Il mondo va male non a causa di coloro che fanno del male
ma a causa di coloro che sanno e lasciano fare!! 
Albert Einstein

home | Dossier | News ed Eventi | FioriGialli Edizioni | Libreria | Musica & Video | Bazaar | Newsletter | Ecocredit | Pubblicità | Mappa | contatti  
L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
Continua...
RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
Continua...

LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
Versione Stampabile << torna indietro

IL PROGRAMMA DI EUROPE ECOLOGIE
Tradotto in italiano


IL CONTRATTO ECOLOGISTA PER L’EUROPA

9 Pilastri – 27 Proposte – 3 Strumenti
IL CONTRATTO ECOLOGISTA PER L’EUROPA

Per uscire dalla crisi
Europa Ecologia, un raggruppamento di cittadine e cittadini di eletti e di responsabili associativi è nata dall’ambizione di federare gli ecologisti per proporre un nuovo contratto per l’Europa, un New Deal ecologico e sociale. Questo contratto è innanzitutto un piano d’urgenza di fronte alla crisi. Ma è un programma di uscita dalla crisi, non un rattoppo. In ragione di 100.000 disoccupati in più ogni mese, noi non possiamo essere soddisfatti da mezze misure.

Alcuni propongono un rilancio attraverso il consumo facendo aumentare il sovraindebitamento e senza tener conto dei bassi profitti, altri un rilancio attraverso investimenti in settori superati. Non hanno altra ambizione se non bruciare miliardi d’euro in un sistema liberista e produttivista che ha fallito.

Non si risolverà la crisi con le politiche che l’hanno provocata. Non si troverà una soluzione se non coordinando alla scala europea un orientamento politico nuovo: la conversione sociale e ecologica dell’economia, un altro progetto di società.
Il contratto di Europa Ecologia si rifà a due idee semplici:

•Per proteggere bisogna cambiare: un’altra organizzazione economica, basata sulla mutazione ecologica della società, costituisca l’unica soluzione reale e duratura. Settore per settore, questa conversione deve cominciare adesso per evitare la catastrofe.
•Per cambiare bisogna proteggere: le popolazioni europee non si impegneranno in questo riorientamento se non avranno la garanzia che questo cambiamento di direzione favorirà il loro benessere. Di conseguenza i diritti fondamentali, sociali e ambientali devono essere garantiti.
Il nuovo contratto ecologico e sociale che noi proponiamo ha l’ambizione rifondare l’Europa del Trattato di Roma.

UN PROGETTO EUROPEO
La crisi economica mette drammaticamente in luce le insufficienze dell’Europa delle nazioni. Ogni stato membro dell’Unione europea si preoccupa dei problemi più urgenti elaborando piccoli piani di rilancio casalingo e si privano così dell’impatto e della coerenza di un investimento consistente e coordinato. Non possiamo più pensare franco-francese. Sia che abbiamo votato sì o abbiamo votato no al referendum del 2005, abbiamo tutti bisogno di un Europa unita, unico spazio all’altezza delle sfide, l’unico strumento efficace per mettere in opera una strategia comune di uscita dalla crisi fondata sulla conversione ecologica e sociale.

IL PASSAGGIO TRA DUE MONDI
Questo nuovo contratto ecologista per l’Europa è un programma di passaggio tra due mondi, tra due modelli di sviluppo, tra due civiltà. Si posiziona nella continuità del Manifesto “Cambiare era” che costituisce lo zoccolo politico di Europe Ecologie. Non pretende di risolvere tutti i problemi ma definire la logica di un nuovo progetto. Affronta la doppia radice della crisi finanziaria, economica, ecologica: la dittatura del breve termine e lo sfruttamento sfrenato degli esseri umani e della natura. Bisogna smettere di cambiare il pensiero per pensare meglio il cambiamento. La nuova Europa che nascerà sarà un’Europa trasformata. Si baserà sulla tutela sociale, la precauzione ecologica, la prevenzione dei rischi, la decrescita dell’impronta ecologica e dei flussi di materia e di energia, e si opporrà frontalmente alla concorrenza selvaggia alla precarietà e alla predazione. Previsione, protezione, precauzione e prevenzione non si contrappongono all'innovazione e al progresso umano. Ne sono la condizione.

CONTRATTO, ISTRUZIONI PER L'USO
Per raggiungere questi obbiettivi, il “Contratto ecologista per l'Europa” propone ... Nove pilastri: impiego, energia, agricoltura, diritti sociali, salute, biodiversità, diritti umani, e lotta contro le discriminazioni, conoscenza e solidarietà internazionale. Per ogni pilastro del Contratto, sono formulate tre proposte essenziali, ovvero 27 proposte in totale. Non sono evidentemente esclusive. Esse sono in risonanza con il Manifesto dei Verdi europei, programma comune a tutti i candidati ecologisti per le elezioni europee nei 27 paesi coinvolti.

Tre strumenti strutturanti: un nuovo patto fondato sulla cooperazione ecologica e solidale - “le PACES” - , un governo economico e sociale- il Consiglio di sicurezza economica, sociale e finanziaria, incaricato di gestire il finanziamento e l'applicazione di questo contratto – e una dinamica politica, un nuovo processo costituente.
La posta oggi è mobilitare 500 milioni di europee/i intorno a un progetto politico comune. Europa Ecologia porta questa proposta di Contratto ecologista.

IL CONTRATTO ECOLOGISTA PER L'EUROPA
9 PILASTRI/ 27 PROPOSTE
Indice omesso

IL PILASTRO OCCUPAZIONE
PER UNA “BRUXELLES DELL'OCCUPAZIONE”
“INVESTIRE MILIARDI PER SALVARE INDUSTRIE OBSOLETE, INQUINANTI O DELOCALIZZABILI NON SERVE A NIENTE,
SE NON A PROLUNGARE LE CAUSE DELLA CRISI”

LA CRISI FINANZIARIA AMERICANA HA CATALIZZATO UNA CRISI SISTEMICA SENZA PRECEDENTI dal 1929 che ha origine nella prima crisi socio-ecologica del capitalismo. Questa crisi finanziaria ed economica s'aggiunge alle crisi climatiche, energetiche, alla rarefazione delle risorse naturali, alla crisi alimentare e a quella della biodiversità. Abbiamo raggiunto il crepuscolo del modello di sviluppo che domina il mondo da due secoli. Ciò segna un cambio d'epoca. Un cambio d'era.

LA RECESSIONE ATTUALE COSTITUISCE LA CONSEGUENZA VISIBILE DI QUESTA CONGIUNZIONE DI CRISI che si alimentano e si amplificano reciprocamente. Milioni di posti di lavoro stanno per sparire affondando migliaia di famiglie nella disoccupazione e nella precarietà. Reagire di fronte a questo tsunami sociale è impossibile ricorrendo alle ricette del passato per riparare una macchina senza fiato. Investire miliardi per salvare industrie obsolete, inquinanti o delocalizzabili non serve a niente, se non a prolungare le cause della crisi. La trasformazione è necessaria. Essa passa dalla conversione ecologica dell'economia, unica risposta responsabile e globale alla crisi del sistema.

LA NOSTRA STRATEGIA PER L'OCCUPAZIONE SI BASA SU:
•La modernizzazione ecologica dell'economia tramite la riconversione dell'insieme delle attività produttive e di servizi, basata sulla regolazione ecologica e contenente nel suo seno giacimenti d'impiego consistenti nelle energie rinnovabili, nell'edilizia, nei trasporti, in agricoltura, nella manutenzione, nel rifornimento dei materiali, nella riparazione, il riciclaggio, il commercio locale, la ricerca e l'innovazione o la protezione degli ecosistemi;
•La creazione di posti di lavoro socialmente utili e non delocalizzabili, di piccole imprese e impieghi pubblici locali che permettano di andare verso “le relazioni piuttosto che verso i beni”, particolarmente per la creazione di un quadro legislativo che sviluppi un terzo settore europeo dell'economia sociale e solidale che si appoggi sulle associazioni, le cooperative le società mutue;
•La riduzione dei tempi di lavoro che permette di lavorare tutti, meno e in altro modo;
•L’introduzione in scala europea di una clausola sociale e ambientale fondata sulle convenzioni OIT (Organizzazione internazionale del lavoro) e dell'ONU che permetta di sovratassare oppure di proibire l'importazione proveniente da paesi che non le rispettino e di ostacolare così la delocalizzazione;
•L’introduzione del principio di responsabilità sociale e ambientale delle imprese al fine di permettere alla collettività (imprenditori salariati, ma anche cittadini, eletti locali, consumatori e utenti) d'influenzare le scelte fatte dalle imprese;
•La rilocalizzazione dell'economia al fine di sviluppare una politica che favorisca la (ri)territorializzazione delle attività, intorno a filiere corte, morigerate in emissione di CO2, generatrici di occupazione locale, che favoriscano le abilità e le identità culturali. La realizzazione di un fondo europeo delle politiche regionali e territoriali sarà necessaria.

“LAVORARE TUTTI, MENO E IN ALTRO MODO”
“LA SOCIETÀ DEL DOPO PETROLIO È GIÀ COMINCIATA”

L'ESEMPIO DEL SETTORE AUTOMOBILISTICO illustra bene questa necessità di riconversione ecologica dell'economia: i piani nazionali di sostegno si avvicendano, i miliardi di euro vengono elargiti, senza vincolo e senza coordinamento europeo. Noi vogliamo evitare di recitare di nuovo le pessime opere della siderurgia lorenese dove scientemente si è mentito alle popolazioni sull'avvenire di queste industrie. La circolazione automobilistica regredirà. E' una realtà, poiché la società del dopo petrolio è già cominciata. La conversione del settore è una misura di buon senso per stasare le città e lottare contro l'inquinamento urbano. E' anche una necessità climatica e una posta ecologica maggiore: i trasporti contano oggi per il 31% sul consumo energetico finale, 70% del consumo di petrolio e 25% di emissioni di CO2. L'automobile rappresenta oggi in Europa il 12% delle emissioni. Ma è altrettanto una posta sociale determinante: 2,5 milioni di famiglie europee sono direttamente coinvolte e intorno al 15% del budget familiare è riservato all'automobile.

NOI CI OPPONIAMO A CHE QUESTO CAMBIAMENTO AVVENGA SULLA PELLE DEI LAVORATORI a causa dell'incapacità di prevedere da parte del padronato di questo settore e dell'incoscienza collettiva del “sempre più” veicoli. E' per questo che proponiamo come priorità un contratto di conversione ecologica del settore in scala europea .

L'AUTOMOBILE NON È IL SOLO SETTORE IN CUI QUESTA CONVERSIONE SI DIMOSTRI NECESSARIA.
Dalla macchina-strumento alla chimica, dall’edilizia e dai lavori pubblici all'agricoltura, dall'energia all'artigianato e al commercio, l'economia europea si deve adattare e trasformare. Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra i salariati, gli artigiani, i pescatori, i contadini e i consumatori per orientare le produzioni e i loro modi di fabbricazione e di proporre soluzioni ecologicamente e socialmente responsabili.

È IN QUESTO QUADRO CHE EUROPE ÉCOLOGIE PROPONE A TUTTE LE FORZE VIVE della società europea – sindacati di lavoratori e imprenditori, movimenti di disoccupati e di precari, associazioni ambientaliste e di consumatori, ricercatori ed elette/i – la gestione immediata di un “Grenelle”1 europeo dell'occupazione che guardi alla creazione di questi milioni di posti di lavoro e alla conversione ecologica dell'economia.
Questa “Bruxelles dell'impiego” permetterà di mobilitare la società europea su un obbiettivo comune. Perché le sue decisioni non restino senza futuro, sarà creata un'Agenzia europea per trasformazione dell'economia, per coordinare i finanziamenti locali, 1 Gli accordi detti “di Grenelle” sono stati negoziati e conclusi nel Maggio 1968, presso il Ministero del lavoro che sta a Parigi in rue de Grenelle. Per antonomasia un “Grenelle” indica un dibattito a cui partecipano rappresentanti del governo, delle associazioni professionali e/o delle ONG, su un tema specifico, per legiferare o prendere posizione su un tema. regionali, nazionali e europei con la pianificazione dei contratti di conversione per settore economico.

Proposta 1
10 MILIONI DI POSTI DI LAVORO VERDI IN 10 ANNI
L'economia verde non si riduce alla creazione di posti di lavoro verdi stricto sensu. Essa comprende la conversione del settore intero dell'economia permettendo contemporaneamente di mantenere il numero di posti di lavoro esistenti e di crearne di nuovi. I dieci milioni di posti di lavoro verdi che proponiamo non sono dunque che una parte dei posti di lavoro possibili. I colletti blu e i colletti bianchi non spariranno, si trasformeranno. Ma una nuova generazione, quella dei “colletti verdi”, nascerà dalla crisi per una semplice ragione: più ecologia è sinonimo di più lavoro non delocalizzabile. I settori che cresceranno con la lotta contro i cambiamenti climatici e la sostituzione delle energie fossili (energie rinnovabili, efficacia energetica degli edifici e dei processi industriali, trasporti puliti ...) sono creatori d'impiego più dei settori chiamati alla decrescita nelle loro forme attuali (produzione e distribuzione di energia fossile, costruzione di automobili o di aerei...). Anche l'agricoltura biologica e di qualità crea più posti di lavoro dell'agricoltura convenzionale, così come la manutenzione, la riparazione, il riciclaggio dei beni prodotti costituiscono una fonte d'impieghi più importante rispetto al sistema attuale completamente da buttare.

