L'AMBIENTE CHIAMA, GLI ECOISTITUTI RISPONDONO
Michele Boato
I primi ecoistituti sono nati nella seconda metà degli anni Settanta in Germania, sull’onda delle Burger-Initiativen (iniziative civiche), comitati nati nelle varie città per risolvere grandi problemi ambientali, come l’eccesso di discariche e di rifiuti o il progetto di un inceneritore, di una fabbrica chimica vicino alle abitazioni, di una centrale nucleare o di una nuova autostrada in mezzo alla città. I comitati di cittadini, per vincere le loro battaglie contro potenti società economiche o amministrazioni locali particolarmente insensibili alle istanze ambientali, prima o poi avevano l’esigenza di perizie tecniche, istanze giuridiche, progetti alternativi per risolvere i problemi sul tappeto. Nascono così gruppi di tecnici, ricercatori, progettisti (chimici, fisici, biologi, architetti, giuristi e così via) che lavorano a fianco dei comitati e talvolta anche con le amministrazioni locali in lotta contro qualche inquinatore o alla ricerca di nuove forme dell’abitare, del muoversi, del produrre e consumare. Gli ecoistituti più autorevoli, con un’esperienza iniziata nel 1977, e centinaia di perizie, ricerche e progetti al loro attivo sono quelli del Berlino, Darmstadt e Freiburg, coordinati tra loro, e in collaborazione con l’ecoistituto di Vienna e con quello del Veneto. Le loro principali aree di intervento sono: chimica, energia e clima, prodotti sostenibili e circolazione di materiali, ingegneria genetica, tecnologia nucleare e sicurezza degli impianti, legislazione ambientale e trasporti (Oeko-Institut Germania: www.oeko.de)
TRENTINO-ALTO ADIGE In Italia il primo ecoistituto nasce a Bolzano nel 1989: è l’Oekoinstitut Sud Tirol-Alto Adige. Il suo fondatore, Hans Glauber, organizza la sua vita tra Bolzano e Mona-co di Baviera, dove insegna all’università. E’ questo strettissimo legame con la cultura tedesca che permette sia la nascita di un ecoistituto che per alcuni anni resterà l’unico in Italia, sia l’organizzazione dei “Collo-qui di Dobbiaco”, settimane di studio tenute per più di dieci anni in autunno, fino al 1999, ogni anno su un tema diverso, dall’agricoltura senza veleni, alla mobilità, dalle forme dell’abitare a quelle del produrre, fino al concetto di bellezza e di paesaggio, con esperti italiani, tedeschi, austriaci e svizzeri di cultura germanica. I testi delle relazioni sono stampati annualmente in un Quaderno, con le “Tesi di Dobbiaco” elaborate durante i colloqui, che ne rappresentano un’ottima sintesi. Purtroppo nel 2000 l’esperienza dei Colloqui, occasione di incontri e preziosi scambi di esperienze, è stata interrotta “per concentrarci di più sulle realizzazioni pratiche, piuttosto che sulle teorie astratte” è stato spiegato. L’ecoistituto segue molti settori di attività, spesso in collaborazione con la Provincia e il Comune di Bolzano ed altre comunità locali. Ha avuto, per esempio, l’incarico di progettare un sistema di piste ciclabili in un quartiere, oppure di sostenere con incontri capillari il compostaggio domestico in un’altra zona di Bolzano, organizzando con un gruppo di anziani anche la costruzione di semplici contenitori adatti agli scarti verdi da compostare.
FRIULI-VENEZIA GIULIA Dopo qualche anno nasce a Udine l’ecoistituto del Friuli-Venezia Giulia. Tra i promotori c’è Giorgio Cavallo, esponente di Legambiente ed ex consigliere regionale. Lo scopo dichiarato è di agire anche per superare le barriere culturali con l’est; in realtà questo scopo non è stato raggiunto e l’attività, inizialmente prevista anche a Trieste, si è concentrata ad Udine nell’elaborazione annuale di un Rapporto sullo stato dell’ambiente in Friuli-Venezia Giulia, in collaborazione con la Regione, simile ai Rapporti sullo stato dell’Italia curati da Ambiente, per conto di Legambiente. Rimane però poco chiara la sua partecipazione, con uno studio di impatto ambientale, al progetto di insediamento nella laguna di Grado di un terminal gasifero dell’Eni-Agip. Il progetto, pur essendo appoggiato da quasi tutti i partiti, dall’amministra-zione locale e persino da Legambiente nazionale, è stato clamorosamente bocciato dalla popolazione che è andata a votare in massa al referendum richiesto dai Verdi locali insieme al Wwf regionale e ad un comitato di cittadini. Questa perizia ha segnato l’inizio di una lunga crisi, che ha portato nel 1999 ad una frattura del direttivo, con la trasformazione dell’ecoistituto in una specie di studio professionale sempre meno ambientalista, e il suo abbandono da parte delle persone che più avevano collaborato negli anni precedenti.
