La bellezza salverà il mondo (Dostoevskij)

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
Continua...
RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
Continua...

LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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VIVA LA VITA IN CAMPAGNA!


Certo, leggendo alcuni articoli che sempre più spesso appaiono sulle riviste, più o meno alternative, riguardo la scelta di vivere in campagna, a un cittadino non resta che sbavare davanti alla descrizione di tanta bucolica atmosfera virgiliana: l'odore del fieno appena tagliato, la fragranza del pane sfornato, il sapore delle marmellate di una volta, il silenzio avvolgente di una notte stellata.
Poverino, escluso da tanta bellezza ed armonia, lui, il nostro cittadino, verde d'invidia, si rode il fegato perché costretto a vivere, o meglio, a cercare di sopravvivere fra irosi automobilisti, strade puzzolenti, squallide periferie anonime e violente, assordanti appartamenti costruiti con muri di carta velina. La lista della sindrome cittadina è pressoché infinita.

Eppure, così come per tutte le cose che stanno sotto al sole, non è tutto oro ciò che luccica, ogni medaglia ha il suo rovescio ed è appunto di questo rovescio che vorrei ora parlarvi, supportata dalla mia qualità di ex-cittadina del nord fuggita più di 20 anni fa verso gli idilliaci siti chiantigiani.
Premetto che non pretendo certo di paragonare i disagi urbani con quelli rurali! Vorrei solo tentare di puntualizzare certi aspetti secondari della vita in campagna di cui solitamente non si tiene conto, in modo che chi decide di andarci a vivere sappia cosa l'aspetta, non si faccia false illusioni o abbia troppe aspettative, che sono poi il preludio a cocenti delusioni.
Quindi, utopie sì, ma concrete, non ispirate da auree visioni pregnate di misticismo campestre, insomma, utopie possibili praticabili con gli occhi bene aperti.
Vuoi andare a vivere definitivamente in campagna? Va bene, tutto bene, però forse nessuno ti ha detto che....

1. Quando vivi in campagna, e non sei proprio costretta per lavoro ad alzarti quando è ancora buio pesto, devi avere l'accortezza la sera, prima di addormentarti, di metterti i tappi di cera nelle orecchie perché in campagna le cause di risvegli all'alba sono innumerevoli: lo scampanio festoso di pievi più o meno solitarie, il canto imperioso ed insistente del gallo del pollaio (tuo o del vicino fa lo stesso), una miriade di uccellini che con un impegno davvero ammirevole cinguettano a più non posso salutando il sorgere del nuovo giorno, i piccioni che non fan altro che tubare proprio sopra la tua camera da letto, il cane che fa bene il suo mestiere latrando in continuazione, 24 ore su 24, a tutto ciò che secondo lui si muove, passanti, fronde, luna, gatti, compresi i fantasmi della sua fervida immaginazione.

2. Più silenzio c'è intorno alla tua casa e più rumore fanno anche i piccoli rumori: una pioggerellina primaverile può sembrarti un turbolento acquazzone, mentre la brezza che viene giù dal monte assomiglia a un tornado.

3. Non parliamo poi degli innumerevoli fastidi provocati dai nostri amici animali. Il ronzio delle zanzare, per fortuna, si fa per dire, accomuna città e campagna, ma non sono solo le zanzare che rallegrano il nostro ex-cittadino, ci sono le mosche cavalline che farebbero saltare i nervi perfino ad un santo, il gracidare sgraziato del rospo, lo stridere delle cicale che, tanto, non hanno nient'altro da fare. E che dire se un povero innocente grillo si nasconde furtivo nella tua casa e a modo suo ti vuol concedere la sua bella compagnia?

