forestiero che vai cercando la pace al crepuscolo, 
la troverai alla fine della strada. (F. Battiato)

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ECONOMIA CONSAPEVOLE
Etica e spiritualità per una nuova
economia consapevole e sostenibile
ECONOMIA CONSAPEVOLE
DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO
L'ETICA E' INSUFFICIENTE

DI FRONTE AL FETICISMO DEL DENARO<BR>L'ETICA  E' INSUFFICIENTE
Raoul Vaneigem
Di fronte al feticismo del denaro, l'etica, necessaria quanto si vuole, è insufficiente. Sperare di moralizzare gli affari é vano quanto incitare ad una maggior igiene chi vive su un cumulo di spazzatura. Niente, in compenso, é più apprezzabile della libertà di parola concessa a tutti affinché una fioritura di idee nuove presieda alla ricostruzione dell'esistenza individuale e della società in un momento in cui un sistema fondato sulla ricerca esclusiva del denaro che rovina i
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LA SERENITA' INTERIORE
Plutarco

Gli insensati disprezzano e trascurano
perfino i beni di cui dispongono
perché con il pensiero
sono perennemente protesi verso il futuro
UN'ALTRA ECONOMIA: CARTA DEI PRINCIPI
UN'ALTRA ECONOMIA: CARTA DEI PRINCIPI
1. Sono comprese nella definizione di altra economia, intesa come diversa e alternativa a quella oggi dominante, tutte le attività economiche che non perseguono le finalità del sistema economico di natura capitalistica e di ispirazione liberista o neo liberista. In particolare sono da essa rifiutati gli obiettivi di crescita, di sviluppo e di espansione illimitati, il perseguimento del profitto ad ogni costo, l’utilizzazione delle persone da parte dei meccanismi economici e nel solo interesse di altre persone, il mancato rispetto dei diritti umani, della natura e delle sue esigenze di riproduzione delle risorse.
2. Le attività di altra economia perseguono il soddisfacimento delle necessità fondamentali e il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone, sono dirette all’affermazione di principi di solidarietà e di giustizia, hanno come finalità primaria la valorizzazione delle capacità di tutti. Sono comprese in questa definizione anche le attività che prevedono la parziale o graduale uscita dal sistema economico dominante e le sperimentazioni di stili e modelli completamente nuovi di vita sociale, di
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IN CHE MODO IL LAVORO E' IN RAPPORTO CON LE FINALITA' E GLI SCOPI DELL'ESSERE UMANO?
IN CHE MODO IL LAVORO E' IN RAPPORTO CON LE FINALITA' E GLI SCOPI DELL'ESSERE UMANO?

di Maurizio Di Gregorio

Tutti gli insegnamenti spirituali hanno sempre riconosciuto che qualsiasi uomo non deve lavorare solo per tenersi in vita ma anche per tendere verso la perfezione. Per i bisogni materiali sono necessari vari beni e servizi che non potrebbero esistere senza il lavoro dell’uomo, per perfezionarsi però l’uomo ha bisogno di una attività dotata di senso che magari anche attraverso l’affronto e la soluzione delle difficoltà gli permetta di esprimersi, di”trovarsi”, di realizzare un opera con cui si senta in armonia e che gli permetta anche un rapporto armonico con la società e con tutto l’universo. Per Schumacher i fini del lavoro umano sono: 1) provvedere a fornire i beni necessari ed utili; 2) permettere a ciascuno di utilizzare e di perfezionare i propri doni e talenti, come buoni amministratori di se stessi; 3) Agire al servizio degli altri per liberarci del nostro egocentrismo ...Continua...
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO
MESSAGGIO DALL'UNIVERSO


