Oggi non è più chiamata schiavitù,
è chiamata libero mercato

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
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RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
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LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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DALLA QUESTIONE VERDE ALLA COSTITUENTE ECOLOGISTA


I VERDI DEL TRENTINO DALLA “QUESTIONE VERDE” ALLA “COSTITUENTE ECOLOGISTA”
Relazione introduttiva di Marco Boato Presidente uscente dei Verdi del Trentino

Care amiche e cari amici, gentili ospiti,
il mio più cordiale saluto a tutti i partecipanti a questa Assemblea congressuale provinciale dei Verdi del Trentino, a tutti gli invitati e agli organi di informazione presenti. Un caro saluto anche alla co-portavoce Brigitte Foppa e a Cristina Kury e Ivo Carli dei Verdi sudtirolesi, che con la loro presenza testimoniano una pluridecennale collaborazione tra Verdi trentini e sudtirolesi.

E un particolare e affettuoso benvenuto fra di noi ad Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi italiani eletto il 10 ottobre 2009 nel nostro Congresso di Fiuggi. Bonelli sta affrontando un lunghissimo sciopero della fame, che dura da oltre tre settimane, per denunciare la drammatica condizione di assenza di democrazia e di informazione sulle grandi questioni ambientali nei mass media italiani e sul ruolo dei Verdi e di tutti gli ecologisti nella scena politica italiana.

Un panorama mediatico – salvo rarissime eccezioni - nel quale di assetto idro-geologico si parla solo in occasione delle catastrofi (come in Calabria e in Sicilia), della fauna si parla solo in occasione di vergognosi provvedimenti legislativi tesi ad estendere i periodi e le specie cacciabili, della questione energetica si parla solo per tentare di rilanciare la scelta nucleare, della tutela delle biodiversità si parla solo quando un cuoco insegna in televisione come cucinare i gatti, dei cambiamenti climatici si parla solo per spiegare quant’è bravo il governo italiano o magari addirittura per negarne l’esistenza, della mobilità sostenibile si parla solo per rilanciare i treni ad alta velocità mentre milioni di italiani fanno i pendolari ferroviari in condizioni pietose, dei rifiuti si parla solo nelle drammatiche emergenze e non per informare ed educare alla raccolta differenziata porta a porta, alla riduzione, al riciclo e al riuso, dell’aria si parla solo per rassicurare ipocritamente i cittadini senza ricordare che ogni anno oltre 7000 persone muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico, dell’acqua si parla solo per incentivarne la privatizzazione e non per tutelarne la natura pubblica di bene essenziale, e via elencando omissioni, manipolazioni, occultamenti di conoscenza e di verità.

1. Prendo oggi la parola di fronte a voi per questa relazione introduttiva con una certa emozione e anche un po’ di commozione, perché, prima di tutto per mia scelta – annunciata ormai da due anni -, ma anche per una decisione condivisa e solidale dei Verdi trentini, con questa Assemblea congressuale si conclude irrevocabilmente il mio mandato di presidente dei Verdi del Trentino, insieme a quello dei due vicepresidenti, Giuseppe Facchini e Iva Berasi. Insieme a loro ringrazio tutti per la fiducia che ci è stata data e per la collaborazione e l’impegno comune in una fase storica assai difficile per le sorti dei Verdi e dell’ecologia politica nel nostro Paese, e anche nel nostro Trentino.

Come ho già detto e scritto in altre occasioni, non intendo certo abbandonare l’impegno politico in generale – che ha caratterizzato tutta la mia vita fin dalla più giovane età, e cioè da circa mezzo secolo -, né tanto meno il mio impegno con i Verdi e per i Verdi in particolare, sia a livello locale che nazionale: questo dura ormai da ben oltre un quarto di secolo e continuerà in forma diversa finchè la vita me lo consentirà, mettendomi con determinazione e umiltà al servizio di chi già oggi ha responsabilità a livello nazionale, il nostro presidente Angelo Bonelli, e di chi fra poco le assumerà – in una ideale “staffetta” – a livello provinciale, se il vostro voto confermerà la candidatura di Aldo Pompermaier a presidente e di Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer a vicepresidenti, insieme all’Esecutivo e al Consiglio federale provinciali, che saranno rinnovati e allargati anche con due apposite modifiche statutarie.

Le difficoltà del periodo che stiamo attraversando non possono indurre – se non chi pensi solo a se stesso e ai propri interessi – a diserzioni e abbandoni, ma anzi richiedono l’umiltà del servizio e la generosità della dedizione anche senza preminenti cariche formali, per affrontare in ruoli diversi, ma sempre in modo solidale e fraterno, quella “traversata del deserto” che per molti aspetti abbiamo di fronte a noi. E’ fin troppo facile esserci quando i risultati arrivano copiosi per la propria forza politica e magari anche gratificanti sul piano personale. E’ doveroso esserci quando bisogna far valere la speranza contro la disperazione – “spes contra spem” -, quando l’assenza di gratificazioni immediate comporta un di più di generosità gratuita e di sacrificio personale per la causa comune.

2. Proprio perché sono al termine del mio mandato, vorrei ripercorrere rapidamente con tutti voi il nostro ormai lungo itinerario, politico e culturale, fin dai primi anni ’80, quando decidemmo di tramutare l’iniziale esperienza della “Nuova sinistra” (fondata nel 1978 a Trento e a Bolzano da noi insieme ad Alexander Langer) in quella, assolutamente nuova in Italia e in Trentino, dei Verdi (che nella fase iniziale assunsero la denominazione di “Lista verde”).

L’impegno politico dei Verdi del Trentino, fin dalla prima metà degli anni ’80, è stato sempre accompagnato da uno sforzo sistematico di riflessione culturale, di elaborazione programmatica e di confronto con i processi reali di trasformazione della società e delle istituzioni. La sfida ecologica non è mai stata concepita da noi in modo fondamentalista e non è mai stata ridotta ad una sorta di “riserva indiana”, isolata dal contesto storico ed economico-sociale o incapace di misurarsi con la cultura di governo e con un rapporto critico e costruttivo tra istituzioni, società ed ambiente. Semmai si è trattato sempre di proporre una nuova e diversa cultura ecologista di governo, che sapesse indurre anche le altre forze politiche a misurarsi con la “questione verde” e a rinnovare il loro bagaglio ideologico e politico, troppo spesso ancorato a vecchi parametri culturali e a modelli “sviluppisti” spesso superati.

3. Nei giorni 18-19 dicembre 1982 si tenne qui a Trento, nella sala di rappresentanza di questo palazzo della Regione, promosso da noi insieme ad Alexander Langer, un Convegno internazionale intitolato Un partito/movimento verde anche in Italia?, da cui trasse origine e impulso la formazione politica dei Verdi a livello nazionale e locale, dopo che ormai già da qualche anno avevano cominciato a svilupparsi i Grünen in Germania e in Austria. A quel Convegno internazionale di Trento parteciparono molti tra coloro che nel corso degli anni ’80 sarebbero poi diventati protagonisti del nuovo soggetto politico dei Verdi italiani e anche delle principali associazioni ambientaliste e per i diritti umani. Gli atti furono da noi pubblicati qui a Trento pochi mesi dopo, nel 1983, in un volume intitolato La “questione verde”. Conservare l’ambiente, cambiare la politica.

