GURU O COMPAGNO DI STRADA? AUROBINDO E LO YOGA MODERNO
di Selene Calloni
Se incontri il Buddha per la strada uccidilo, affermava Sheldon Kopp nel suo celebre libro. "Uccidere il Buddha quando lo si incontra", egli diceva, "significa superare il mito del maestro, il mito del guru, il mito dello psicoterapeuta;
significa distruggere la speranza che qualcuno all'infuori di noi possa essere il nostro padrone. Nessun uomo è più grande di un altro".
Se nessun uomo è più grande di un altro, è chiaro che a ciascuno di noi spetta il compito di creare il proprio cammino in modo del tutto unico e autonomo. I cammini creati dagli altri non possono portarci alla meta. Ancora dallo stesso libro voglio citare un riferimento al cristianesimo che può essere valido per lo Yoga, così come per ogni sentiero spirituale:
"Venne il Cristo, e con lo zelo rivoluzionario di un vero sciamano, rovesciò il giudaismo [...]. Il Cristo venne per rinnovare la Legge, capovolgendola con la reinterpretazione rivoluzionaria. Risvegliò le moltitudini, e le riavviò sul pellegrinaggio della salvezza [...]. Ma troppo presto, come sempre, il carisma della leadership del Cristo divenne una questione di routine. Le considerazioni pratiche su come mantenere la Chiesa ed estendere il suo potere esaurirono il fuoco spirituale e l'eccitazione di essere tra i primi cristiani [...]. Si doveva imparare invece come essere un buon cristiano. Non era importante ormai vivere la propria salvezza [...]. Importate divenne conquistarla e tenersela"
Infine, per dirla con le Upanishad:
"Non per amore degli dèi gli dèi sono cari, ma per amore del Sé gli dèi sono cari. Non per amore della devozione la devozione è cara, ma per amore del Sé la devozione è cara. La devozione abbandona colui che vede in èssa qualcos'altro dal Sé".
Aurobindo, questo uomo-dio, si presenta alla storia come un rivoluzionario e come un poeta, più che come un guru del quale essere discepoli devoti. Questa è una delle sue caratteristiche che me lo fanno più amare.
Sono uno yogin perché sono un poeta, diceva il grande maestro. La poesia e lo spirito rivoluzionario venivano, per lui, prima di ogni altra cosa, e la sua biografia ce lo conferma. Eccone un breve stralcio tratto dalla voce "Aurobindo", che ho curato per la Enciclopedia dello Yoga (edita da Promolibri Magnanelli, Torino, 1996)
Aurobindo Ghosh nasce a Calcutta nel 1872. A soli sette anni viene mandato dal padre in Inghilterra, ove compie tutti i suoi studi. Torna in India a vent'anni. Deciso a contrastare il dominio britannico, si impegna nella resistenza armata contro gli inglesi. Negli anni trascorsi nel Regno Unito matura una mentalità laica e pragmatica e coerentemente, rientrato in patria, egli rifiuta il contatto con l'esperienza spirituale dell'India e quindi con lo Yoga, finché un episodio occorso al fratello Barin, guarito, grazie all'intervento di uno yogin, da una febbre tropicale che nessuna medicina riusciva a curare, convince Aurobindo che lo Yoga può avere effetti concreti anche nei confronti del mondo fisico. Egli inizia allora a praticare lo Yoga allo scopo di trovarvi una maggiore forza per alimentare la propria azione politica. Nel 1907 incontra Leie, lo yogin che gli insegna la via per raggiungere il silenzio mentale. Nel 1910, dopo un arresto subito da parte delle autorità britanniche che gli costa un anno di carcere, si rifugia a Pondichéry, piccola colonia francese nel sud dell'India, al di fuori della giurisdizione britannica. E qui che rimarrà fino alla morte (avvenuta nel 1950), totalmente dedito a quell'avventura interiore che egli riconobbe essere la vera azione, la sola azione in grado di mutare le sorti del mondo."
Con lo zelo rivoluzionario di un vero sciamano, Aurobindo ha rinnovato lo Yoga. Rovesciando o scavalcando lo Yoga Classico, lo Yoga di Patanjali, Aurobindo è tornato alle antiche fonti dello Yoga, i Veda, è passato attraverso lo Yoga esoterico, il tantrismo, e attraverso i filosofi occidentali moderni per darci il suo Yoga, il Piirna-yoga o Yoga Integrale, il quale è stato definito come uno Yoga che va oltre lo Yoga stesso.
Con l'inarrendevolezza e la totalità di un vero poeta, cinquanta anni orsono, il maestro è morto, cantando l'immortalità nella sua Savitri, il poema dello Yoga Integrale.
Nessuno come Aurobindo ha segnato così profondamente la mia vita contribuendo a svelarne il significato. Sono una psicoioga e da diciassette anni mi occupo di stati non ordinari di coscienza. Ho trascorso oltre sei anni in Oriente dove ho sperimentato pratiche sciamaniche e yoghiche capaci di ampliare lo stato di coscienza. Ho discusso una tesi di laurea che aveva per titolo Thè Practical Psychology in the Aurobindo's Yoga e ho approfondito i temi della psicologia occidentale di frontiera che hanno a che vedere con le tecniche che possono facilitare gli stati di coscienza non ordinari, per esempio il Rebirthing e la Respirazione Olotropica.