Molteplici studi ufficiali e indipendenti permettono di fissare gli ordini di grandezza per l'Europa dei 27 all'orizzonte del 2020:
 •30% di agricoltura biologica: 1,1 milioni di posti di lavoro.
•Piano di innovazione energetica degli edifici (con un obbiettivo di riduzione a un quarto delle emissioni a effetto serra): 1 milione di posti di lavoro.
•20% di energie rinnovabili: 1,4 milioni di posti di lavoro. •Trasporti duraturi: 3,5 milioni di posti di lavoro. •Riciclaggio e miglior gestione delle risorse primarie: 500.000 posti di lavoro.
 •Ricerca e sviluppo in campo ambientale: 500.000 posti di lavoro.
•Piano di salvaguardia del territorio e delle città, turismo verde, gestione della biodiversità, aiutati dai fondi strutturali europei: 650.000 posti di lavoro.
 •Sviluppo dei servizi alle persone, riparazione, artigianato: 2 milioni di posti di lavoro. Una delle leve essenziali per la creazione di posti di lavoro verdi risiede nell'adozione di uno statuto del terziario, creatore di impieghi di utilità sociale, culturale e ambientale (asili nido, aiuti alle persone anziane, educazione ambientale, protezione e manutenzione degli spazi naturali, riparazione ...) e il sostegno a questa economia sociale e solidale per lo sviluppo di strumenti finanziari europei specifici.

“PIÙ ECOLOGIA È SINONIMO DI PIÙ POSTI DI LAVORO NON DELOCALIZZABILI”
“NOI CI OPPONIAMO A CHE QUESTO CAMBIAMENTO AVVENGA SULLA PELLE DEI LAVORATORI”

Proposta 2
UN CONTRATTO DI CONVERSIONE ECOLOGICA DELL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA PER INTRAPRENDERE UN'ALTRA POLITICA DEI TRASPORTI
Il primo cantiere della conversione industriale dell'economia europea dovrà riguardare l'automobile. Avrà un effetto di impulso passivo per il resto dell'industria. La macchina che gioca un ruolo centrale nell'organizzazione della società e nell'immaginario collettivo, l'impatto della sua trasformazione avrà valore d'esempio. Un contratto europeo di conversione ecologica dell'industria automobilistica permetterà di uscire dalla società del “tutto macchina”. Soddisfare i bisogni di mobilità più vicino possibile alla domanda sociale e geografica, nel rispetto dell'ambiente e degli obblighi energetici, implica di dare impulso a un'altra politica dei trasporti. Proponiamo di condizionare tutti i sostegni pubblici alla costruzione automobilistica (Europa, Stati, collettività locali) a criteri ambientali e sociali costrittivi che favoriranno la conversione del settore.
Questo contratto comporterà le seguenti clausole:
 •Un capitolo “sicurezza del lavoro e formazione”: I costruttori si impegnano ad assicurare una continuità tra l'impiego attuale e futuro dei loro salariati con un piano di riconversione del personale, comprendendovi i lavoratori dei subappalti e quelli impegnati in stage di formazione remunerati a salario pieno. Le abilità possono e devono essere utilizzate in altri settori. I costruttori che non stanno in questo gioco collettivo non saranno aiutati. Il contratto di sicurezza impiego-formazione garantirà un indennizzo forte della disoccupazione parziale con formazione professionale per “mestieri della mobilità” (esempio: formazione polivalente automobile, treno, bus...) così che la continuità dei diritti sociali e del reddito.
•Un'assunzione non delocalizzata: nessun aiuto pubblico sarà accordato alle imprese delocalizzanti la produzione destinata all’Unione europea.
•Un capitolo “transizione verso la vettura sobria”: il denaro pubblico andrà al settore automobilistico solo a chi ridurrà radicalmente il suo impatto sull'ambiente e sul clima. Nel quadro di questo contratto di conversione, i costruttori dovranno ugualmente accettare:
•Un blocco della potenza (e dunque dei consumi) dei motori a un livello coerente con le velocità massime autorizzate;
•L’obbligo di immettere sul mercato nuovi modelli in cui le emissioni di CO2 sono inferiori in media a 120 grammi per Km entro il 2012 e 80 entro il 2020;
•Riorientare gli investimenti di ricerca e sviluppo verso veicoli sobri. Da parte sua, l'unione europea s'impegnerà a sviluppare una “politica comune di mobilità e di trasporti”:
Mobilità urbana: passare dal dominio della vettura individuale (privata?) all'organizzazione di un servizio di mobilità diversificata nel settore urbano insieme ai trasporti in comune confortevoli e accessibili, delle biciclette, veicoli in comune o noleggiati. Trasporto delle merci: ridurre i trasporti inutili e far pagare i trasporti su strada delle merci al loro giusto costo, internalizzando i loro costi esterni. I fondi europei devono andare alle alternative alla strada (rotaia e navigazione).
Trasporto dei passeggeri: priorità al treno, miglioramento dei collegamenti ferroviari regionali, interoperabiltà di collegamenti grandi linee tra sistemi europei.
Trasporto aereo: riduzione del ricorso all'aereo in particolare attraverso la tassazione del kerosene e l'abbandono della moltiplicazione degli aeroporti. Riorientamento dei budget per la ricerca verso la mobilità durevole. Realizzazione a livello europeo di un sistema di bonus-malus annuo per l'acquisto dei veicoli.

“LA CRISI RIMETTE ALL'ORDINE DEL GIORNO LA RIDUZIONE DEL TEMPO DI LAVORO IN EUROPA”

Proposta 3
UNA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SULLA RIDUZIONE DEI TEMPI DI LAVORO SENZA PERDITA DI SALARIO
La crisi rimette all'ordine del giorno la riduzione dei tempi di lavoro in Europa. È la volta di un giacimento di posti di lavoro e una rete di sicurezza per l'impiego. È possibile armonizzare verso l'alto le politiche sociali in Europa. Il tempo di lavoro deve essere inquadrato per proteggere la salute e la sicurezza delle/dei salariate/i e permettere loro di conciliare vita professionale, vita privata e vita familiare. L'attuale direttiva impone un massimo di 48 ore di lavoro a settimana. Essa deve essere sostituita da una nuova direttiva che stabilisca la norma di 1500 ore lavorate l’anno, senza diminuzione dei bassi e medi salari. Fisserà dei principi generali in accordo con quelli proposti dalla Confederazione europea dei sindacati e imporrà un periodo di riferimento per cui il calcolo delle ore di lavoro sia inquadrato e controllato. La questione dell'articolazione dei livelli di negoziazione (interprofessionale, del ramo o d'impresa) e le modalità concrete di messa in opera – comprese le modalità di compensazione per le piccole imprese – saranno rinviate alle regole nazionali.
 
IL PILASTRO AGRICOLTURA

UN’AGRICOLTURA CONTADINA PER UN'ALIMENTAZIONE SANA
“L'AGRICOLTURA INDUSTRIALE È COMPETITIVA SOLO PERCHÈ COLLOCATA SOTTO LA PERFUSIONE DI SOVVENZIONI PUBBLICHE”
ENTRO IL 2013, L'UNIONE EUROPEA STABILIRÀ UNA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE (PAC).

Dovrà essere riorientata verso la regolazione degli scambi agricoli, lo sviluppo dei prodotti alimentari di qualità e accessibili a tutte e tutti per lottare contro la cattiva alimentazione verso il sostegno e l'estensione dell'agricoltura biologica, contadina e familiare, verso la preservazione delle risorse naturali e la pratica degli scambi equilibrati ed equi con i nostri partners commerciali.

DOPO MEZZO SECOLO DI CORSA AL PRODUTTIVISMO AGRICOLO, LE CONSEGUENZE SONO DISASTROSE: allevamenti fuori dai pascoli degradazione dell'acqua e dei suoli, monocultura, concimi chimici, pesticidi, danno alla fertilità naturale dei terreni, sovraconsumo d'acqua, distruzione della biodiversità animale e vegetale ...

L'AGRICOLTURA CHE PRODUCEVA ENERGIA È DIVENTATA CONSUMATRICE D'ENERGIA FOSSILE. L'agricoltura industriale è competitiva solo perché collocata sotto la perfusione di sovvenzioni pubbliche e non paga i costi indotti. È vitale per la popolazione e gli ecosistemi girare la pagina del produttivismo agricolo e scrivere quella della sostenibilità e della diversità.

LA SOVRANITÀ ALIMENTARE DELL’EUROPA passa principalmente dall’autonomia in proteine, e dunque da uno sviluppo delle piante ricche in proteine. Nutrire i ruminanti con una combinazione di mais “intensivo” e di residui solidi dell’estrazione dell’olio2 di soia importata è dannoso su un piano ambientale e climatico, e aliena il contadino su un piano economico. I sistemi di allevamento fuori dai pascoli o totalmente dipendenti dall’importazione proteica (vacche da latte) dovranno evolversi verso schemi di policoltura-allevamento e permettere un accesso privilegiato ai pascoli. Gli altri allevamenti (maiali, volatili, conigli, ...) devono essere “disintensificati” e trovare un nesso diretto con la terra, per il rispetto degli animali d’allevamento e per limitare esalazioni e inquinamento da nitrati.

IL BEN-ESSERE ANIMALE deve essere preso maggiormente in considerazione: Le norme minime tali che la concentrazione di animali per mq, durante l’allevamento e durante il trasporto, la ventilazione, l’illuminazione, devono essere messe in risalto. L’etichetta dei prodotti d’allevamento aiuterà i consumatori a privilegiare un’alimentazione che deriva da procedimenti d’allevamento rispettosi del ben-essere animale. Questa politica si pone nella prospettiva di una decrescita dal consumo quantitativo di carne e di proteine d’origine animale, a vantaggio della loro qualità. Lungi dal proporre lo smantellamento della Politica Agricola Comune, proponiamo di farne uno strumento per una conversione ecologica dell’agricoltura europea e uno sviluppo equilibrato dei territori rurali.

“LUNGI DAL PROPORRE LO SMANTELLAMENTO DELLA POLITICA AGRICOLA COMUNE, PROPONIAMO DI FARNE UNO STRUMENTO DI CONVERSIONE ECOLOGICA DELL’AGRICOLTURA”
“SOSTENERE L’ALIMENTAZIONE SANA, SICURA, LOCALE E DI STAGIONE”

Proposta 1
UN PAC (PIANO DI AGRICOLTURA COMUNE) ECOLOGICO
L’Unione europea non ha la vocazione a nutrire il pianeta a colpi di dumping di prodotti derivati da un’agricoltura ultra-produttivista. Deve al contrario essere capace di nutrirsi e difendere il diritto alla sovranità alimentare. Il PAC è indispensabile per garantire le condizioni di un’agricoltura 2 I torteaux sono i residui solidi ottenuti dopo l’estrazione dell’olio da semi o frutti oleosi. Sono sottoprodotti dell’industria olearia. Corrispondono in genere al 50 - 75% della massa dei semi oleosi. durevole e di una alimentazione sana. Deve restare una politica di coesione europea, di solidarietà tra gli Stati e le regioni. Gli aiuti al servizio di un’agricoltura ecologica Attualmente, i sistemi d’aiuto dissuadono le pratiche più rispettose dell’ambiente. Il loro riorentamento avrà la funzione di favorire le pratiche culturali agro-ecologiche e l’accompagnamento della conversione verso l’agricoltura biologica. Una ripartizione equa degli aiuti Il futuro PAC dovrà rapidamente correggere le differenze di sostegno tra le zone più fertili e le regioni in cui la pratica agricola è più difficile.
La ripartizione dei prodotti nell’intero territorio è necessaria per evitare le concentrazioni di allevamenti non a terra e le loro conseguenze in inquinamento del terreno e delle acque. La ripartizione degli aiuti sarà ridefinita per sostenere il mantenimento e la creazione di posti di lavoro, e per compensare gli handicaps naturali. L’agricoltura contadina, le gestioni di policoltura-allevamento saranno favoriti per ritrovare un equilibrio agronomico indispensabile per migliorare i terreni resi fragili dall’erosione. Sostenere l’alimentazione sana, sicura, locale e di stagione

Non si può avere un’agricoltura durevole senza sicurezza sanitaria degli alimenti. L’UE deve preservare il suo modello alimentare che rifiuta per esempio il pollo al cloro e il manzo agli ormoni. Bisogna rinforzare il PAC perché possa meglio partecipare alla lotta contro le malattie legate alle derive alimentari (obesità, diabete …) democratizzando l’accesso agli alimenti più sani e più nutrienti. In questo spirito, l’Unione europea dovrà incoraggiare l’alimentazione locale e di stagione, proponiamo per questo un’IVA 0% sui prodotti alimentari di prima necessità prodotti nell’Unione. D’altro canto dovrà sostenere le iniziative locali in modo che le Associazioni di mantenimento dell’agricoltura contadina (AMAP), che promettono ai consumatori di scegliere il tipo di agricoltura che si augurano (sperano?) per fornir loro un’alimentazione sana e sicura.
 