VENETO Nel gennaio 1996, nasce a Mestre l’ecoistituto del Veneto “Alex Langer”. La sede è di fronte alla stazione ferroviaria. I soci fondatori sono una quarantina di persone di varia professione ed estrazione culturale, attive in campo ambientale: si va dagli urbanisti ai medici del lavoro, agli insegnanti, ingegneri chimici, giornalisti, guide ambientali, ostetriche del parto naturale, ecc. Per primi sono decollati tre progetti: - Meno rifiuti (prevenzione, raccolte dif-ferenziate e riciclo) - Mobilità intelligente (urbana ed extraurbana) - A scuola dalla natura (educazione ambientale). Negli anni successivi lentamente sono stati avviati: - Inquinamento zero (eliminazione/prevenzione dei veleni ambientali) con il Laboratorio Elettrosmog - Ecosalute (equilibrio, sana alimentazione, prevenzione) con un gruppo di medici e personale sanitario - Natura viva (protezione e restauro ambientale) con un gruppo di esperti forestali, botanici e agronomi. Gli strumenti dell’ecoistituto sono: un’emeroteca con riviste di carattere ambientalista, i cui articoli vengono schedati e inseriti in una banca dati nel sito dell’ecoistituto che contiene materiali di studio, bibliografie, ecc. C’è poi una collana di Dossier, con le ricerche e gli atti dei convegni e dei corsi di formazione. L’ecoistituto produce inoltre mostre divulgative, esposte in molte località d’Italia, video didattici, una collana di volumetti, i Tam Tam libri. Infine lo strumento più noto, elaborato in collaborazione con l’ecoistituto di Cesena, è la rivista trimestrale “Gaia”, nata alla fine del 1999: una miniera di idee, esperienze e notizie di ecologia, nonviolenza e tecnologie appropriate, che si riceve solo in abbonamento. L’ecoistituto del Veneto è conosciuto in Italia soprattutto per le ricerche e la divulgazione in tema di rifiuti. Ad esso fanno riferimento il forum “Risorse e Rifiuti” e la campagna “Produrre e acquistare meno rifiuti”, nata nel 1997 con il contributo dell’Unione Europea e sostenuta in un centinaio di città da molte associazioni. Le principali ricerche riguardano i costi reali dell’incenerimento dei rifiuti, l’eco-bilancio di una bottiglia vuoto a rendere e di una usa e getta, il metodo di raccolta differenziata “porta a porta”, i vantaggi del compostaggio domestico per le famiglie e per la comunità. La sintesi si trova in “Da Rifiuti a Risorse, Manuale per la riduzione e il recupero dei rifiuti”, 300 pagine ad uso di amministratori locali, tecnici ed operatori, curate da Attilio Tornavacca e Michele Boato. Al settore del riciclo nel Veneto è dedicato il volumetto “Erre Magica”, alla prevenzione dei rifiuti il video “Usa e riusa”, ai bambini delle elementari il cartone animato “Fantaecofiaba”, alla raccolta differenziata il video “Da rifiuti a risorse”. Alla mobilità urbana è dedicato il “Manuale sulla moderazione del traffico. Camminare, Pedalare, Gui-dare, Muoversi sicuri”, prodotto insieme agli Amici della Bicicletta e dedicato ad una nuova progettazione degli spazi urbani. Ma è sulla mobilità extraurbana che si sono sviluppate le due maggiori ricerche dell’ecoistituto, coordinate dall’urbanista Carlo Giacomini: studio economico e trasportistico per un utilizzo diverso, a “barriera” invece che a “casello”, dell’autostrada Venezia-Belluno e il progetto di massima e di dettaglio per l’alta velocità Verona-Padova, alternativo a quello ufficiale, basato sul quadruplicamento della linea esistente e non su un tracciato del tutto nuovo e ad altissimo impatto ambientale, come quello della Tav.
Il progetto dell’ecoistituto è stato fatto proprio da quasi tutti i Comuni, da Verona fino a Padova, ed è servito a far modificare radicalmente il progetto originario. All’educazione ambientale viene dedicata, dal 1997, la Fiera della Città Possibile, che si tiene a fine settembre. Nel 2001 è partito, inoltre, il progetto “Eco-Museo del futuro sostenibile” con l’acquisto di una ex scuola materna tra la villa Palladiana di Malcontenta e il petrolchimico di Marghera; sarà dedicato all’acqua (laguna di Venezia), aria (effetto serra ed energia), e suolo (risorse e rifiuti).
