Dove c'è amore, c'è visione.
Richard of St. Victor

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
Continua...
RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
Continua...

LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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PERCHE' SONO ANDATO A VIVERE CAMPAGNA


di Leo Hickman

Oggi il rapporto tra città e campagna è simbiotico. Nessuna delle due può vivere senza l’altra.

Verso la fine del 2008 le Nazioni Unite hanno annunciato una svolta nella storia dell’umanità. Per la prima volta le persone che vivevano nelle aree urbane erano di più di quelle che abitavano nelle zone rurali. Metà dei 6,7 miliardi di abitanti del mondo ora si sveglia al suono dei clacson invece che al canto del gallo. Stiamo per completare il nostro lungo viaggio dalla condizione di cacciatori e agricoltori a quella di cittadini moderni.

Da molti punti di vista è sensato vivere e lavorare tutti insieme in una città, grande o piccola che sia. Nei secoli scorsi abbiamo creato fiorenti comunità – Roma, Londra, Parigi, New York – vicino ai luoghi più convenienti per i commerci e i trasporti, come i fiumi e gli estuari, e ben presto tutte sono diventate metropoli. In quest’ultimo secolo, a determinare la crescita delle città sono state strade e autostrade, perché l’automobile è diventata essenziale nella vita moderna. Anche gli aeroporti e le ferrovie sono stati fondamentali per lo sviluppo dei centri urbani.

Dove lasciamo un'impronta minore?
Queste infrastrutture hanno permesso alle città di ricevere tutto ciò di cui i loro abitanti avevano bisogno: cibo, energia, materiali. Ma questa crescita può andare avanti all’infinito? O si arriva a un momento in cui il modello di sviluppo della città moderna diventa insostenibile dal punto di vista ambientale? Prendiamo per esempio Città del Messico. Oggi la sua acqua potabile proviene da sorgenti che si trovano a 150 chilometri di distanza e a 200 metri di profondità. Quando queste risorse saranno esaurite, cosa farà? Sono domande che invitano a fare qualche riflessione di tipo personale: se ci teniamo davvero al nostro ambiente, dovremmo vivere in città o in campagna? Dove lasciamo un’impronta di carbonio minore?

Mi sono posto questa domanda molte volte: fino a due anni fa abitavo nel cuore di Londra, mentre ora vivo in campagna in Cornovaglia, non troppo lontano da dove sono cresciuto. Mia moglie e io ci siamo trasferiti per lo stesso motivo per cui molte persone lo fanno: volevamo che i nostri figli crescessero in un ambiente più sano. Da ragazzo ho lasciato la Cornovaglia per andare all’università e perdermi tra le luci sfavillanti di Londra, adesso ho fatto il tragitto contrario e sono tornato in campagna per crescere i miei figli.

Ma pochi giorni dopo essere arrivato qui con la mia famiglia ho cominciato a mettere a fuoco alcune differenze tra città e campagna. I vantaggi di quest’ultima mi sono apparsi subito evidenti. Hai lo spazio e la libertà di coltivare buona parte di quello che mangi. Sei in contatto con la natura. Sei più consapevole del cambiare delle stagioni. Provi un grande senso di libertà. Ma poi ti vengono in mente altri pensieri. Prima di tutto, quando vivi isolato in campagna ti accorgi dello spreco di energia. O diventi autosufficiente dal punto di vista energetico (ma è molto difficile) o devi fare qualche compromesso. Per me il più grosso è stato comprare una macchina per la prima volta in vita mia: per quindici anni ho abitato a Londra senza averne una.

Certo, le mie giornate erano diventate un po’ più complicate a causa della nascita dei figli ma, per le rare volte in cui la macchina era indispensabile, ci eravamo iscritti a un club di car sharing. Ora sono diventato il riluttante proprietario di un’automobile. Ho cercato di comprarne una che inquinasse il meno possibile, ma è comunque una macchina.

Un dibattito infinito
Viviamo in una casa vittoriana unifamiliare, mentre a Londra vivevamo in una casa vittoriana multifamiliare. In termini di calore, tra dormire da soli e dividere il letto con qualcun altro c’è molta differenza. Ho fatto del mio meglio per isolare porte e finestre, ho installato pannelli solari sul tetto per riscaldare l’acqua ma, nel complesso, usiamo più energia di prima. Non si può sfuggire al fatto che le città offrono economie di scala migliori delle campagne: più ci si allontana da una città, più energia si consuma.

All’inizio di quest’anno l’International institute for environment and development di Londra ha calcolato l’impronta di carbonio media dei cittadini di undici grandi città in quattro continenti – tra cui Londra, Tokyo, New York e Rio de Janeiro – e ha scoperto che nel 2004 le emissioni di gas serra di un londinese medio equivalevano a 6,2 tonnellate di CO2, rispetto alle 11,19 della media nazionale. Il nordest agricolo dell’Inghilterra (lo Yorkshire e l’Humber) hanno l’impronta pro capite più alta dell’intera Gran Bretagna. Negli Stati Uniti, il newyorchese medio lascia un’impronta di 7,1 tonnellate, meno di un terzo della media del paese, che è di 23,92.

Ma il dibattito su campagna e città non finisce qui. Cosa succederebbe se tutti gli abitanti delle campagne continuassero a emigrare in città? Chi produrrebbe il cibo per tutti quelli che ci vivono? A che punto si romperebbe questo delicato equilibrio? Oggi il rapporto tra città e campagna è simbiotico. Nessuna delle due può vivere senza l’altra ma, almeno per il momento, i cittadini possono vantarsi di avere un minor impatto ambientale.

Internazionale 816, 8 ottobre 2009


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