Proposta 2
L’UNIONE EUROPEA, ZONA SENZA OGM
Gli OGM agricoli hanno dato prova della loro inutilità agricola e alimentare, tanto che la loro semina nell’ambiente fa un danno alle colture convenzionali e biologiche contaminando lo spazio naturale e le piante selvatiche. Gli studi scientifici indipendenti disponibili riguardanti il loro impatto, anche se rari, giustificano l’applicazione stretta del principio di precauzione. Ora, il sistema attuale di valutazione e di autorizzazione ha dimostrato la sua incapacità di valutare seriamente i rischi potenziali, di proteggersi dalle aziende di biotecnologie e di rispettare le scelte delle regioni e degli Stati. La revisione programmata delle regole di autorizzazione degli OGM nell’Unione europea dovrà accompagnarsi a un divieto di brevetto sul vivente e a una riforma della regolamentazione sulle sementi nel senso del riconoscimento e valorizzazione delle sementi contadine, modificando i criteri di descrizione e di iscrizione delle varietà e mettendo in opera una reale ricerca partecipative. Il diritto dei contadini a riseminare il loro proprio raccolto (semenze di fattoria) deve essere garantito.

Proposta 3
30% DI AGRICOLTURA BIOLOGICA ENTRO IL 2020
VERSO IL 100% DI AGRICOLTURA DUREVOLE
Se è vero che tutti gli agricoltori non possono passare al biologico da un giorno all’altro, ciò è possibile per la maggior parte entro 10 anni, a condizione che siano accompagnati tecnicamente ed economicamente. Un’agricoltura biologica su grande scala, è anche un modo efficace di sollevare tutta l’agricoltura verso l’alto, verso un’agricoltura durevole e di qualità che generalizzi pratiche economiche di rotazione delle coltivazioni proprie dell’agricoltura di conservazione senza l’utilizzo di insetticidi e di altri prodotti chimici.

Proponiamo dunque un “piano europeo di sviluppo dell’agricoltura biologica” che armonizzerà i mezzi impegnati nei differenti paesi, fisserà degli obbiettivi intermedi nazionali e stanzierà finanziamenti pluriennali per:
•accompagnamento degli agricoltori che sono in fase di conversione bio (o in progetto) da parte dei contadini già bio;
•rinforzo della formazione degli agricoltori e dei tecnici (formazione iniziale obbligatoria e formazione continua);
•una ricerca e uno sviluppo agronomico orientato verso l’agro-ecologia;
•selezione partecipata delle varietà vegetali adatte alla bio;
•organizzazione di filiere regionali e locali. Questo piano deve andare insieme a un obbiettivo di riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi sul modello danese o come il “Grenelle”3 dell’ambiente aveva indicato.
 
“PROPONIAMO DI RIDURRE DEL 50% L’USO DEI PESTICIDI”

IL PILASTRO ENERGIA

VERSO UN FUTURO 100% SOBRIO, EFFICACE E RINNOVABILE
“PREPARIAMO FIN DA OGGI SOCIETA’ GIUSTE, SOBRIE IN ENERGIA E APPROVVIGIONATE AL 100% DA ENERGIE RINNOVABILI”

DOPO LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, LE NOSTRE ECONOMIE E SOCIETA’ SI SONO SVILUPPATE grazie a un consumo sempre più importante di prodotti energetici (carbone, petrolio, gas, elettricità…). Questo sistema raggiunge oggi i propri limiti (clima, riserve, inquinamento, rischio nucleare …) senza dare benefici allo stesso tempo a tutti (20% di terrestri consumano l’80% delle risorse e due miliardi non consumano quasi niente). Di fronte alla crisi energetica e climatica e all’evidente esigenza di equità internazionale, dobbiamo preparare fin da oggi delle società giuste, sobrie sull’energia e l’approvvigionamento al 100% da energie rinnovabili.

IL RINNOVAMENTO DEGLI ALLOGGI, LA SISTEMAZIONE EQUILIBRATA DEI TERRITORI, il rinforzo di regolamenti esistenti di riduzione dei consumi degli apparecchi e dei veicoli, il riorientamento verso una mobilità durevole sono politiche tre volte vincenti: economie 3 Vedi nota n. 1 energetiche, riduzione della povertà energetica e creazione di un numero consistente di posti di lavoro. Le famiglie più modeste sono generalmente quelle che pagano di più per scaldarsi o spostarsi perché il loro alloggio sono i peggio isolati, le loro vetture le più consumatrici.
 
“FACCIAMO DELLA SOBRIETA’ E DELL’EFFICACIA ENERGETICA UNA REALE PRIORITA’” PER LOTTARE IN MODO EFFICACE contro i cambiamenti climatici, l’Unione europea deve giocare un ruolo centrale per giungere a un accordo internazionale vincolante nel quadro delle Nazioni Unite. Per pesare, deve essere esemplare dandosi un obbiettivo di riduzione delle sue emissioni di gas serra del 40% entro il 2025 al più tardi e del 90% entro il 2050. Per giungervi, deve fare della sobrietà e dell’efficacia energetica una reale priorità, rendendo legalmente vincolante l’obbiettivo di riduzione al 20% dei consumi energetici da qui al 2020, impegnandosi con risolutezza nel rinnovamento dell’edilizia e la revisione profonda della politica dei trasporti, questi due settori totalizzano più del 20% delle emissioni europee.

OGGI, IL NUCLEARE RAPPRESENTA MENO DEL 6% del consumo di energia finale nell’ Europa dei 27, cioè molto meno del risparmio di elettricità realizzabile. Il nucleare che si appoggia su una risorsa limitata, l’uranio, non apporta nessuna soluzione durevole alla crisi energetica presentando di contro dei rischi inaccettabili e un accumulo senza fine di rifiuti ingestibili. L’Europa deve uscire dal nucleare e rinforzare urgentemente la sicurezza e la trasparenza di questo settore. Gli eletti di Europa Ecologia combatteranno risolutamente tutti i tentativi di rilancio del nucleare in Europa. POICHÉ NON APPORTANO RISPOSTE ALLA CRISI CLIMATICA ma generano disastri ecologici, alimentari e sociali, continueremo la nostra battaglia contro gli agrocarburanti, per l’abbandono dell’obbiettivo europeo del 10% e il divieto della loro importazione.
“L’EUROPA DEVE USCIRE DAL NUCLEARE”

Proposta 1
UNA COMUNITA’ EUROPEA DELLE ENERGIE RINNOVABILI E DELL’EFFICACIA ENERGETICA
Lo sviluppo delle energie rinnovabili e il sostegno a ll’efficacia energetica sono già politiche europee piuttosto impegnate, malgrado i freni posti da certi Stati. Noi proponiamo dunque di dare all’Europa il carattere di “santuario”, applicando questa politica che incoraggia la sobrietà, l’efficacia energetica e le energie rinnovabili sostituendo il trattato Euratom con un testo che stabilisca una “Comunità delle energie rinnovabili e dell’efficacia energetica” incaricata di preparare un futuro energetico 100% sobrio, efficace e rinnovabile, particolarmente migliorando l’organizzazione istituzionale e il seguito delle politiche. Il finanziamento della ricerca sul nucleare sarà riorientato verso la sobrietà, l’efficacia e le energie rinnovabili.

Proposta 2
UN CONTRIBUTO CLIMA-ENERGIA La priorità annunciata di ridurre il consumo di energia per limitare il riscaldamento climatico non dispone di mezzi all’altezza della sua ambizione. Con l’istituzione di un Contributo climaenergia europeo , ci proponiamo di colmare questo scarto tra le parole – la “più grande sfida planetaria del secolo” – e gli atti. Si tratta di stabilire una tassa fiscale europea sul consumo d’energia, che dia un prezzo al vincolo energetico e climatico, e di applicarla al consumo di combustibile fossile – petrolio, gas naturale, carbone – e di elettricità d’origine non rinnovabile. Sarà destinata a tutti gli attori economici – imprese, amministrazioni, collettività territoriali e famiglie – per incoraggiare i cambiamenti di comportamento e favorire gli investimenti sobri in energia. Questa tassa si tradurrà in un rincaro regolare e programmato del prezzo delle energie non rinnovabili al fine di agire sulla domanda, di favorire la sobrietà spingendo e accompagnando l’abbassamento dei consumi. Il ricavato sarà destinato al finanziamento delle nuove politiche energetiche. Il suo impatto sarà compensato per le famiglie e le imprese più fragili.

“IL FINANZIAMENTO DELLA RICERCA SUL NUCLEARE SARA’ RIORIENTATO VERSO LA SOBRIETA’, L’EFFICACIA E LE ENERGIE RINNOVABILI”

Proposta 3
GLI ASSEGNI “ECO-ENERGIA”
 Per fare bene una politica europea di dominio dell’energia, bisogna anche permettere la diffusione generale dell’accesso alle economie energetiche e alle energie rinnovabili. Proponiamo di sviluppare, con gli attori dell’economia sociale un sistema europeo di “assegni Eco-Energia” sul modello dei ticket per il pranzo o degli assegni energie rinnovabili sviluppati in certe regioni francesi.
Questi assegni potranno essere utilizzati per facilitare e democratizzare le seguenti pratiche:
•l’acquisto d’apparecchi efficaci (illuminazione, elettrodomestici…);
•l’acquisto di materiali per l’isolamento di qualità;
•l’acquisto di pannelli solari, caldaie a legna …;
•la realizzazione di diagnosi energetica;
•l’abbonamento ai trasporti pubblici o ai sistemi di condivisione di vetture (carsharing) o biciclette in servizio gratuito;
•le regolazioni dei motori e la manutenzione delle macchine per renderle meno energivore: ruote, carburatori …
“PERMETTERE LA DIFFUSIONE GENERALE DELL’ACCESSO ALLE ECONOMIE ENERGETICHE E ALLE ENERGIE RINNOVABILI”

IL PILASTRO SALUTE

PREVENIRE LE MALATTIE LEGATE AGLI STILI DI VITA
“LA POSTA IN GIOCO È LA SALVEZZA DI MILIONI DI VITE OGNI ANNO”
IL NOSTRO STATO DI SALUTE DIPENDE DALLA QUALITÀ DELL’ARIA CHE RESPIRIAMO, dell’acqua che beviamo, dei prodotti che mangiamo, dal fatto che viviamo in una casa confortevole e salubre. Tale stato di salute è altrettanto legato agli stress e ai disturbi sonori ai quali siamo esposti. Le direttive europee sull’acqua, l’aria, l’alloggio, il regolamento REACH sui prodotti chimici, sono al centro di autentiche sfide per la sanità.
 
L’IPERTENSIONE, IL CANCRO, IL DIABETE, l’obesità sono malattie legate agli stili di vita. Nel Sud del mondo si muore di fame, nel Nord si muore di stress e di cattiva alimentazione. La posta in gioco è la salvezza di milioni di vite ogni anno. L’UNIONE EUROPEA CONSACRA 50 MILIONI DI EURO L’ANNO A MISURE destinate a migliorare la sicurezza sanitaria e la salute. E’ una cifra ridicola, tenendo conto della progressione delle malattie cardiovascolari (prima causa di mortalità, all’origine di circa il 40% dei decessi, l’equivalente di 2 milioni di morti all’anno) e dei tumori (3.2 milioni di nuovi casi di tumore diagnosticati ogni anno).

FRA UN QUARTO E UN TERZO DELLE MALATTIE CONTRATTE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI, e circa un sesto dei decessi e delle malattie che riguardano l’infanzia, sarebbero dovute a fattori ambientali. “LA SALUTE NON È UNA MERCE, MA UN DIRITTO FONDAMENTALE.” La posta in gioco è il superamento di un approccio essenzialmente medicale, per privilegiare un approccio più largo. Abbiamo bisogno in Europa di una Direzione generale della sanità con poteri allargati e rafforzati per far partire questo nuovo approccio e prevenire gli impatti delle altre politiche. Poiché la salute non è una merce, ma un diritto fondamentale, l’Unione europea deve escluderla dall’AGCS (Accordo generale sul commercio dei servizi). Il legame fra salute e ambiente è una sfida decisiva per l’Europa. Proponiamo un REACH 2, applicato questa volta a tutte le sostanze chimiche prodotte e importate sul territorio dell’UE.

