Le cose sono unite da legami invisibili, non si può cogliere un fiore senza turbare una stella - Albert Einstein

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VIVERE INSIEME
INTRODUZIONE ALLE CULTURE COMUNITARIE
VIVERE INSIEME
REPORTAGE DA AUROVILLE
REPORTAGE DA AUROVILLE


La Comunità di Adventure di Auroville

Adventure è una Comunità intenzionale, nel senso che raggruppa un numero di persone che hanno deciso di condividere uno spazio e un tempo sia fisico che spirituale.
È situata nella cosiddetta Green Belt di Auroville, la cintura verde dedicata al rimboschimento, all'agricoltura, al verde.  Nonostante ciò è molto vicina al centro della township Auroville, al Matrimandir, al Visitors' Center, alla Solar Kitchen, inoltre contigua al villaggio Tamil di Edyanchavadi e attigua alla Udavi School, la prima scuola di Auroville (in senso temporale).
Fisicamente viviamo in alloggi chiamati "capsule", abitazioni tradizionali di questa zona, fatte di legno con il tetto di foglie di palma o cocco, aperte ai quattro lati con portelloni triangolari, in qualche caso  con la parte inferiore in muratura.
Comunque ogni abitazione è differente, alcune hanno il "dojo" esterno o una cucina o un laboratorio, tutte i servizi esterni, tutte a una certa distanza e non a vista una dall'altra, immerse naturalmente nel verde. Servizi in comune sono la cucina, un ufficio chiuso in muratura da cui ci colleghiamo ad internet con un sistema centralizzato, un dojo detto Ganesha dove ci riuniamo regolarmente per meditare insieme, cantare bhajans un paio di volte la settimana, tenere riunioni per organizzare i lavori e le decisioni comuni, e fare il cosiddetto sharing settimanale.
Lo sharing, che in inglese vuol dire condivisione, è un momento molto importante, solitamente il giovedì sera dopo cena, alle 8, ci riuniamo nel dojo (una grande capanna di forma ottagonale aperta su tutti i lati) con al centro un piccolo mandala di fiori e candele, incenso e le foto dei Maestri, ma anche con altre simbologie non solo indiane. Dopo una breve meditazione o concentrazione collettiva e il canto di un om, cerchiamo di aprire i nostri cuori agli altri, partendo dagli avvenimenti della settimana, ma non necessariamente, cercando di comprendere e farci comprendere, aprendosi appunto, e condividendo le nostre sensazioni, positive o negative del momento, cercando diContinua...

IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
Il “Dono del vecchio rabbino” racconta la storia di un monastero in decadenza nel quale vivevano quattro anziani monaci e l’abate i quali erano molto preoccupati per la fine del loro ordine monastico.
Nei boschi intorno al monastero si trovava una capanna usata ogni tanto come eremitaggio da un rabbino.
Dopo anni di preghiere, contemplazioni e meditazioni, il gruppo dei monaci aveva sviluppato una certa sensibilità e percepivano la presenza del rabbino quando era presente nella capanna-eremo.
L’abate, afflitto e addolorato per la situazione difficile del suo monastero decide di chiedere consiglio al rabbino.
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ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI
ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI di Lex Veelo

La conferenza internazionale sugli ecovillaggi è stata una meravigliosa opportunità per conoscere realtà in Giappone che intendono attuare progetti per la creazione di ecovillaggi. Ci era stato detto che la gente in Giappone un tempo aveva un forte senso della comunità nei loro migliaia di villaggi rurali e nei quartieri cittadini. Avevano anche un antico e sacro, senso di comunione con la natura, in particolare con gli alberi e con le foreste. Il Giappone infatti è ancora oggi riuscito a conservare il 66% della loro nazione insulare con la foresta, che rappresenta una cifra impressionante se si considera che la forte pressione di cancellare le foreste per ottenere aree coltivabili sempre maggiori ed alimentare la popolazione in aumento.
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Le comunità intenzionali


Trovati 18 articoli
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CHE COSA E' UN ECOHUB ?
CHE COSA E' UN ECOHUB ?

di Redazione FioriGialli

Che cosa è un EcoHub?Un EcoHub è un ecocentro, un centro ecologico polivalente dove sono svolte le più diverse attività, per esempio terreni e fabbricati dove coltivare orti bio singoli e/o collettivi, laboratori artigiani, empori naturali, libreria specializzata, biobar, negozio e ristorante bio etc con spazi sociali per incontri, spettacoli, manifestazioni varie, conferenze, dibattiti, per ospitare nuove iniziative e la capacità di promuoverle. Perché questo nome e non, per esempio, ecocentro?... Continua...
LE UTOPIE REALIZZATE
LE UTOPIE REALIZZATE di Alessandro Delfanti

