Dove c'è amore, c'è visione.
Richard of St. Victor

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
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I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
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PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
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CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
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MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
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Ecologia profonda


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IL TAO, LA FISICA E NOI: INTERVISTA A FRITJOF CAPRA
IL TAO, LA FISICA E NOI: INTERVISTA A FRITJOF CAPRA

Intervista a cura di Federico Vita

Quest’anno leggendo L’ordine nascosto di Merlin Sheldrake ho appreso che il concetto di connessione, diciamo pure di rete, in ambito ecologico non è una metafora. Le ife, ovvero i filamenti sotterranei dei miceti, la rete tra loro e con le piante circostanti la costruiscono davvero: una foresta è letteralmente un network di radici fungine che scambiano informazioni e nutrienti. Se i concetti di comunità, cooperazione e connessione ci risultano familiari, forse è anche grazie al lavoro pluridecennale del fisico e teorico dei sistemi Fritjof Capra, notissimo in quanto autore di Il Tao della fisica, che si è interrogato a lungo proprio attorno a queste idee, spingendoci a domandarci quando sarebbe arrivata una definitiva presa di coscienza circa il fatto che non si possono continuare a pretendere come infinite le possibilità di crescita all’interno di un sistema chiuso come un pianeta, e con essa il fatidico punto di svolta – che al momento non sembriamo aver raggiunto neppure durante una pandemia. Nella visione di Capra è fondamentale che a un uso delle risorse ecologicamente sostenibile si accompagni una visione politica socialmente equa – e proprio in questa direzione va il Center for Ecoliteracy di Berkeley, da lui fondato e diretto in California.
La teoria sociopolitica espressa da Capra nel corso dei decenni in una articolata serie di scritti è profondamente olistica, e non stupisce il suo interesse per la figura di Leonardo da Vinci, su cui è tornato più volte, in quanto già nel lavoro del più noto degli artisti rinascimentali era evidente il riconoscimento della necessità di un equilibrio tra l’insieme degli elementi naturali e sociali, nell’opera e nel pensiero di Leonardo è facile riconoscere quello che Capra – insieme a Stefano Mancuso – in Discorso sulle erbe chiama ecodesign, un concetto radicale e a mio avviso davvero molto lontano dalle dinamiche di greenwashing cosmetico come il Bosco verticale di Milano.
Il campo di ricerca di Fritjof Capra si estende dai fondamenti della fisica teorica alle implicazioni socio-filosofiche della scienza moderna e in questi giorni l’ho raggiunto in occasione della nuova edizione italiana di uno dei suoi scritti più importanti: Vita e natura. Una visione sistemica, firmato con P. G. Lusi e uscito per Aboca.
Prima di rivolgergli qualche domanda penso sia il caso di elencare alcuni tra i suoi diversi libri usciti nel corso degli ultimi quarant’anni: oltre al già ricordato Il Tao della fisica (1975), sono da rammentare almeno: Il punto di svolta (1982); La politica dei verdi. Cultura e movimenti per cambiare il futuro dell’Europa e dell’America, con Charlene Spretnak (1986); La rete della vita (2001); La scienza della vita, (2002); La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo, (2007); Ecologia del diritto, con Ugo Mattei (2007); Crescita qualitativa. Per un’economia ecologicamente sostenibile e socialmente equa, con Hazel Henderson (2017); Agricoltura e cambiamento climatico, con Anna Lappè (2017); Leonardo e la botanica. Un discorso sulla scienza delle qualità (2018); e Discorso sulle erbe – Dalla botanica di Leonardo alle reti vegetali, con Stefano Mancuso (2019). Continua...
MODERNITA' ED ESSENZA DEL REALE: VERITA' DELLA DECRESCITA
MODERNITA' ED ESSENZA DEL REALE: VERITA' DELLA DECRESCITA


di Gloria Germani

Al centro della credenza nella Modernità, c’è di fatto una convinzione di ordine conoscitivo. Essa consiste nella certezza che l’uomo occidentale abbia finalmente scoperto la vera essenza del reale. La vera essenza è nella materia, nell’aspetto esclusivamente materiale dei fenomeni. È così che si ritenne di dare avvio alla modernità. Finalmente si sarebbe usciti dalle tenebre del Medio Evo, dalle nebulose delle concezioni religiose cristiane, dalle contese e dalle battaglie che avevano insanguinato l’Europa. Attraverso i Lumi della Ragione, si sarebbero scacciate le superstizioni ed aperto finalmente la strada al Progresso della civiltà.
Il movimento si diffuse dall’Inghilterra, ai Paesi Bassi, alla Francia. La sua origine filosofica sta senza dubbio nelle opere di Cartesio, il quale intraprese una grandiosa demolizione della tradizione e dell’autorità precedente che risaliva indietro fino almeno ad Aristotele, per raggiungere finalmente certezze salde. Egli infatti reputò necessario dubitare su tutto il sapere e le credenze precedenti. «Noi rifiutiamo ogni conoscenza che sia soltanto probabile, e giudichiamo che si dovrebbero credere solo quelle cose che sono perfettamente note e sulle quali non può sussistere alcun dubbio», sosteneva nel suo Discorso sul metodo per ben condurre la propria ragione e cercare la verità nelle scienze del 1637. L’unica cosa che gli sembrò accedere all’evidenza chiara e distinta – inattaccabile ad ogni scetticismo – fu il frutto del suo pensare: «Penso, dunque sono».
Questa affermazione è riportata da tutti i manuali come la pietra miliare del pensiero moderno. Va notato che tanto i buddisti, che gli indù o i taoisti o i gianisti, l’avrebbero considerata completamente erronea. La Bhagavadgita, che è il testo principe del pensiero indù, per l’appunto recita: «Colui che pensa: sono io che agisco, costui ha la mente traviata dal senso dell’Io». L’agglomerato che chiamiamo io o ego (ahamkarain sanscrito) è la radice di ogni illusione, ribadiscono le filosofie Samkhya e Vedanta, mentre proprio la credenza di essere un io, secondo il buddismo, è l’essenza dell’ignoranza – il primo dei tre veleni che avviluppano l’esistenza e la radice ultima di ogni sofferenza. La letteratura, l’arte, perfino la musica buddista, ci ricorda ad ogni istante che siamo solo composti di aggregati e nessuno di essi ha una sostanza, siamo sempre e solo impermalenti: “nonsè”: anatta in pali.
Ciononostante, a metà Seicento, Cartesio dedusse la certezza del mondo esterno, fuori dall’io partendo dall’unica certezza dell’“io pensante” e scriveva:
E notando che questa verità: io penso dunque sono, era così solida e sicura che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di scuoterla, giudicai di poterla accogliere senza scrupolo come il primo principio della filosofia che cercavo […]. Pervenni in tal modo a conoscere che io ero una sostanza, la cui intera essenza o natura consiste nel pensare, e che per esistere non ha bisogno di alcun luogo, né dipende da alcuna cosa materiale. Di guisa che questo io, cioè l’anima, per opera della quale io sono quel che sono, è interamente distinta dal corpo.
A partire da queste considerazioni – del tutto contestabili – il mondo si divise in due, e il famoso dualismo cartesiano rese possibile ed esplicitò la “Scienza Moderna”. Da una parte ci furono le “cose che pensano” (il soggetto umano, inesteso, senza dimensione spazio temporale) dall’altra, le “cose estese”, la realtà fisica, la materia grezza, inconsapevole, estesa nello spazio e nel tempo, limitata, e dunque misurabile. Tale operazione fece sì che tutta l’attenzione si posò da allora in poi sulla realtà oggettiva materiale esterna. Solo su questa materia esterna si possono compiere osservazioni e misure creando ipotesi esplicative e conducendo esperimenti destinati a verificare le ipotesi iniziali. Le osservazioni e misurazioni si posavano su due coordinate indispensabili: il tempo e lo spazio. La prevedibilità diventò infatti il tratto distintivo del metodo scientifico e il futuro diventò il tempo per eccellenza. Una volta che si conosce la causa, si conosce – e poi si potrà produrre – anche l’effetto, e la nostra esistenza si progettò verso il futuro.
Questo paradigma materialista domina ormai la cultura mondiale. Si crede infatti che la realtà esista indipendentemente dalla mente e dalla coscienza. La consapevolezza, ammesso che sia riconosciuta, è considerata una qualità fugace ed effimera della mente fisica. Tuttavia nessuno ha mai sperimentato o potrebbe sperimentare, la materia in assenza di mente e, come ci sta svelando la fisica quantistica, il presupposto della realtà della sola materia è fondato su una credenza non verificabile.  Continua...