Dopo il primo ingresso dei Verdi nel Consiglio comunale di Rovereto, primavera 1983, nel Consiglio regionale e provinciale di Trento, autunno 1983, e nel Consiglio comunale di Trento e di altri Comuni, primavera 1985, e dopo il grande Convegno nazionale politico-culturale, tenutosi a Pescara nel settembre 1986, sotto il titolo emblematico La terra ci è data in prestito dai nostri figli, quando ormai la presenza politica dei Verdi aveva cominciato ad affermarsi anche sul piano nazionale – con i primi ingressi nei Consigli delle Regioni a statuto ordinario del 1985, la fondazione statutaria della Federazione delle Liste Verdi nel dicembre 1986 a Finale Ligure e il primo ingresso dei Verdi in Parlamento nel 1987 –, a distanza di più di cinque anni dal primo Convegno internazionale si tenne nuovamente a Trento, il 12-13 marzo 1988, un altro Convegno di riflessione politico-culturale, questa volta nella dimensione regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, i cui atti furono pubblicati dai Verdi del Trentino sotto il titolo Occhi verdi su natura, società e istituzioni.

I temi trattati riguardavano la dimensione politica dell’ecologismo, il Trentino prima e dopo la sconvolgente strage di Stava del 19 luglio 1985, l’esperienza dell’Autonomia trentina a confronto con quella sudtirolese, i rapporti tra economia, ecologia e salute, la questione della mobilità, il rapporto tra scuola e natura, la tutela delle montagne, l’impegno eco-pacifista e i problemi del sottosviluppo.

4. Dopo una prima esperienza quasi decennale come movimento e forza politica di opposizione, sia nella società che nelle istituzioni rappresentative, nel 1990 i Verdi del Trentino promossero una grande Convenzione programmatica, candidandosi per la prima volta a divenire “forza di governo”. Anche questa “svolta” venne affrontata non a partire dalla rivendicazione prioritaria di qualche assessorato, ma dalla capacità di riflessione culturale e di elaborazione programmatica su tutte le principali questioni della ecologia politica e della politica ambientale nell’ambito dell’eco-sistema alpino.

La Convenzione programmatica si tenne a Trento nei giorni 17-18 marzo 1990 e gli atti vennero da noi pubblicati in un ampio volume (di oltre 250 pagine) dal titolo significativo Ecologia al Governo?. I temi affrontati da decine di relazioni e contributi spaziarono dalla dimensione planetaria dell’ecologia (all’insegna del motto “pensare globalmente, agire localmente”) alle emergenze ambientali dell’eco-sistema alpino, dalla politica del territorio e dall’urbanistica alla cultura delle città, dalla questione delle infrastrutture a quella di rifiuti – che allora solo i Verdi affrontavano apertamente, nel silenzio assoluto di tutte le altre forze politiche –, dalla cultura della convivenza ai problemi dell’emarginazione sociale, dai diritti degli animali alla protezione della fauna e alla tutela delle biodiversità. Mentre nel l988 i Verdi erano rientrati nel Consiglio provinciale triplicando la loro presenza (anche grazie ad una alleanza con i radicali), ma rimanendo all’opposizione di una Giunta poi travolta dalla Tangentopoli trentina, nel 1990 il ritorno nel Consiglio comunale di Trento coincise anche con il primo ingresso “storico” dei Verdi nella Giunta comunale, nella quale furono assessori prima Vanni Ceola e Iva Berasi e poi Roberto De Bernardis.

5. L’anno successivo – in connessione con la discussione in Parlamento della legge-quadro sulla fauna e sul “prelievo venatorio” (espressione eufemistica per definire la caccia) e in relazione al dibattito sugli stessi temi anche nella Provincia autonoma di Trento – il 19 gennaio 1991 i Verdi del Trentino promossero a Rovereto un Convegno sui diritti degli animali, con la partecipazione di Annamaria Procacci, deputata verde particolarmente impegnata su questi temi. Anche gli atti di questo Convegno vennero pubblicati da noi in un volume, sotto il titolo Diritti della fauna e dell’ambiente, contenente molti contributi di specialisti e di esponenti delle associazioni ambientaliste e protezioniste, con un’ampia appendice di documentazione legislativa.

Ed è significativo che, più di dieci anni dopo, i Verdi del Trentino abbiano nuovamente promosso, il 25 gennaio 2003 a Trento, un altro Convegno sotto il titolo Noi e gli altri animali, affrontando nuovamente tutte le tematiche protezionistiche e ambientaliste, proponendo inoltre per la prima volta tre contributi scientifici sulle “medicine energetiche complementari nella pratica veterinaria: fitoterapia, omeopatia e agopuntura”. Nello stesso Convegno – oltre ad affrontare tutti i problemi che si pongono nella dimensione trentina – è tornata a intervenire a Trento Annamaria Procacci, per quattro legislature parlamentare animalista dei Verdi, presentando un bilancio decennale della situazione italiana ed europea per quanto riguarda la tutela degli animali.

6. La pubblicazione più voluminosa, a cui i Verdi del Trentino sono culturalmente ed anche emotivamente più affezionati, riguarda il volume che raccoglie lo straordinario lavoro di Alexander Langer – eletto per due volte al Parlamento europeo nella circoscrizione Nord-Est, comprendente il Trentino – nei primi tre anni del suo mandato di parlamentare europeo. Si tratta di un’opera di eccezionale rilevanza, anche perché è l’unico libro di Langer edito mentre Alex era in vita e fu lui a chiedere ai Verdi del Trentino di pubblicarlo e a me personalmente di scriverne la prefazione in italiano.

Sotto il titolo bilingue Vie di pace. Frieden schließen, il volume di 450 pagine costituisce un autentico “Rapporto dall’Europa”, pubblicato a Trento nel 1992 (con un paziente lavoro di Gabriella Pangrazzi, preziosa compositrice di tutte le nostre pubblicazioni). Il lungo sottotitolo ne indica i temi principali: “Nuovi movimenti e vecchi conflitti: tra autodeterminazione e cooperazione, federalismo e nazionalismo, convivenza e razzismo”. L’opera spazia dai conflitti etnici in Europa all’esperienza del Sudtirolo, dalla guerra civile in Jugoslavia (e si era solo all’inizio degli anni ’90, quando ancora tutti sottovalutavano la gravità della crisi balcanica) all’Albania, dai rapporti Est-Ovest ai temi della pace e del disarmo, dall’immigrazione ai problemi della convivenza e delle discriminazioni, dai rapporti con la natura alle più rilevanti emergenze ambientali, dall’Europa delle regioni e dei diritti di cittadinanza al ruolo stesso dei Verdi in Europa.

Quando Alexander Langer scelse volontariamente la morte il 3 luglio 1995, molti tornarono a ripercorrere le pagine ricchissime di quel volume per ricostruirne l’identità, seguirne le peregrinazioni in Europa e nel mondo, individuarne i percorsi politici e culturali, rendere onore al suo impegno e alla sua testimonianza profetica, cercare di comprenderne la straordinaria eredità intellettuale e umana.