E chiediamo con forza anche la proibizione delle sostanze chimiche più tossiche. In un contesto di penuria crescente delle risorse e tenuto conto dei rischi per la salute dell’uso degli inceneritori, l’Unione deve sviluppare una politica dei rifiuti coerente, ispirandosi alle migliori esperienze locali e nazionali , per andare verso l’”incenerimento 0”. Vogliamo un’Europa solidale in materia di lotta contro l’HIV, la tubercolosi e la malaria. Denunciamo gli inquietanti tagli operati dai Paesi ricchi negli stanziamenti destinati nei Paesi poveri alla lotta contro queste malattie che uccidono ogni giorno nel mondo 15000 persone. Questa deve essere una priorità della sanità pubblica per l’Unione europea, soprattutto per i Paesi dell’Europa dell’Est, molto colpiti dall’HIV.

Proposta 1
UN PIANO DI LOTTA CONTRO LE MALATTIE DOVUTE AGLI STILI DI VITA
Utilizzeremo la revisione della politica europea di sanità pubblica e il prossimo piano d’azione ambiente-salute per ottenere un vero piano di lotta contro le malattie cardiovascolari, i tumori e le altre epidemie moderne, piano che dovrà soprattutto comprendere:
 •Il lancio di un programma integrato di ricerca-azione (ricerca e azione) nella sanità ambientale. Per migliorare la politica di sanità pubblica, bisogna avere a disposizione indicatori unificati e pertinenti. E’ urgente definire e finanziare protocolli di ricerca ambiziosi, un’analisi integrata dei fattori ambientali e un sistema di controllo sul tema della salute ambientale a livello europeo.
•Programmi di prevenzione. Per essere efficaci, bisogna integrare la questione salute dentro le politiche agricole e industriali, ma anche avviare una politica attiva della prevenzione e dell’educazione alla salute nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

Proposta 2
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE SULLE NANOTECNOLOGIE
Vengono immessi sul mercato in numero sempre maggiore prodotti dell’industria manifatturiera che incorporano altri prodotti frutto delle nanotecnologie. Ma se certe applicazioni delle nanotecnologie possono essere interessanti (“tecnologie verdi”, cure mediche), altre potrebbero rivelarsi temibili, perché sollevano problemi (maggiori dei vantaggi) in termini di salute pubblica, ambiente, libertà individuali e collettive. Si deve applicare il principio di precauzione. E’ assolutamente urgente adottare una regolamentazione chiara ed esigere la trasparenza e un’informazione completa sulle nano particelle oggi presenti come additivi in certi cosmetici o alimenti industriali. Deve essere creato un Osservatorio europeo, con sede presso il Parlamento: composto da personalità qualificate dal punto di vista dell’etica, della biologia, della medicina, della fisica, della chimica, e da cittadini espressi dalla società civile organizzata (ONG, Associazioni…), sarà dotato dei mezzi per organizzare dibattiti pubblici, sorvegliare i progressi tecnologici e la natura delle nuove applicazioni che possono derivarne, in particolare dalla convergenza di tecnologie biologiche e informatiche con le nanotecnologie. Le raccomandazioni dell’Osservatorio saranno trasmesse annualmente al Parlamento europeo che dovrà deliberare al riguardo.

Proposta 3
 UNA NUOVA DIRETTIVA SULLE EMISSIONI ELETTROMAGNETICHE
L’Unione europea ha fissato una soglia di esposizione alle emissioni elettromagnetiche per le persone esposte ad esse. Bisogna rivedere e migliorare questa legislazione per tener conto dei progressi scientifici, nella comprensione degli impatti di queste emissioni e andare oltre:
•vietando la vendita di telefoni cellulari destinati ai minori di 14 anni
•rendendo obbligatoria l’informazione sui rischi collegati all’uso dei telefoni cellulari, soprattutto nell’infanzia •riconoscendo l’elettro-ipersensibilità (EHS) come una patologia legata all’inquinamento elettromagnetico
•abbandonando la tecnologia Wi-fi presso le zone definite sensibili, soprattutto le scuole, privilegiando gli accessi Internet realizzati con connessioni via cavo o fibra ottica
•riducendo l’esposizione cronica ai campi di antenne-relais a 0.6 volt/metri
•studiando le conseguenza della generalizzazione dei sistemi Wi-fi.
“SI DEVE APPLICARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE”

IL PILASTRO BIODIVERSITÀ

LA NATURA NON SCENDE A PATTI
“PROTEGGERE LA BIODIVERSITÀ È INTEGRARE L’IMPERATIVO DELLA NATURA NELLE POLITICHE DI SETTORE”

ASSISTIAMO ALLA SESTA GRANDE CRISI DI ESTINZIONE DI SPECIE sulla terra. Dal 1950 la terra ha perduto più della metà delle sue zone umide e il valore biologico della maggior parte delle sue terre si è molto impoverito. La maggioranza dei grandi patrimoni ittici è sotto la soglia biologica di sicurezza e non può più assicurare il rinnovo a lungo termine degli stock. 800 specie vegetali rischiano l’estinzione totale. Sono a rischio più del 40% dei mammiferi indigeni, degli uccelli, dei rettili e delle farfalle.

LA BIODIVERSITÀ È ESSENZIALMENTE VITTIMA DI UN’AGRICOLTURA INTENSIVA, dei cambiamenti climatici, dell’impermeabilizzazione dei suoli, dell’artificializzazione del territorio, del sovradimensionamento della pesca… Proteggere la biodiversità vuol dire dunque integrare l’imperativo della natura nelle politiche settoriali: infrastrutture di trasporto, urbanizzazione, agricoltura, pesca, gestione delle foreste. L’Europa si deve dotare di strumenti e di obiettivi (Natura 2000, direttive uccelli e habitat, obiettivi di Goteborg…).
 
PIÙ DI TRE/QUARTI DEL PIANETA SONO OCCUPATI DAGLI OCEANI, che sono il regolatore complesso della vita sulla terra e la più grande riserva di biodiversità. Quest’ultima è adesso minacciata dall’inquinamento , di cui il 90% proviene dal continente, l’acidificazione delle acque, il riscaldamento climatico, la concentrazione della popolazione nelle zone costiere e il sovradimensionamento della pesca. I Paesi europei hanno una responsabilità tutta particolare e impegni da rispettare.
 
Proposta 1
UNA TRAMA EUROPEA VERDE E BLU
Proponiamo un piano d’azione rafforzato sulla biodiversità. Si tratta non solamente di fermare la distruzione, ma anche di restaurare (di riparare). Questo nuovo piano dovrà soprattutto integrare:
 •L’aumento dei mezzi dedicati a Natura 2000 e la semplificazione del suo funzionamento.
•L’instaurazione di trame verdi e blu sull’insieme dello spazio europeo per procedere ad una “frammentazione ecologista del territorio”. Concepite come corridoi di vita, queste trame vegetali e fluviali assicureranno la continuità fra ambienti naturali per permettere alle specie di circolare e interagire e agli ecosistemi di funzionare, soprattutto adattandosi ai cambiamenti climatici. Queste trame devono essere rispettate, i progetti di infrastrutture e di organizzazione devono conformarsi ad esse.
•La messa in opera di una condizionalità legata alla biodiversità. Nessuna nuova infrastruttura, nessun piano di sviluppo potrà essere avviata senza un’analisi preliminare degli impatti, in particolare per progetti trans europei di infrastrutture di trasporto o di linee elettriche.
•La protezione dell’ecosistema marino attraverso una politica di gestione del litorale minacciato dalle “maree verdi” a causa dell’inquinamento industriale e agricolo e per la realizzazioni di porti turistici.
•Lo sviluppo nei territori europei d’oltremare di particolari modalità di gestione delle risorse naturali che coinvolgano strettamente le popolazioni locali.

“NESSUNA NUOVA INFRASTRUTTURA, NESSUN PIANO DI SVILUPPO POTRÀ ESSERE AVVIATO SENZA UN’ANALISI PRELIMINARE DEGLI IMPATTI” “SECONDO LA FAO, IL 50% DEI PATRIMONI ITTICI, SONO SFRUTTATI AL MASSIMO DELLE LORO CAPACITÀ E IL 25% SONO SFRUTTATI OLTRE QUEL LIMITE”

Proposta 2
RENDERE LA PESCA EQUA E SOSTENIBILE
L’Europa deve prendere l’iniziativa di un diritto internazionale per la gestione sostenibile delle risorse ittiche e una loro equa divisione. Il codice di buona condotta nella gestione non viene assolutamente rispettato. Secondo la FAO, il 50% dei patrimoni ittici, sono sfruttati al massimo delle loro capacità e il 25% sono sfruttati oltre quel limite. Si deve passare a un quadro giuridico cogente (costrittivo) che l’UE dovrà portare ai prossimi negoziati internazionali sotto l’egida dell’ONU. L’unione europea ha non meno di 14 accordi di pesca con Paesi in via di sviluppo. E’ urgente fermare i negoziati in corso sugli accordi di partenariato economico (APE), stabilire nuovi accordi equi per le popolazioni delle coste e mettere in moto una politica di conservazione degli stock.
L’Europa deve anche riformare la sua politica comune in materia di pesca: garantire una gestione duratura delle risorse ittiche dal punto di vista sociale e ambientale: il mercanteggiamento annuale a cui si dedicano gli Stati membri sulle quote di pesca e le TAC (tassi di autorizzazione alla cattura), deve essere sostituito con l’istituzione di Unità di sfruttamento e di gestione concertata (UEGC). La nuova rete di aree marine protette costituita soprattutto di zone natura 2000 in mare deve essere concepita come uno strumento di conservazione della biodiversità marina e come uno dei principali elementi della politica di gestione sostenibile delle risorse ittiche. L’Europa deve incoraggiare la trasformazione della sua filiera di pesca verso uno sviluppo sostenibile, includendo il fattore umano. Il lavoro, e soprattutto la qualità di esso, devono essere al centro delle scelte sui modi di sfruttamento delle risorse da incoraggiare. La pesca pirata è un vero flagello. L’UE deve di un dispositivo di tracciabilità fino al consumatore.

Proposta 3
AGIRE PER UN MARE PULITO: CREARE UN CORPO EUROPEO DI GUARDACOSTE
L’inquinamento marino ha molte forme. Per il 90% si tratta di un inquinamento quotidiano, massiccio, invisibile e di origine continentale. Le perturbazioni legate all’inquinamento chimico, le modificazioni di acidità sono poco conosciute ma molto gravi. Modificano il funzionamento di ecosistemi complessi e costituiscono uno dei maggiori rischi per la biodiversità marina. Il rispetto del regolamento REACH, l’applicazione immediata della direttiva quadro sull’acqua, la lotta contro l’inquinamento atmosferico e la riduzione delle emissioni di CO2 saranno di importanza capitale negli anni futuri. L’inquinamento da idrocarburi, dipendente da gravi incidenti, ha prodotto una serie di regole europee, in particolare i tre “pacchetti ERIKA”. Essi costituiscono un passo avanti reale, ma insufficiente.
Quattro nuovi elementi devono completare il dispositivo: -Il fattore umano, elemento centrale negli incidenti -I portacontainer e quelli che portano sostanze chimiche:le regole riguardano solo gli idrocarburi, ma ci sono altre sostanze dannose che vengono trasportate -L’allargamento dei regolamenti relativi agli idrocarburi: oggi la maggior parte delle navi trasportano la metà del contenuto previsto da ERIKA, per cui le regole (doppia chiglia, ecc.) non li riguardano. Infine, se il fatto di avere una legislazione coerente ed efficace costituisce uno dei maggiori elementi di prevenzione, la sorveglianza, il controllo, i mezzi di azione in mare e nei porti sono altrettanto determinanti. L’agenzia di sicurezza marittima europea è un primo passo, ma bisogna andare avanti e creare un corpo di guardiacoste a livello europeo.

“LA PREVENZIONE, LA SORVEGLIANZA, IL CONTROLLO, I MEZZI DI AZIONE IN MARE E NEI PORTI SONO DETERMINANTI”

IL PILASTRO DIRITTI SOCIALI

PER UNO SCUDO SOCIALE EUROPEO
“GLI AIUTI EUROPEI ALLE IMPRESE CHE DELOCALIZZANO FUORI DALL’UE DEVONO ESSERE SOPPRESSI”
LOTTARE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE, LA PRECARIETÀ, LE DISUGUAGLIANZE E L’ESCLUSIONE deve divenire, con la trasformazione ecologica la ragion d’essere dell’UE. E’ dunque urgente promuovere un modello sociale europeo di protezione, armonizzando le politiche sociali degli Stati membri verso standard elevati. CIÒ È TANTO PIÙ NECESSARIO IN UN PERIODO di crisi in cui un nuovo dumping sociale ed ecologico, introdotto con la scusa di importare prodotti e servizi provenienti da fuori dell’UE, potrebbe compromettere la coesione europea. Un numero sempre crescente di imprese europee de localizzano in effetti le loro produzioni in Paesi a più basso costo di manodopera.