VINCERE O PERDERE?
VINCERE O PERDERE?
di Guido Dalla Casa

Premesse. C’è una pandemia in corso: Non si può chiacchierare in gruppo, esprimere pareri, se non fra parenti, né tenere conferenze in presenza. Non si può passare da una regione all’altra, non si può andare a sciare, ci sono vincoli ovunque. Nei mesi scorsi è stata fatta la multa ad un gruppetto che passeggiava in un bosco, perché era “fuori Comune”.
Non ho assolutamente alcuna simpatia per lo sci da discesa, per quegli orribili impianti che deturpano le montagne, per quei cannoni dell’innevamento artificiale che consumano molto di tutto, e disturbano, ma non si capisce perché le proibizioni ci sono solo per le attività sportive “amatoriali”, o di divertimento. Si vedono gli albergatori che protestano, ma subito dopo si vedono in piena azione i “mondiali” di Cortina, quelli non si fermano. Così pure, non si ferma il campionato di calcio, dove i calciatori si abbracciano tutti, esultano e si rincorrono ad ogni goal. Il sacro campionato non può fermarsi, che ci sia o no il Covid-19. Così si vede bene anche la pubblicità sulle magliette, e sugli spalti, anche se vuoti. La pubblicità è il sistema che si perpetua, è una competizione, deve continuare anche se c’è la pandemia.
Possibile che non si possa parlare di sport come divertimento, per tutti, anziché vederlo soltanto come competizione, oltre tutto carica di significati economici e commerciali?
Competizione e selezione Forse qualcuno (o “qualcosa”) vuole salvare a tutti i costi uno dei valori fondanti di questa civiltà: la competizione, fra gli umani, fra i gruppi, fra gli Stati, e soprattutto la competizione economica, la cosiddetta “concorrenza”, quella del mercato.
Già mi sento una risposta immediata: è una cosa ovvia! La competizione è stata la “causa dell’evoluzione”, è la “molla del progresso”! Poi mi tirano fuori Darwin. Non intendo togliere assolutamente nulla al grande naturalista-filosofo inglese, al suo “Viaggio di un naturalista attorno al mondo”: i cinque anni di viaggio sul Beagle, “L’Origine delle specie”, e così via. Però il primo a teorizzare in termini occidentali l’evoluzione biologica è stato il naturalista francese Jean Baptiste de Lamarck: la sua Philosophie zoologique è del 1809, 50 anni prima della pubblicazione dell’Origine delle Specie di Darwin (1859). Ma allora perché tutti parlano di Darwin, e nessuno di Lamarck? Darwin poneva come fondamento dell’evoluzione la “lotta per la vita e la sopravvivenza del più adatto”, cioè in sostanza la competizione. Lamarck poneva alla base dell’evoluzione l’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Il fatto che questo fattore lamarckiano si sia rivelato probabilmente errato dopo gli studi successivi non toglie nulla al fatto che il primo evoluzionista occidentale completo sia stato Lamarck e non Darwin. E allora perché? Nell’Inghilterra dell’Ottocento stava nascendo la civiltà industriale, quella dove allora si picchiavano i bambini se non sgobbavano nelle fabbriche per una misera paga. Alla base di questo modello, che è ancora quello attuale, stava la competizione economica, vista come estensione della selezione darwiniana. Continua...
CONSUMISMO E SPIRITUALITA' TRA AFFERMAZIONE ED ESTINZIONE DEL MONDO
CONSUMISMO E SPIRITUALITA' TRA AFFERMAZIONE ED ESTINZIONE DEL MONDO