Si capisce allora perché, ormai a dieci anni dalla sua morte, nel 2005 decisi di dedicare alcuni mesi di lavoro notturno a raccogliere decine e decine di testimonianze, poesie, lettere, articoli, scritti in sua memoria dalle persone più diverse, pubblicandole ancora una volta a Trento sotto il titolo Le parole del commiato. Un libro che avrebbe dovuto costituire una occasione, intima e corale al tempo stesso, di rielaborazione del lutto, ma che in realtà ha dimostrato, a me stesso e ai molti che l’hanno conosciuto e amato, che la ferita è ancora aperta, pur a distanza ormai di tanti anni. Nell’introduzione a quel libro dell’estremo congedo da Alex, ho cercato di ripercorrere gli ultimi cinque anni della sua vita esemplare ma tormentata, ritrovando le tracce da lui disseminate qua e là che, a volerle capire e interpretare, avrebbero dovuto farci intuire per tempo che “i pesi” di cui si era generosamente caricato gli erano “divenuti davvero insostenibili” e che “non ce la faceva più”, come aveva scritto in tedesco nell’estremo messaggio. Quel messaggio che però si concludeva con queste parole, che sono ancora scolpite nel nostro cuore e nelle nostre menti: “Seid nicht traurig, macht weiter, was gut war”. “Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”. Anche nell’invito a questa Assemblea congressuale, a distanza di quasi 15 anni dalla sua morte, abbiamo voluto riecheggiare ancora una volta queste sue parole di speranza e fiducia, pur nel momento della sua massima disperazione personale.

7. Il periodo che va dalle elezioni provinciali/regionali del 1998 a quelle del 2008 segna per la prima volta, e in un arco di ben dieci anni, la partecipazione dei Verdi del Trentino alla maggioranza e al governo provinciale, con la presenza di Iva Berasi nella Giunta e, dal 2003, di Roberto Bombarda nel Consiglio, dove è stato rieletto dai Verdi nel 2008 nella posizione di capolista. “Ecologia al governo?” ci eravamo chiesti, e al tempo stesso avevamo proposto, fin dal 1990. L’esperienza è stata fatta con grande impegno e determinazione, e si è riproposta nuovamente anche nel Comune di Trento, con Aldo Pompermaier dal 2005 al 2009, nel Comune di Rovereto, prima con Pino Finocchiaro e poi con Donata Loss, che ne è stata anche vicesindaco, nel comune di Pergine con Giuseppe Facchini dal 2000 al 2005, nel comune di Riva del Garda con Luigi Marino fino ad oggi, nel comune di Arco dapprima con Fabrizio Miori e poi fino ad ora con Roberta Angelini, mentre nel comune di Mori, pur dall’opposizione, Elena Berti ha avuto il riconoscimento pressoché unanime della presidenza del Consiglio comunale.

Sono gli anni, a partire dal 1995, in cui i Verdi entrano a far parte come soci fondatori della coalizione dell’Ulivo, con Romano Prodi a livello nazionale e con Lorenzo Dellai a livello provinciale, oltre che nei principali comuni ricordati. Sono gli anni in cui i Verdi portano avanti gli obbiettivi ambientali e si impegnano per la causa ecologista e della solidarietà, facendo i conti con responsabilità di governo e con i difficili rapporti delle coalizioni di maggioranza. Sono gli anni, almeno i primi cinque, dove partiti come il Patt e l’Udc stanno all’opposizione del centro-sinistra mentre i Verdi pagano la loro lealtà nella appartenenza alle maggioranze di governo anche con una perdita di consensi, sia pure con una maggiore incisività di risultati e di presenza politica e istituzionale.

Sono anche gli anni in cui io stesso vengo eletto per due volte deputato verde dell’Ulivo nel collegio di Rovereto (che comprendeva 32 comuni), nonostante le difficoltà maggiori – ne sono stati testimoni Pino Finocchiaro e Giorgio Pedrotti - provenissero sempre dalle componenti di sinistra della coalizione e il collegio venisse dato ogni volta per perso. L’ho conquistato invece la prima volta nel 1996 con oltre il 40% dei voti e la seconda volta, nel 2001, addirittura con oltre il 50%, in entrambi i casi con oltre il 10% di scarto nei confronti del candidato avversario del centro-destra, per non parlare di qualche candidato di disturbo messo in campo da qualche componente della sinistra con l’unico obiettivo di far fallire il candidato verde e di far vincere il centro-destra, illudendosi di dimostrarne l’inadeguatezza. Sono esperienze ormai alle nostre spalle, ma che è difficile dimenticare proprio in questi giorni, quando assistiamo nuovamente ad atteggiamenti, nei confronti dei Verdi, di arroganza e vecchio egemonismo da parte di diversi settori del centro-sinistra autonomista, che non sono certo forieri di buoni risultati.

A questo, anche a questo hanno dovuto far fronte i Verdi nell’arco di questi quindici anni di partecipazione alla coalizione del centro-sinistra. Ma il massimo dell’ingratitudine e della slealtà è stato raggiunto nelle ultime elezioni provinciali del 2008, quando i Verdi – purtroppo con la piena complicità del Pd guidato allora da Pacher - sono stati estromessi dalla Giunta provinciale di Dellai per far posto all’Udc, che neppure era stato in grado di presentare validamente una lista, e per raddoppiare la presenza del Patt, che pure aveva ridotto i consensi rispetto alle elezioni precedenti. Le successive elezioni comunali di Trento e Pergine nel maggio 2009 si sono incaricate di dimostrare che i Verdi - pur in grave difficoltà per le ripercussioni delle note vicende nazionali - hanno ottenuto un consenso maggiore rispetto all’Udc, partito che pur non cessa di pontificare a dritta e a manca grazie al rapporto privilegiato stabilito con Dellai, tramutatosi da stimato e condiviso leader dell’intera coalizione del centro-sinistra autonomista in capofila di una operazione neo-centrista, il cui partito per ora a livello nazionale viene regolarmente rilevato nei sondaggi con il clamoroso consenso dello 0,4 o dello 0,5%.

8. Riprendendo il percorso politico e culturale che stavo ricostruendo, voglio ricordare il Convegno promosso a Trento il 19 giugno 2001 sotto il titolo Trento XXI secolo: arte, natura, scienza, tempo libero, dedicato a: “Due proposte per la città: 1) Parco dell’arte, della scienza e della natura del fiume Adige; 2) Parco naturale-culturale del Monte Bondone”. Al Convegno furono relatori gli urbanisti verdi Sandro Boato e Furio Sembianti, con l’apporto di molti interventi e comunicazioni, e una affollatissima partecipazione. Sulla scorta dei lavori del Convegno, i Verdi del Trentino hanno poi pubblicato nel 2002 un volume dello stesso Sandro Boato, dal titolo Il parco naturale come modello di sviluppo sostenibile. Anche in questo caso le problematiche dei parchi e dello sviluppo sostenibile della Provincia autonoma di Trento sono inquadrate in una dimensione internazionale, a partire dalla Conferenza di Johannesburg, fino ai problemi dei parchi in Italia e nella dimensione dell’ecosistema alpino e regionale, con una preziosa cartografia annessa. Sullo stesso tema dei Parchi, nel 2005 viene poi pubblicato il volume di Roberto Bombarda intitolato Un terzo al futuro. La sfida dei parchi per il Trentino e per le Alpi, con la prefazione di Franco de Battaglia, anche a sostegno di una apposita iniziativa legislativa nel Consiglio provinciale di Trento.

