di Enrico Falqui, Chiara Serenelli
Il viaggio ha sempre rappresentato, per le popolazioni nomadi e stanziali, una dimensione quasi imprescindibile dell’esistenza individuale e collettiva, l’elemento costante dell’evoluzione antropica fin dalle origini, seppur motivato da esigenze sempre mutevoli e in stretta correlazione con i diversi contesti culturali. Divenuto progressivamente metafora della stessa condizione esistenziale dell’uomo, emblema del suo sentirsi in fugace passaggio su questa Terra, ha rappresentato nel corso dei secoli attitudini, esigenze, volontà e desideri1, atteggiamenti che hanno caratterizzato la situazione umana nelle diverse epoche storiche e nei vari contesti socioculturali. Dall’atto di vagare alla ricerca di cibo e riparo, come condizione necessaria per trovarsi e costruirsi un proprio habitat, a quello spirituale e purificatorio del devoto e del pellegrino che si muove alla ricerca del contatto con il divino, lasciandosi alle spalle la materialità del vivere quotidiano, fino al “viaggio di conoscenza”, come strumento di apprendimento e istruzione. Continua...