di E.F. Schumacher

Il nostro "ambiente", si potrebbe dire, è l'Universo meno noi stessi. Se oggi sentiamo che non tutto è in ordine con l'ambiente, al punto che richiede la protezione del suo Segretario di Stato, il problema non riguarda l'Universo come tale, ma il nostro impatto su di esso. Questo impatto sembra produrre, troppo spesso, due effetti deleteri: la distruzione della bellezza naturale, che è sufficiente già di per sé, e la distruzione di ciò che viene chiamato "equilibrio ecologico", o la salute e il potere di sostenere la vita della biosfera, che è anche peggio. Qui farò riferimento solo al secondo punto, e cioè ciò che stiamo facendo al pianeta. Chi è "noi" in questo contesto? E' la "gente-in-generale"? E' la popolazione mondiale? Sono tutti e nessuno? No, non sono tutti e nessuno. La grande maggioranza delle persone, anche oggi, vive in un modo che non danneggia seriamente la biosfera o esaurisce il dono delle risorse naturali.
Queste sono le persone che vivono in culture tradizionali. In genere ci riferiamo a loro come ai poveri del mondo, perché conosciamo di più la loro povertà piuttosto che la loro cultura. Molti diventano anche più poveri nel senso che perdono il loro capitale più prezioso, cioè la loro tradizione culturale, in rapida disintegrazione. In alcuni casi uno potrebbe a ben diritto affermare che diventano più poveri mentre diventano un po' più ricchi. Mentre abbandonano i loro stili di vita tradizionali e adottano quelli del moderno occidente, possono anche avere un crescente impatto dannoso sull'ambiente.
Resta il fatto, tuttavia, che non è la gran parte della popolazione povera a mettere a rischio la Navicella Spaziale Pianeta ma il relativamente esiguo numero di ricchi. La minaccia all'ambiente, e in particolare alle risorse e alla biosfera, deriva dallo stile di vita delle società ricche e non da quello dei poveri. Anche nelle società povere troviamo alcuni ricchi e finché questi aderiranno alla loro tradizione culturale fanno poco danno, o non lo arrecano affatto. È solo quando vengono "occidentalizzati" che scaturisce il danno all'ambiente. Ciò dimostra che il problema è alquanto complicato. Non è semplicemente questione di ricchi o poveri – i ricchi fanno danni e i poveri no. È una questione di stili di vita. Un americano povero può fare molti più danni ecologici di un asiatico ricco. Continua...

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Economia per il pianeta


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IL VERO SIGNIFICATO DI ECONOMIA
IL VERO SIGNIFICATO DI ECONOMIA

di Satish Kumar

Per un mondo migliore, dobbiamo rifiutare l’illusione della crescita economica illimitata.
In tutto il mondo, siamo ormai ossessionati dalla crescita economica. A parte  un piccolo paese, il Bhutan, con la sua preoccupazione per la felicità interna lorda (FIL) piuttosto che per il prodotto interno lordo (PIL), ogni paese è sotto l’incantesimo di questo mantra.  Al giorno d’oggi il paradigma di una crescita dettata dalle cifre ha quasi preso il posto della religione ed è la base comune su cui si fondano molte scelte importanti che vengono effettuate dalle persone e dai politici a tutti i livelli. Questa marcia verso una crescita economica sempre più elevata ha esercitato una pressione costante ed ha influenzato una serie di scelte che non ci hanno aiutato a risolvere gli scottanti problemi del nostro tempo e, anzi, sono la causa di alcune delle più grandi sfide che oggi l’umanità è chiamata ad affrontare.
Considerate gli Stati Uniti d’America e vedrete che la crescita non ha aiutato a risolvere il problema della povertà, della disuguaglianza, dei senzatetto e delle malattie. Un recente rapporto ha evidenziato che negli ultimi anni gli Stati Uniti sono diventati più violenti. L’uso delle armi da fuoco e le sparatorie di massa non smettono di stupire il mondo intero. In questo paese continuiamo a vedere tanta violenza, privazioni e depressione. Se questo è lo stato della prima economia del mondo e l’apripista della crescita economica, un paese che ha ampie risorse territoriali, allora quali speranze può dare la pillola del PIL alle nazioni più povere? È un problema che tutte la nazioni devono prendere in considerazione.
La ricerca della crescita economica come unico obbiettivo non ci porterà alla fine della miseria, delle malattie, dell’inquinamento e della povertà, poiché i modelli che si basano sulle cifre sono alla fine dei processi tirannici che, qualsiasi sia il nome che viene dato loro, hanno le loro radici nella massimizzazione a breve termine del profitto privato e lo sfruttamento a lungo termine della Natura. La crescita economica non può eliminare la povertà, perché ogni volta che percorriamo questa strada viene inevitabilmente creata e lasciata indietro una nuova classe di poveri. Continua...
AMAZON E IL COMMERCIO EQUO-SOLIDALE
AMAZON E IL COMMERCIO EQUO-SOLIDALE