9. Sul tema sempre più attuale “Globalizzazione e qualità della vita. Agricoltura e sicurezza alimentare”, il 26 gennaio 2002 i Verdi del Trentino hanno promosso un Convegno di rilevanza nazionale, i cui atti sono stati pubblicati nel gennaio 2003 sotto il titolo Globalizzazione e qualità della vita. OGM, agricoltura e sicurezza alimentare. Al Convegno vi sono stati non solo interventi politici, ma anche e soprattutto relazioni scientifiche (tra cui i docenti universitari, di biologia, Gianni Tamino e di agraria, Claudio Malagoli), contributi di imprenditori e rappresentanti del mondo agricolo e degli allevatori, testimonianze su iniziative produttive nel campo dell’agricoltura biologica, riflessioni di carattere medico, esposizione e bilanci di esperienze concrete in Trentino e in Alto Adige/Südtirol nel rapporto tra produzione biologica, istituzioni scolastiche ed enti locali.

Nel frattempo, questo metodo di lavoro dei Verdi del Trentino è proseguito, continuando ad intrecciare – su questioni di particolare rilevanza – l’analisi scientifica, la riflessione culturale, l’esperienza dei protagonisti, la proposta politica. Il 9 novembre 2002, infatti, è stato realizzato a Trento un incontro pubblico sui grandi cambiamenti climatici (in particolare sull’effetto serra), sulle loro cause, sui compiti di intervento non solo dei movimenti verdi ed ambientalisti, ma anche e particolarmente dei Governi e delle istituzioni locali, e quindi sulle alternative per lo sviluppo sostenibile.

Il Convegno si è tenuto sotto il titolo Il clima sta cambiando. Perché? Che fare? Alternative per lo sviluppo sostenibile ed ha visto, tra gli altri, i contributi del docente universitario di chimica-fisica dell’atmosfera, Antonio Zecca – impegnato a sostegno della causa ecologista fin dai primi anni ’90 –, del fondatore dei Colloqui di Dobbiaco (e poi presidente dell’Eco-istituto di Bolzano), Hans Glauber, purtroppo scomparso due anni fa, dell’ex-ministro verde dell’Ambiente, Edo Ronchi, dell’ex-responsabile nazionale della Commissione VIA, Mariarosa Vittadini, del vicepresidente della CIPRA-Internazionale, Helmuth Moroder, del presidente della Atesina (ora Trentino Trasporti), Vanni Ceola, del presidente dell’INU del Trentino, Fulvio Forrer (che voglio ringraziare per il suo indefettibile impegno ancor oggi), del docente universitario di pianificazione territoriale, Corrado Diamantini, dell’allora vicesindaco di Rovereto, Donata Loss, insieme ad altri amministratori locali, oltre all’allora assessore provinciale all’Ambiente, Iva Berasi.

Su queste tematiche siamo più volte tornati con iniziative pubbliche negli anni più recenti, e vorrei qui pubblicamente ringraziare per il suo lavoro e la sua disponibilità, che traducono sempre in impegno civile la sua competenza scientifica, il prof. Antonio Zecca, il quale sull’effetto serra e sui cambiamenti climatici ha raggiunto una grande credibilità non solo in Trentino, ma anche a livello nazionale e nelle riviste scientifiche internazionali.

10. Senza alcuna presunzione eccessiva, e ben consapevole delle difficoltà politiche che abbiamo attraversato soprattutto a livello nazionale, ma anche con ripercussioni locali, negli ultimi anni, mi viene tuttavia da chiedere pubblicamente: conoscete altre forze politiche che abbiano avuto in questi anni una tale intensità di iniziative sul piano scientifico-culturale e su quello politico-programmatico? Conoscete altre forze politiche che, anziché confrontarsi prevalentemente nel “teatrino della politica quotidiana”, si siano invece così sistematicamente impegnate a misurarsi con le grandi questioni della nostra epoca e l’abbiano fatto non sulla base di identità ideologiche, ma in forza del confronto scientifico e culturale e, soprattutto, delle responsabilità etiche? Noi abbiamo sempre affermato con forza il primato dell’etica della responsabilità, ma anche la “cultura del limite” e il “principio di precauzione” in tutti gli ambiti. E riteniamo che questi siano i capisaldi di una moderna cultura ecologista di governo, sia che ci si trovi in una coalizione di maggioranza, sia che ci si trovi all’opposizione. Richiamare questi valori e questi principi è un modo per fare appello non solo alla solidarietà nell’impegno politico, ma anche al primato dell’intelligenza critica della realtà, per saperla analizzare e trasformare sulla base di un rigoroso ambientalismo e di una autentica ecologia politica, umana e sociale.

E’ questa, del resto, la ragione principale per cui – unici non solo in Trentino-Alto Adige, ma anche sul piano nazionale tra tutte le forze politiche – dal 2006 abbiamo dato vita alla “Scuola di formazione politica e culturale Alexander Langer”, che dura quindi ormai da quasi cinque anni senza alcuna interruzione. Tanti hanno parlato e parlano – nell’epoca della crisi della politica e della stessa formazione politica – di dare vita appunto a “scuole di formazione”, ma nessuno l’ha fatto oppure si sono subito arresi, dopo i primi tentativi falliti.

La “Scuola Langer” in questi anni ha affrontato una vastissima varietà di temi: storici, giuridici, politologici, ecclesiali, internazionali, psichiatrici, carcerari, ecologici ed ambientali, istituzionali ed economico-sociali. C’è sempre stata una buona partecipazione, aperta a tutti senza delimitazioni di partito, ma molti altri non hanno approfittato di questa straordinaria occasione di crescita culturale.

Vorrei in questa occasione ringraziare i due coordinatori che si sono finora avvicendati, Alessandro Franceschini, nei primi due anni, e ora Roberto De Bernardis, insieme alla segretaria organizzativa Emma Di Girolamo (persona preziosa in questa ruolo anche per i Verdi), e vorrei ricordare inoltre i relatori di grande livello (per lo più docenti universitari o specialisti di ciascuna materia) che si sono succeduti dal 2006 ad oggi: Riccardo Scartezzini, Jens Woelk, Corrado Diamantini, Roberto Toniatti, Gianfranco Postal, Francesco Palermo, Khaled Fouad Allam, Sergio Fabbrini, Mario Raffaelli, Sandro Boato, Arnold Cassola, Grazia Francescato, Anna Donati, Mauro Paissan, Claudio Celada, Fabio Levi, Antonio Zecca, Giovanni Damiani, Silvio Goglio, Mercedes Frias, Mario Lancisi, Annamaria Procacci, Erasmo Venosi, Paola Balducci, Franca Bimbi, Angelo Guarnieri, Guido Viale, Günther Pallaver, Vincenzo Calì, Loredana De Petris, Wolfgang Sachs, Karl-Ludwig Schibel, Giancarlo Zizola, Marco Onida, Ornella Favero, insieme ai prossimi relatori programmati fino al maggio 2010, e cioè Mao Valpiana, Eva Pföstl, Lauro Magnani, Salvatore Ferrari e Witti Mitterer. Frutto della “Scuola Langer” è stata anche la pubblicazione, alla fine del 2007, del libro di Sandro Boato intitolato Proteggere la Terra dagli umani?, frutto di un ampliamento della lezione da lui tenuta sul tema dei parchi naturali e dell’innovazione sostenibile.

