di Annalisa Ronchi
Nessuno sa che cosa pensavano gli uomini primitivi quando alzavano gli occhi al cielo, perché nulla è stato scritto. Comunque, la cultura degli Aborigeni Australiani, che è stata tramandata tramite leggende, canti e danze per più di 40.000 anni, ci ha dato la possibilità di una fugace occhiata nel modo di vedere le stelle di questi primi astronomi. Nella loro cultura, l'astronomia aveva solo in parte la funzione di un calendario di eventi naturali. Forse molto più importante è il fatto che le conoscenze astronomiche degli Aborigeni sono associate con le leggende, le credenze tradizionali, i tabù nonché i codici di comportamento che determinano la loro identità di comunità. Gli Aborigeni hanno una impressionante conoscenza del cielo notturno. Essi distinguono tra i movimenti di ogni notte ed i movimenti annuali delle stelle, e da questi movimenti annuali essi hanno escogitato un complesso calendario stagionale.
Gli Aborigeni riconoscono i moti circumpolari ed hanno incorporato le stelle fino alla 5¡ magnitudine nei loro scenari mitologici, usando la luminosità ed i colori delle stelle come importanti identificatori. Per il popolo Aranda che vive nel centro dell'Australia, per esempio, Antares era Tatakaindora (che significa “molto rosso”), mentre le forma a V dell'ammasso delle Iadi rappresenta un gruppo di ragazze rosse, figlie della visibilissima stella rossa Aldebaran, con un gruppo di Tjilkera, ragazze bianche.
Diversamente dai primi viaggiatori Europei, gli Aborigeni Australiani non si orientavano con le stelle, anche se certamente le conoscenze astronomiche furono usate per pronosticare correlazioni con gli eventi naturali importanti per la sopravvivenza del gruppo (come la reperibilità di un particolare cibo o il cambiamento delle condizioni del tempo).Continua...