VIVA LA VITA IN CAMPAGNA!
Certo, leggendo alcuni articoli che sempre più spesso appaiono sulle riviste, più o meno alternative, riguardo la scelta di vivere in campagna, a un cittadino non resta che sbavare davanti alla descrizione di tanta bucolica atmosfera virgiliana: l'odore del fieno appena tagliato, la fragranza del pane sfornato, il sapore delle marmellate di una volta, il silenzio avvolgente di una notte stellata. Poverino, escluso da tanta bellezza ed armonia, lui, il nostro cittadino, verde d'invidia, si rode il fegato perché costretto a vivere, o meglio, a cercare di sopravvivere fra irosi automobilisti, strade puzzolenti, squallide periferie anonime e violente, assordanti appartamenti costruiti con muri di carta velina. La lista della sindrome cittadina è pressoché infinita.
Eppure, così come per tutte le cose che stanno sotto al sole, non è tutto oro ciò che luccica, ogni medaglia ha il suo rovescio ed è appunto di questo rovescio che vorrei ora parlarvi, supportata dalla mia qualità di ex-cittadina del nord fuggita più di 20 anni fa verso gli idilliaci siti chiantigiani. Premetto che non pretendo certo di paragonare i disagi urbani con quelli rurali! Vorrei solo tentare di puntualizzare certi aspetti secondari della vita in campagna di cui solitamente non si tiene conto, in modo che chi decide di andarci a vivere sappia cosa l'aspetta, non si faccia false illusioni o abbia troppe aspettative, che sono poi il preludio a cocenti delusioni. Quindi, utopie sì, ma concrete, non ispirate da auree visioni pregnate di misticismo campestre, insomma, utopie possibili praticabili con gli occhi bene aperti. Vuoi andare a vivere definitivamente in campagna? Va bene, tutto bene, però forse nessuno ti ha detto che....
1. Quando vivi in campagna, e non sei proprio costretta per lavoro ad alzarti quando è ancora buio pesto, devi avere l'accortezza la sera, prima di addormentarti, di metterti i tappi di cera nelle orecchie perché in campagna le cause di risvegli all'alba sono innumerevoli: lo scampanio festoso di pievi più o meno solitarie, il canto imperioso ed insistente del gallo del pollaio (tuo o del vicino fa lo stesso), una miriade di uccellini che con un impegno davvero ammirevole cinguettano a più non posso salutando il sorgere del nuovo giorno, i piccioni che non fan altro che tubare proprio sopra la tua camera da letto, il cane che fa bene il suo mestiere latrando in continuazione, 24 ore su 24, a tutto ciò che secondo lui si muove, passanti, fronde, luna, gatti, compresi i fantasmi della sua fervida immaginazione.
2. Più silenzio c'è intorno alla tua casa e più rumore fanno anche i piccoli rumori: una pioggerellina primaverile può sembrarti un turbolento acquazzone, mentre la brezza che viene giù dal monte assomiglia a un tornado.
3. Non parliamo poi degli innumerevoli fastidi provocati dai nostri amici animali. Il ronzio delle zanzare, per fortuna, si fa per dire, accomuna città e campagna, ma non sono solo le zanzare che rallegrano il nostro ex-cittadino, ci sono le mosche cavalline che farebbero saltare i nervi perfino ad un santo, il gracidare sgraziato del rospo, lo stridere delle cicale che, tanto, non hanno nient'altro da fare. E che dire se un povero innocente grillo si nasconde furtivo nella tua casa e a modo suo ti vuol concedere la sua bella compagnia?
4. E' una splendida serata e vuoi startene fuori a contemplare le stelle, ad amoreggiare con la luna. Ti affacci alla finestra o ti sdrai beata in mezzo all'aia. Ecco che arrivano loro, i kamikaze della notte che, a turno, si divertono un mondo a schivare per un pelo il tuo viso. Di chi sto parlando? Sì, di loro, dei principi della notte, i pipistrelli. Hanno un bel dire i miei amici naturalisti che mi giurano che sono poveri animaletti indifesi, innocui, gentili e timidi. So solo che mi terrorizzano e penso facciano lo stesso effetto anche a quasi tutta l'altra metà del cielo.
5. E i topini campagnoli, così carini, piccini piccini, tanto bellini che il tuo gatto di casa per farsi vedere da te che è bravo, che ti vuol bene, che si guadagna la sua quotidiana scatoletta di cibo, te li porta trionfante freschi freschi fin sopra al letto.
6. Logicamente, quando decidi di concederti un meritato riposino pomeridiano, per riprenderti dalla levataccia (dovuta al famoso gallo di prima), ecco che qualcuno, il solito vicino, attacca il trattore, la trebbiatrice, il decespugliatore o qualche altra diavoleria del genere. Se è poi anche tempo di legna, un bel concertone a base di motosega che ti buca il cervello, te lo devi godere fino in fondo e ti farà rimpiangere il rombo delle moto cittadine da cui sei fuggita.
7. Arriva l'epoca degli amori (degli animali intendo), già perché quella fra gli umani si è persa per strada. Fra Aids, impotenze psicofisiche, crisi esistenziali, irraggiamenti elettromagnetici, abbruttimento da lavoro, rimbambimento televisivo, chi è che fa ancora l'amore con tutto il tempo e i crismi necessari? Loro, le femmine dei nostri amici a 4 zampe, di tanto in tanto vanno ancora in calore. Devi quindi segnare bene sul calendario il periodo previsto, ricordarti di fare in tempo la puntura, se sgarri poi paghi le conseguenze (che sono sempre numerose). Sei costretta poi a subire la presenza insistente, la corte accanita, la ronda di tutti i maschi dei dintorni. Nota bene, i dintorni in campagna possono voler dire anche parecchi chilometri di raggio!