TUTTI I SETTORI SONO TOCCATI DA QUESTO FENOMENO, TERZIARIO COMPRESO. Cinque milioni di posti di lavoro sono così minacciati in Europa nei settori industriali che producono beni di largo consumo (abbigliamento, mobili, giocattoli, elettronica, automobile…), nei servizi informatici o nel settore agroalimentare. NELLO STESSO TEMPO IN CUI INDEBOLISCONO IL LAVORO IN EUROPA, LE DELOCALIZZAZIONI assicurano ai capitali maggiori margini di profitto, in condizioni di sfruttamento aggravate, per i lavoratori dei paesi emergenti, del Sud del mondo o dell’ex unione sovietica. Gli aiuti europei imprese che delocalizzano fuori dall’UE devono dunque essere soppressi

“DI FRONTE ALLA CRISI, OCCORRE UNA POLITICA COERENTE : UNO SCUDO SOCIALE EUROPEO” DI FRONTE ALLA CRISI, occorre una politica coerente : uno scudo sociale europeo.
Questa politica deve basarsi su:
•La lotta contro le disuguaglianze e la povertà con la garanzia di un reddito minimo per chiunque risiede sul suolo europeo e con il diritto a una formazione durante tutto il corso della vita.
•La difesa e l’estensione dei servizi pubblici. Alla mercificazione e alla liberalizzazione generalizzata dei settori chiave della vita collettiva, bisogna opporre la logica dei beni comuni e delle “missioni” del servizio pubblico.
•Il principio di non –regressione sociale. “LA SOLIDARIETÀ, BASE DEL NOSTRO MODELLO SOCIALE, DEVE ESSERE A BENEFICIO DI TUTTI/E I/LE CITTADINI/E EUROPEI/E”

Proposta 1
VERSO UN REDDITO MINIMO DI ESISTENZA E UN REDDITO MASSIMO
Di fronte alla violenza della crisi economica e sociale stabilire un reddito minimo di esistenza è più che mai indispensabile. La solidarietà, base del nostro modello sociale, deve essere a beneficio di tutti/e i/le cittadini/e europei/e. Questo reddito minimo sarà fissato da ogni Stato membro. Sarà superiore alla soglia di povertà di ciascun Paese, cioè il 60% del reddito medio. L’obiettivo è che chiunque risiede in Europa possa vivere sopra la soglia di povertà (in Francia 817 euro mensili) e possa così beneficiare di una autonomia garantita. Questo reddito darà accesso all’assistenza sanitaria, alla pensione e all’insieme dei diritti sociali. Proponiamo anche di stabilire una soglia per i redditi più alti, fissata in 30 volte il reddito medio, cioè 44.000 euro mensili in Francia. Sopra questo reddito le imposte incideranno per l’80%.

Proposta 2
UNA MORATORIA SU OGNI NUOVA LIBERALIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI
Ogni nuova liberalizzazione di un settore chiave dell’economia deve essere sospesa finché non sia stato fatto un bilancio di quelle già realizzate. Non solo: bisogna orientarsi verso l’elaborazione di una direttiva-quadro sui servizi di interesse generale, per difendere e estendere i servizi pubblici. L’accoglienza della prima infanzia, l’educazione, la salute, la formazione la posta, la distribuzione d’acqua e di elettricità, i trasporti collettivi devono essere tenuti fuori da logiche concorrenziali. Tutti questi settori saranno esclusi dall’AGCS (accordo generale sul commercio dei servizi) e il commissario europeo al commercio avrà un nuovo mandato in questo senso.

Proposta 3
UNA CLAUSOLA DI NON REGRESSIONE SOCIALE
La crisi sociale mette l’Europa davanti a un muro. Noi raccomandiamo la creazione di una base comune per l’insieme del diritto sociale europeo, un autentico scudo sociale europeo che protegga i salariati contro le delocalizzazioni e il dumping sociale. Sarà fondato su una clausola di nonregressione sociale appoggiandosi sulla convergenza verso l’alto delle normative sociali e ambientali, rafforzando le protezioni giuridiche accordate ai salariati, invece di allinearle sul minimo denominatore comune alle legislazioni nazionali. La clausola impedirà ogni tentativo di riproporre una deregolamentazione tipo “Bolkenstein”, soprattutto con la scusa della messa in concorrenza dei servizi sociali relativi all’alloggio sociale, alla cura dei bambini o all’aiuto alla persona.

Questa clausola si esprimerà attraverso direttive concernenti:
•il rafforzamento dei poteri dei Comités d'entreprise europei, la presenza obbligatoria di chi rappresenta i/le salariati/e nei consigli di amministrazione dei gruppi europei, il riconoscimento di un autentico diritto europeo delle convenzioni collettive interprofessionali (dubbio), la consultazione preliminare di chi rappresenta i/le salariati/e e il diritto di veto contro i licenziamenti nei casi di delocalizzazione o di ristrutturazioni selvagge;
•il riconoscimento dei diritti di associazione e di sciopero e dei diritti sindacali;
•l’inquadramento severo delle pratiche di cassa integrazione e di serrata;
•la libera circolazione dei disoccupati che cercano lavoro in un altro Stato membro;
•la regolamentazione del distacco di lavoratori all’estero con il riconoscimento dell’applicazione delle regole sociale del paese di accoglienza quando sono più favorevoli di quelle del Paese d’origine;
 •la definizione di regole generali sulle competenze e il funzionamento delle ispezioni sul lavoro.

“LE NORME SOCIALI E AMBIENTALI DEVONO UNIFORMARSI VERSO L’ALTO”.

IL PILASTRO DIRITTI UMANI

UN’EUROPA CHE PROTEGGE I DIRITTI DI TUTTI E DI TUTTE
CONTRO LE DISCRIMINAZIONI BISOGNA GARANTIRE I DIRITTI E LE LIBERTÀ FONDAMENTALI

VOGLIAMO UN’EUROPA APERTA, CHE ACCOLGA, rispetti e sviluppi diritti uguali per tutte e tutti. La garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali a tutti/e ci/le cittadini/e è parte integrante del progetto europeo IL RIFIUTO DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE basata sul sesso, l’origine, l’appartenenza a una minoranza etnica o culturale, la religione, gli handicap, la salute, l’età, l’orientamento sessuale e l’identità di genere deve essere garantita da un diritto europeo sovranazionale i cui principi sono iscritti nella Carta dei diritti fondamentali, una direttiva che contempli l’insieme dei motivi di discriminazione in tutti i campi di competenza dell’UE.
 
LA CONVENZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA deve essere scrupolosamente rispettata. Essa esige il rispetto dei diritti fondamentali di bambini e bambine, compresi quelli con genitori non in regola con il permesso di soggiorno e per minori non accompagnati/e, provenienti o no dall’UE. Deve cessare la drammatica confusione fra protezione dell’infanzia e prevenzione pseudoscientifica della delinquenza giovanile, mentre sarà rafforzata la giustizia minorile che vede la prevalenza dell’approccio educativo su quello repressivo.
 
L’UNIONE EUROPEA DEVE CONTINUARE A MIGLIORARE LA SUA LEGISLAZIONE per garantire l’uguaglianza dei diritti fra uomini e donne. Deve rafforzare anche la sua lotta contro il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia, il sessismo, così come contro i movimenti politici che incitano alla violenza. 50 MILIONI DI PERSONE HANDICAPPATE si trovano spesso nell’impossibilità di condurre una vita piena e completa e di esercitare i loro diritti di cittadinanza. Si impone una rapida ratifica della prima convenzione ONU relativa ai diritti delle persone handicappate. Un patto dettagliato renderà operativi gli obiettivi di tale convenzione. Si affronteranno gli ostacoli incontrati nella quotidianità dalle persone handicappate, evitando che compaiano nuovi ostacoli, per ottenere l’uguaglianza delle opportunità e l’uguaglianza in tutti i momenti della vita, fra cui la scuola, i trasporti, le cure, la protezione sociale, la cultura, l’alloggio (con un accesso privilegiato), la formazione e il lavoro.
 
IN DIFESA DEI DIRITTI DELLE PERSONE che devono affrontare l’omofobia, la lesbofobia o la trans fobia, l’UE deve riconoscere e rendere operativi i principi di Djodjakarta che chiedono l’applicazione della legislazione internazionale dei diritti umani in materia di orientamento sessuale e di identità di genere, così come una protezione giuridica contro ogni discriminazione dovuta all’identità di genere o all’orientamento sessuale. Europe écologie chiede, nel quadro delle competenze europee, il miglioramento delle condizioni dell’adozione, allineandole a quelle più favorevoli all’interno dell’UE, uno statuto europeo legale del co-genitore e dell’omogenitorialità e il riconoscimento rapido in tutti i paesi membri dei rapporti di partenariato esistenti nelle coppie, dello stesso o di diverso sesso, nell’uno o nell’altro dei paesi dell’Unione.

“UNA PROTEZIONE GIURIDICA CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE DOVUTA ALL’IDENTITÀ DI GENERE O ALL’ORIENTAMENTO SESSUALE È ESSENZIALE.” “RIFIUTIAMO L’EUROPA FORTEZZA”

Proposta 1
 IL DIRITTO AD UNA CITTADINANZA EUROPEA DI RESIDENZA
Rifiutiamo l’Europa fortezza. L’immigrazione è una ricchezza per l’Europa. Bisogna smettere di opporre immigrazione economica e immigrazione per ricongiungimento familiare e di dedicarci al nuovo saccheggio delle risorse del Sud del mondo, quello delle risorse umane, attraverso la selezione dei lavoratori meglio qualificati. In materia di asilo e di immigrazione la politica europea deve basarsi sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani dandosi come priorità la protezione dei richiedenti asilo e dei migranti. La loro utilità economica o demografica non può restare il principale criterio. Il loro diritto al lavoro legale deve essere rispettato, con tutti i diritti connessi: diritti economici e sociali, diritto alle indennità in caso di disoccupazione, .
Per instaurare un diritto di cittadinanza e di residenza, proponiamo che la politica di immigrazione si articoli in tre assi, collegando il principio dei diritti e delle libertà con obiettivi di solidarietà e di cooperazione:
•I diritti politici: diritto di voto attivo e passivo in tutte le elezioni locali per tutti i residenti, qualunque sia la loro nazionalità, dopo 5 anni di presenza sul territorio di uno stato membro dell’UE; libertà di circolazione e di residenza del popolo zingaro (rom), riconosciuto come popolo costitutivo dell’unione europea; passaporto europeo per gli Zingari o per le nazionalità di paesi extracomunitrari.
•La completa revisione della politica di controllo delle frontiere: abrogazione della “Direttiva Ritorno” e abrogazione dell’interdizione alla riammissione, chiusura dei campi di detenzione installati alle porte dell’Europa, proibizione della detenzione di minori, avvio di una vera politica di regolarizzazione dei clandestini (sans papier), apertura di un’agenzia di accoglienza alle frontiere per garantire l’esercizio dei diritti dei migranti, rifiuto di inserire dati biometrici nei visti, nei permessi di soggiorno così come nei passaporti dei cittadini europei, applicazione rigida della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia.
•La garanzia del diritto di asilo: nonostante sia iscritto nella Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati e nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, il diritto di asilo è oggi messo male (poco rispettato). Per migliorare l’accoglienza ai rifugiati, proponiamo la creazione di un Ufficio europeo del diritto di asilo, indipendente amministrativamente e finanziariamente. Veglierà sull’applicazione delle convenzioni europee e internazionali relative al riconoscimento della qualità di rifugiato, di apolide e all’ammissione alle misure di protezione e ai sussidi. Inoltre l’Europa deve porsi alla testa di un’iniziativa internazionale per il riconoscimento e la messa in campo di una protezione internazionale adeguata per i rifugiati climatici.

Proposta 2
CLAUSOLA DELL’EUROPEA PIÙ FAVORITA
I diritti fondamentali delle donne devono essere rispettati in tutti i campi: scelte riproduttive (scegliere di essere madre), diritto di famiglia, protezione contro le violenze sulle donne, diritto al lavoro, diritti politici. Proponiamo di applicare a tutte le donne europee le migliori leggi esistenti in Europa. Per esempio, a proposito della lotta contro le violenze sulle donne, la “legge quadro” spagnola, che prende il problema nella sua globalità: la prevenzione fin dall’infanzia nei programmi educativi, una vera protezione delle vittime e un programma specifico per gli uomini violenti. Sono stati creati anche dei tribunali dedicati alle “violenze domestiche”. Tutte le donne europee (253 milioni) devono poter beneficiare di queste misure. Una clausola detta “dell’europea più favorita” costituirebbe la traduzione concreta della costruzione europea, nella sua dimensione sociale, politica e culturale, non solo economica. Potrebbe essere realizzata attraverso una direttiva europea che stabilisse che “ogni Stato membro applicherà alle sue cittadine un pacchetto legislativo composto dalle leggi più avanzate esistenti in uno dei 27 paesi” (Choisir la cause de femmes – l’associazione che ha proposto per prima questa clausola ndt). La direttiva integrerà anche la Convenzione delle nazioni unite contro le discriminazioni contro le donne (CEDAW) con possibilità di ricorso contro gli stati che non la rispettano. Una carta europea dei diritti delle donne rafforzerà queste proposte. “NOI PROPONIAMO DI APPLICARE A TUTTE LE EUROPEE LE MIGLIORI LEGGI ESISTENTI NELL’UNIONE EUROPEA”

Proposta 3
UN PATTO EUROPEO CONTRO L’ESCLUSIONE E LA POVERTÀ
Noi proponiamo di lanciare un patto contro l’esclusione e la povertà. Questo pacchetto legislativo europeo potrà comprendere:
•Il diritto all’alloggio per gli esclusi, come in Finlandia, dove 18000 alloggi sono stati messi a disposizione. Un prestito europeo garantirà la costruzione di questi luoghi di abitazione.
•Una direttiva quadro sui livelli sociali minimi
•Un piano europeo di lotta all’analfabetismo, all’analfabetismo di ritorno e per il diritto all’educazione
•Una copertura sanitaria europea
•Il diritto di accesso all’acqua, per vivere dignitosamente (200 litri d’acqua come minimo al giorno e per famiglia
•La creazione di una carta europea di trasporto gratuito per i trasporti urbani
•La promozione di imprese europee di inserimento di economia solidale La Banca europea d’investimento sarà dotata di un settore “politica della città e lotta all’esclusione” per portare a termine questa politica volontaristica, permettere l’accesso al credito e favorire lo sviluppo delle piccole imprese.