11. Tutti voi che siete qui presenti, insieme a molti altri che oggi non hanno potuto esserci, siete stati protagonisti, chi da più lontano negli anni, chi da epoca più recente, di questo lungo itinerario politico e culturale, di impegno, di studio e di militanza, di presenza dentro e fuori le istituzioni rappresentative e di governo, che ha caratterizzato oltre un quarto di secolo di storia dei Verdi del Trentino: una formazione politica non di grandi dimensioni, ma di grandi aspirazioni, di grandi ideali, di grandi valori. A tutti e a tutte, nel momento in cui lascio la presidenza dei Verdi del Trentino, voglio esprimere il mio ringraziamento e la mia solidarietà, insieme all’augurio che questa comunità di persone sappia nei prossimi mesi allargarsi e rinnovarsi, arricchirsi di nuove presenze e di nuove esperienze e sappia essere protagonista del percorso politico che porterà i Verdi del Trentino, così come i Verdi italiani sotto la guida di Angelo Bonelli, ad affrontare la sfida della nuova “Costituente ecologista”, obbiettivo strategico della nostra mozione congressuale Il coraggio di osare, che ci ha permesso di vincere nell’ottobre scorso il Congresso nazionale di Fiuggi.

I Verdi italiani stanno coraggiosamente uscendo da un periodo storico in cui – dobbiamo dircelo chiaramente – hanno rischiato l’estinzione, con una sorta di suicidio programmato da parte della precedente dirigenza politica. Soltanto chi ha dimenticato o rimosso la storia pluridecennale dei Verdi, fin dalle loro origini, nei primi anni ’80, si potrebbe meravigliare della mia e nostra crescente preoccupazione nel vedere, negli anni scorsi, una collocazione della leadership dei Verdi a livello nazionale sempre più spostata verso l’estrema sinistra, come se fossimo tornati alle ideologie totalizzanti degli anni ’70.

Si trattava dunque già da anni – ancor prima delle fallimentari esperienze della Sinistra Arcobaleno e successivamente di Sinistra e Libertà – di una posizione assolutamente innaturale per un movimento politico come i Verdi, che era nato per superare le ideologie ottocentesche e del ‘900, per andare oltre non solo le ideologie totalizzanti, ma anche la logica dell’industrialismo e della crescita indiscriminata, per affermare la “cultura del limite” sulle orme del Club di Roma, del Rapporto Bruntland, dello sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, per realizzare un diverso rapporto tra uomo e ambiente (e tra gli uomini e gli altri animali), per promuovere la conversione ecologica della società e degli stili di vita, per affermare una diversa qualità umana della vita e una diversa qualità sociale dello sviluppo, superando con la cultura ecologica l’ideologia del progresso illimitato (abbiamo visto in questi ultimi due anni quale catastrofe economico-sociale ha provocato!) e superando anche il feticcio del PIL come unico parametro del benessere sociale, anche a costi ambientali e sociali sempre più insostenibili.

12. Le sconfitte elettorali del 2008 per il Parlamento italiano e del 2009 per il Parlamento europeo sono purtroppo venute da lontano, con un progressivo spostamento all’estrema sinistra e una auto- collocazione nella cosiddetta “sinistra radicale” per un movimento come il nostro che era invece nato all’insegna della trasversalità e del superamento degli schieramenti tradizionali. Con le sciagurate esperienze della Sinistra Arcobaleno nel 2008 e di Sinistra e Libertà nel 2009 i Verdi a livello nazionale erano arrivati davvero al capolinea.

Ma non è arrivata al capolinea la questione ecologica, la centralità della questione ambientale, l’importanza di uno stretto rapporto tra economia ed ecologia in quella che oggi tutti chiamiamo green economy, la promozione dei diritti umani e la tutela dei diritti civili, la difesa degli animali e delle biodiversità, la cultura della pace e della convivenza, la battaglia per la giustizia e per lo Stato di diritto di fronte alla crescente democrazia autoritaria e alla degenerazione degli apparati pubblici, come la vicenda dello stravolgimento della protezione civile sta dimostrando giorno dopo giorno.

E non è arrivata al capolinea la crescente necessità di una cultura ecologica di governo, nel momento in cui i cambiamenti climatici, l’effetto serra, la questione energetica (con i tentativi di rilancio della scelta nucleare), l’inquinamento atmosferico che provoca ogni anno oltre 7000 morti, le malattie di origine ambientale, il dramma dell’acqua (di cui difendere ad ogni costo la natura di bene pubblico) e della desertificazione sono tra i punti principali dell’agenda politica europea e mondiale, e dovrebbero esserlo anche dell’agenda politica italiana, dove invece di tutto si discute al di fuori delle priorità ecologiche.

Questa è la ragione della battaglia politica e culturale che abbiamo condotto nell’ultimo anno, dapprima con l’Appello agli ecologisti, che nell’estate scorsa abbiamo aperto alla sottoscrizione non solo dei Verdi, ma di tutti gli ecologisti italiani, e subito dopo con la mozione congressuale Il coraggio di osare, che ha cercato di raccogliere la lezione dell’esperienza europea, dove nei principali paesi, mantenendo la propria identità culturale in modo aperto e plurale e la propria autonomia politica, i Verdi hanno saputo raggiungere livelli altissimi di consenso. E voglio qui ringraziare Giorgio Pedrotti, per lo straordinario lavoro fatto nel corso del 2009 (anche in piena estate) per creare qui a Trento un punto di riferimento organizzativo a livello nazionale, quando la Federazione dei Verdi era ancora guidata e occupata da chi i Verdi li voleva far scomparire dentro a Sinistra e Libertà, con un vero e proprio suicidio programmato.

Questo è il significato della prospettiva strategica della “Costituente ecologista”, per la quale dovremo impegnarci e lavorare fin d’ora e soprattutto dopo le prossime esperienze elettorali. Con umiltà e senza arroganza, con generosità e lungimiranza, guardando non a tutelare se stessi ma a valorizzare la centralità della questione ecologica ed anche della dimensione eco-sociale specialmente in questa fase di crisi economica, i Verdi devono pazientemente riprendere la strada del confronto e del dialogo a tutto campo, non solo sul piano politico, ma anche e soprattutto nella società, rispetto ai cittadini in generale e al mondo dell’associazionismo e delle iniziative civiche in particolare, dentro e fuori le istituzioni rappresentative, recuperando in pieno la trasversalità politica, sociale e culturale dei Verdi e degli ecologisti.