Comunità alternative (quasi) perfette, scuole e fattorie anarchiche. Un gruppo di ragazzi ha tracciato una strana mappa. Quella delle utopie applicate. Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo". Sembra che qualcuno abbia ascoltato le parole di Oscar Wilde, quando ha deciso di tracciare una mappa delle utopie d'Europa: Isa e John sono due attivisti del Laboratory of Insurrectionary Imagination che stanno facendo il giro del nostro continente e lo stanno narrando in un blog (www.utopias.eu) che alla fine del loro lungo viaggio, l'inverno prossimo, diventerà anche un libro e un film. Il loro sguardo si rivolge a utopie molto concrete: luoghi in cui le persone sperimentano modi di vivere differenti e immaginano società egualitarie, ecologiche, che partano dalle esperienze personali. "Utopie su piccola scala ma che hanno le potenzialità per rivoluzionare la società", come dicono Isa e John. Alla fine di dicembre saranno in Italia per visitare i nostri centri sociali, "esperienze molto interessanti perché offrono spazi in cui cercare risposte collettive ai problemi degli ambienti urbani.
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LA COMUNE DI OVADA
LA COMUNE DI OVADA di Anteo

Tra l’estate 1970 e novembre 71 alcuni cascinali del Monte Colma sull’Appennino ligure-piemontese, nei pressi di Ovada (Alessandria), accolgono un insediamento hippy. Nel corso dei mesi una novantina di ragazzi e ragazze provenienti per lo più da esperienze della Beat Generation e della contestazione del ’68, occupano e gestiscono diverse cascine abbandonate mettendo in pratica il desiderio di vivere a contato con la natura, lontano dalla famiglia/prigione, dalla società mercantile, dalla schiavitù del lavoro salariato, lontano dal ghetto della città caotica/fumosa/oppressiva. Oltre a vivere in simbiosi con la natura, vogliono sperimentare rapporti umani diversi, basati sulla fraternità, sull’amore, sulla solidarietà; dal punto di vista della produzione la loro pratica è di mettere tutto in comune, basandosi sui concetti dell’autogestione per garantire la sopravvivenza della comunità
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VIVERE IN PICCOLE COMUNITA'
VIVERE IN PICCOLE COMUNITA' di Valerio Pignatta

Nuove forme di vita e di scambio, seppur in tempi lunghi e con sforzo, possono invertire definitivamente il 'produci, consuma, crepa' che caratterizza lattuale e iniquo scenario sociale. Queste associazioni/invenzioni sociali e umane, nuove e antiche allo stesso tempo, attraversano oggi un felice momento di grande natalità. L'idea di realizzare nel seno della vecchia società forme nuove di aggregazione sociale ed economica, con stili di vita improntati alla semplicità materiale e alla ricchezza relazionale e culturale, non è certo nuova. Tutta la tradizione della sinistra ottocentesca è già piena di questi tentativi. Per non parlare dell'entusiasmo religioso con cui sette eretiche e spirituali, in ogni secolo, hanno tentato di vivere l'eguaglianza evangelica e la giustizia sociale. Alcune realtà di decrescita materiale In queste realtà che rientrano, chi più chi meno consapevolmente, nel concetto di 'decrescita', acquistano valore attività oggi bistrattate o mercificate dalla società liberista: attività domestiche, cura degli anziani, dei bambini o dei disabili, tutela dell'ambiente, produzione di cibi di qualità, promozione della pace, autoproduzione di beni e di servizi, risparmio energetico, mobilità alternative ecc.
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COMUNITA': ENERGIA SOCIALE E CIVILE
COMUNITA': ENERGIA SOCIALE E CIVILE di Carmela Longo