di Andrea Grieco

Il delirio capitalistico-consumistico, dopo essere stato imposto a suon di bombe, pubblicità e televisioni, ha oramai infettato il mondo intero (con i suoi sette e passa miliardi di individui). Il capitalismo è globalizzato e la sua caduta sarà una catastrofe senza precedenti. Viviamo in una realtà virtuale fatta di media, tv, computers e social networks, che ci mantengono isolati e ci paralizzano davanti agli schermi, facendoci prendere le ombre per cose reali (situazione simile agli uomini della caverna di Platone).
Per evitare di farci male, tanto per cominciare, dovremmo smontare materialmente il sistema economico in vari modi, a partire dal modificare i paesaggi corrotti dall’architettura dell’industria e del commercio (l’architettura è la prima forma con cui si esprime una società nelle sue relazioni umane: questo lo aveva compreso bene Pasolini quando realizzò il film documentario “Le mura di Sana’a”).
Molti, tuttavia, non coscienti della gravità della situazione, accennano a parlare di ripresa economica, la quale, così come viene normalmente interpretata, è una semplice parodia con cui si divertono i buffoni, i prestidigitatori e gli illusionisti politici, i quali non hanno altro compito che tenere a bada la folla, usando una tale fanfaronata a mo’ di specchietto per le allodole.
Per chi sa vedere le cose in profondità, stiamo vivendo una catastrofe, che è di vecchia data, in cui sono coinvolte almeno quattro generazioni (ed ora anche la quinta nata in questo ancora giovane XXI secolo).
L’idea giudaico-cristiana, affermatasi in occidente da quando il monoteismo ebraico ebbe la meglio sul paganesimo greco, nella quale si porta avanti quella visione malsana di un Dio antropomorfo con l’uomo considerato essere superiore a tutte le creature, le quali si pretende vivano in sua funzione (di modo che egli possa disporne a piacimento); questa idea – dico – è stata rafforzata e resa concreta a partire dalla prima rivoluzione industriale, acuita con la seconda e perfezionata con quella tecnologica, telematica, informatica e cibernetica.
Essa si affermò di fatto quando la produzione, da agricola-artigianale, si trasformò in industriale e tecnologica. Con le suddette rivoluzioni l’uomo non solo si è allontanato dalla natura, alienandosela, ma ha fatto sì che la produzione non fosse più in relazione con i suoi cicli e nel rispetto dei suoi tempi e dei suoi elementi, bensì in un rapporto coatto e artificioso dettato dai mercati e dalle esigenze del profitto.Attraverso quell’incessante, ansiosa e smaniosa fabbricazione di oggetti inutili, si è avuta l’illusione del progresso e della felicità in Terra, illusione accompagnata dalla volontà di potenza concentrata e sbilanciata nel senso materialistico-consumistico.
Come se ciò non bastasse, tale illusione è andata rinforzandosi e solidificandosi con la cultura filosofica, che, come una sua appendice, si è agganciata al modello economico materialista, di modo che ora tutto ripiega nel nefasto materialismo (storico e dialettico), attraverso il trionfo della scienza e della tecnologica.
A causa di ciò siamo al paradosso che l’uomo non è più al centro di nessun sistema (come lo era nella cultura umanistica, anche contadina e artigianale), bensì ai margini di un sistema economico che lo ha reso succube, travolto dalla finanza e dalla macchina tecnologica.Se si guarda la vita in senso strettamente materiale, l’uomo diventa una nullità di fronte all’infinità cosmica; se invece la si guarda dal lato spirituale le cose cambiano: in questo caso è l’infinità cosmica a trasformarsi in nullità (secondo la lezione di Kant). La prima prospettiva, tuttavia, è illusoria, una fantasmagoria insensata; poiché l’uomo, alla fine dei giochi, è e resta al centro. Continua...

IL CORONAVIRUS E IL MONDO NUOVO 
IL CORONAVIRUS E IL MONDO NUOVO 

di Guido Dalla Casa

Oggi sappiamo che:

  • L’Ecosfera (se preferite, la Terra) è un sistema ad altissimo grado di complessità che persiste da miliardi di anni;
  • Nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali, anche se questo non significa necessariamente che siano coscienti;
  • Noi facciamo parte dell’Ecosfera a tutti gli effetti, come un tipo di cellule in un Organismo. In ogni caso l’Ecosfera si comporta come un Organismo;
  • I tempi di variazione dell’Ecosfera sono dell’ordine diecimila volte più lunghi di quelli della civiltà industriale (in sostanza, dello sviluppo economico);
  • L’Ecosfera è un sistema omeostatico, cioè è in grado di autocorreggere le anomalie non troppo grandi;
  • Le capacità omeostatiche della Terra dipendono dalla biovarietà del Pianeta;
  • Lo sviluppo economico distrugge la biovarietà, mette materia inerte (fabbriche, strade, impianti, città) al posto di sostanza vivente (foreste, paludi, savane, barriere coralline). Altera l’atmosfera in modo irreversibile. Avanza con tempi del tutto incompatibili con quelli di evoluzione del Pianeta;
  • Ne consegue che la crescita economica è una gravissima patologia della Terra. 

L’Ecosfera deve difendersi dalla sua malattia, anche se fosse un’Entità non cosciente, per riportarsi alla sua vita normale (o al suo funzionamento) e ai suoi tempi. La sua opera di difesa può avvenire attraverso qualunque suo componente, quindi eventualmente anche attraverso il pensiero o l’opera degli umani. Infatti noi siamo la Terra, o la Natura, non qualcosa di esterno, né certamente di superiore.
Il coronavirus Il coronavirus ha reso evidente, praticamente in tempi brevissimi, che la chiusura delle fabbriche e dei trasporti, ovvero l’arresto del processo produrre-vendere-consumare, ha fatto migliorare subito la qualità dell’aria: la corrispondenza è stata immediata, sia nella provincia cinese dove si trova Wuhan, sia nella Pianura Padana. Naturalmente sono diminuiti immediatamente anche i rifiuti industriali prodotti.  Ma allora il virus è un tentativo di difesa della Terra, un tentativo per iniziare un processo di guarigione dal suo male. Quindi si è tradotto in un avvertimento agli umani: cessare immediatamente la crescita economica e demografica.  Se si chiudono le fabbriche, migliora la Vita. Continua...