Daniel Cohn-Bendit, protagonista in Francia dello straordinario successo di “Europe écologie” alle ultime elezioni europee, ha scritto nel suo libro Che fare?: “La congiuntura di una crisi ecologica prolungata e di una grave crisi economica, che ha per sfondo una crisi sociale che va peggiorando, impone oggi di unirsi a tutti coloro che sono animati da un’autentica coscienza ecologica. Unirsi non per far tacere le nostre differenze e le nostre identità sociali e personali, tanto complesse quanto legittime, ma per intervenire sull’essenziale, cioè per ricreare la possibilità di un vivere insieme sostenibile e più giusto” (Nutrimenti, Roma, 2009, p.41). Questo mi sembra lo spirito autentico con cui Verdi ed ecologisti potranno costruire insieme nei prossimi mesi e anni quella “Costituente ecologista” che abbiamo messo al centro della battaglia congressuale e che ci ha consentito di impedire il possibile e programmato suicidio politico dei Verdi, ridando invece speranza e fiducia alla causa ecologista.

13. Da alcune settimane abbiamo cominciato ad affrontare - già insieme ad Aldo Pompermaier, per rendere efficace la nostra “staffetta” - sia gli incontri di coalizione a livello provinciale, sia le riunioni dei Verdi nelle diverse realtà comunali, dove pensiamo di presentare nostre liste, da soli o insieme ad altri. Non è questo il momento ancora di fare un bilancio definitivo, anche perché allo stato attuale questo bilancio – rispetto alle condizioni di salute del centro-sinistra autonomista – sarebbe pesantemente critico.

Sul piano provinciale, sollecitata da me, c’è stata una prima riunione dei segretari politici della coalizione provinciale di maggioranza lo scorso 28 gennaio, nel corso della quale – pur con valutazioni politiche molto differenziate – si era convenuto di dare subito vita ad incontri di coalizione nei principali comuni, a partire da quello di Rovereto. E’ successo esattamente l’opposto: anziché ad incontri di coalizione, si è assistito ad un balletto di incontri bilaterali, trilaterali, quadrilaterali, basati su diffidenze reciproche, su sospetti incrociati, o addirittura su accordi separati, da imporre poi al tavolo eventuale della coalizione nel suo insieme.

Invece che la logica dell’incontro e dell’inclusione, quasi dovunque sta prevalendo il peggiore tatticismo, l’esasperata rivalità tra i neo-centristi dell’UpT, Patt e Udc da una parte e il Pd dall’altra, il tentativo di esclusione dei Verdi (e anche dell’IdV) o la loro accettazione in posizione marginale e subalterna. Non voglio dare giudizi all’ingrosso, anche perché le situazioni possono essere ancora differenti e differenziate. Ma voglio affermate con forza che in questo modo si è partiti col piede sbagliato, che questo vecchio egemonismo e questa logica spartitoria non porteranno da nessuna parte e che in ogni caso i Verdi – che da quindici anni sono stati e sono partner fin troppo leali della coalizione a livello provincia e comunale – non staranno a questo gioco devastante e umiliante.

Se si vogliono formare coalizioni dove tutte le forze politiche hanno pari dignità, pari diritti e pari doveri, anche se ovviamente diverso peso politico, e dove si concordano collegialmente sia il programma di coalizione sia le candidature a sindaco – prevedendo le primarie nei casi in cui non si riesca a convergere su un unico candidato -, i Verdi sono disponibili, come lo sono sempre stati, a partecipare e a dare il proprio contributo costruttivo. Se si pretende invece di imporre accordi stipulati in sedi separate, se si pensa che ai Verdi si tratta solo di chiedere di portare gratuitamente il loro impegno e i loro voti, se si ritiene che forze politiche, che fino a qualche anno fa – come il Patt e l’Udc – stavano col centro-destra, oggi abbiano addirittura il diritto di imposizione e di Diktat nei confronti di chi come i Verdi del centro-sinistra sono stati soggetto co-fondatore fin dalla metà degli anni ’90, allora si è sbagliata strada e si sta prendendo un abbaglio colossale.

Per chi come me è sempre stato uno strenuo fautore e costruttore delle coalizioni è questo un passaggio doloroso, che avrei volentieri preferito di evitare. Ma proprio perché sono sempre stato uomo di coalizione, fautore della collegialità e del “gioco di squadra”, proprio per questo penso di essere più credibile, se da questa Assemblea congressuale lancio un monito estremo agli altri partner del centro-sinistra autonomista: fermatevi subito, fermatevi finchè siete ancora in tempo, cambiate metodo e atteggiamento politico; mettete da parte l’arroganza e le meschinità, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito. Il nostro grado di consenso elettorale non è in questa fase il più alto della nostra storia, ma spesso l’abbiamo fin troppo generosamente sacrificato sull’altare delle coalizioni, e ora siamo in grado di riconquistare i consensi perduti proprio per questo. Adesso, dopo l’esperienza dell’incredibile esclusione dalla giunta provinciale nel 2008 e dalle giunte comunali di Trento e di Pergine nel 2009, i Verdi possono dire, serenamente e fermamente al tempo stesso: “abbiamo già dato”. Questo capitolo della totale assenza di solidarietà e corresponsabilità da parte dei partiti maggiori, come se tutto gli fosse sempre dovuto gratuitamente, è un capitolo che si chiude, anzi che si è già chiuso con le esperienze negative e arroganti che ho appena ricordato.

Appunto: di fronte all’arroganza e alla logica dell’esclusione o della subalternità, i Verdi e i loro eventuali alleati risponderanno con la piena rivendicazione della propria dignità, della propria identità e della propria autonomia, andando per la propria strada a testa alta, non certo col “cappello in mano” a mendicare un posto al tavolo egemonizzato da altri. Se sarà necessario farlo, una stagione si chiuderà, e non certo per responsabilità nostra, considerato il modo in cui la nostra lealtà e generosità sono state ricambiate.

14. Fra qualche giorno, il 5 marzo al Centro Rosmini qui a Trento, Francesca Santolini, una giovane studiosa e militante verde – che è anche assessore all’Ambiente nel Municipio del centro storico di Roma – verrà a presentare il suo libro appena pubblicato, dal titolo emblematico Passione verde. La sfida ecologista alla politica (Marsilio, 2010). Proprio perché oggi concludo volontariamente una parte del mio percorso politico e proprio perché, insieme a tutti voi, auspico che nel prossimo futuro molti giovani possano diventare protagonisti primari dell’impegno ecologista e del nostro itinerario verso la “Costituente ecologista”, desidero concludere con due citazioni da questo volume, che è rivolto a tutti, ma in particolar modo ai giovani, da parte di una loro coetanea (nata nel 1977).

Alla fine dell’introduzione, Francesca conclude con queste parole, semplici ma assai significative: “Forse il sentiero verde della politica ecologica ci porterà oltre gli obiettivi della ristrutturazione del sistema energetico, dello sfruttamento del territorio, del rispetto per l’acqua e l’aria. Ci porterà a sbarazzarci almeno in parte dei vizi antichi della politica italiana, che respingono chi si affaccia all’impegno spinto dal desiderio – forse un po’ ingenuo, ma vero e forte – di migliorare la società in cui vive. E’ questa la polvere che soffoca le nuove generazioni, e che solo le nuove generazioni possono bruciare”.