Il concetto di “Energia Sociale” prende spunto da Robert Putnam che parla di capitale sociale quale “insieme degli elementi dell’organizzazione di una comunità – fiducia, norme condivise, reti sociali – che possono migliorare l’efficienza della società nel suo insieme, nella misura in cui facilitano l’azione coordinata degli individui”. Un collante relazionale che tiene unite le persone, i legami tra individui e reti sociali, le norme di reciprocità e affidabilità che ne conseguono. Mano a mano che i membri di una comunità interagiscono, lavorano assieme e condividono esperienze, si viene a formare una certa fiducia e un senso di reciprocità e cooperazione: "attrazione". Oggi più che mai dobbiamo attrezzarci per capire e gestire questa complessità. A volte ci sembra di essere in pochi, troppo pochi, come in occasione di manifestazioni di piazza, marce, iniziative di impegno per il territorio, ecc. In realtà forse siamo molti, ma troppo divisi: energia civile dissipata. Danilo Dolci ci ricorda lo spreco delle potenzialità umane.
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GLI ELEMENTI DI UNA VISIONE COMUNITARIA
GLI ELEMENTI DI UNA VISIONE COMUNITARIA

di Diane Christian Leaf

I termini “missione”, “scopo”, “valori”, “finalità”, “obiettivi”, “aspirazioni”, “interessi” e “strategia” sono spesso associati a una visione comunitaria. Queste parole significano cose diverse nelle diverse comunità, come potrete osservare nei documenti di visione esemplificativi. Di seguito, un elenco dei modi in cui io intendo questi termini. Visione. È il futuro condiviso che volete creare, l'immagine condivisa di ciò che è possibile, ciò che motiva le vostre azioni per la creazione della comunità. Spesso viene descritta come il “chi”, il “che cosa” e il “perché” dei vostri sforzi. La cosa migliore è scriverla al presente, come se stesse succedendo ora. Missione, scopo. La missione o lo scopo del vostro gruppo esprimono la visione in termini concreti e pratici. È ciò che farete fisicamente e ciò che sperimenterete nella messa in pratica della vostra immagine condivisa di ciò che è possibile. Per comprendere la differenza tra visione e missione prendete una comunità con la visione: “Un mondo in cui tutti abbiano un rifugio adeguato e salutare”.
 La sua missione, per esprimere fisicamente questa visione potrà essere: “Costruire un villaggio modello dimostrativo utilizzando materiali edili naturali e a basso costo e, attraverso programmi di sviluppo, insegnare a utilizzare questi metodi di costruzione, soprattutto nei paesi del terzo mondo”.
Valori. La visione del vostro gruppo emerge dai valori condivisi, dalle caratteristiche e dai processi che per voi sono importanti. I valori vengono espressi attraverso il comportamento attuale e il modo in cui intendete comportarvi quotidianamente nella vita della comunità. Nell'esempio precedente, la comunità potrebbe avere i valori di sostenibilità, equità, gentilezza, generosità, servizio, frugalità e conservazione delle risorse....
Missione:
creare una comunità in cui lavoriamo per ampliare la nostra coscienza vivendo nella domanda: come è possibile vivere in maniera sostenibile in armonia con la natura e con lo spirito? Questo ci renderà capaci di essere utili, condividere le esperienze e metterci in contatto con persone impegnate nello stesso obiettivo a livello locale e globale.Continua...
LE COMUNITA' NON VIOLENTE DI LANZA DEL VASTO
LE COMUNITA' NON VIOLENTE DI LANZA DEL VASTO Nel 1937 Lanza del Vasto, poeta, filosofo, scopriva l'India ed incontrava Gandhi. Di ritorno in Europa, ispirato dal movimento gandhiano e dai suoi ashrams, riunisce uomini e donne per formare ciò che a partire dal 1948 sarebbe diventata la Comunità dell'Arca; in cui all’ordine del giorno c’era spazio per il recupero lavoro manuale, la meditazione e l’impegno civile. Dopo oltre 50 anni di esperienze, la Comunità dell'Arca è in continua evoluzione, sempre con la stessa volontà di partecipare ad un cambiamento costruttivo della società, a livello locale ed internazionale. I membri dell'Arca nel luogo in cui vivono provano ad attuare lo spirito ed i mezzi del non violenza , secondo la vocazione personale di ciascuno. Sperimentano che altri modi di vivere, agire, entrare in relazione sono possibili, a partire dal legame stretto tra la vita spirituale, l'etica, l'azione sociale e politica. Condividono la convinzione che la non violenza permette di vivere in pace agli uomini ed alle donne di tutte le culture: pace che non è assenza di conflitti, ma riconoscimento e superamento di questi. Indipendente da tutte le religioni o confessioni, l'Arca accoglie e rispetta la crescita spirituale di ciascuno all'infuori di qualsiasi fanatismo e settarismo.
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LA COMUNITA' DI DESTINO
LA COMUNITA' DI DESTINO di Gustave Thibon