4. E' una splendida serata e vuoi startene fuori a contemplare le stelle, ad amoreggiare con la luna. Ti affacci alla finestra o ti sdrai beata in mezzo all'aia. Ecco che arrivano loro, i kamikaze della notte che, a turno, si divertono un mondo a schivare per un pelo il tuo viso. Di chi sto parlando? Sì, di loro, dei principi della notte, i pipistrelli. Hanno un bel dire i miei amici naturalisti che mi giurano che sono poveri animaletti indifesi, innocui, gentili e timidi. So solo che mi terrorizzano e penso facciano lo stesso effetto anche a quasi tutta l'altra metà del cielo.

5. E i topini campagnoli, così carini, piccini piccini, tanto bellini che il tuo gatto di casa per farsi vedere da te che è bravo, che ti vuol bene, che si guadagna la sua quotidiana scatoletta di cibo, te li porta trionfante freschi freschi fin sopra al letto.

6. Logicamente, quando decidi di concederti un meritato riposino pomeridiano, per riprenderti dalla levataccia (dovuta al famoso gallo di prima), ecco che qualcuno, il solito vicino, attacca il trattore, la trebbiatrice, il decespugliatore o qualche altra diavoleria del genere. Se è poi anche tempo di legna, un bel concertone a base di motosega che ti buca il cervello, te lo devi godere fino in fondo e ti farà rimpiangere il rombo delle moto cittadine da cui sei fuggita.

7. Arriva l'epoca degli amori (degli animali intendo), già perché quella fra gli umani si è persa per strada. Fra Aids, impotenze psicofisiche, crisi esistenziali, irraggiamenti elettromagnetici, abbruttimento da lavoro, rimbambimento televisivo, chi è che fa ancora l'amore con tutto il tempo e i crismi necessari?
Loro, le femmine dei nostri amici a 4 zampe, di tanto in tanto vanno ancora in calore. Devi quindi segnare bene sul calendario il periodo previsto, ricordarti di fare in tempo la puntura, se sgarri poi paghi le conseguenze (che sono sempre numerose). Sei costretta poi a subire la presenza insistente, la corte accanita, la ronda di tutti i maschi dei dintorni. Nota bene, i dintorni in campagna possono voler dire anche parecchi chilometri di raggio!

8. Siamo la quinta o la settima, non ricordo più, potenza mondiale, almeno così ci dicono o ci fanno credere che sia, eppure in questa superpotenza mondiale che è l'Italia, in campagna, appena c'è un temporalino va via subito la luce elettrica. Niente di male se i tuoi figli hanno lasciato la pila o i fiammiferi con le candele al "solito posto", altrimenti tenti di ritrovarli e, se è sera, cerchi a tentoni di aprirti un varco fra mobili e suppellettili sparsi in giro per casa, col rischio, sempre presente in campagna, di stortarti una caviglia, di sbattere la faccia in pieno su uno spigolo, ecc. ecc.

9. In città ti piaceva tanto andare a teatro e magari anche in quel localino dove fanno gli spaghetti a mezzanotte? Scordatelo, ora abiti in campagna! Se provi a recarti in città, dove queste cose ancora accadono, questa tua "fuga" ti costerà un rincoglionimento di parecchi giorni a causa del sonno perso per il rientro a casa. Ti rivolgi allora a più miti pretese e vai dopo cena a trovare i cosiddetti "vicini" che, come dicevo prima, in campagna vuol dire anche sciropparsi parecchi chilometri di strada sterrata. Se non li trovi già ciondoloni davanti alla TV a seguire la telenovela o il film di guerra, puoi iniziare una qualche conversazione.
A poco a poco ti accorgi però che il loro sguardo si fa sempre più fisso, le palpebre calano lentamente, il capo si china per poi riprendersi subito di scatto. E' arrivato l'abbiocco! Sarà il sole della campagna, il vento che spossa, la terra che è bassa e che anche per fare una specie d'orto costa una fatica della madonna, sarà magari un bicchiere di vino in più, d'altro canto è genuino, "si fa proprio da noi", saranno tutte queste cose, ma sta di fatto che la conversazione langue inesorabilmente oppure verte sempre sulle solite ripetitive cose: la cavolaia che ti mangia i cavoli appunto, la mancanza d'acqua, la bolla dei peschi, la peronospora dell'uva, per non parlare dei problemi di chi ha animali da allevamento, gli accoppiamenti, i recinti, le malattie, la varroa delle api, ecc.
E tu magari nella vita precedente (quando eri ancora una cittadina) insegnavi filosofia al liceo o eri una ricercatrice universitaria!