di Redazione FioriGialli

La scelta del consorzio di commercio equo Ctm-Altromercato di appoggiarsi ad Amazon segna fose il fallimento del commercio equosolidale come progetto alternativo. Da progetto alternativo si riduce a brand di qualità in vendita sul mercato: la situazione di crisi economica e l'assenza di un movimento popolare di sostegno lo costringe forse a scelte antitetiche a tutta la sua storia. Questo si può dire in due parole ma la faccenda è davvero complessa. Riportiamo un arzigogolato intervento in merito di Paolo Cacciari:
La scelta del consorzio di commercio equo Ctm-Altromercato di appoggiarsi ad Amazon conferma la vita incerta dell’economia ecosolidale. Secondo molti ciò che dovrebbe caratterizzare queste esperienze non riguarda solo la qualità dei valori d’uso dei beni e dei servizi prodotti, ma l’intero ciclo produttivo e distributivo. Per Paolo Cacciari, “per quanto fragili, minute e spesso isolate le esperienze di economia solidale sono importanti perché dimostrano che è possibile creare attività e circuiti economici su presupposti etici diversi”. Insomma, la loro importanza dipende non dal numero di persone coinvolte, né dalla quantità di denaro spostato, ma dalla qualità dei processi immateriali avviati, cioè dalla capacità di creare spazi comunitari autonomi (qualcuno parla di comunizar) che sviluppano consapevolezza e creano relazioni sociali diverse. 
I difficili e faticosi tentativi di creazione di forme di impresa e di economie diverse da quelle dominanti possono incorrere in due opposte possibilità di fallimento: non riuscire a raggiungere una redditività minima vitale, oppure essere catturati dai meccanismi e dalle logiche usuali del mercato. Continua...

CRISI? NUOVE REGOLE E MENO GLOBAL
CRISI? NUOVE REGOLE E MENO GLOBAL
di Sabrina Tinelli

Intervista a Norberg-Hodge, la lady dell’ecologia: “Crisi? Nuove regole e meno global”  La linguista e antropologa, considerata tra i 10 ambientalisti più influenti al mondo: "La soluzione è la localizzazione. Dobbiamo dire chiaramente che non vogliamo più pagare tasse che vanno a favore solo di grandi imprese e banche e non della popolazione"
Helena Norberg-Hodge è considerata tra i 10 ambientalisti più influenti al mondo. Linguista, antropologa, ha fondato l’International society for Ecology and future per studiare le cause della crisi sociale e ecologica a livello globale. Il suo docu-film “L’economia della felicità” parla di un altro mondo possibile, di una strada per affrontare e uscire dalla crisi.
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LA GROENLANDIA, L'ILVA DI TARANTO E LA CASTA
LA GROENLANDIA, L'ILVA DI TARANTO E LA CASTA
Oggi 3 agosto 2012 ci giungono tre notizie apparentemente molto diverse. 1) In Groenlandia si era già sciolto il 40% del ghiaccio, in questi ultimi 4 giorni si è sciolto tutto il resto. 2) I magistrati hanno ordinato la chiusura dell'Ilva la nota fabbrica superinquinante di Taranto e i sindacati ne hanno chiesto la riapertura. 3) Il senato italiano ha appena approvato dentro un pacchetto di misure per risparmiare un aumento del finanziamento ai partiti di altri dieci milioni di euro. Ci sono molte cose che legano questi tre fatti apparentemente molto lontani e diversi fra loro. Continua...
LA CRESCITA E' IL PROBLEMA, NON LA SOLUZIONE
LA CRESCITA E' IL PROBLEMA, NON LA SOLUZIONE