BIOFILIA E GAIA: DUE IPOTESI PER UNA ECOLOGIA AFFETTIVA
BIOFILIA E GAIA: DUE IPOTESI PER UNA ECOLOGIA AFFETTIVA


di Giuseppe Barbiero

L’Ecologia Affettiva è il settore dell’ecologia che si occupa delle relazioni affettive che intercorrono tra esseri umani e il restante mondo vivente. L’istinto fondamentale che presiede alla buona relazione degli esseri umani con il mondo vivente è la biofilia. La biofilia è l’innata tendenza degli esseri umani a farsi attrarre dalle diverse forme di vita e in alcuni casi ad affiliarvisi emotivamente (Biophilia Hypothesis). Il sentimento di affiliazione che ci lega alla Natura, il sentirsi figli della Madre Terra, di Gaia, è un istinto e come tale è presente in tutte le culture umane, comprese quelle più tecnologicamente avanzate, dove si sta sviluppando una consapevolezza scientifica sempre più profonda della natura vivente del pianeta (Gaia Hypothesis). Tuttavia, nelle nostre società artificiali ormai molto lontane dal mondo naturale, c’è il rischio concreto che l’istinto biofilico non riceva più stimoli adeguati per fiorire nell’intelligenza naturalistica, definita come l’abilità di entrare in connessione profonda con il mondo vivente e di apprezzare l’effetto che questa relazione ha su di noi e sull’ambiente stesso (Multiple Intelligences Theory). Fortunatamente stiamo scoprendo che Gaia, come una vera madre, agisce su di noi a un livello psichico profondo, attivando la nostra attenzione involontaria (fascination) e favorendo in questo modo la rigenerazione della nostra capacità di attenzione (Attention Restoration Theory). Al richiamo di Gaia e del mondo naturale, possiamo imparare a rispondere affinando i nostri sensi e le nostre capacità mentali con il silenzio attivo, una pratica di meditazione di consapevolezza (mindfulness) che si sta rivelando particolarmente efficace per ristabilire la nostra personale connessione con Gaia e con il mondo vivente.“La crisi ambientale è una manifestazione esteriore di una crisi della mente e dello spirito. Sarebbe un grave errore pensare che essa riguardi solo le forme di vita selvatiche minacciate d’estinzione, le brutture delle produzioni artificiali, e l’inquinamento. Questi sono solo sintomi della crisi. In realtà la crisi riguarda il tipo di creature che vogliamo diventare e che cosa dobbiamo fare per poter sopravvivere (Lynton K. Caldwell)”.
1. ECOLOGIA AFFETTIVA L’urgenza posta delle grandi questioni ambientali richiederebbe da parte dell’umanità una reazione globale, rapida ed adeguata, in difesa del mondo naturale (Stern 2007; IPCC 2007; Rockstrom et al. 2009). Tuttavia, nonostante vi sia una sempre maggiore consapevolezza ecologica, solo una minoranza è realmente motivata a modificare i propri comportamenti per affrontare le sfide ambientali. Si tratta generalmente di persone colte, dotate di una solida morale, per le quali la conoscenza dei problemi è motivo sufficiente per spingere a intraprendere azioni conseguentemente etiche (Schultz 2001). Per la maggior parte delle persone invece, un approccio esclusivamente razionale e cognitivo ai grandi problemi ambientali può essere insufficiente a motivarle alla prevenzione o ad azioni di rimedio. Di conseguenza diversi autori hanno avvertito la necessità di includere la relazione emotiva e affettiva ai temi della conservazione (Saunders 2003), dell’educazione ambientale (Wilson 2006) e della sostenibilità (Colucci Gray et al. 2006; Camino, Barbiero & Marchetti 2009). Continua...
 

COSA E' LA SCIENZA?
COSA E' LA SCIENZA?


di Guido Dalla Casa

Premesse E’ stato firmato recentemente da alcuni esponenti politici un manifesto che impegna a riconoscere “la Scienza” come un’entità al di sopra delle parti, sempre degna di  riverenza da parte di tutte le forze politiche.C’è però un piccolo problema: la Scienza, così formulata come entità unitaria, non esiste. Esistono diversi paradigmi in cui i singoli scienziati inquadrano le proprie conoscenze. C’è quella che possiamo chiamare “scienza ufficiale”: è sostanzialmente  la raccolta delle conoscenze che si inquadrano nel paradigma cartesiano-newtoniano, tuttora ritenuto da molti “la verità” malgrado sia stato falsificato più volte. Spesso i fatti che non si inquadrano in quel paradigma vengono semplicemente negati.
Pertanto dire di ascoltare “La Scienza” è completamente privo di significato. Ma al pubblico bisogna continuare a far credere che ci sono “certezze”, quelle, appunto, della Scienza. Politicanti e giornalisti fanno a gara per continuare a farlo credere (con qualche eccezione).
Esempi: Da circa 90 anni sappiamo che la separazione fra mente e materia è stata falsificata (principio di indeterminazionefisica quantistica) e la scienza “ufficiale” continua a procedere come prima, con la spaccatura cartesiana, come se esistesse un mondo materiale “esterno” realmente esistente;
Si continua a considerare ogni processo come isolato e lineare dopo oltre trent’anni di studi sulla dinamica dei sistemi, dove si è visto inoltre che nei sistemi complessi è assolutamente impossibile fare alcuna previsione, anche probabilistica, oltre un certo limite di tempo; Continua...

IL PUNTO DI SVOLTA DELL'ECOLOGIA INTEGRALE
IL PUNTO DI SVOLTA DELL'ECOLOGIA INTEGRALE

di Maurizio Di Gregorio

Con il fallimento sostanziale di Cop24, l’incontro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si è tenuto a Katowice in Polonia, nonostante due settimane di incontri e la presenza di delegati da tutto il mondo ha termine il ciclo vitale dell’ambientalismo come corrente culturale e politica. Un ambientalismo internazionale e storico, variegatamente articolato e suffragato anche dai risultati della più ampia ricerca scientifica internazionale non è riuscito ad imprimere o a convincere a Katowice per alcuna concreta inversione energetica.
Eppure la problematica ambientale è e rimarrà al centro delle priorità del XXI secolo; essa sarà però affrontata solo da un nuovo tipo di movimento ecologico mondiale, molto diverso dall’ambientalismo che abbiamo conosciuto ad oggi.
Un ecologismo in grado di condurre e vincere battaglie sociali e politiche maggioritarie e sostanzialmente esenti da compromessi, un ecologismo cioè  a vocazione maggioritaria. Qualcosa di nuovo e più radicale che si farà dovere di intervenire non solo sulle cause di inquinamento ma anche sulle cause degli inquinatori e che cercherà di affrontare la questione in merito al cosa, al quando, al come e al perché.
Qualcosa che ancora non c’è, ma di cui si intravedono segnali diversi e originali e che proprio l’ennesimo fallimento di Katowice rende ancora più urgente e necessario. L’ambientalismo tradizionale ha cercato, attraverso un percorso di alcuni decenni di fornire una ipotesi di riforma della civiltà moderna, che conciliasse la cultura materialista del profitto con la salvaguardia dell’ambiente naturale e dei suoi abitanti.
Come afferma la direttrice esecutiva di Greenpeace InternationalJennifer Morgan “I governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e i rischi che corrono le popolazioni più vulnerabili. Riconoscere l’urgenza di un aumento delle ambizioni e adottare una serie di regole per l’azione per il clima, non è neanche lontanamente sufficiente allorquando intere nazioni rischiano di sparire”.
Nonostante il lavoro di tessitura svolto da una moltitudine di organizzazione ecologiche, nulla è stato ottenuto di concreto sul fronte delle misure necessarie a rallentare o inibire il cambiamento climatico. Di fronte al bivio tra la salute planetaria e il perseguimento dei propri profitti  le elites politiche e industriali hanno scelto le seconde emettendo in pratica un provvedimento di morte per intere popolazioni, nazioni e specie viventi.  Continua...
E NOI NELLA NATURA
E NOI NELLA NATURA

