite spoglie la remunerazione del capitale investito per una percentuale pari al 6,4 per cento. Da qui deriva il problema. Si tratta di una soluzione inaccettabile che vedrà il movimento per l’acqua in campo per contrastarla.

All’interno di questo scenario appare assolutamente rilevante evidenziare anche la limpidezza della sentenza del Tar Toscana con cui in marzo è stato ribadito che «il criterio della remunerazione del capitale (…) essendo strettamente connesso all’oggetto del quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice…». Oggi la palla è passata in mano alle istituzioni locali (ex Ato) che avrebbero il compito di recepire la nuova tariffa dell’Aeeg. Anche in questo caso la mobilitazione del movimento per l’acqua ha raccolto i suoi frutti. Infatti, diversi sono i territori che si sono espressi in maniera contraria al metodo tariffario, a partire dall’Atersir Emilia Romagna per giungere all’ex Ato aretino e all’ex Ato fiorentino-pistoiese.

Insomma, ora i gestori non hanno più alibi per continuare a tenersi il maltolto del 7 per cento. La Campagna di Obbedienza civile esce ulteriormente confermata, anche dal punto di vista del diritto, mentre l’Authority per l’energia elettrica e il gas ne esce definitivamente delegittimita.

Il movimento trascina le amministrazioni locali

Ma ciò che negli ultimi mesi sta emergendo come dirompente sono i processi di ripubblicizzazione del servizio idrico. Da nord a sud sono sempre più numerose le amministrazioni locali che, sotto la spinta dei comitati territoriali, stanno avviando percorsi di riappropriazione dell’acqua. Subito all’indomani del voto referendario il Comune di Napoli aveva dato inizio a questo corso trasformando la propria società a totale capitale pubblico, Arin Spa, nell’azienda speciale Acqua Bene ComuneNapoli. Un processo che proprio in queste settimane sta giungendo a conclusione. Mentre a fine 2012 anche Reggio EmiliaPiacenzaVicenzaForlì-Cesena e Pistoia stanno intraprendendo medesimo percorso. E’ notizia di poche settimane fa che il Comune di Palermo ha approvato il primo atto concreto di trasformazione dell’Amap Spa in azienda speciale, candidandosi dunque ad essere il primo capoluogo di provincia a seguire le orme di Napoli.

Ci sono poi da evidenziare importanti prese di posizione contro ulteriori tentativi di privatizzazione del servizio idrico: nella provincia di Imperia viene bloccata una proposta di privatizzazione e si intraprende un percorso per una gestione pubblica da studiare assieme ai comitati;  il progetto di una grande multiutility del nord (A2A-Iren) viene smontata pezzo per pezzo; le mobilitazioni dei comitati emiliano romagnoli e veneti fanno emergere una diffuso malcontento in diverse amministrazioni comunali nel percorso di approvazione della fusione Hera-Acegas Aps, per cui al termine risulteranno decine i comuni che si sono espressi in maniera contraria e critica verso quella che definiscono un’operazione meramente economico-finanziaria e che li espropierà dei pochi poteri di controllo sulla mega-multiutility.

Sempre nel nord Italia è il comitato di Torino a raggiungere un grande risultato presentando una delibera d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione di Smat Spa sottoscritta da circa 10.000 cittadini. Delibera che subisce attacchi pesanti da parte dei tecnici comunali e che finalmente arriva in Consiglio comunale, con il benestare del sindaco Fassino, subito all’indomani delle elezioni politiche di febbraio. Ne uscirà approvata ma ancora sub iudice di uno studio di fattibilità. Un ulteriore sfida per il comitato torinese e per tutto il movimento per l’acqua che sta lavorando e si sta mobilitando affinchè si giunga a un esito positivo producendo tutta la documentazione necessaria per la definitiva ripubblicizzazione di Smat.

Sempre lungo il filone delle proposte d’iniziativa popolare vanno ricordate le leggi regionali per la ripubblicizzazione promosse in SiciliaLazio e Calabria, oltre a quella in gestazione in Liguria e quella elaborata dal Forum abruzzese.

Altro esempio construens del movimento per l’acqua è il  progetto per la riappropriazione collettiva di Acea Ato2 elaborato dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica, il quale è stato sottoposto ai candidati sindaco durante la campagna elettorale.