IL PILASTRO CONOSCENZA CULTURA, EDUCAZIONE E RICERCA

COME LEVE DI CAMBIAMENTO “RAFFORZARE L’AUTONOMIA, L’INDIPENDENZA E I DIRITTI DEGLI ARTISTI E DEI MEDIA”
LA CULTURA, L’EDUCAZIONE E LA RICERCA NON SONO DELLE MERCI.

Il cambiamento radicale del nostro modello di sviluppo deve passare su un più forte programma di investimenti in materia di educazione, di formazione e di ricerca, coerente con il nostro progetto di civiltà.

L’EUROPA DARÀ LO SPAZIO NECESSARIO ALLA CULTURA CHE È AL CENTRO DELLA CREATIVITÀ, DELLA SOLIDARIETÀ, della creazione di posti di lavoro, della gestione del territorio. Per lottare contro la precarietà di tutti i soggetti e gruppi professionali che fanno cultura, proponiamo di rompere con un approccio settoriale e centralizzato della cultura, affinché il settore culturale e creativo sia integrato in tutti i rami dell’economia, a qualunque scala territoriale, dal comune all’Europa. Si tratta di rafforzare l’autonomia, l’indipendenza e i diritti degli artisti e dei media.

LA POLITICA CULTURALE DELL’UE DEVE ARRICCHIRSI DI TUTTI GLI APPORTI DELLA DIVERSITÀ EUROPEA, soprattutto favorendo la mobilità degli artisti, il sostegno alla creazione e all’arte contemporanea, lo sviluppo degli scambi, la protezione del patrimonio culturale europeo, l’incoraggiamento al multilinguismo e all’esperanto, la protezione delle lingue regionali. La diversità culturale è una ricchezza dell’umanità e deve essere salvaguardata. Questa diversità è in pericolo, sia nel mondo che nello spazio europeo. Le lingue regionali o minoritarie costituiscono uno degli elementi fondamentali di questa diversità. Proponiamo che la carta europea delle lingue regionali o minoritarie sia tradotta (?) nel diritto europeo e che gli impegni in essa contenuti siano applicabili all’insieme degli stati dell’Unione.

“DIFENDIAMO UN INTERNET ATTIVO, DOVE LA LIBERA CONDIVISIONE È UN PRINCIPIO CENTRALE” LA NOSTRA CONCEZIONE DELLA CULTURA e della creatività deve tener conto dei nuovi media. Internet non è semplicemente un nuovo canale di distribuzione. Noi prendiamo posizione per un Internet attivo, dove la libera condivisione è un principio centrale, dove ciascuno è in grado di scaricare o inserire contenuti e applicazioni di sua scelta, e contro una trasformazione di Internet in una “televisione interattiva” filtrata e sorvegliata. Questo non deve accadere a danno degli artisti e della creatività. Sosteniamo l’idea di un “contributo
creativo” così come di licenze globali, per permettere la libertà di scambio rendendo insieme possibile il finanziamento della cultura e di tutti coloro che ne sono parte.

Proposta 1
UN PIANO EUROPEO DI LOTTA CONTRO L’ANALFABETISMO DI RITORNO
Secondo una ricerca OCSE pubblicata nel 2000, non meno del 25% della popolazione di 22 paesi industrializzati, che rappresentano più del 50% del PIL mondiale, non sono in grado di riempire una scheda all’ospedale, di capire un contratto di assicurazione per l’auto o di calcolare una distanza. In Francia i vari studi dimostrano che più del 10% della popolazione maggiore di 16 anni è coinvolta nel fenomeno. Questo stato di fatto non è tollerabile Affermiamo dunque la necessità di un piano di lotta contro l’analfabetismo di ritorno.
Questo piano dovrà:
•Assicurare la presa in carico e l’integrazione di tutte le persone in difficoltà rispetto alle competenze di base
•Contribuire all’adattamento dei lavoratori e delle imprese di fronte ai cambiamenti economici
•Introdurre le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei dispositivi di formazione nei bassi livelli di qualificazione
 
“PROPONIAMO CHE LA CARTA EUROPEA DELLE LINGUE REGIONALI O MINORITARIE SIA TRADOTTA NEL DIRITTO EUROPEO”
“L’EDUCAZIONE È UN BENE (PUBBLICO) COMUNE”

Proposta 2
UNO STATUTO SOCIALE EUROPEO DELLO STUDENTE
Il Trattato di Roma ha fissato il principio di non discriminazione fra gli abitanti dei paesi membri. L’esperienza di ERASMUS dimostra però che uno studente in visita o trasferito in uno Stato membro che non è il suo, non beneficia di tutti i diritti (trasporti pubblici, alloggi, regime di sicurezza sociale) di cui godono gli studenti che hanno la cittadinanza di quello Stato. E’ necessario un forte segnale per mettere fine a queste discriminazioni.
 Esso consisterà nella definizione di uno Statuto europeo dello studente, con una carta studentesca europea che garantisca gli stessi diritti.
•Il diritto all’autonomia sarà assicurato dal Reddito Minimo, completato da borse di studio
•Il diritto all’alloggio sarà assicurato. La sua applicazione passerà soprattutto attraverso il rinnovamento delle Case dello studente e la costruzione di nuove residenze. Proponiamo inoltre il diritto per ogni giovane in fase formativa di seguire un soggiorno di studi in un Paese europeo diverso dal suo. Ogni cittadino deve avere la possibilità di vivere, studiare, o lavorare all’estero. I dispositivi del tipo ERASMUS devono quindi essere rafforzati e estesi avendo come obiettivo che ogni persona in formazione abbia almeno un’opportunità di partire. E’ infine necessario rovesciare la tendenza che viene dal “processo di Bologna”, cioè la subordinazione dei bisogni della scuola, dell’università e della ricerca agli interessi delle industrie private. L’educazione è un bene pubblico comune. L’educazione pubblica europea deve avere radice nei principi e nei valori che definiscono le caratteristiche essenziali della cultura europea. In particolare, l’università deve sviluppare il suo ruolo principale di formazione culturale e scientifica, senza essere legata alla logica del mercato.

Proposta 3
RADDOPPIARE GLI STANZIAMENTI DI BILANCIO E RIORIENTARE LO SFORZO DELLA RICERCA SCIENTIFICA
VERSO LA CONVERSIONE ECOLOGICA E SOCIALE
Il 7° PCRD (Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo 2007-2013) ha una dotazione di 50 miliardi di Euro. L’8° PRCD, che dovrà essere adottato prima della fine del 2013 sarà un argomento essenziale per il prossimo Parlamento europeo. Lo stanziamento deve essere raddoppiato. Riorientare lo sforzo della ricerca implica che non si concentri più il sostegno alla ricerca sullo sviluppo economico. Si tratta di integrare pienamente le dimensioni ambientali e sociali nella definizione delle politiche della ricerca, di favorire la diffusione più larga della conoscenza e gli scambi fra ricercatori e cittadini. Il sostegno europeo alle innovazioni dipenderà dal loro interesse ecologico e sociale.

Proponiamo le seguenti priorità:
•Le ricerche non finalizzate che metteranno lo Spazio europeo della ricerca (EER) al centro delle future rivoluzioni scientifiche
•Le ricerche che mirano a rispondere direttamente ai bisogni della società e alle domande dei cittadini, in particolare in materia di salute e di alimentazione, così come in materia di risparmio energetico e di energie rinnovabili. La selezione dei temi prioritari coinvolgerà la società europea, dando largo spazio alle conferenze dei cittadini.
•Il sostegno alle ricerche in partenariato, che coinvolgono ricercatori, ONG e cittadini europei
•La definizione di indicatori che permettano di valutare il miglioramento atteso in termini di benessere sociale e di impatto ecologico dei progetti innovativi presentati
•Incoraggiare gli strumenti cooperativi dal basso di produzione di saperi, innovazione e ricchezza L’Ufficio europeo dei brevetti diventerà un’istituzione europea e renderà conto alla Commissione e al Parlamento. Il 5% degli introiti derivanti dal rinnovo dei brevetti saranno versati in un fondo indipendente per finanziare ricerche sull’innovazione. Parallelamente l’Europa si impegnerà in una politica di revisione delle possibilità di concedere brevetti (né brevetti di software, né brevetti su organismi viventi) e svilupperà gli strumenti giuridici necessari per estendere queste nuove protezioni del sapere a livello mondiale.

“LA SELEZIONE DEI TEMI PRIORITARI COINVOLGERÀ LA SOCIETÀ EUROPEA, DANDO LARGO SPAZIO ALLE CONFERENZE DEI CITTADINI.”

IL PILASTRO INTERNAZIONALE CONTRO L’APARTHEID PLANETARIO,

UN’EUROPA SOLIDALE
“CHIEDIAMO L’ANNULLAMENTO DEL DEBITO “ODIOSO” DEI PAESI MENO AVANZATI”
 UN’EUROPA PIÙ GIUSTA È ANCHE UN’EUROPA CHE ASSUME AL SUA PARTE DI RESPONSABILITÀ nell’attuale crisi globale. L’Europa è da 64 anni uno spazio e una forza di pace. Questa è un formidabile dato acquisito. Di fronte alle nuove minacce portate dalle crisi, l’Europa deve adesso dare senso alla sua azione nel mondo. E’ impossibile assicurare la pace nel mondo se la maggioranza dell’umanità continua a soffrire la miseria, la fame e la distruzione dell’ecosistema.

OLTRE ALLA DEFINIZIONE DI UNA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE, che non passa in alcun caso per l’adesione a una NATO superata, sotto comando americano, che corrisponde all’epoca della Guerra Fredda, proponiamo la costruzione di una forza di difesa europea militare che comprenda un servizio civile. Domandiamo lo smantellamento delle basi antimissile degli Stati Uniti sul territorio dell’Unione europea e la chiusura delle basi del sistema di spionaggio elettronico Echelon. L’Unione europea deve diventare zona denuclearizzata e prendere parte attiva alla lotta per il disarmo e la non proliferazione delle armi nucleari, biochimiche e batteriologiche. Deve costruirsi come una potenza di pace che mira alla prevenzione e alla risoluzione negoziata dei conflitti a cominciare dal Medio Oriente. Deve soprattutto adottare delle politiche che rompano con l’apartheid planetario della ripartizione delle ricchezze e che combattano l’insostenibile logica della disuguaglianza nel mondo.

L’EUROPA PUÒ, E DEVE AGIRE:
•Esigere l’applicazione delle clausole dei diritti dell’Uomo negli accordi fra UE e paesi partners
•Rispettare gli impegni a devolvere effettivamente il 7% del proprio PIL per la Cooperazione allo sviluppo, in vista di realizzare gli obiettivi del Millennio per il periodo 2009-2015 e portare rapidamente questi impegni all’1%
•Chiedere l’annullamento dell’”odioso” debito dei paesi meno avanzati
•Agire per sottomettere le decisioni dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) del FMI (Fondo monetario internazionale) e della Banca mondiale ai testi delle convenzioni internazionali dell’ONU, dell’OIT (Organizzazione internazionale del lavoro) e alla dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo.

