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<< torna indietro     nella localit&arave;: INTERNAZIONALI     argomento: Notizie & News del: 25/09/2013
News: SIRIA: LA GUERRA SI PORTA VIA I BOSCHI

Anche i boschi pagano le spese della guerra in Siria, e diventano preda di occupanti illegali, secondo quanto riporta la rete di giornalisti indipendenti damascusbureau.org. "Chi ruba a un ladro è legittimato come se ereditasse dal propri padre" dice Abu Rashid, contadino di 55 anni, che ha abbattuto duemila metro quadrate del bosco montano demaniale di Kfar Nabl, nella provincia di Idlib, dopo aver fatto lo stesso in altri boschi demaniali. L'opposizione armata controlla Kfar Nabl dall'agosto 2012 e i residenti reclamano ora i boschi che costeggiano i tre chilometri di strada che da  Kfar Nabl portano alle rovine di Shinshrah. L'area conviene inoltre rovine romane e bizantine.

Il programma di riforestazione a Kfar Nabl è iniziato negli anni ottanta, sponsorizzato dalle Nazioni Unite, e si è fermato con l'inizio della guerra civile nel 2011.

L'ingegner Khaled al-Khatib, impiegato dal governo di Damasco, e capo del dipartimento agricolo di Kfar Nabl, spiega ohe i residenti hanno preso il controllo di circa 40 ettari di terreno nei boschi della municipalità.

"In passato potevamo fermare il taglio illegale ricorrendo alla polizia o alle forze di sicurezza, qualora fosse necessario. Ora non è possibile, non c'è alcun deterrente" spiega.

"Costruire senza i necessari permessi è proibito" dice un funzionario del comune (alleato al governo) che rifiuta di rivelare il proprio nome "ma nelle circostanze attuali, non possiamo far nulla per proteggere le proprietà demaniali, né possiamo abbattere le costruzioni abusive".

Il consiglio locale instaurato dall'opposizione ha emesso un'ordinanza diretta alle Forze di Sicurezza della Sharia di Kfar Nabl, ma non sarebbe stato messo in pratica.

Il capitano Nasser al-Rahhal, vice comandante delle Forze di Sicurezza, sostiene di non avere effettivi a sufficienza, e di non essere stato sostenuto a sufficienza dal consiglio locale: "Molti degli occupanti illegali sono armati - dice - e considerano le Forze di Sicurezza come un un gruppo di gente messa assieme a caso, non come una vera forza di polizia".

Il tenante Fares al-Bayyoush, comandante della Brigata dei Cavalieri del Diritto, un gruppo armato che sostiene di far parte del Free Syrian Army, insiste di aver mandato 15 uomini per far rispettare gli ordini del consiglio locale, ma quest'ultimo ha cancellato la missione. "Il consiglio locale non è interessato a questa vicenda" dice, insistendo sulla disponibilità dei Cavalieri del Diritto a sgombrare gli occupanti.

Secondo Ali al-Soueid, membro delle Forze di Sicurezza, alcuni membri del consiglio locale e delle unità militari sarebbero coinvolti nell'occupazione illegale dei boschi.

Mohammad Sheikh Khairo, l'Imam della moschea di Masjid Al-Kabir, sostiene che la legge coranica proibisce l'usurpazione di proprietà statali, compresi i boschi di Kfar Nabl.

In base al codice civile "nessuno può possedere foreste, neppure se sostiene di averle avute per cento anni o più" sostiene l'avvocato Abdallah al-Daif. "Chiuque danneggi boschi demaniali è tenuto a pagare i danni. Secondo l'articolo 19 del decreto legge 25 del 2007, "le foreste demaniali sono un patrimonio nazionale e non possono essere reclamate o abbattute da alcuno", pena la reclusione o perfino la pena capitale per i casi più gravi.

Abu Mahmoud, costruttore di trent'anni, sostiene di aver diritto a un ettaro nella montagna. "Cinquant'anni fa il governo ha espropriato cinque ettari a mio nonno, pagando un prezzo molto basso" spiega. Anche un poliziotto in pensione, Abu Majed reclama diritti sui boschi, per il semplice fatto che lo stanno già facendo in molti.

Abu Issam, uno dei notabili della città, lamenta la mancanza di "vere forze rivoluzionarie", che portino avanti una campagna per far capire alla gente che l'obiettivo della rivoluzione è eliminare il regina di Assad, non appropriarsi dei beni pubblici. "Lo Stato e la legge c'erano prima di Assad e di suo padre, e ci saranno anche dopo" dice.


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