La comunità di destino, principio vitale delle società Noi crediamo che la vita delle società sia sottomessa, come quella degli individui, ad un certo numero di leggi immutabili. La comunità di destino è la prima di queste leggi: laddove essa scompare, i raggruppamenti umani cadono in preda alla sclerosi e all'anarchia. Certo, le leggi che reggono la vita sociale non s'impongono in maniera così immediata e brutale come quelle della vita organica: una collettività, i cui membri non sono più legati tra loro dalla comunità di destino, soccombe meno rapidamente di un corpo privato dell'aria, ma la sua asfissia, pur essendo più lenta, non è meno certa. Che cosa è la comunità di destino? Il destino di un individuo è l'insieme degli avvenimenti che toccano l'esistenza di tale individuo.
Si può dunque dire che esiste comunità di destino tra due o più uomini quando questi uomini condividono spiritualmente o materialmente la stessa esistenza, quando sono sottomessi agli stessi rischi o perseguono gli stessi fini, ecc. Ma queste indicazioni rimangono assai vaghe e danno àdito all'equivoco.
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UTOPIA E MATERIALISMO ILLUMINATO NELLE COMUNITA'
UTOPIA E MATERIALISMO ILLUMINATO NELLE COMUNITA'

di Manuel Olivares

[...] L’utopia oggi, come tutto, ha probabilmente bisogno di essere un po’ svecchiata. Vedendo la storia recente delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi, andando indietro appena di qualche decennio, troviamo comuni hippy, comuni rurali o metropolitane intrise di utopia antimonetaria. Posti da cui il denaro era spesso letteralmente bandito, dove si cercavano di realizzare ideali, peraltro ancora attuali, di autosufficienza alimentare, di autoproduzione attraverso l’artigianato...in altre parole, dove si cercava di sopravvivere al di fuori del circuito di mercato conducendo una vita semplice, paleotecnica e pre-tecnologica, naturalmente eco-sostenibile. Quanto è attuale oggi, questo utopico paradigma comunitario? Chi conosce un minimo la realtà delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi sa bene che realtà che, pur con gli aggiornamenti del caso, aderiscono ancora in un modo o nell’altro a questo paradigma costituiscono un’anima del “movimento”. Continua...
ESPERIMENTI COMUNITARI NELL'OTTOCENTO
ESPERIMENTI COMUNITARI NELL'OTTOCENTO Le comuni non sono fenomeno recente degli ultimi anni, ora che è sempre più frequente l’intenzione di ritornare ad abbracciare reti di solidarietà che siano costituite da gruppi umani sarebbe opportuno dare una rispolverata alla storia dei secoli addietro, che ci permette di riscoprire alcuni tentativi di vita comunitaria ormai dimenticati. Questi nuclei nascevano nell’Ottocento soprattutto sotto la spinta delle filosofie comunitarie che fermentavano in quel periodo in Europa e che costituivano il trampolino di lancio di azioni pratiche negli Stati Uniti. Le persone che si avvicinavano a questi luoghi erano stanche degli atteggiamenti sempre più individualistici che si diffondevano a causa del sistema mercantilista su cui si basava la società di allora. Si cercava di ottenere un benessere che fosse condivisibile da tutti, percorrendo sentieri fondati sul cristianesimo, come anche sul socialismo o l’anarchia. Il Nuovo Mondo sarà quindi lo scenario di diverse comuni che iniziano a fare le loro apparizioni già sul finire del Settecento, le terre sconfinate dell’America appaiono agli europei in fuga dal Vecchio Mondo come un eden che avrebbe regalato alle comunità pace e felicità.
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CREARE UNA VITA INSIEME
CREARE UNA VITA INSIEME

di Patch Adams

Sono un fondatore di comunità. Quando mi iscrissi alla scuola di medicina nel 1967, sapevo già che avrei creato una comunità intenzionale che avrebbe offerto cure mediche a basso costo. Sapevo anche che l’assistenza sanitaria versava in gravi difficoltà e, in qualità di attivista nerd che si dedicava alla cibernetica, la mia intenzione era di creare un modello che risolvesse i problemi della fornitura dell’assistenza sanitaria. Per fare in modo che ciò non fosse costoso, pensavo che il personale dovesse vivere nella comunità e che dovesse coltivare e utilizzare le strutture di supporto. Sapevo che la medicina che avrei praticato avrebbe anche stimolato i pazienti a condurre vite indipendenti e attive. Preoccupato per la salute delle comunità e della società al pari di quella delle singole persone e delle loro famiglie, lessi molta letteratura utopica e distopica. Continua...
SO COME SALVARE IL MONDO
SO COME SALVARE IL MONDO di Manitonquat