di Guido Dalla Casa

Lemuri e Antichità Giro turistico abituale: Chiese, Santi e Madonne, con mille spiegazioni di dettaglio. Poi le rovine romane, che sono lì da duemila anni. Tutta materia inerte. Ma poi mi vengono in mente un muso e due occhietti che mi guardano da ottanta milioni di anni: sono quelli di un Lemur catta, in una delle superstiti foreste del Madagascar. Chi mi sta guardando è un essere altamente senziente. Penso anche al tarsio spettro, un antenato che mi osserva da cento milioni di anni e che sopravvive soltanto nel Borneo, le cui foreste sono distrutte ad un ritmo vertiginoso. La sua comparsa sul Pianeta aveva preceduto di poco quella dei Lemuri. 
Se cade da un muro una vecchia pietra, bruciacchiata dal Vesuvio 2000 anni fa,  interviene il ministro della cultura, che deve difendersi. Molti si agitano di più se si rompe qualche vecchio muraglione che se scompare una specie, o 30-40 specie al giorno, o un intero ordine di esseri viventi. 
Se confrontiamo Pompei con qualche intero ordine di esseri senzienti, vediamo che la scala dei tempi è dilatata di 10-100.000 volte: è come confrontare un millimetro con 10-100 metri sull’asse orizzontale di un grafico. La scala dei tempi è anche una scala di importanza, per la Terra, per l’Ecosistema, per noi. Poi, da un lato si tratta di qualche pezzo di materia inerte, dall’altro parliamo della Vita, del diritto a vivere di tutti gli  esseri senzienti.
Questo è uno dei guai della nostra civiltà, avere alterato la scala dei valori, avere dato meno importanza al vivente, alla spiritualità che si accompagna alla Vita e a tutta l’Ecosfera rispetto a qualche relitto della nostra cultura.  Le nostre povere “impronte” di pochi anni fa valgono forse più della Vita della Terra e del Complesso dei viventi?? 
E nelle nostre scuole cosa si fa? Probabilmente ancora oggi viene considerato un ignorante chi non conosce l’anno di nascita di Dante, ma non importa quasi a nessuno se qualche allievo non distingue un’anatra da una gallina, o dice che il delfino è un pesce, o confonde un abete con una palma… Anche nel mondo universitario, nessuno fa commenti se un accademico di storia, o economia, o letteratura, crede che uno scorpione sia un insetto o pensa che una medusa sia simile a una seppia, mentre sarà difficile (per fortuna) che un professore di matematica o di scienze naturali non sappia qualcosa di Petrarca o di Michelangelo.
Il problema è nella nostra formazione scolastica di base, e anche nell’informazione corrente: i giornalisti in generale non fanno certamente eccezione per quanto riguarda l’ignoranza sul mondo naturale.  Qualche volta la filosofia fa da ponte, ma è comunque sorprendente constatare che chi si interessa di Ecologia Profonda proviene spesso da una formazione di tipo filosofico e più raramente da studi a sfondo scientifico, dopo due secoli che conosciamo l’evoluzione biologica e l’Unità della Vita. Continua...
AGLI ECOLOGISTI E A CHI NON SI RASSEGNA
AGLI ECOLOGISTI E A CHI NON SI RASSEGNA

di Max Strata

Le considerazioni di base da cui trae origine il mio appello sono rintracciabili nei report scientifici sulla crisi ecologica ma anche nelle analisi sociologiche sulla infelicità personale e sulla follia dilagante che emerge dall'osservazione della cronaca. Questi elementi non sono affatto disgiunti ma fanno parte di un'unica logica distorta, invadente e pervasiva, alimentata da un sotto pensiero, da una sub-cultura, da una assurda illusione che domina le nostre menti e che ci sta rapidamente trascinando verso un futuro -sempre più presente- in cui i nostri peggiori incubi rischiano seriamente di materializzarsi.
Si può affermare che nella storia dell'umanità ci sono stati tempi non certo migliori e che di crisi se ne sono susseguite molte, vero, ma oggi ci troviamo in presenza di qualcosa di nuovo, un qualcosa di particolarmente subdolo e pericoloso che oltre a mettere in discussione le basi ecologiche della vita sul pianeta ha a che fare con una modificazione antropologica della nostra specie. Non a caso, uno dei tratti prevalenti di questo tempo storico è dato dalla superficialità nei saperi e nelle conoscenze, nei rapporti umani, nelle esperienze di vita, nella visione della realtà e quindi del futuro. Una constatazione che può apparire paradossale nell'epoca dell'informazione super diffusa ma che paradossale non è, considerato che al "messaggio breve" cui ci siamo abituati corrisponde necessariamente un "pensiero breve".
Ecco, direi che è proprio questo il nostro più grande e attuale problema, il pensiero breve o se si vuole il pensiero liquido di una società liquida che omologa, inscatola, appiattisce e istupidisce e che causa una gravissima perdita di contatto con la realtà, anche con quella che ti dice che sei prossimo a sbattere violentemente la faccia contro un muro di pietra. Ci troviamo in una sorta di condizione amniotica da "effetto stupefacente" generalizzato, fatta di obnubilante inerzia mentale che nei fatti ci rende insensibili (per niente preoccupati) anche di fronte a scenari da brivido che richiamano l'olocausto nucleare. Continua...
ANATOMIA DI GAIA
ANATOMIA DI GAIA

di Hillel Flesch

Anatomia di Gaia (edizioni Tavas), un libro straordinario, sorprendente e rivelatore: per la prima volta è possibile vedere, in termini così concreti, le molteplici, stupefacenti somiglianze tra il pianeta Terra e gli esseri umani, la frattalità dei vari aspetti della realtà e le sue matrici interconnesse.
Ricco di dati scientifici, illustrazioni, mappe e tabelle, questo libro tratta le similitudini tra la morfologia della Terra e le ossa del cranio umano;  tra gli apparati digerente e respiratorio e l’evoluzione della civiltà occidentale, tra gli organi e le nazioni, trovando chiare corrispondenze anche nelle storie e nei personaggi biblici;  tra la genesi della Terra e l’apparizione delle prime rocce, delle terre emerse, e il processo di ossificazione del cranio umano e molte altre straordinarie corrispondenze.
Questo libro, unico nel suo genere, rivela e documenta sorprendenti analogie tra l’uomo e la Terra, come mai prima d’ora. Se lo leggete attentamente, questo testo rivoluzionerà il modo in cui sperimentate voi stessi e la Terra, poiché capirete la verità e la portata del suo messaggio:  L’Uomo e la Terra si rispecchiano nei loro aspetti fisici e morfologici, nei loro sistemi e nella loro evoluzione.
Nel corso di questa ampia ricerca che trae le sue origini dal desiderio di comprendere i legami esistenti tra l’anatomia del cranio e la forma dei continenti, da una parte, e tra alcuni eventi decisivi nella storia umana e i territori nei quali si sono svolti, dall’altra, nuove domande e risposte si susseguivano e numerosi pezzi del puzzle si sono collocati nel posto giusto. Mi chiedevo: è sufficiente sapere che il Monte Everest è la montagna più alta del mondo e che si trova in Asia? Perché proprio in Asia e non altrove? Basta sapere che il Medio Oriente è la culla della civiltà giudeo-cristiana? Perché proprio il Medio Oriente? Perché non qualche altro territorio? Perché la nostra civiltà si è spostata in direzione ovest? Perché non verso nord o verso sud?
Non è stato facile fornire le prove per le profonde idee degli antichi maestri spirituali, non essendo il tempo e lo spazio delle categorie assolute. Il mondo che precede la manifestazione fisica, definito come “il nulla”, appartiene a quello della  spiritualità, dell’intenzione e delle idee, dove non esistono confini tra il percettibile e l’impercettibile, né alcuna distinzione tra i piccoli e i grandi sistemi – funzionano tutti secondo le medesime leggi e secondo lo stesso principio. Di conseguenza, le idee e le intuizioni riportate in questo libro che provengono dal mondo del “nulla”, sono state riconosciute e ulteriormente sviluppate.
Anatomia di Gaia spiega la natura e le radici delle diverse nazioni, i loro rispettivi sistemi culturali, politici ed economici, i loro modelli collettivi di comportamento, in relazione ai territori che occupano e alle corrispondenti parti del corpo umano che rappresentano, la loro morfologia e fisiologia. Nel corso di quasi seimila anni, la civiltà occidentale, che ha dominato il resto del mondo, ha seguito un percorso stabilito mentre si spostava verso ovest entro determinati confini geografici. Continua...
RETTE RELAZIONI PER UN PIANETA SANO
RETTE RELAZIONI PER UN PIANETA SANO