di Maurizio Pallante

Come mai negli ultimi anni tutti i Paesi industrializzati hanno accumulato debiti pubblici sempre più consistenti, fino a raggiungere nel 2010 valori che vanno da un minimo dell’80% del prodotto interno lordo nel Regno Unito al 225,8% in Giappone? Nell’Eurozona, nel corso del 2010 il rapporto debito/Pil è salito dal 79,3 all’85,1%. Eppure il Patto di stabilità firmato dai Paesi dell’Unione Europea nel 1999 fissava al 60% la soglia massima di questo rapporto. E ancora: perché gli Stati e le amministrazioni locali spendono sistematicamente cifre superiori ai loro introiti? Perché il sistema bancario induce le famiglie a spendere cifre superiori ai loro redditi? La risposta è intuitiva: perché la sovrapproduzione di merci ha raggiunto un livello tale che se non si acquistasse a debito, crescerebbe la quantità di merci invendute e si scatenerebbe una crisi in grado di distruggere il sistema economico e produttivo fondato sulla crescita infinita del Pil. Il debito pubblico, del resto, è il pilastro su cui si fonda la crescita in questa fase storica. Continua...
COME IL DENARO CREA POVERTA'
COME IL DENARO CREA POVERTA'
di Vandana Shiva

Il denaro è divenuto il parametro che misura quanto ricche o quanto povere siano le persone. È divenuto la misura del benessere umano. Vivere con meno di un dollaro al giorno è la definizione di povertà. Aumentare il proprio reddito a più di un dollaro al giorno è considerata la fine della povertà. Questa equazione tra denaro e ricchezza e tra ricchezza e benessere è tuttavia mal posta, per diverse ragioni. II denaro non riflette la ricchezza della natura o la ricchezza delle persone e di sicuro non è in grado di misurare il benessere della società. Sia "ecologia" sia "economia" derivano dalla stessa radice, quella di oikos, il termine greco per «casa». Fino a che l'economia si concentrava sulla famiglia, essa riconosceva e rispettava il suo fondamento nelle risorse naturali e nei limiti del rinnovo ecologico; ed entro questi limiti si preoccupava di far fronte ai bisogni primari degli uomini. E questa economia basata sulla famiglia aveva al centro la donna. Oggi l'economia è separata sia dai processi ecologici, sia dai bisogni primari, e anzi si oppone ad essi.
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DECRESCITA O BARBARIE
DECRESCITA O BARBARIE
intervista a Serge Latouche

Che tipo di relazione esiste tra l'idea della decrescita e la critica al concetto di sviluppo? Sviluppo e crescita sono due parole che si usano solitamente in modo indistinto, benché abbiano diverse sfumature. Generalmente, quando parliamo di “sviluppo” pensiamo ai paesi del Sud, mentre quando parliamo di “crescita” ci riferiamo ai paesi del Nord, pero in entrambi i casi è sempre la stessa logica di accumulo, di utilità. Dopo la caduta del muro di Berlino, si è messa in marcia quella che chiamiamo la mondializzazione, ossia, la mercificazione del mondo: il mercato unico con un pensiero unico. E allora, in quel momento, lo sviluppo, come un progetto del Nord verso il Sud, perde il suo senso dal momento che c'è una sola economia di mercato: è la logica del mercato ad essere uguale da tutte le parti.
E curiosamente, lo sviluppo non scompare dall'orizzonte: riprende vita con l'aggiunta dell'aggettivo “sostenibile, perché allo stesso tempo il mondo si è unito però è stato raggiunto dalla crisi ecologica.
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BANCA ETICA E MAG
BANCA ETICA E MAG
 E’ ormai risaputo che le banche investono parte dei nostri risparmi in ambiti non certo eticamente corretti (armi, droga, riciclaggio di denaro sporco, industrie inquinanti) ma laddove prevedono un maggior profitto. Per promuovere lo sviluppo economico di tutte quelle esperienze imprenditoriali che con il proprio lavoro accrescono il benessere sociale, culturale ed economico di tutta la collettività, occorre promuovere il fenomeno della "finanza etica". Si permette così l’accesso al credito da parte di imprese titolari di progetti ecologici, di solidarietà e di volontariato sociale che trovano enormi difficoltà nel reperire fonti di finanziamento. I principali strumenti della finanza etica sono le MAG (Mutue Auto Gestite) e la Banca Etica. Le MAG sono cooperative che gestiscono i capitali investiti dai soci per finalità condivise da tutti i soci stessi, con criteri di finanziamento che verificano la qualità sociale dei progetti e le reali possibilità di rientro economico, assicurando anche un certo rendimento ai soci risparmiatorii. Le varie MAG gestiscono i capitali in modo trasparente ed eticamente corretto e hanno il vantaggio di avere un radicamento sul territorio piuttosto forte.
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IL DEBITO E L'AMBIENTE
IL DEBITO E L'AMBIENTE
di Franco Berardi Bifo