10. I figli. Punto dolens. Se eran piccoli quando li hai portati con te in campagna, non hanno potuto decidere o dire la loro. Ma ora sono cresciuti, sono diventati adolescenti, e parlano. Ma quanto parlano questi adolescenti! Anzi, affermano, ribadiscono, esigono e sanno mettere il dito sulla piaga impietosamente.
Furiose lotte verbali divampano, diventano incandescenti. Porte sbattute, vetri infranti, urli disumani, la radio o lo stereo a tutto volume per ripicca nei tuoi confronti che sei voluta venire a vivere in campagna perché ami il silenzio!
E cominci a fare la pendolare alla rovescia. Accompagni il figlio in città a basket, a nuoto, la figlia a danza o dalle amiche di scuola, li vai a riprendere, li riporti e così, avanti e indietro, diventi un "genitore-autista", nuova figura parentale in servizio perenne, comprese le feste comandate.
Quella volta che permetti di invitare gli amici dei tuoi figli a casa tua, rimpiangerai questa debolezza amaramente. Evito la descrizione dei disastri che può combinare un'orda di adolescenti cittadini in visita in campagna!

11. Mi stavo scordando di deliziarti parlandoti della "grassa", così come si dice da noi, al Nord, cioè del letame che viene sparso in lungo e in largo sui campi per concimazione e che ti inonda profumatamente tutta la casa allietandoti le narici. Nonostante i chili di incenso indiano che bruci in tutte le stanze, sei costretta, per non sentirti continuamente nauseata, a indossare sul naso una mascherina, impregnandola del tuo profumo preferito.

12. Eri forse una trentenne in crisi esistenziale quando hai optato per diventare rurale e hai passato gli anni più importanti della tua vita adulta a coltivare i prodotti della tua terra, a cercare di far quadrare il bilancio con l'idea di avere finalmente la possibilità di ritemprarti lo spirito, le orecchie e i polmoni con i doni della natura, l'aria pulita, la quiete.
Adesso forse hai superato i 40 o ti stai avvicinando pericolosamente ai 50. Ecco, s'insinua un pensiero, una riflessione e ti chiedi, ma poi, alla fine, ne è valsa la pena? Non potevo restare in città e lottare affinché anche lì si potesse vivere più naturalmente? Ce l'ho fatta davvero a integrarmi nello spirito della campagna o non è che sono rimasta dentro sempre una cittadina con l'illusione di essermi sbarazzata di questa etichetta? Dentro all'anima ho seguito davvero il ritmo cadenzato e ciclico naturale o non ho tentato di forzare la natura, di piegarla ai miei voleri, alle mie esigenze invece di fare esattamente il contrario?

Non so se è giusto dire che contadini si nasce e non si diventa, ma qualcosa di simile deve essere vero. Fra la gente di campagna, quella vera intendo, c'è un retaggio, un inconscio collettivo che noi di città non riusciremo mai a percepire appieno, a far nostro, ad interiorizzare.

La fine di queste riflessione qual’è? Non c'è mai un'unica verità, ma una verità per ognuno di noi.
Questa è la mia, e la vostra qual'è?

[email protected]



scritto da: Antonio il 01/11/2015 alle 19:45
Mariagrazia, se i problemi sono tutti quelli che descrivi... benedica! :-) Hai descritto delle piccole faccende a cui c'è solo da fare l'abitudine.

Sai che vuol dire crescere i figli in città? Tu che cerchi di dargli un'educazione e loro che subiscono duemila inaccettabili influenze? Bene facesti a scegliere quella vita.

Un caro abbraccio.

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