E il capitolo conclusivo termina con queste parole di fiducia nel ruolo di giovani rispetto all’impegno verde: “Gli italiani hanno sempre dimostrato il meglio delle loro capacità nei momenti di estrema difficoltà. Forse non ce ne siamo accorti, ma oggi ci troviamo in una di queste situazioni difficili: stiamo camminando sull’orlo dell’abisso, anche se la nostra attenzione è distratta da mille stimoli e moltissimi di noi non si rendono conto del pericolo. Di fronte al rischio di vederci privati del nostro futuro, spetta a noi giovani lanciare l’allarme. E guardare verso l’alto, riscoprire un vero impegno per un grande ideale. La strada verso una nuova politica non è impossibile, un sottile filo verde ce la può indicare”.

Grazie dunque a tutti voi per l’attenzione. Il mio non è né un abbandono né un pensionamento: continuerò a dedicarmi alla politica e alla causa ecologica finché mi sarà data vita, perché la politica non è una “carriera”, ma una “vocazione”, come avrebbe detto Max Weber, un impegno e una passione civile. All’insegna della fiducia, della speranza e della solidarietà, buon lavoro a tutte e a tutti.



Estratto dai giornali locali dopo il Congresso dei Verdi del Trentino:

CORRIERE DEL TRENTINO Trento, 21 febbraio 2010
IL CONGRESSO DEI VERDI Saluto commosso in sala Rosa per la fine del mandato del leader storico del Sole che ride VERDI,
A POMPERMAIER IL TESTIMONE DI BOATO L’ex senatore agli alleati «Mettete da parte le velleità egemoniche»


L’addio ufficiale alla guida dei Verdi del Trentino è arrivato ieri, in apertura del congresso che si è tenuto alla Sala Rosa del palazzo della Regione. Marco Boato lascia il testimone ad Aldo Pompermaier, con un applauso sentito e commosso da parte di simpatizzanti, iscritti, compagni di partito e diversi esponenti delle politica locale, oltre al presidente nazionale del Sole che ride Angelo Bonelli. L’ex assessore all’ambiente del comune di Trento guiderà i Verdi del Trentino per i prossimi due anni assieme al due nuovi vicepresidenti Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer, e ai dodici eletti nell’esecutivo. «Il mio non è né un abbandono né un pensionamento – ha detto nella sua relazione Boato –. Continuerò a dedicarmi alla causa ecologista».

La decisione di lasciare la presidenza dei Verdi del Trentino l’aveva già annunciata da due anni, ma ieri pomeriggio l’assemblea congressuale del partito ha assistito all’addio ufficiale di Marco Boato, leader storico degli ecologisti trentini. Il passaggio di consegne con il nuovo presidente Aldo Pompermaier è avvenuto in una Sala Rosa affollata anche di esponenti della politica locale: ad applaudire l’ultima relazione da presidente di Boato, oltre al presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, c’erano l’onorevole Laura Froner e il segretario del Pd trentino Michele Nicoletti, il coordinatore per la città di Trento dell’Upt Nicola Ferrante, il socialista Alessandro Pietracci, Bruno Firmani e Marco Ianes dell’Italia dei Valori e Renzo Gubert (Centro Popolare). Poi i compagni di partito, da Iva Berasi, a Elena Berti a Lucia Coppola.

Un’eredità pesante, quella che dovrà raccogliere Pompermaier, condensata in una relazione con cui Boato ha ripercorso le principali tappe del movimento ecologista in Trentino e in Italia, con la foto di Alexander Langer ben in vista alle spalle dell’ormai ex presidente dei Verdi. Ma Marco Boato non ha lesinato critiche e stilettate anche nei confronti della politica odierna: «Assistiamo ancora oggi ad atteggiamenti di arroganza e vecchio egemonismo nei nostri confronti da punte di diversi settori del centrosinistra autonomista – ha detto –. Il massimo dell’ingratitudine e della slealtà è stato raggiunto nelle elezioni provinciali del 2008, quando i Verdi, con la piena complicità del Pd, sono stati estromessi dalla giunta provinciale di Dellai per far posto all’Udc, che neppure era stato in grado di presentare validamente una lista, e per raddoppiare la presenza del Patt, che pure aveva ridotto i consensi rispetto alle elezioni precedenti». Boato ne ha anche per il governatore Lorenzo Dellai, «tramutatosi da stimato e condiviso leader dell’intera coalizione del centrosinistra autonomista, in capofila di una operazione neo-centrista, il cui partito per ora (Api, ndr) a livello nazionale viene regolarmente rilevato nei sondaggi con il clamoroso consenso dello 0,4 o dello 0,5%».

Quanto ai rapporti con gli altri partiti della coalizione di centro-sinistra che governa la Provincia, Boato lascia «un monito estremo ai partner del centrosinistra: fermatevi subito e mettete da parte l’arroganza, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito». Un’analisi impietosa e senza sconti dell’evoluzione politica degli ultimi mesi, che non dimentica un’autocritica nei confronti degli stessi Verdi: «Abbiamo rischiato l’estinzione, con una sorta di suicidio programmato da parte della nostra vecchia dirigenza politica», continua Boato, che ha bollato come «fallimentari le esperienze della Sinistra Arcobaleno prima e di Sinistra e Libertà poi».

Nel nuovo organigramma di partito, oltre al presidente Pompermaier, entrano alla vicepresidenza Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer, mentre nell’esecutivo rinnovato dal congresso di ieri ci saranno Iva Berasi, Elena Berti, Maddalena Bonat, Lucia Coppola, Emma Di Girolamo, Giovanna Ieronimo, Maurizio Migliarini, Luigi Marino, Mauro Paissan, Giorgio Pedrotti, Flora Silvestri e lo stesso Marco Boato.

Trento, 21 febbraio 2010
IL CONGRESSO DEI VERDI VERDI IN ROTTA COL CENTROSINISTRA
No ai diktat di Patt e Udc e accuse a Dellai: «Capofila di un’operazione neocentrista con un partito da 0,4%» Marco Boato lascia la presidenza ad Aldo Pompermaier: «Ma continuerò a dedicarmi alla politica finché mi sarà data vita»

Nel giorno dell’addio di Marco Boato alla presidenza del movimento i Verdi del Trentino lanciano un ultimatum alla coalizione di centrosinistra autonomista. «Fermatevi fin che siete in tempo, mettete da parte l’arroganza e le meschinità, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito» avverte il leader storico del Sole che ride. «Non andremo a pietire nulla» gli fa eco il suo successore Aldo Pompermaier, incoronato ieri al termine dell’assemblea congressuale. Terreno di scontro sono le comunali di maggio e l’ostracismo mostrato da parte degli alleati, in particolare a Rovereto dove Patt e Udc pongono una pregiudiziale sulla presenza dei Verdi in coalizione.