“Copenhagen, che era stata etichettata Hopenhagen ha finito piuttosto per assomigliare a Nopenhagen”. Scrive Amy Goodman commentando il fallimento del vertice sul clima. Dieci anni dopo la rivolta di Seattle, mentre il sistema politico mondiale sembra incapace di prendere l’iniziativa per il governo dell’ambiente globale e il movimento cerca una via d’uscita dal disastro che decenni di neoliberismo hanno preparato, è sempre più probabile la prospettiva di un crollo dei fondamenti stessi della civiltà moderna per motivi ambientali e sociali. Ciononostante la classe dirigente riafferma la strategia fondata sui dogmi della competizione del profitto e della crescita, che ha prodotto la situazione presente. “C’è una crisi di fiducia nel futuro, che ci lascia la prospettiva di un infinito deterioramento per inerzia. A dispetto di tutto questo tumulto in cui sembra che tutto debba e possa cambiare, invece la storia paradossalmente sembra essersi fermata. C’è una mancanza di volontà o una incapacità di far fronte alla dimensione della crisi. Gli individui, le aziende, i governi sembrano aspettare fin quando riusciranno che il vecchio mondo torni alla sua normalità.
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STORIA, EVOLUZIONE E APPROCCI DEL MICROCREDITO
STORIA, EVOLUZIONE E APPROCCI DEL MICROCREDITO

di Redazione FioriGialli

Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari. Secondo i dati dell’UNDP – United Nations Development Program (il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite), il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Nei Paesi in via di sviluppo, milioni di famiglie vivono con il reddito delle loro piccole attività economiche rurali ed urbane, nell’ambito di quella che è stata definita come economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario, a causa dell’inadeguatezza o assenza di garanzie reali e delle dimensioni delle microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali, non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai forti vincoli dell’usura. I programmi di microcredito propongono alternative soluzioni per queste microattività economiche (agricolture, allevamento, produzione e commercio/servizi), pianificando l’erogazione di piccoli prestiti a microimprenditori o gruppi di questi che hanno forte necessità di risorse finanziarie, per avviare o sviluppare progetti di auto-impiego. L’incremento di reddito che ne deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei famigliari, determinando contemporaneamente un impatto significativo a livello comunitario. Continua...
UNA PANORAMICA SUL MICROCREDITO
UNA PANORAMICA SUL MICROCREDITO
Il microcredito è ritenuto nella letteratura strumento di riduzione della disoccupazione, di sostegno al self-employment e di stimolo alla nascita di microimprese (Murdoch 1999, Murdoch e Shreiner 2001, Armendáriz de Aghion e Morduch 2004). Questa posizione è condivisa dall’Unione Europea che ritiene che la micro finanza possa giocare un ruolo centrale nella realizzazione della strategia di Lisbona, che coniuga l’obiettivo dell’occupazione con l’inclusione sociale nel contesto generale della “flexicurity” (European Coomission 2007 p.3). Il tema del microcredito affonda le sue radici nella letteratura sulle asimmetrie informative (Akerlof 1970) e sui “fallimenti del mercato” estesa al mercato del credito (Stiglitz e Weiss 1981) a partire dalla quale si è sviluppato un ricco filone di ricerca sull’esclusione dalla possibilità di ottenere finanziamenti come ostacolo alla rimozione della povertà[1]. Questo processo di ricerca ha subito una notevole accelerazione con la creazione della Grameen Bank da parte di colui che avrebbe successivamente ricevuto il Premio Nobel per la pace – Muhammed Yunus. Egli ha il grande merito di aver reso noto ad un pubblico molto ampio le sue iniziative di microfinanza proponendole come strumenti per la promozione dello sviluppo nei paesi poveri.
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GAS: GENERARE PROCESSI PARTECIPATIVI
GAS: GENERARE PROCESSI PARTECIPATIVI
di Paola Baiocchi