PIEMONTE Nel 1998 a Torino, Attilio Tornavacca collega Legambiente, Wwf e Pro Natura per fondare l’ecoistituto del Piemonte, la cui direzione viene affidata al fisico Nanni Salio, e accolto in un’ala del Centro Studi Sereno Regis attivo da molti anni nella ricerca scientifica, storica, sociale e della nonviolenza. Le attività dell’ecoistituto sono organizzate in tre settori: - Uso razionale dell’energia e fonti rinnovabili - Rifiuti - Sviluppo sostenibile. Per ciascuna di esse è stata avviata una sistematica raccolta di documentazione, organizzata in una banca dati accessibile al pubblico. Vi è inoltre l’ampia Bimipas (Biblioteca Inter-nazionale Multimediale Pace Ambiente Sviluppo) inserita in rete nel progetto Agorà della Regione Piemonte. Oltre ad alcuni corsi di formazione e convegni di studio, l’ecoistituto ha svolto, per conto della Provincia di Torino, una prima indagine sistematica sul tema dei rifiuti che ha permesso di raggiungere un buon livello di documentazione e di competenza.
LOMBARDIA La Valle del Ticino è il più esteso parco fluviale europeo, ma anche un luogo al centro di interessi di forte impatto ambientale: centrali termoelettriche, tracciati per treni ad alta velocità, autostrade, pozzi petroliferi, impianti petrolchimici e, per ultimo, l’aeroporto Malpensa 2000. Questo ecoistituto nasce dalla volontà di ambientalisti lombardi, piemontesi e del Canton Ticino di agire su progetti di piccola scala, come la rimessa in funzione di una centralina idroelettrica, la predisposizione di un impianto di compostaggio della frazione umida dei rifiuti calibrato su 10.000 abitanti, la realizzazione di componenti per l’industria a risparmio energetico a partire dalla paglia di riso, oppure lo studio sulle potenzialità di risparmio energetico di Comuni come Cuggiono o Bernate Ticino che, con la collaborazione dell’ecoistituto, partecipano al programma “Comune energeticamente consapevole” delle regioni europee dell’ArgeAlp.
EMILIA-ROMAGNA Nel 2000, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, nascono in Emilia e in Romagna gli ultimi due ecoistituti. A Reggio Emilia, su iniziativa di Pinuccia Monta-nari e altri ambientalisti della regione, l’Ecoistituto dell’Emilia-Romagna, con un Comitato Scientifi-co presieduto da Roberto Dall’Olio, e di cui fa parte anche il prof. Giorgio Celli. L’attività è orientata su questi filoni: informatizzazione del patrimonio documentario della “Campagna Nord-Sud” ideata da Alex Langer, ora conservato presso l’ecoistituto; alcuni seminari di approfondimento su inquinamento elettromagnetico, principio di precauzione, impatto ambientale dell’alta velocità, organismi geneticamente modificati; alcuni convegni pubblici, su temi generali come “Le culture della convivenza da Thoreau a Langer con due filosofe”, e infine l’inizio della pubblicazione dei Quaderni dell’ecoistituto con un primo numero sugli Ogm e un secondo sul danno ambientale, casi nazionali ed internazionali. A Cesena il Grta (Gruppo Ricerca Tecno-logie Appropriate) - che dal 1980 cura materiali di divulgazione, bibliografie, la rivista “Per dire… tra la gente”, poi diventata “Tecnologie Appro-priate”, ed infine confluita in “Gaia” - si è trasferito in una nuova sede più grande e si è costituito in ecoistituto delle Tecnologie Appropriate, con sette settori d’intervento: - Tecnologie appropriate (ricerca e sperimentazione sulle tecniche dolci e sistemi che usino fonti energetiche rinnovabili) - Informazione nonviolenta (centro di documentazione, emeroteca, biblioteca su pace, ambiente, solidarietà, educazione interculturale) - Educazione all’ambiente (aula di ecologia all’aperto, rete nazionale delle scuole di ecologia all’aperto, materiali didattici come libri, audiovisivi, mostre) - Archivio delle bioregioni e delle culture locali (mappe locali, lingua romagnola, lingue e culture locali) - Humanitas, piccola società cooperativa nel campo dell’autocostruzione delle case e del riciclaggio - Redazione di “Gaia” - Studio grafico (illustrazioni e disegni, materiali didattici a cura di Vittorio Belli). L’ecoistituto ha già attuato il superamento della dimensione puramente teorica attraverso l’aula di Ecologia all’Aperto che è una fattoria biologica didattica in cui i ragazzi e tutti gli interessati possono vedere e toccare dal vivo le colture biologiche, i pannelli solari, lo stagno, il cumulo del compost, il generatore eolico, l’arnia delle api con il miele biologico, l’orto delle erbe officinali e così via.
|