«Se si ritiene che forze politiche che fino a qualche tempo fa stavano col centrodestra abbiamo addirittura il diritto di imposizione e di diktat nei confronti di chi del centrosinistra è stato cofondatore si è sbagliata strada e si sta prendendo un abbaglio colossale» avverte Boato. Che ha ancora il dente avvelenato con Dellai per l’esclusione del movimento dalla giunta provinciale: «Si è tramutato – dice del governatore – da stimato e condiviso leader dell’intera coalizione in capofila di una operazione neo-centrista il cui partito a livello nazionale viene regolarmente rilevato nei sondaggi con il clamoroso consenso dello 0,4 o dello 0,5%». E dunque c’è ancora margine per ricucire ma i Verdi non andranno a mendicare nulla, pronti se necessario ad andare per la propria strada.

I riferimenti all’attualità politica locale arrivano al termine di una relazione con cui il leader, a tratti emozionato, saluta la presidenza ma non l’impegno politico. Ricorda il ruolo di costruzione culturale e programmatica che ha caratterizzato la storia dei Verdi. Rivendica la diversità del proprio partito e la lontananza dalle identità ideologiche e in un momento di grave difficoltà, dopo un congresso nazionale vinto per il rotto della cuffia e che ha scongiurato una deriva nella sinistra radicale, sostiene la necessità e l’attualità di una cultura ecologica di governo. Infine una promessa: «Continuerò a dedicarmi alla politica e alla causa ecologica finché mi sarà data vita, perché la politica non è una carriera ma una vocazione, un impegno e una passione civile».

Circondato dall’affetto dei suoi Boato riceve l’omaggio anche del successore designato, Aldo Pompermaier, che nel suo accalorato intervento promette per il futuro il coinvolgimento delle associazioni ecologiste ma anche di quell’imprenditoria illuminata che crede nelle energie pulite. Il neo presidente accoglie la sfida di ridare fiato a un partito in grave difficoltà. Gli ci vorrà tutta l’energia di cui sarà capace.

GIULIANA RAOSS E RUGGERO POZZER VICE
In mancanza di candidature alternative l’assemblea dei Verdi ha eletto per alzata di mano i suoi nuovi organi dirigenti. Aldo Pompermaier sarà affiancato alla presidenza da due vice, Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer. Marco Boato rimane a far parte dell’esecutivo assieme a Iva Berasi, Elena Berti, Maddalena Bonat, Lucia Coppola, Emma Di Girolamo, Pino Finocchiaro, che è anche consigliere nazionale, Giovanna Ieronimo, Luigi Marino, Maurizio Migliarini, Mauro Paissan, Giorgio Pedrotti e Flora Silvestri.Nominati anche i sessanta membri del consiglio federale del partito.
Da notare l’assenza del consigliere provinciale Roberto Bombarda, che del resto aveva annunciato il suo allontanamento dal Sole che Ride. Il suo caso nel discorso di Boato non è stato nemmeno sfiorato. TRENTINO

Trento, 21 febbraio 2010
Ieri il congresso di un partito che vede chiudersi un ciclo pluridecennale
I «VECCHI» VERDI A CACCIA DEI GIOVANI

Boato lascia la presidenza a Pompermaier. Guardando ai movimenti ecologisti

La politica? Una vocazione, non una carriera. Ha scelto di affidarsi a Max Weber e lo ha fatto con un groppo in gola grosso così. Marco Boato ha chiuso con questa frase la sua pluriennale presidenza dei Verdi trentini.

Boato ha parlato di fronte ad una platea congressuale che ha trovato posto nella sala Rosa della Regione, ambiente bomboniera, poche decine di posti per un partito che, per ammissione proprio del leader uscente, «non sta avendo il consenso elettorale più alto della sua storia». Già, quella dei Verdi è la storia di una formazione che ha ancora sui propri poster l’insegnamento di Alex Langer. Di un partito che dovrebbe parlare ai giovani ma che in sala, e nelle sue fila, annovera quasi esclusivamente capigliature sale e pepe. E che pure nella sua leadership vede l’avvicendamento tra Boato e l’ex assessore comunale Aldo Pompermaier, non certo un teen-ager, affiancato da due vice Giuseppe Facchini e da Iva Berasi: «Ma guardate che noi Verdi italiani stiamo coraggiosamente uscendo da un periodo storico in cui abbiamo rischiato l’estinzione, con una sorta di suicidio programmato da parte della precedente dirigenza politica. Soltanto chi ha dimenticato o rimosso la storia pluridecennale dei Verdi, fin dalle loro origini, nei primi anni’80, si potrebbe meravigliare della mia e nostra crescente preoccupazione nel vedere, negli anni scorsi, una collocazione della leadership dei Verdi a livello nazionale sempre più spostata verso l’estrema sinistra, come se fossimo tornati alle ideologie totalizzanti degli anni’70».

Al tavolo con Boato, non a caso ha trovato posto l’attuale presidente nazionale del partito, Angelo Bonelli, in autunno appoggiato dal decano dei parlamentari trentini ad un congresso nazionale che lo ha poi visto, contro ogni pronostico, vincitore. Bonelli, segnato da tre settimane di sciopero della fame contro un’informazione televisiva che snobberebbe i temi ambientali, vuole riportare il partito alla sua collocazione originale, l’ambiente. Una impostazione di rotta che Boato, alle prese con molti giovani che guardano più a Lega Ambiente o GreenPeace, ritiene necessaria per ridare il sorriso al sole del partito: «Non è arrivata al capolinea la crescente necessità di una cultura ecologica di governo, nel momento in cui i cambiamenti climatici, l’effetto serra, la questione energetica (con i tentativi di rilancio della scelta nucleare), l’inquinamento atmosferico sono tra i punti principali dell’agenda politica europea e mondiale. Questo è il significato della prospettiva strategica della “Costituente ecologista”, per la quale dovremo impegnarci e lavorare fin d’ora e soprattutto dopo le prossime esperienze elettorali».

Insomma un ritorno al futuro per i Verdi usciti scornati dalle ultime elezioni, fuori dalle giunte provinciali e da quella del capoluogo, ma Boato ha detto che i suoi sono stanchi di fare i portatori d’acqua, leggi voti, per gli altri: «Lancio un monito estremo agli altri partner del centro-sinistra autonomista: fermatevi subito, fermatevi finché siete ancora in tempo, cambiate metodo e atteggiamento politico; mettete da parte l’arroganza e le meschinità, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito. I Verdi possono dire, serenamente e fermamente al tempo stesso: “abbiamo già dato”. Questo capitolo della totale assenza di solidarietà e corresponsabilità da parte dei partiti maggiori, come se tutto i fosse sempre dovuto gratuitamente, è un capitolo che si chiude». La sua vicenda politica, invece, non ancora.

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02 - 03 MARZO 2019 MODENA - VERDI PASSIONI E ANIMALI DAL MONDO
SFIDA ECOLOGISTA ALLO STATO FRANCESE
NULLA DI FATTO ALLA COP24, FALLITO L'INCONTRO SUL CLIMA DI KATOWICE
REGALO A CHI INQUINA E' LEGGE
GROENLANDIA: IN 4 GIORNI SCIOLTO META' DEL GHIACCIO, ORA QUASI TUTTO
IN GERMANIA STANZIATI 32 MILIARDI PER USCIRE DAL NUCLEARE
711 ECOLOGISTI UCCISI NEGLI ULTIMI 10 ANNI
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