Ultimamente in Filadelfia, un uomo mi ha chiesto qual'è lo scopo di tutto questo mio viaggiare e del lavoro che sto facendo. Gli ho detto che fondamentalmente il mio obbiettivo è di salvare il Mondo. Credo che la maggior parte delle persone vorrebbero che il Mondo cambiasse e sono consapevoli che che le cose come sono adesso non vanno bene per nessuno. Ma non sono sicuro che siano in tanti a rendersi conto che il Mondo ha bisogno di essere salvato, che è in reale pericolo. Ci sembra impossibile poterlo perdere. Ne abbiamo passate tante, guerre, disastri naturali, flagelli e in qualche modo ne siamo usciti sempre fuori, “per il rotto della cuffia” come ha detto Thornton Wilder. Adesso però, per la prima volta, il complesso bio-sistema che sostiene la nostra vita è in serio pericolo, l'abbiamo danneggiato gravemente forse irrimediabilmente. Ma molti di noi non sono ambientalisti. Troppi pochi sono quelli che si concedono il tempo per imparare dagli ambientalisti, col risultato che hanno poco credito da chi promulga le leggi e dall'industria. Sono consapevole che questa è la questione più urgente e dovremmo darle tutta la nostra attenzione, cura ed energia prima di ogni altra cosa. Non c'è nient'altro di così importante di questi tempi. Continua...
COLTIVARE PRATICHE DA FAR GERMOGLIARE
COLTIVARE PRATICHE DA FAR GERMOGLIARE di Donatella Franchi

Un'esperienza di vita in comune con donne e uomini di "Le Città Vicine" ad Adelfia, Scoglitti, Sicilia
L'esperienza di vita insieme ad Adelfia fatta da undici donne e tre uomini, più il piccolo gruppo di accoglienza che gestiva il luogo, composto da tre, a volte quattro uomini, una donna, una bambina e due bambini, è stata per me significativa sia per i doni che ne ho ricevuto sia per le difficoltà incontrate, che, se indagate, possono trasformarsi in ricchezza.
Quello che più mi ha dato piacere e godimento è stato il coesistere di diversi modi e registri espressivi con cui ci si metteva in relazione e che diventavano elementi di scambio e fonte di riflessione.
Ad esempio l'azione di Adriana che una sera ha invitato/costretto ciascuno degli uomini presenti a ballare con lei, coinvolgendoli in esilaranti pantomime, è stata una vera e propria esplosione di creatività relazionale espressa in modo giocoso, qualcosa che andava molto al di là di una affettuosa irrisione del goffo rapporto con il proprio corpo tipico di tanti uomini.
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LE COMUNI AGRICOLE
LE COMUNI AGRICOLE di Nestor Makhno

I mesi di febbraio e marzo [1918] erano il periodo adatto per distribuire il bestiame e gli attrezzi requisiti ai proprietari terrieri nell'autunno del 1917 e per dividere le tenute terriere tra i volontari, i contadini e gli operai organizzati nelle comuni agricole. Che questo fosse il momento decisivo, sia per costruirsi una nuova vita che per difenderla, era chiaro a tutti i lavoratori del distretto. Ex soldati di prima linea, sotto la guida del comitato rivoluzionario, erano occupati a trasferire in un fondo comune tutto l'equipaggiamento e il bestiame delle tenute dei padroni e dei possidenti benestanti, cui erano stati lasciati solo due paia di cavalli, una o due mucche (a seconda delle dimensioni della famiglia), un aratro, una seminatrice, una trebbiatrice e un forcone, mentre i contadini si recano nei campi per portare a termine la ridistribuzione della terra iniziata nello scorso autunno.
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RAINBOW FAMILY OF LIGHT
RAINBOW FAMILY OF LIGHT “Quando la Terra sarà devastata e gli animali quasi estinti,
giungerà sulla terra una nuova tribù di popoli di ogni colore, cultura e fede,
e questi, attraverso le loro opere e le loro azioni,
renderanno di nuovo verde la Terra.
Essi saranno la tribù dei Guerrieri dell’Arcobaleno”
(Antica profezia indigena degli Indiani d’America)
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SAREMO COSTRETTI A VIVERE INSIEME O A PERIRE!
<b>SAREMO COSTRETTI A VIVERE INSIEME O A PERIRE!</b> J.C. Bennett