A 15 anni dalla nascita del primo gruppo, è il momento di porsi delle domande. Che cosa vogliono essere i Gas? Che ruolo possono rivestire nel panorama politico ed economico italiano? Valori apre il dibattito. A giugno 2009, in coincidenza con l’Assemblea nazionale dei Gas, che si è tenuta a Petralia Sottana, in Sicilia, Valori ha lanciato una serie di provocazioni, veicolate dal settimanale Carta, che sono state raccolte da Francesco Gesualdi, del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (Pi) e ripubblicate sullo stesso settimanale. In particolare una delle nostre affermazioni è al centro della risposta di Gesualdi: “per modificare a fondo l’economia in senso egualitario bisogna parlare di modelli di società, non basta parlare di stili di vita”.
Dagli stili di vita ai modelli di società
«Dobbiamo fare un salto di qualità e passare a un lavoro di progettazione dell’alternativa, senza la quale non saremo mai credibili», ha detto Gesualdi.
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PERCHE' DOBBIAMO CAMBIARE IL CAPITALISMO
PERCHE' DOBBIAMO CAMBIARE IL CAPITALISMO

di Joseph Stiglitz

In un estratto del suo nuovo libro, Freefall, l'ex economista capo della Banca mondiale spiega perché le banche dovrebbero essere smembrate e perché l'Occidente dovrebbe ridurre i consumi.
Nel corso della Grande recessione cominciata nel 2008 milioni di persone, negli USA e nel resto del mondo, hanno perso casa e lavoro, molti altri hanno temuto di dover subire la stessa sorte, e praticamente tutti quelli che avevano accantonato soldi per la pensione o per l'istruzione dei figli hanno visto i propri risparmi ridursi a una frazione del valore iniziale.
Una crisi scoppiata negli Usa è diventata ben presto globale, man mano che in tutto il mondo decine di milioni d'individui – venti nella sola Cina - perdevano il posto di lavoro e altrettanti si scoprivano poveri. Non è così che si pensava sarebbero andate le cose. Continua...
CLONAZIONE DA TIFFANY
CLONAZIONE DA TIFFANY

di Naomi Klein

Le multinazionali del marchio possono anche parlare la lingua della diversità, ma il risultato tangibile delle loro azioni è un esercito di teenager clonati che — usando le parole degli esperti di marketing — marciano "in uniforme" per i corridoi del centro commerciale globale. Malgrado l'abbraccio di un immaginario di tipo multietnico, la globalizzazione indotta dai mercati non vuole affatto la diversità, anzi il contrario. I suoi nemici sono gli usi e i costumi nazionali, i marchi locali e i gusti distintivi di particolari aree geografiche. La scena è ormai dominata da un numero sempre minore di interessi. Abbacinati dalla vasta gamma di prodotti offerti, all'inizio potremmo non accorgerci dello straordinario processo di consolidamento che si sta verificando nei consigli d'amministrazione dell'industria dell'intrattenimento, dei media e del commercio al dettaglio. Continua...
PRODOTTI SOSTENIBILI
PRODOTTI SOSTENIBILI
Ogni scelta che facciamo ha un impatto sul mondo intorno a noi. Esserne consapevoli contribuisce a rendere migliore il mondo per tutti. Pensare di ridurre al minimo i nostri bisogni è un primo passo importante ma dobbiamo ammettere che alcuni prodotti sono indispensabili alla nostra sopravvivenza e non possiamo eliminarli. Il mangiare, l'acqua, i vestiti e un tetto sotto cui ripararsi non possiamo eliminarli se non compromettendo di molto la nostra qualità della vita. Il "modo" come otteniamo questi beni può contribuire a migliorare l'ambiente naturale o può contribuire a peggiorarlo. C'è chi tenta di sperimentare strade di totale autosufficineza, liberandosi da scambi con gli altri ma non è così facile riuscirci. Da soli non è facile sopravvivere senza essere inseriti in un contesto culturale sociale di cui abbiamo anche vitale bisogno e che comunque sarebbe anche economico anche se di una economia diversa, ma rischieremmo l'emarginazione, l'isolamento.
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LA TERRA USA E GETTA
LA TERRA USA E GETTA

