"Apri il cuore e accontentati di quello che la vita ti concede. Siamo tutti invitati alla festa della vita,
dimentica i giorni dell'oscurità, qualsiasi cosa possa essere successa non è la fine"
  Augusto Daolio

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Info
rilegatura: brossura
formato: 16 x 23
pagine: 422
ISBN: 978-88-6118-009-3
Editore: FioriGialli edizioni
Anno di pubblicazione: novembre 2006
Euro: 25.00
Approfondimenti
Introduzione
Indice
Estratto: I figli dei separati
Estratto: Saper ascoltare
Comunicato Stampa
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Questo libro ha origine dal profondo convincimento che la nostra vita può essere molto più soddisfacente dal punto di vista qualitativo e che anche i nostri figli possono vivere un'esistenza più serena e gioiosa se, giorno dopo giorno, siamo disposti a migliorarci.
Appartengo a quel genere di persone che credono fermamente che il caso e le coincidenze non esistono. Sono convinto assertore del fatto che ogni circostanza ed evento della nostra esistenza costituiscano l'effetto di cause ben definite. Tutte le esperienze che vivo, piacevoli o dolorose che siano, ormai le considero messaggi che racchiudono un certo tipo di insegnamento e una precisa lezione che devo apprendere. La vita è simile ad una scuola anzi, per la verità, è la più importante di tutte le scuole: ci riserva continui e significativi ammaestramenti.
Dopo che ventisette anni fa ebbi conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, volli specializzarmi in Clinica Pediatrica perché l'amore che nutrivo nei confronti dei bambini aveva fatto nascere in me una gran voglio di occuparmi di loro per dare un mio contributo nell'aiutarli a star bene. A quel tempo, però, ero ignaro che io per primo avevo la necessità di curare il bambino malato che mi portavo dentro. Da troppo lo stavo maltrattando e continuavo a farlo, seppure inconsapevolmente, nonostante le innumerevoli sofferenze che mi procuravo. Senza che ne fossi cosciente, mi ritrovato ad essere "carnefice" ed insieme "vittima" di me stesso. Fino ad allora i miei atteggiamenti e le mie azioni, ben lungi dall'essere ispirati dalla consapevolezza, sembravano appartenere più che altro ad un individuo il quale, immerso nella nebbia, percepisce quello che gli sta attorno in maniera sfocata e distorta.
Tutto ciò si verificava perché basavo il mio modo di vivere prevalentemente sulla logica e sul pensare anziché sull'intuito e sul sentire. Agendo così, non solo mi precludevo la facoltà di esternare i miei sentimenti e le mie emozioni (e quindi mi privavo di qualcosa di essenziale per un esere umano) ma in più non mi rendevo conto che i miei comportamenti e le mie reazioni nei confronti degli altri e di tutto ciò che mi succedeva erano manovrati da due grandi impostori: la paura e la rabbia.
Un siffatto stile di vita era inevitabile che infine determinasse in me una penosa sensazione di impotenza simile a quella che avverte una persona reclusa. Nel mio caso le "mura" e le "sbarre", anziché fuori, si trovavano internamente ed imprigionavano la mia anima.
Finché giunse il giorno in cui, stanco di soffrire, mi dissi che doveva pur eserci una maniera diversa di vivere. Quella benefica affermazione costituì il primo concreto segnale che qualcosa in me stava finalmente cambiando dopo aver vissuto per anni secondo rigidi schemi mentali. L'ostinazione e l'orgoglio che mi avevano accompagnato fino a quel momento cominciavano a scemare facendo emergere, a poco a poco, un inequivocabile desiderio di lasciarmi dare una mano (cosa di cui, del resto, avevo un disperato bisogno).
In passato, infatti, per dimostrare agli altri che ero forte, avevo fatto sempre tutto di testa mia e da solo comportandomi da debole. Inoltre, avendo la presunzione di essere costantemente nel giusto, non vedevo gli errori che commettevo e di conseguenza non chiedevo scusa quando sbagliavo. Tutto questo mi relegava a vivere nel dolore e nella frustrazione.
Un'idea, comunque, seguitava a ronzarmi nella testa: non poteva più andare avanti così,dovevo assolutamente liberarmi dalle catene del passato e cominciare a vivere una nuova vita. L'ipotesi che potesse esserci un'alternativa era diventata sempre più pressante, anche se non sapevo ancora quale fosse la strada più corretta da imboccare.
Stava per attuarsi la mia rinascita e qualcosa nel profondo del mio animo mi faceva presagire che non era affatto lontana. Come una candela accesa rischiara una stanza buia, così anch'io avevo iniziato a far luce nella mia mente, lasciando che i "fantasmi" in essa racchiusi iniziassero a dileguarsi a poco a poco.
Di solito, allorché si depongono le armi, il soccorso non tarda ad arrivare. Nel mio caso si presentò, di lì a qualche settimana, sotto forma di un seminario di "leadership" (sviluppo personale) che mi era stato caldamente consigliato da Giuliana, una mia carissima amica. Quando me ne parlò sentii che dovevo assolutamente parteciparvi e così feci. Fu un'esperienza a dir poco illuminante, destinata a segnare l'inizio del cambiamento più radicale di tutta la mia esistenza.
Era il novembre del 1984 (avevo appena compiuto 33 anni) e, quando ripenso a quell'evento, commosso benedico in cuor mio chi mi diede il prezioso suggerimento.

E' proprio vero che si "vince" quando ci si "arrende". Questo fu l'importante principio che appresi in quell'occasione. Nel momento in cui mi arresi, lasciandomi aiutare,
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