La prima Ice, Iniziativa dei Cittadini Europei

D’altra parte il movimento per l’acqua si è posto il problema d’incidere a livello europeo, soprattutto alla luce dei dettami sulle politiche economiche, e quindi anche di privatizzazione e mercificazione dei beni comuni, che provengono dalla Bce e dalla Commissione europea. Dettami che sono stati esplicitati subito dopo i referendum con una lettera rivolta all’allora governo in carica, con cui si richiedeva senza mezzi termini cosa s’intendesse fare in materia di gestione dei servizi pubblici locali nonostante i referendum appena svolti. Per questo, già nel dicembre 2011 durante due giorni di assemblee svolte a Napoli si erano messe le basi per la costruzione della Rete Europea per l’Acqua che poi è stata ufficializzata al Forum Alternativo Mondiale di Marsiglia nel marzo 2012 a cui il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua ha preso parte con una delegazione molto numerosa composta da circa cento persone. Questi sono stati i presupposti su cui a settembre del 2012 è stata lanciata la campagna per l’Ice (Iniziativa dei cittadini europei) per l’acqua come diritto umano.

Con questa iniziativa ci si pone l’obiettivo di proporre alla Commissione europea di legiferare a favore del principio dell’acqua bene comune e diritto umano universale, oltre a escluderla dalle logiche di mercato. A distanza di circa otto mesi dall’avvio di questa nuova campagna è possibile fare un primo bilancio assolutamente positivo. Per usare una paragone automobilistico potremo dire che la raccolta firme è stata una sorta di diesel, ossia ha necessitato di qualche mese per andare a regime ma al momento procede speditamente e da pochissimo ha raggiunto quota un milione e mezzo di firme. Va ricordato che per rendere valida questa proposta legislativa devono essere raccolte un milione di firme in almeno sette paesi dell’Ue nell’arco di dodici mesi.

Al momento Germania, Austria, Belgio, Slovacchia, Slovenia e Lussemburgo hanno superato la soglia minima, mentre altri due stati, Finlandia e Lituania, ce l’hanno praticamente fatta, visto che mancano loro poche centinaia di firme per arrivare alla soglia. Per quanto riguarda l’Italia mancano ancora poco più di 10.000 firme per giungere alle 55.000 richieste. Obiettivo è quello di raggiungere il traguardo entro fine giugno.

Comunque, a livello continentale si sta delineando un risultato straordinario visto che questa sull’acqua sarà la prima Ice nella storia che con ogni probabilità andrà in porto. Infatti, è evidente che, ancora una volta, la battaglia per l’acqua pubblica può aprire una strada di rivendicazione innovativa e che valorizzi i nessi, questa volta a livello europeo, perchè si possa delineare un’alternativa alle politiche di austerity. Perchè appare sempre più chiaro, anche dal dibattito della campagna elettorale appena svolta, che l’obiettivo resta privatizzare e creare nuovi terreni per il profitto a scapito di tutte e tutti.

L’invito del movimento dell’acqua, dunque, è attivarsi per sostenere l’Ice «L’acqua un diritto umano» andando a firmare sul sito www.acquapubblica.eu.

12 giugno, appuntamenti

Le iniziative messe in campo in questi due anni per l’attuazione dei referendum, a partire dalla Campagna di Obbedienza civile, passando per le manifestazioni nazionali del 26 novembre 2011 e quella del 2 giugno 2012, per finire ai diversi percorsi di ripubblicizzazione aperti nei territori, oltre al fatto che la lotta per l’acqua si è sempre più intrecciata con le altre vertenze per la difesa dei beni comuni e contro le speculazioni, dimostrano la persistenza del movimento dell’acqua e le ragioni profonde che hanno portato alla vittoria refendaria del 2011. Il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua da sempre sostiene che il rispetto dell’esito referendario non può essere in nessun caso considerata mero adempimento tecnico, bensì elemento sostanziale di rispetto del voto democratico della maggioranza assoluta del popolo italiano. Per questo continua la sua mobilitazione per la piena attuazione del risultato referendario. L’invito a tutte e tutti è quello di partecipare alle iniziative in programma in occasione del secondo anniversario dei referendum. A Roma la mattina del 12 giugno in piazza Montecitorio si svolgerà la prima assemblea dell’intergruppo parlamentare per l’acqua bene comune in cui i deputati e senatori che decideranno d’intervenire sottoscriveranno la proposta di legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico promossa dal Forum dei Movimenti per l’Acqua e depositata in parlamento nel 2007, da allora rimasta indiscussa. Mentre il pomeriggio il Coordinamento romano Acqua pubblica organizza un’iniziativa in piazza San Cosimato dalle ore 18 «Buon compleanno referendum» durante la quale si terrà il dibattito «Fuori i privati dall’acqua, verso la ripubblicizzazione» a cui parteciperà Stefano Rodotà. Seguirà il concerto del Ponentino Trio e l’intervento di Ascanio Celestini.

Sul sito acquabenecomune.org tutte le iniziative previste nei territori.

Paolo Carsetti, Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua

tratto da http://comune-info.net/2013/06/un-referendum-ancora-attuale/


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