di Vincent Claessens
 
Promuovere le giuste relazioni umane: Il prerequisito per una sana Terra vivente. Da qualche anno, è divenuto abituale sentire che «stiamo andando dritti contro un muro». Le catastrofi climatiche si susseguono: cicloni, inondazioni, incendi di foreste, e siccità in zone una volta coltivabili, hanno conseguenze drammatiche, soprattutto per i popoli più poveri. L’aria è satura di CO2 nelle megalopoli, gli oceani si scaldano e il livello dei mari che si alza mette in pericolo l’habitat di milioni di esseri umani. Senza parlare del fatto che abbiamo perso in soli 30 anni la metà delle specie viventi del pianeta. Nel tempo che impiegherò a effettuare questo intervento, una specie animale o vegetale sarà scomparsa. Sì! Non possiamo negare l’evidenza: un ciclo di distruzione è all’opera.
Come siamo arrivati a questo punto? Quale è la nostra responsabilità? Cosa possiamo fare per limitare i danni? Quale futuro si profila di fronte a noi?
Per comprendere più chiaramente la trama degli eventi attuali, è necessario guardare indietro e discernere le tappe della storia umana.
Nel Paleolitico, l’essere umano era nomade, un cacciatore-raccoglitore. Viveva in equilibrio con la natura. Cercava il suo nutrimento e non accumulava mai più di ciò di cui aveva bisogno. Migrava su lunghe distanze in base ai cambiamenti stagionali. Il suo mondo non era segmentato dalla proprietà privata. Non c’erano chiusure, frontiere, muri, per limitare il suo movimento e la sua visione. Era il tempo dello sciamanesimo, la più antica religione del mondo (si dice); il tempo in cui cultura e natura non erano dissociate. L’umano si spostava in piccoli gruppi in un ambiente dal quale non si sentiva separato. Ai suoi occhi, ogni pietra aveva il suo posto nello spazio; ogni pianta aveva il suo segreto e il suo potere, ogni albero era un pilastro vivente e in alcuni casi, un Totem, simbolo dell’asse del mondo.
Poi è venuta la rivoluzione neolitica. Alcuni gruppi si sono stabiliti in un luogo per coltivare un campo e addomesticare del bestiame. Hanno anche inventato gli utensili per raccogliere e trasformare i frutti del loro lavoro. L’architettura in sviluppo ha permesso l’apparizione dei primi villaggi, poi delle città, e infine degli Imperi. In questa espansione tecnica, è apparsa la scrittura, prima come mezzo contabile per stimare i raccolti, poi per stabilire le prime regole e leggi della città. Ciò che oggi chiamiamo la civilizzazione era nata. E con essa, la cultura, le arti, e tutto ciò che fa la ricchezza umana. Continua...
IN RISONANZA CON LA TERRA VIVENTE
IN RISONANZA CON LA TERRA VIVENTE

di Mintze van der Velde

Le Nazioni Unite sono state istituite il 24 ottobre 1945 a San Francisco. Ciò è avvenuto subito dopo la lunga parentesi in cui, tra il 1914 e il 1945, il mondo è stato scosso da guerra e violenza senza precedenti. Come saprete, la Carta delle Nazioni Unite inizia con “Noi, popoli delle nazioni unite…”. È un testo pieno di potere, che sottolinea in termini giuridici il fatto che noi, come popoli, siamo parte di un’umanità una. Basta guardare il mondo come popolato da un’unica umanità e non esistono più stranieri, forestieri – siamo tutti parte della stessa umanità. È bene tenere a mente il testo di questa Carta quando ci confrontiamo con molti dei temi del nostro mondo moderno, tra cui migrazioni di popoli, rifugiati, cambiamenti climatici ecc.
 La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani fu ratificata il 10 dicembre del 1948, quasi settant’anni fa. Dove siamo arrivati al settantesimo anniversario di quella importante dichiarazione? Sarebbe troppo ingenuo pensare che è tutto a posto riguardo al rispetto dei diritti umani nel mondo e che quei diritti umani sono rispettati ovunque? Semplicemente non è così. Uno dei molti meriti del precedente Segretario Generale – e Nobel per la pace – Kofi Annan, che è sfortunatamente venuto a mancare nell’agosto di quest’anno, è stato quello di istituire il Consiglio per i Diritti Umani presso le Nazioni Unite a Ginevra.
Nessuna meraviglia se il motto di Ginevra è “Cerco di fondere, mescolare e servire”. Il Consiglio è il posto dove la luce al più alto livello possibile può essere riversata sui diritti umani e su tutto ciò che li riguarda, come stipulato nella Dichiarazione Universale. Il Consiglio non è perfetto ma, preso atto che non esiste un piano B, ritirarsi dal Consiglio non è l’atteggiamento corretto: partecipare al miglioramento è l’unica strada per il progresso.
 L’anno scorso il tema del Seminario della Buona Volontà Mondiale è stato: Discernere la Verità nell’Era dell’Informazione. Si è rivelato un tema molto attuale, che ancora oggi – forse oggi ancora di più – è di rilievo. Mia madre mi ha insegnato a dire sempre il vero e a non essere mai volgare. E mia nonna credeva che quando qualche cosa era stampata sul giornale, doveva essere vera. Entrambi questi principi sono molto meno scontati nel nostro mondo moderno e interconnesso.
Viviamo in un tempo in cui alcuni capi di stato e politici stanno distorcendo la verità e, allo stesso tempo, nei parlamenti di tutto il mondo il livello dei dibattiti spesso si deteriora, passando da vertere attorno a idee ad attacchi verbali rivolti alle persone. Le notizie non sono più necessariamente vere, o almeno ciò vale per la maggior parte di esse: lo scopo principale delle notizie di oggi è quello di attirare l’attenzione, e se attirano l’attenzione di un numero sufficientemente ampio di persone, beh, allora è meno rilevante se siano effettivamente vere oppure no.
 La rivoluzione digitale ha portato internet a connettere moltissimi – anche se non tutti (!) – in tutto il mondo. Ciò ha aiutato a condividere informazioni e a dare vita ai cosiddetti social-media. Mia nonna si troverebbe totalmente smarrita vedendo che oggigiorno condividiamo informazioni su scala globale, eppure siamo sempre meno sicuri che quelle informazioni siano veritiere. I recenti termini di fake news e di verità alternative sono una prova in questo senso. Continua...
CONSIDERAZIONI PER UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO
CONSIDERAZIONI PER UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO


di Guido Dalla Casa

Dall’errore antropocentrico ad una nuova visione del mondo Alcune considerazioni:

  1. L’uomo è un animale, anche facilmente classificabile. La differenza con uno scimpanzé bonobo è dell’ordine dell’1%. Le differenze sono quantitative, mai qualitative;
  2. Delle 5000 culture umane comparse sulla Terra soprattutto quelle di derivazione medio-orientale e poi europea vedevano l’uomo come qualcosa di totalmente diverso e staccato dalla Natura, qualcosa di natura radicalmente diversa e “superiore” (antropocentrismo);
  3. La Terra è un sistema omeostatico (come i viventi), entro una certa fascia di variabilità, tenendo conto della scala dei tempi;
  4. La Vita (o il funzionamento) della Terra è basata sulla biovarietà, altrimenti non è in grado di mantenere la situazione stazionaria
Esempio: un campo coltivato a monocoltura non può essere omeostatico e si mantiene solo con pesanti apporti esterni: l’aumento di produttività è illusorio, perché il bilancio complessivo è negativo;
  • Bilancio energetico dell’Ecosistema (o della Terra): respirazione e fotosintesi. L’unica energia “utilizzabile” in condizioni stazionarie è l’energia solare;
  • La Terra è un sistema altamente complesso (retroazioni), forse un essere senziente (agli effetti pratici non cambia molto);
  • Alcuni fenomeni prodotti dalla civiltà attuale sono andati oltre le capacità omeostatiche della Terra (sovrappopolazione umana – distruzione delle foreste ed ecosistemi in genere – alterazione dell’atmosfera – perdita di specie e distruzione della biovarietà – sostituzione di materia inerte a sostanza vivente);
  • In ogni sistema complesso si manifestano fenomeni mentali (scelte ad ogni biforcazione-instabilità) (esempio semplificativo del pendolo) (PrigogineBatesonCapra);
  • Tutti gli esseri viventi sono sistemi altamente complessi, come pure gli ecosistemi e alcuni sistemi non-viventi. Sono sottosistemi della Terra. Tutti gli esseri viventi sono anche senzienti (Konrad Lorenz, Jane Goodall, Frans de Waal, Irene Pepperberg, Rupert Sheldrake, Stefano Mancuso, ecc.). Continua...

 

PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE
PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE

di Max Strata

Edwin Carpenter, nel suo saggio "Civilization: Its cause and cure", pubblicato nel 1889, scrisse in modo provocatorio che la civiltà è una specie di malattia attraverso cui la nostra specie deve passare, come i bambini passano per il morbillo o la pertosse, per raggiungere poi una condizione più sana. Riferendo la parola malattia all'intero organismo sociale, l'attivista e scrittore inglese sosteneva che l'unica cura possibile era quella di superare l'idea di civiltà che ci siamo fatti, per muoversi in direzione di un ritorno alla natura e alla comunione della vita umana. Da parte sua, Henry David Thoreau non mancò di definire come essere umano "embrionale", colui che accetta acriticamente quanto gli viene proposto dalla cultura dominante e che si adatta a vivere conformemente a quanto la sua condizione sociale prevede senza mai svilupparsi in modo compiuto. In "Walden", uscito nel 1854, sul tema dei complicati rapporti tra gli esseri umani e della sostanziale insoddisfazione provocata dalla civilizzazione che ha imposto un progressivo allontanamento dal contatto con la natura, scrisse: "Non ci può essere nessuna oscura malinconia per chi vive in mezzo alla natura e ai suoi sensi sereni. Non ci fu mai tempesta, per quanto violenta, che non fosse musica eolia a un orecchio sano e innocente."
Nel 1864, a proposito della tendenza della nostra specie alla distruzione, nel suo "Man and Nature", il geografo George P. Marsh affermò quanto segue: “Ovunque egli posi il piede, le armonie della natura si cangiano in discordia. Le proporzioni ed i compensi che assicuravano la stabilità delle disposizioni esistenti vengono rovesciate. I vegetali e gli animali indigeni vengono estirpati e sostituiti da altri di origine straniera, la produzione spontanea è impedita o limitata e la faccia della terra è interamente spogliata, o coperta di una nuova e forzata vegetazione e di estranee razze di animali... le disposizioni naturali, una volta disturbate dall'uomo, non vengono restaurate finché egli non abbandoni il terreno e lasci libero campo alle forze riparatrici... le devastazioni commesse dall'uomo sovvertono le relazioni e distruggono l'equilibrio che la natura aveva posto fra le sue creazioni organiche e inorganiche... la ridurrà a un tale stato di produttività impoverita, di superficie sconquassata, di eccessi di climi, da far temere la depravazione, la barbarie, e forse anche la distruzione della specie." Continua...
FARE AMICIZIA CON LA VITA
FARE AMICIZIA CON LA VITA