OGGI I GOVERNI trovano miliardi di Euro da prestare alle banche per salvarle dal naufragio che esse hanno suscitato, ma sono incapaci di destinare gli stanziamenti necessari alla lotta contro la fame, contro la disoccupazione, contro la degradazione dell’ambiente, contro la riduzione della biodiversità, e per finanziare la cooperazione allo sviluppo.
Per essere coerente, la politica europea deve promuovere una globalizzazione solidale che:
•cancelli l’economia casinò, la corruzione e il potere delle società multinazionali
•lotti contro la crisi alimentare e la fame nel mondo
•restauri gli ecosistemi del pianeta.
Questo è il senso delle proposte che facciamo
“CI VUOLE UN REGOLATORE DEI MERCATI E DEI SERVIZI FINANZIARI”
 
Proposta 1
FARLA FINITA CON PARADISI FISCALI E INFERNI SOCIALI
Ci saranno nel mondo una cinquantina di paradisi – in realtà degli inferni – fiscali, nei quali più di 4000 banche, due terzi dei 2000 fondi speculativi e circa due milioni di società-schermo gestiscono più di 10000 miliardi di dollari di attivi finanziari. Numerosi Paesi europei vogliono rivedere la direttiva europea sui redditi da risparmio, che permette a alcuni Paesi dell’UE, come il Lussemburgo, di conservare il loro segreto bancario, anche se in caso di frode fiscale, condividono le loro informazioni con le autorità di altri Paesi.
Fra le misure da prendere, bisogna agire con determinazione per impedire la frode e l’evasione fiscale:
•chiudendo effettivamente i paradisi fiscali all’interno dell’UE
•organizzando l’eliminazione generalizzata del segreto bancario
•imponendo la trasparenza e la tassazione all’origine di tutti i flussi finanziari che hanno come destinazione paradisi fiscali esterni alla UE
•proponendo nel quadro delle Nazioni Unite una convenzione per la lotta ai paradisi fiscali, e i centri off-shore che riciclano il denaro del terrorismo, della droga e delle mafie
•favorendo l’adozione di norme contabili che obblighino le imprese a rendere conto delle loro attività in ogni Paese
•sostenendo l’iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive
•creando un regolatore dei mercati e dei servizi finanziari. Questa nuova struttura europea di controllo e di regolazione sarà in grado di discutere con i grandi regolatori del pianeta; essa impedirà alle istituzioni finanziarie di lavorare usando i paradisi fiscali e proporrà un pacchetto legislativo “finanze pulite”
•controllando le società-madri delle società transnazionali e le loro filiali. L’Europa è il primo mercato mondiale, si trova nella posizione di imporre alle multinazionali il rispetto delle convenzioni di base dell’Organizzazione internazionale del lavoro e le convenzioni internazionali per la protezione dell’ambiente.

Proponiamo che l’Europa adatti il diritto societario alla realtà della globalizzazione liberista, obbligando, come propose l’ONG Sherpa, le società-madri a informare, prevenire e riparare gli impatti sociali e ambientali delle loro filiali. Oggi una societàmadre può godere dei profitti delle filiali senza essere responsabile della loro attività. Dal momento che nessun testo detta le norme dei gruppi societari nella loro globalità, le imprese mettono in concorrenza le diverse legislazioni, piuttosto che adottare misure preventive efficaci. E’ dunque indispensabile definire nuove regole di responsabilizzazione. Si tratterà di permettere alle vittime delle violazioni in materia di ambiente e di diritti umani, dovunque si trovino, di chiederne conto alla società-madre che prende le decisioni strategiche, di far pesare su di esse l’onere della prova, di imporre loro la prevenzione degli impatti sociali e ambientali provocati dall’attività dei loro fornitori o subappaltatori, di esigere da esse che rendano pubblico l’impatto sociale e ambientale del gruppo nei modi previsti.

“OGGI UNA SOCIETÀ-MADRE PUÒ GODERE DEI PROFITTI DELLE FILIALI SENZA ESSERE RESPONSABILE DELLA LORO ATTIVITÀ”
“SUL PIANETA, OGGI, IL 90% DELLE PRODUZIONI AGRICOLE SONO CONSUMATE LOCALMENTE E NON PARTECIPANO AL COMMERCIO MONDIALE”

Proposta 2
LA SOVRANITÀ ALIMENTARE, UN DIRITTO FONDAMENTALE DEI POPOLI
900 milioni di persone soffrono la fame sulla terra e 40 milioni ne muoiono ogni anno. In Europa, 8 milioni di nostri concittadini conoscono ogni giorno la fame. Il numero di contadini diminuisce e centinaia di milioni di persone si accalcano nelle città, che non possono garantire loro una attività e condizioni di vita decenti. L’agricoltura industriale e produttivista, che riguarda solo una minoranza di contadini del Nord del mondo, non è in grado di nutrire in maniera soddisfacente tutta la popolazione del Pianeta. La liberalizzazione del commercio imposta dall’OMC ha aggravato le cose. E’ uno scacco terribile, questa situazione è inaccettabile. L’Unione europea, a causa delle politiche aggressive che ha imposto, è stata, con gli Stati Uniti, la responsabile principale di questa crisi.
 L’Unione deve smettere di sostenere con sovvenzioni le proprie esportazioni alimentari (latte in polvere, burro, carne di maiale…) il cui basso prezzo deprime i mercati locali dei Paesi in via di sviluppo. Sul pianeta, oggi, il 90% delle produzioni agricole sono consumate localmente e non partecipano al commercio mondiale.

L’OMC ha imposto le sue regole internazionali all’insieme delle transazioni commerciali agricole e ha, di conseguenza, incoraggiato politiche agricole basate sullo sviluppo delle colture da esportazione. Questa politica liberale (liberista?) ha messo in concorrenza più di un miliardo di contadini che lavorano con mezzi tradizionali con qualche milione di agroindustriali super meccanizzati. Contro questa logica che privilegia gli interessi delle multinazionali dell’industria agro-alimentare, proponiamo che la sovranità alimentare, vale a dire il diritto dei popoli e degli Stati sovrani di definire democraticamente le loro politiche agricole e alimentari sia riconosciuta come un diritto fondamentale dalle Nazioni Unite

L’obiettivo della sovranità alimentare è quello di nutrire le popolazioni locali, rispondendo alle abitudini culinarie delle diverse culture. Questo passa attraverso lo sviluppo di un’agricoltura familiare, autonoma, produttrice di energia alimentare e creatrice di posti di lavoro, che si appoggi su tecniche agricole adattate al contesti e all’ambiente locale. Questa ricostruzione dell’agricoltura locale deve essere fatta al riparo, se necessario, di barriere doganali.

Proposta 3
RIMBORSARE IL DEBITO ECOLOGICO DELL’EUROPA FINANZIANDO GRANDI CANTIERI DI RESTAURO DEI GRANDI ECOSISTEMI DEL PIANETA
L’urgenza ecologica e sociale esige che l’UE prenda l’iniziativa di un programma mondiale di grandi opere ecologiche consacrate alla protezione, al restauro e alla conservazione degli ecosistemi particolarmente degradati nei Paesi del Sud del mondo. Dalla loro stabilità dipende infatti l’avvenire dell’umanità e prima di tutto quello dalle popolazioni locali che, a centinaia di milioni, ricavano direttamente da essi gli elementi per la propria sopravvivenza. La salute di un’economia non può essere dissociata da quella degli ambienti naturali da cui dipende. Il repentino decremento della fertilità e della diversità degli organismi viventi fa precipitare il declino economico e moltiplica per dieci la povertà.

Questo fenomeno minaccia direttamente la sopravvivenza di metà dell’umanità, soprattutto nei paesi del Sud del mondo. Aumenta a dismisura le migrazioni forzate e l’urbanizzazione selvaggia, rendendo più acuti i rischi di conflitti comunitari (fra comunità) per l’accesso alle risorse. Più in generale la distruzione degli ecosistemi priva tutta l’umanità dei servizi insostituibili forniti dalla natura. Un programma di grandi opere ecologiche. Iniziato dall’Europa, stimolerà la messa in opera di azioni di conservazione, di restauro e di mantenimento degli ecosistemi. Secondo metodi appropriati alle differenti regioni del mondo e sotto il controllo delle popolazioni locali: rigenerazione dei terreni, lotta alla desertificazione. Protezione delle foreste e riforestazione, agro foresteria (uso agricolo delle foreste?), ricostituzione del patrimonio ittico e protezione delle zone dedicate alla ripopolazione con avanotti, stabilizzazione delle falde freatiche, ripristino dei pascoli e delle zone umide, protezione delle foreste di mangrovie e delle barriere coralline, gestione di laghi e fiumi secondo le regole idrologiche, conservazione della diversità delle specie vegetali e animali.

Tali cantieri non possono essere concepiti che come progetti integrati di sviluppo, coinvolgendo insieme le popolazioni, gli attori economici e associativi locali, le ONG e le agenzie internazionali. I cantieri ecologici e la remunerazione di coloro che li realizzano saranno finanziati da una tassa ecologica mondiale prelevata sui redditi da operazioni finanziarie - concepita come una restituzione del debito ecologico del Nord del mondo e un contributo alla stabilità del pianeta. Questa tassa potrà essere applicata in primo luogo ai Paesi dell’Unione europea. Il suo reperimento e la sua redistribuzione saranno affidati a una Organizzazione mondiale dell’ambiente, che si faccia carico per le Nazioni Unite della governance ecologica planetaria. L’apertura di un cantiere mondiale di grandi opere ecologiche presuppone una mobilitazione politica e finanziaria e offre una potente prospettiva universale attorno a un progetto di interesse comune, ecologico e sociale, al Nord come al Sud del mondo.

“LA SALUTE DI UN’ECONOMIA NON PUÒ ESSERE DISSOCIATA DA QUELLA DEGLI AMBIENTI NATURALI DA CUI DIPENDE”

IL CONTRATTO ECOLOGISTA PER L’EUROPA TRE STRUMENTI PER UNA NUOVA PARTITA UN PATTO EUROPEO DI COOPERAZIONE ECOLOGICA E SOLIDALE (PACES)

Da circa 20 anni l’Europa è prigioniera di un’ideologia neoliberista e produttivista che ha per simbolo il Patto di stabilità e di crescita della zona Euro che comporta soltanto criteri finanziari. (debito pubblico, deficit di bilancio, inflazione, ecc.) Con la crisi, il trattato di Maastricht diventa obsoleto. E’ l’occasione per l’Europa di dotarsi di una nuova colonna vertebrale che dia coerenza all’insieme delle politiche economiche e sociali dell’Europa. Proponiamo un patto ecologico e solidale europeo (PACES) che sostituirà il patto di stabilità e di crescita e i criteri di Maastricht che definiscono oggi l’economia europea. Questo PACES impegnerà l’insieme dell’Unione sull’obiettivo essenziale di orchestrare la conversione ecologica delle nostra economia e la sua trasformazione sociale.
Si tradurrà nell’adozione di nuovi obiettivi finanziari completati da dieci criteri sociali e ambientali:
•il dimezzamento dell’impronta ecologica entro il 2025;
•un lavoro per tutti:tasso di disoccupazione inferiore al 5%;
•la lotta contro il riscaldamento climatico con il 30% della riduzione dei gas effetto serra entro il 2020, del 90% entro il 2050;
•20% di riduzione del consumo di energia e 20% di uso di energie rinnovabili entro il 2020;
•una società solidale con un tasso di povertà inferiore al 5% al più tardi nel 2020;
•un tetto per ciascuno: un tasso di persone precariamente alloggiate inferiore al 3% al più tardi nel 2020;
 •lo sviluppo delle forme d’agricoltura durevole (stabile), di cui il 30% di agricoltura biologica da qui al 2020;
•la riduzione del 50% in dieci anni dell’uso dei pesticidi e delle sostanze chimiche industriali dannose;
•una reale solidarietà con il Sud del mondo con un finanziamento della cooperazione allo sviluppo superiore all’1% del PIL;
•l’integrazione, accanto al PIL, di nuovi indicatore, come l’Indice di sviluppo umano.

Tutti o parte dei criteri del Patto saranno criteri vincolanti e sanzionabili, come lo sono attualmente i criteri finanziari del Patto di stabilità. Come prima tappa, proponiamo che per gli Stati che non rispettano i criteri del Patto do cooperazione ecologica e solidale siano previste sanzioni paragonabili a quelle inflitte ai Paesi che non rispettano i criteri di Maastricht. Per mettere l’imperativo ecologico al centro delle politiche pubbliche e far rispettare i criteri di convergenza ecologica, proponiamo la creazione di un Osservatorio europeo di sorveglianza e di controllo dell’impronta ecologica. Tale Osservatorio sarà indipendente dalla Commissione e dotato di poteri d’inchiesta, di risorse e di capacità di espressione sue proprie. Il passaggio dal patto di stabilità al patto di cooperazione ecologica e solidale sarà l’espressione del nuovo orientamento dell’Unione europea, che sarà così la prima istituzione a mettere la sostenibilità al centro del suo modello di sviluppo e di governante per entrare davvero nel XXI secolo.

UN CONSIGLIO DI SICUREZZA ECONOMICA SOCIALE E FINANZIARIA, RESPONSABILE DAVANTI AL PARLAMENTO EUROPEO
La crisi è così grave che la coordinazione delle politiche economiche esige decisioni forti e comuni. Un Consiglio di sicurezza economica, sociale e finanziaria dovrà rimediare alla mancanza di integrazione e dunque di coordinamento delle politiche economiche che mette a dura prova le solidarietà nella zona Euro. Di fronte alla crisi, l’Europa non dispone di una leva efficace. L’idea è semplice. Si tratta di dare un reale impulso alle cooperazioni economiche rafforzate superando i blocchi posti dall’UE.