Questo mondo non può durare così come è. Governi, grandi industrie e istituzioni finanziarie, chiese e corporazioni multinazionali hanno gradualmente dominato la vita della terra e raccolto sempre più potere nelle loro mani. Qual’è il futuro di queste grandi istituzioni? Alcune sono veramente cresciute tanto- quelle che chiamiamo superpotenze- altre sono cresciute in grandi corporazioni internazionali. Che esse siano enormi istituzioni su questa terra non c’è dubbio alcuno. Esse sono  come i dinosauri che dominavano la terra 180 milioni di anni fa e scomparvero dalla terra perché essi non si potevano adattare al cambiamento climatico, e in parte perché non avevano il meccanismo per mantenere la loro temperatura corporea e perché avevano dei cervelli molto piccoli.
Una cosa che chiunque può vedere guardando alle grandi istituzioni mondiali è che esse hanno un piccolissimo cervello. Ricordo molti anni fa, Ouspensky dire: “se vuoi capire il comportamento delle nazioni non devi studiare gli animali, devi studiare le amebe. L’ameba conosce solo una cosa- mangiare o essere mangiati. Ha solo una cosa, un sistema che fa tutto per la propria sopravvivenza; digestione, defecazione, o percezione, si apre solo per mangiare ciò che può essere mangiato”.Questo è ciò che sono le nazioni. Penso  che esse hanno appena un po’ più dell’intelligenza delle amebe e forse possiamo elevarle a livello dei dinosauri.
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UNA COMUNITA’ MAGICA IN ITALIA
UNA COMUNITA’ MAGICA IN ITALIA Damanhur: i suoi “cittadini” la definiscono nazione, popolo, città-stato, monastero per famiglie. Città Santa del futuro, via Horusiana, Federazione di comunità. Dal 1992 se ne parla in tutto il mondo dopo la scoperta del suo straordinario Tempio dell’Uomo sotterrane, la cui esistenza era stata tenuta segreta con successo per sedici anni.
A quaranta chilometri da Torino, è tra le più estese e consolidate comunità dlel’era dell’Acquario a livello internazionale.
Nella sua storia e nel suo pensiero le antiche tradizioni egizie, celtiche ed esoteriche convivono assieme ai più recenti apporti della tecnologia. A quasi 30 anni dalla sua fondazione si compone di 450 cittadini residenti, più 330 che vivono nei dintorni e partecipano assiduamente alle sue attività. <

La storia di Damanhur
Damanhur, città-stato o comunità dell’Acquario, è nata nel 1976 in Valchiusella, a nord di Torino. Cominciarono a parlarne nel 1975 i membri di un circolo esoterico torinese nato attorno a Oberto Airaudi, una figura a cui si riconoscevano particolari
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DALLE COMUNITA' INCONSAPEVOLI ALLE COMUNITA' INTENZIONALI
DALLE COMUNITA' INCONSAPEVOLI ALLE COMUNITA' INTENZIONALI

di Maurizio Di Gregorio

Quindici anni fa, era un pomeriggio di primavera, in una delle periodiche riunioni per la fondazione di un ecovillaggio, eravamo una dozzina di persone, intorno ad un grande tavolo di legno tondo, una specie di tavola rotonda, a parlare del come fare.
Di cosa parlavamo? Di come approfondire e realizzare un progetto, che era condiviso da tutti, conciliandolo con i sentimenti, i sogni e le necessità di ognuno di noi. Alcune volte si realizzava un buon incontro, altre volte ci sentivamo sommersi dalle difficoltà.
Con l’ironia che mi esce nei momenti difficili, mi trovai a dire: cosa sarà mai che vogliamo fare? Un ecovillaggio? Un ecovillaggio è un villaggio con uno stile, se riesce bene può diventare un paese, quanti villaggi e paesi ci sono al mondo? E ciò che fanno tutti, un villaggio…..giriamo il mondo e non troviamo altro che villaggi…..
Non ci avevo mai pensato prima, mi sembrava credibile e corretto, inoltre faceva un certo effetto, per alcuni minuti eravamo tornati sorridenti, le difficoltà, percepite sino all’attimo prima, sembravano svanite, ci sentivamo forse un po’ sciocchi ad arrovellarci per una cosa così semplice e facile.
Semplice lo era, facile assolutamente no , infatti da quelle riunioni e da una convivenza di gruppo iniziata quasi un anno prima, raccogliemmo lacrime e cocci, l’ecovillaggio non si realizzò e quasi tutte le persone in seguito si persero di vista. Continua ...
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