8. Siamo la quinta o la settima, non ricordo più, potenza mondiale, almeno così ci dicono o ci fanno credere che sia, eppure in questa superpotenza mondiale che è l'Italia, in campagna, appena c'è un temporalino va via subito la luce elettrica. Niente di male se i tuoi figli hanno lasciato la pila o i fiammiferi con le candele al "solito posto", altrimenti tenti di ritrovarli e, se è sera, cerchi a tentoni di aprirti un varco fra mobili e suppellettili sparsi in giro per casa, col rischio, sempre presente in campagna, di stortarti una caviglia, di sbattere la faccia in pieno su uno spigolo, ecc. ecc.
9. In città ti piaceva tanto andare a teatro e magari anche in quel localino dove fanno gli spaghetti a mezzanotte? Scordatelo, ora abiti in campagna! Se provi a recarti in città, dove queste cose ancora accadono, questa tua "fuga" ti costerà un rincoglionimento di parecchi giorni a causa del sonno perso per il rientro a casa. Ti rivolgi allora a più miti pretese e vai dopo cena a trovare i cosiddetti "vicini" che, come dicevo prima, in campagna vuol dire anche sciropparsi parecchi chilometri di strada sterrata. Se non li trovi già ciondoloni davanti alla TV a seguire la telenovela o il film di guerra, puoi iniziare una qualche conversazione. A poco a poco ti accorgi però che il loro sguardo si fa sempre più fisso, le palpebre calano lentamente, il capo si china per poi riprendersi subito di scatto. E' arrivato l'abbiocco! Sarà il sole della campagna, il vento che spossa, la terra che è bassa e che anche per fare una specie d'orto costa una fatica della madonna, sarà magari un bicchiere di vino in più, d'altro canto è genuino, "si fa proprio da noi", saranno tutte queste cose, ma sta di fatto che la conversazione langue inesorabilmente oppure verte sempre sulle solite ripetitive cose: la cavolaia che ti mangia i cavoli appunto, la mancanza d'acqua, la bolla dei peschi, la peronospora dell'uva, per non parlare dei problemi di chi ha animali da allevamento, gli accoppiamenti, i recinti, le malattie, la varroa delle api, ecc. E tu magari nella vita precedente (quando eri ancora una cittadina) insegnavi filosofia al liceo o eri una ricercatrice universitaria!
10. I figli. Punto dolens. Se eran piccoli quando li hai portati con te in campagna, non hanno potuto decidere o dire la loro. Ma ora sono cresciuti, sono diventati adolescenti, e parlano. Ma quanto parlano questi adolescenti! Anzi, affermano, ribadiscono, esigono e sanno mettere il dito sulla piaga impietosamente. Furiose lotte verbali divampano, diventano incandescenti. Porte sbattute, vetri infranti, urli disumani, la radio o lo stereo a tutto volume per ripicca nei tuoi confronti che sei voluta venire a vivere in campagna perché ami il silenzio! E cominci a fare la pendolare alla rovescia. Accompagni il figlio in città a basket, a nuoto, la figlia a danza o dalle amiche di scuola, li vai a riprendere, li riporti e così, avanti e indietro, diventi un "genitore-autista", nuova figura parentale in servizio perenne, comprese le feste comandate. Quella volta che permetti di invitare gli amici dei tuoi figli a casa tua, rimpiangerai questa debolezza amaramente. Evito la descrizione dei disastri che può combinare un'orda di adolescenti cittadini in visita in campagna!
11. Mi stavo scordando di deliziarti parlandoti della "grassa", così come si dice da noi, al Nord, cioè del letame che viene sparso in lungo e in largo sui campi per concimazione e che ti inonda profumatamente tutta la casa allietandoti le narici. Nonostante i chili di incenso indiano che bruci in tutte le stanze, sei costretta, per non sentirti continuamente nauseata, a indossare sul naso una mascherina, impregnandola del tuo profumo preferito.
12. Eri forse una trentenne in crisi esistenziale quando hai optato per diventare rurale e hai passato gli anni più importanti della tua vita adulta a coltivare i prodotti della tua terra, a cercare di far quadrare il bilancio con l'idea di avere finalmente la possibilità di ritemprarti lo spirito, le orecchie e i polmoni con i doni della natura, l'aria pulita, la quiete. Adesso forse hai superato i 40 o ti stai avvicinando pericolosamente ai 50. Ecco, s'insinua un pensiero, una riflessione e ti chiedi, ma poi, alla fine, ne è valsa la pena? Non potevo restare in città e lottare affinché anche lì si potesse vivere più naturalmente? Ce l'ho fatta davvero a integrarmi nello spirito della campagna o non è che sono rimasta dentro sempre una cittadina con l'illusione di essermi sbarazzata di questa etichetta? Dentro all'anima ho seguito davvero il ritmo cadenzato e ciclico naturale o non ho tentato di forzare la natura, di piegarla ai miei voleri, alle mie esigenze invece di fare esattamente il contrario?
Non so se è giusto dire che contadini si nasce e non si diventa, ma qualcosa di simile deve essere vero. Fra la gente di campagna, quella vera intendo, c'è un retaggio, un inconscio collettivo che noi di città non riusciremo mai a percepire appieno, a far nostro, ad interiorizzare.
La fine di queste riflessione qual’è? Non c'è mai un'unica verità, ma una verità per ognuno di noi. Questa è la mia, e la vostra qual'è?
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Mariagrazia, se i problemi sono tutti quelli che descrivi... benedica! :-) Hai descritto delle piccole faccende a cui c'è solo da fare l'abitudine.
Sai che vuol dire crescere i figli in città? Tu che cerchi di dargli un'educazione e loro che subiscono duemila inaccettabili influenze? Bene facesti a scegliere quella vita.
Un caro abbraccio.
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