di Paolo D'Arpini

Ho imparato il silenzio dalle persone loquaci, la tolleranza dagli intolleranti e la gentilezza dagli uomini scortesi. Non dovrei provare gratitudine verso questi insegnanti?” (Khalil Gibran)
Volendo abbracciare in un unico contesto il concetto di spirito e di vita, come presumibilmente avveniva durante il periodo gilanico, un tempo in cui c’era solidarietà, impegno civile, coscienza dell’ambiente, della fatica e dei pericoli ma allo stesso tempo spensieratezza, e desiderando riportare quella esperienza unitaria nella nostra vita quotidiana mi sono ritrovato a dover decidere quale parola potesse maggiormente indicare quel pensiero. 
Durante uno scambio epistolare con l’amico bioregionalista Stefano Panzarasa, matrista convinto, lui ha suggerito di usare il termine “religiosità della natura”, come proposto dal filosofo Thomas Berry. 
La parola in se stessa è molto evocativa di un ri-congiungimento con l’anima naturale. Allo stesso tempo il significato di religione (dal latino religio) è “ri-unire” ma non si può affermare che la vita abbia mai avuto separazioni in se stessa.. Se avesse subito una separazione non sarebbe più vita.. Infatti nel periodo matristico anche la morte era considerata una fase nel processo vitale. Quindi parlare di religione della natura può essere fuorviante. Poiché in natura è già un tutto unito, un unicum. Preferirei magari usare la parola “biospiritualità”, neologismo antico e nuovo per descrivere ciò che è sempre stato e sempre sarà….Continua...
PERCHE' ODIAMO LA NATURA
PERCHE' ODIAMO LA NATURA

di Max Strata

L'essere umano odia la Natura ? E' una domanda che è legittimo porsi considerando la grave crisi ecologica planetaria che investe questo periodo storico e che non ha precedenti, in quanto provocata dall'azione della nostra specie. Prima di tutto, vediamo alcune definizioni del termine Natura come contenute in quattro dizionari della lingua italiana. (...) Si tratta di definizioni non univoche ma dalle quali emergono con chiarezza i termini e i concetti di ordine, leggi, principi, in modo del tutto simile a quanto avviene per i principali dizionari, inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, ecc...  Si riconosce dunque che quando si parla di Natura si ha a che fare con qualcosa di sovraordinato, di immanente, di precostituito, con qualcosa che ci precede e che ci seguirà, che ci irretisce in dinamiche dalle quali non si può prescindere. Dato questo presupposto, risulta significativa la circostanza per cui l'idea di una Natura associata a Dio o di una Natura comunque oggetto di contemplazione spirituale, appare, quando appare, solo nelle note che seguono la definizione principale, finendo spesso per essere relegata in un paragrafo dedicato alla teologia. E' chiaro che il significato delle parole si aggiorna con il mutare dei tempi e nel nostro caso, ciò che emerge è che nella cultura del mondo occidentale contemporaneo la concezione della Natura assume la connotazione di un sistema complesso e autoregolato ma svincolato da ogni concezione non strettamente materialistica. Continua...
IL NARRATORE DELLA VITA POSSIBILE
IL NARRATORE DELLA VITA POSSIBILE

di Pierre Rabhi

Satish Kumar intervista Pierre Rabhi, un ecologista franco-algerino e filosofo del vivere in maniera semplice.
Satish: Un numero sempre maggiore di persone vive nelle città e lavora in uffici e fabbriche, per le grandi aziende. Come far capire loro che hanno bisogno di ricollegarsi? Hanno bisogno di denaro. Devono pagare le bollette. Non pensano di aver bisogno di tornare alla Natura.
 Pierre: Questo non è completamente vero. In Francia lavoriamo undici mesi all’anno e abbiamo un mese di ferie. Durante quel mese di vacanza tutti vanno al mare o in montagna. Perciò il bisogno di ricollegarsi alla Natura esiste. Uno dei simboli dello scollegamento della società moderna dalla Natura è la cravatta, perché è un nodo scorsoio, proprio come un cappio. Parlando in termini simbolici, è abbastanza terrificante. Implica la subordinazione ad un sistema innaturale. Non appena finisci di lavorare, ti togli la cravatta. Ma, in primo luogo, perché mettere una cravatta?  (risata)  Secondo me è un simbolo di una sottomissione volontaria. Gli esseri umani sono stati ridotti alla schiavitù. Sono stati completamente alienati dalla Natura. Il motto della società moderna è “Dacci la tua vita, noi ti daremo uno stipendio” Continua...
BIOREGIONALISMO ECOLOGIA PROFONDA E BIOSPIRITUALITA'
BIOREGIONALISMO ECOLOGIA PROFONDA E BIOSPIRITUALITA'


di Paolo D'Arpini

Il bioregionalismo è una forma attuativa dell'ecologia profonda. Nel senso che l'ecologia profonda analizza il funzionamento delle componenti vitali e geomorfologiche ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali in cui tali componenti si manifestano.
Per fare un esempio concreto: il funzionamento generale dell'organismo vivente viene compreso attraverso il riconoscimento e lo studio delle sue funzioni vitali e dei modi in cui tali funzioni si manifestano ed il bioregionalismo individua gli organi specifici che provvedono a tale funzionamento e le correlazioni fra l'organismo e l'insieme degli organi che lo compongono, descrivendone le caratteristiche e la loro compartecipazione al funzionamento globale. Per cui non c'è assolutamente alcuna differenza fra ecologia profonda e bioregionalismo, sono solo due modi, due approfondimenti, per comprendere e descrivere l'evento vita.
Nel tracciato che segue ho inserito come terzo elemento componente “l'osservatore”, cioè l'Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo. Ovvero la capacità osservativa e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. Anche questo processo di auto-conoscenza, ovviamente, è parte integrante del processo individuativo svolto nell'ecologia profonda e nel bioregionalismo. A volte questa intelligenza intrinseca nella vita è anche detta "Biospiritualità" - E cosa si intende per biospiritualità? Continua...

AMBIENTALISMO ECOLOGIA PROFONDA E REVERENZIALE
AMBIENTALISMO ECOLOGIA PROFONDA E REVERENZIALE

di Satish Kumar 

 Il rispetto reverenziale è la chiave per comprendere il nostro posto nel mondo. Ci sono tre modi per capire e descrivere la relazione tra la Natura e gli umani: l’ecologia superficiale, l’ecologia profonda e l’ecologia reverenziale.
Fu Arne Næss, il filosofo norvegese (1912-2009), a fare la distinzione tra quella che lui chiamava “ecologia superficiale” e “ecologia profonda”, coniando al contempo quest’ultima espressione. A mio avviso questa distinzione è giusta, ma non è sufficiente. Una volta dissi ad Arne, scherzosamente, che profondo non significa necessariamente buono. Dopotutto, capita spesso di trovarsi in profonda difficoltà 1 Pertanto dobbiamo fare un ulteriore passo oltre l’ecologia profonda, e quel passo è l’ecologia reverenziale.
L’ecologia superficiale considera importante la conservazione della Natura, ma solo perché la Natura è utile agli uomini. È una visione del mondo antropocentrica. In questa visione gli umani sono al centro; essi sono una specie unica e superiore. Gli umani si prendono cura dell’ambiente – degli animali, degli oceani, dei fiumi e delle foreste – affinché possano trarre benefici dalla Natura ancora per molto tempo. Gli ecologisti superficiali desiderano per l’umanità un futuro sostenibile e per loro la Natura è una ‘risorsa’ economica. Continua...
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