Il consiglio di sicurezza, in stretto legame con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento, svolgerà il ruolo di un vero e proprio governo economico sociale per la zona Euro.
•Coordinerà la politiche per l’impiego a livello europeo e soprattutto i piani di conversione ecologica dei settori industriali più in pericolo
•Metterà in piedi un Tesoro europeo, come è stato fatto durante la crisi economica del 1929 negli stati Uniti
•Organizzerà un coordinamento fiscale approfondito a livello europeo, una armonizzazione della fiscalità del capitale (?) per evitare un dumping fiscale, così come la messa in opera di un contributo (una tassa) clima-energia
•Lavorerà per introdurre nelle tarifef doganali comuni norme socio-ecologiche di produzione, per scoraggiare la delocalizzazione fuori dall’UE
•Sarà responsabile davanti al Parlamento europeo. Proponiamo che lo statuto della Banca Centrale Europea sia modificato, affinché essa possa garantire prestiti pubblici e rinunciare ai dogmi monetaristi che hanno presieduto alla sua nascita. La BCE deve diventare un vettore di produzione di credito pubblico e di emissione di moneta. Il Parlamento europeo deve inoltre stabilire un controllo democratico sulle attività della BCE, così come su quelle della BEI. Il finanziamento del “New Deal ecologico e sociale” passerà attraverso:
•Il lancio di un prestito europeo sotto forma di “eurobbligazioni”, 1000 miliardi in cinque anni, per finanziare la conversione ecologica di cui l’Europa ha bisogno.
•L’aumento del bilancio dell’Unione europea fino al 2% del PIL (oggi è ridicolmente basso, allo 0,87%) sulla base della creazione di una imposta europea.
•Una armonizzazione fiscale con la riforma dell’imposta sulle società.
•Il riorientamento dei finanziamenti esistenti: i fondi che attualmente vanno a investimenti e ad attività distruttive saranno allocati a sostegno delle nuove politiche.
•La messa in opera di un imposta “Climaenergia”, a carico dei consumi di energia non rinnovabile.
•La trasformazione dell’Unione Europea in zona Tobin. Una tassa sulle transazioni finanziarie di tipo Tobin (un’imposta sulla Borsa) sarà lanciata per dissuadere la speculazione a breve termine e rafforzare la stabilità dei mercati finanziari. Un tasso dello 0,025% su tutte le transazioni finanziarie internazionali renderà le speculazioni meno attraenti e permetterà di finanziare il Fondo Sociale Europeo

UN NUOVO PROCESSO COSTITUENTE
Per milioni di cittadini europei il trattato costituzionale che sia stato ratificato o no, per via referendaria o parlamentare, è stato insufficiente a dare l’impulso necessario per un progetto comune al servizio dei popoli. Il trattato di Lisbona è già superato. L’Unione europea, 50 anni dopo la costituzione del Mercato Comune deve doppiare un nuovo capo, quello di una sovranità condivisa fra popoli, Stati e cittadini. Dobbiamo uscire dalla logica intergovernativa che non è riuscita ad altro che ad escludere i cittadini dalla costruzione europea senza proteggerli dalla logica del capitalismo finanziario. Adesso bisogna costruire lo spazio pubblico europeo che permetta di trascendere gli interessi nazionali. Per rilanciare il sogno europeo, abbiamo bisogno di un nuovo patto democratico fra l’Europa e i suoi cittadini. Di fronte alle poste in gioco sul piano economico, dobbiamo dare all’Unione europea la capacità di reagire e i mezzi per uscire dalla crisi. Proponiamo di aprire il dibattito su un processo costituente.

Sono possibile diverse strade: o le autorità europee organizzano l’elezione di una convenzione costituente, o il parlamento, di sua iniziativa, si appropria della questione. Si tratta di redigere una Costituzione per l’Unione europea che enunci i valori comuni, fissi i principi d’azione e i diritti fondamentali, stabilisca la divisione delle competenze fra l’Unione e gli Stati, il legislativo e l’esecutivo, costruendo un nuovo sistema istituzionale democratico. La Costituzione deve soprattutto dare un contenuto autentico alla nozione di cittadinanza europea, che adesso è solo una conchiglia vuota (un guscio vuoto). Non deve essere un trattato che riprende i trattati precedenti, esponendo in dettaglio le politiche comuni seguite fino ad oggi. Serve un testo breve, comprensibile dal maggior numero di persone, che spieghi la natura e i rapporti fra le differenti istituzioni europee.
 
La Costituzione deve essere validata da una maggioranza europea, non da maggioranze nazionali. Sarà votata sulla base di un referendum paneuropeo, lo stesso giorno, in tutta l’Unione europea, con un risultato a maggioranza qualificata, per esempio il 65% degli stati e il 50% della popolazione. Quanto agli Stati membri che dovessero rifiutare il testo, si vedrebbero proporre l’alternativa di continuare l’avventura comune o di uscire dall’Unione. Rinnovare le pratiche democratiche dell’Unione europea La democrazia non si riduce alla Costituzione. Per questo abbiamo bisogno di quattro nuovi strumenti di democratizzazione e di trasparenza.

1-“Consultazioni cittadine di interesse generale”. Organizzate simultaneamente in tutta l’Unione europea, riguardano una o più questioni identiche, semplici e concrete, legate ai settori fondamentali e alle riforme che condizionano l’avvenire dell’Unione Europea

2-Una legge sulle attività di Lobbying. Le aziende nazionali vogliono servirsi dell’Unione europea come di una leva per imporre le loro politiche. Esse hanno un esercito di lobbisti che agiscono nella più perfetta opacità per influenzare le decisioni della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo. Per farla finita con queste pratiche proponiamo una legge europea sull’attività delle lobby, instaurando una rigida regolamentazione di cui la prima regola sia la trasparenza
.
3-Una “Commissione informatica e libertà” europea. Sarà incaricata di garantire le libertà civili e individuali e di lottare contro la sorveglianza e la registrazione dei dati che mettono in pericolo le libertà pubbliche fondamentali.

4-Una «transnazionalità elettorale». Si tratta di cambiare il sistema elettorale del Parlamento europeo. Senza abbandonare le liste nazionali e il proporzionale, proponiamo che a partire dal 2014 un terzo dei deputati del Parlamento europeo sia eletto sulla base di liste transnazionali, le cui teste di lista corrispondano ai candidati dei partiti europei alla presidenza della Commissione. Si manterrebbe così un chiaro ancoraggio al territorio, pur dispiegando la campagna elettorale su scala europea.

(traduzione a cura di Maria Grazia Campus e Anna Picciolini)
 
ÉLECTIONS EUROPÉENNES, 7 JUIN 2009 DANIEL COHN-BENDIT EVA JOLY JOSÉ BOVÉ avec europe-ecologie.fr Imprimé sur papier recyclé par Edival Paris Signez l’appel Europe Écologie, suivez notre actualité au jour le jour, contactez le comité local le plus proche de chez vous. Pour en savoir plus, rendez-vous sur le site Internet: www.europe-ecologie.fr Rassemblement pour une Europe Écologiste 6 bis rue Chaudron, 75010 Paris tél. 01 53 19 53 00 • courriel [email protected]


Sono felice, i vostri pensieri sono anche i miei, queste azioni costruttive possono davvero fare la differenza.
Grazie
Rosanna

Il programma di Europe Ecologie, sensibile, aperto e illuminato, indica come sia possibile coniugare Utopia e Prassi in una visione olistica in cui Uomo e Natura si riscoprano nell'Unità.
Esso mostra una via di salvezza per il nostro Pianeta e per i suoi abitanti, stremati da sprechi e corruzione, inquinamento fisico e psichico, disarmonia e disamore per la Vita.
Un numero sempre maggiore di consapevoli cittadini del Mondo, sospinto da quella sana tensione che è stata definita "benedetta irrequietezza", chiede di sanare il disastro mondiale causato dall'avidità e dal separativismo.
E' questo il momento di rispondere alla voce dell'Anima del mondo che invoca Cambiamento e Con-versione.

Mi unisco al coro di "voci benedette" che intendono la vita come un processo consapevolmente costruttivo, senza nessun nemico da uccidere, nel rispetto dell'esistenza. E per la con-versione di forme di pensiero-azione distruttive.

Scrivi un commento
lascia la tua opinione.

nome


e-mail(obbligatoria, ma non verrà pubblicata)


sito (facoltativo)


testo del commento




Redazione
 Ricerca nel Dossier
 Menu
Home di questo Dossier
Elenco principale Dossier
Consiglia il Dossier
 Argomenti
Casa ecologica
Ecologia domestica
Consumi consapevoli
SPECIALE TRASPORTI
Ambiente e Territorio
Natura e Wilderness
Iniziative e incontri
Tecnologie Dolci
Libri Consigliati
Chi é Chi
SPECIALE RIFIUTI
SPECIALE NUCLEARE
ECOLOGIA E POLITICA
SPECIALE ACQUA
LIBRERIA FIORIGIALLI
consulta i libri in:

Agricoltura e giardino 
Ambiente e territorio 
Ecologia /Ecologismo
Medicine naturali
Alimentazioni naturali
Etologia
Scienze olistiche
Altre economie
Politica e società 
Nord-Sud


per acquisti on line e per
approfondire gli argomenti
di questo DOSSIER,  la più
ampia scelta ed i migliori
libri con sconti e offerte
eccezionali !
ISCRIVITI alla Newsletter
Iscriviti alla Newsletter, riceverai le novità e le offerte nella tua e-mail


 News
ECCO LA NEWSLETTER FIORIGIALLI 186
19 APRILE 2019 ROMA - GRETA THURNBERG AL FRIDAYS FOR FUTURE DI ROMA
05 - 06 - 07 APRILE 2019 MONTE PISANO (PI) - FARSI FORESTA PER FARE FESTA - XVIII EDIZIONE
22 - 23 GIUGNO 2019 TREIA (MC) - INCONTRO BIOREGIONALE COLLETTIVO ECOLOGISTA
04 - 05 MAGGIO 2019 GALBIATE (LC) - WEEKEND YOGA E NATURA
18 - 22 APRILE 2019 CASOLE D ELSA (SI) - EASTER DANCE 2019
25 - 28 APRILE 2019 SAN SEPOLCRO (AR) - IL SACRO CORPO DELLA TERRA - IL RISVEGLIO DEL LEOPARDO
16 e 24 MARZO 2019 CAPEZZANO PIANORE (LU) - ECOLOGIA INTERIORE - LABORATORIO ESPERIENZIALE
02 - 03 MARZO 2019 MODENA - VERDI PASSIONI E ANIMALI DAL MONDO
SFIDA ECOLOGISTA ALLO STATO FRANCESE
NULLA DI FATTO ALLA COP24, FALLITO L'INCONTRO SUL CLIMA DI KATOWICE
REGALO A CHI INQUINA E' LEGGE
GROENLANDIA: IN 4 GIORNI SCIOLTO META' DEL GHIACCIO, ORA QUASI TUTTO
IN GERMANIA STANZIATI 32 MILIARDI PER USCIRE DAL NUCLEARE
711 ECOLOGISTI UCCISI NEGLI ULTIMI 10 ANNI
SOLAR IMPULSE AEREO A ENERGIA SOLARE
LA NUOVA BICI A IDROGENO
100 KM CON 1/2 LITRO D'ACQUA

 Link
Envirolink Network
Natura Network
Feng Shui Consulting
Aduc Ass.Consumatori
Adiconsum Ass.Consumatori
Lega dei Consumatori
Codacons Ass.Consumatori
Unione Naz.Consumatori
Studio Arch.Bernardini
Ecofeminist
Lipu Protez.Uccelli
La voce dell'albero
Greennet
Greenpeace Italia
Legambiente Convento S.Giorgio
Italia Nostra
Natura Nostra Italia
INBAR Ist.Bioarchitettura
ANAB Ass.Bioarchitettura
Promiseland
Critical Mass
Paea progetti Energia
Consorzio Pannello Ecologico
CarBusters
Amici della Bici
Gruppi Acquisto Solidali
Thank-Water
Stile Biologico
Bioteca Associazione - Udine
IRIS strategie per l'ambiente
Wilderness
World Watch Institute
Wilderness in Italia
Fiera delle Utopie Concrete
Ecoage
Yoga Wear Bindu
OLO - conslulenti nel biologico
AMICI della Terra
Ecoistituto delle Tecnologie Appropriate di Cesena
Parchi italiani
Bioedilizia
ECO-ECOBLOG
EcoRiflesso.org
Verdi del Trentino
Associazione Torino Viva
TERRA NEWS
TERRANEWS
Officina Naturae
Artimestieri - Cooperativa Sociale
 Consiglia il Dossier
Tua e-mail E-mail destinatario Testo







 
home | Dossier | News ed Eventi | FioriGialli Edizioni | Libreria | Musica & Video | Bazaar | Newsletter | Ecocredit | Pubblicità | Mappa | contatti  
FioriGialli è un marchio Il Libraio delle Stelle - Via Colle dell'Acero 20 - 00049 Velletri
P. Iva 00204351001- email: [email protected] - tel 06 9639055

sviluppo e hosting: 3ml.it