di George Monbiot

La Terra stessa è diventata usa e getta. Chi ha detto questo? "Tutti i dati dimostrano che al di là del tipo di standard di vita che la Gran Bretagna ha ora raggiunto, la crescita extra non si traduce automaticamente in benessere e felicità dell'uomo". Era a) il capo di Greenpeace, b) il direttore della New Economics Foundation, o c) un anarchico che pianificava il prossimo campo climatico? Nessuna delle precedenti: d) l'ex capo della Confederazione dell’Industria Britannica, che attualmente gestisce la Financial Services Authority. In un'intervista televisiva trasmessa lo scorso Venerdì, Lord Turner ha portato le osservazioni più sovversive sulla società dei consumi all’attenzione del grande pubblico.
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MANIFESTO PER LA LIBERTA' DEL PENSIERO ECONOMICO
MANIFESTO PER LA LIBERTA' DEL PENSIERO ECONOMICO

Contro la dittatura della teoria dominante.

Contro la dittatura della teoria dominante Il Manifesto che qui pubblichiamo sottolinea l’urgenza di aprire un ampio, libero e paritetico confronto tra le diverse scuole di pensiero economico anche alla luce della grave crisi economica in corso e dei limiti palesati dall’approccio dominante neoclassico-liberista nel prevenirla, interpretarla e contrastarla. Per questa ragione, auspicando che nel dibattito che si svilupperà gli aspetti interpretativi di carattere etico-morale siano ulteriormente integrati da un’analisi delle forze reali che muovono i processi storici, la rivista “Economia e Politica” è molto lieta di aderire al Manifesto.
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IL FALO' DEL CAPITALISMO
IL FALO' DEL CAPITALISMO
di Loretta Napoleoni

I politici sembrano dei drogati dell'economia, vogliono subito tornare a “sballare” Forse gli incendi australiani possono aiutarci a trovare il modo di arginare la recessione. Anche se può sembrare un'idea stravagante, la crisi di oggi è come un incendio della globalizzazione. E dato che viviamo in tempi eccezionali, perché non provare ad adottare un'ottica diversa dal solito? Secondo il primo ministro australiano Kevin Rudd, i responsabili degli incendi dolosi nello stato di Victoria sono assassini e dovrebbero essere assicurati alla giustizia. Rudd si è guardato bene dal promettere di rimettere indietro l'orologio. Anche se i soldi dei contribuenti potessero finanziare la ricostruzione delle case ridotte in cenere, a che servirebbe? Si ritroverebbero in una sorta di paesaggio infernale.
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VI SPIEGO LA DECRESCITA
VI SPIEGO LA DECRESCITA

di Luciano De Majo

Intevista a Serge Latouche, il filosofo della decrescita, è stato l'ospite d'onore di un pomeriggio di riflessione promosso a Firenze dalla Fondazione Balducci, in collaborazione con Comune e Provincia. Francese di Vannes, 66 anni, docente di economia all´Università di Paris XI e presso I'Iedes (Institut d'étude du développement economique et social), Latouche ha parlato di occidentalizzazione e globalizzazione in una delle sontuose sale della Biblioteca comunale fiorentina. Lo abbiamo avvicinato sottoponendogli alcune domande.
Mentre in tutto il mondo, destra e sinistra si confrontano su come accelerare la crescita economica, Lei sostiene la decrescita. Per quale fondamentale motivo?
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LETTERA APERTA AL MONDO
DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

LETTERA APERTA AL MONDO<BR>DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Alex Zanotelli

Permettetemi come compagno di viaggio di esporvi alcuni aspetti che mi lasciano perplesso. Non sciupiamo questa perla preziosa che ci è stata affidata, ma rendiamola sempre più strumento efficace di resistenza. Grazie per lo splendido lavoro che state facendo nelle oltre 500 botteghe del commercio equo e solidale (CES) sparse in Italia.Girando per questo paese, ho trovate botteghe dove lavorano persone splendide e che sono veri luoghi di condivisione, di informazione, di resistenza. Grazie per l'ospitalità e il calore umano che vi ho trovato.Ho visto il CES nascere quando ero a Nigrizia ed espandersi quando ero a Korogocho.
Poi l'ho conosciuto più dal di dentro quando a Korogocho iniziò la cooperativa Bega Kwa Bega che ebbe il suo sbocco nel commercio equo e solidale.
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