Il mio lavoro terapeutico è insegnare tecniche capaci di portare le persone a viaggiare negli stati di coscienza non ordinari, stati di trance o di estasi. Lo Yoga di Aurobindo è una delle principali fonti alle quali mi ispiro nella mia attività e nella mia vita. Ho conosciuto lo Yoga Integrale negli anni in cui vivevo in Sri Lanka grazie a un amico che mi ha fatto da guida e maestro lungo il mio percorso nello sciamanesimo e nello Yoga. Oramai lo Yoga Integrale è così unito alla mia attività e alla mia vita che scopro assai diffìcile trattare l'argomento in modo a sé stante, disgiunto, cioè, dalle pratiche sciamaniche o psicologiche e da tutto ciò di cui mi occupo. Se penso, per esempio, all'ultimo convegno al quale ho preso parte, il Convegno Internazionale di Parapsicologia, mi rendo conto che dietro ogni frase che ho pronunciato nel corso della mia conferenza vi era l'eco di un pezzo, magari riletto venti volte, di un'opera di Aurobindo. Nella millenaria storia dello Yoga sono riconoscibili tré tappe fondamentali: lo Yoga antico, lo Yoga classico e lo Yoga moderno.
Il Il primo è lo Yoga dei Veda e delle Upanishad, lo Yoga classico è lo Yoga di Patanjali, Aurobindo è lo Yoga moderno. Nella visione di Aurobindo, lo Yoga, il pensiero orientale, incontra la filosofia occidentale, spiritualità diviene sinonimo di evoluzione della specie, l'anima e il corpo si riconoscono l'una nell'altro, il mistico e il materialista si rispecchiano, il percorso che porta al Sé passa dalla trasformazione del corpo e diviene un materialismo divino. Aurobindo non ha solo profondamente segnato la storia dello Yoga, bensì anche la storia del pensiero occidentale. Come non vedere dietro il pensiero moderno occidentale, che sta ruotando intorno al concetto di olismo, ovvero di integrità dell'essere, sia nelle scoperte scientifiche che negli indirizzi terapeutici e filosofici più moderni, anche la grande spinta data dal maestro con il suo Yoga integrale?
Aurobindo è così grande eppure è così poco popolare rispetto ad altri pensatori del panorama indiano moderno di minore statura. Si dice che gli orientali non abbiano saputo perdonargli di essere così occidentale e gli occidentali non abbiano saputo perdonargli di essere così orientale. Ma Aurobindo è stato un grande precursore e forse sarà proprio solo il tempo a rendere giustizia alla sua statura.
Certamente, come ogni amante di Kali, la Dea Nera, come ogni esperto estimatore del tantrismo, Aurobindo non ha fatto nulla che potesse giovare alla propria popolarità. Egli è rimasto nella propria stanza per anni, camminando su e giù fino a creare, si dice, un solco nella pavimentazione, meditando e poetando e rispondendo alle lettere che gli giungevano da tutto il mondo. Esistono commoventi racconti dei suoi discepoli che narrano ammirati la sua solitudine.
Pensando al maestro nella sua stanza vengono alla mente i bellissimi versi del Moìse di Vigny: "Oh Signore, ho vissuto potente e solitario, permettimi di dormire il sonno della terra".
Ma isolamento non significa disattendere all'azione. Dopo essersi dedicato per anni all'azione politica, il maestro si è dedicato all'azione interiore e ha spinto gli uomini ad agire.
Rileggendo Aurobindo alla luce della celebre frase della Bhagavad Gita che afferma "Compi l'opera che ti è stata affidata poiché l'azione è infinitamente superiore alla non-azione", risulta evidente come tutto l'insegnamento del maestro sia un invito all'azione.
"Se si osserva attentamente la vita da una parte e lo Yoga dall'altra, ci si accorge che la vita è Yoga, coscientemente o subcoscientemente. Con questo termine, infatti, intendiamo uno sforzo metodico di perfezione di sé attraverso il manifestarsi di potenzialità latenti nell'essere e la ricongiunzione dell'individuo umano con l'Essenza universale e trascendente che vediamo parzialmente espressa nell'uomo e nel cosmo" (Aurobindo, La Sintesi dello Yoga).
"La vita animale è un laboratorio dal quale la natura ha fatto nascere l'uomo; l'uomo può essere il laboratorio dal quale ella vuole trarre il superuomo, l'essere di natura divina" (Aurobindo, La Vita Divina).
"Lo scopo del nostro Yoga non è l'autoanullamento, ma l'autoperfezione" (Aurobindo, Thè hour ofGod). "lo Yoga non è altro che una psicologia pratica" (Aurobindo, La sintesi dello Yoga).
E, richiamando gli uomini ad agire non in eremi isolati, ma nel trambusto del mondo, perfino là dove la materia è più nera e più sporca, egli diceva:
"La maggior parte delle discipline spirituali insistono sul completo controllo di sé, sul distacco e la rinuncia a ogni legame al denaro e alla ricchezza e a ogni desiderio personale ed egoistico di possederli. Alcune pongono persino un interdetto dichiarando che una vita povera e nuda è la sola condizione spirituale. E un errore che lascia il potere nelle mani delle forze ostili. Riconquistare il denaro per il Divino al quale appartiene e utilizzarlo divinamente per la vita divina, è la via supermentale che il sadhaka deve seguire" (Aurobindo, La Madre).
Riguardo al metodo esso è nell'aspirazione incessante dell'animo, è nell'abbandono integrale, nella sottomissione di tutte le parti dell'essere al Divino, poiché è nel libero esprimersi del miracolo universale, che la poesia rivela all'uomo.
"Tutto quaggiù è miracolo e per miracolo può cambiare" (Aurobindo, Savitri).
Selene Calloni si occupa di attività olistiche da oltre quindici anni. Dopo aver trascorso numerosi anni in Oriente, si è laureata in psicologia con una tesi sullo Yoga Integrale. È autrice di vari articoli e libri sullo Yoga e sullo Sciamanesimo.
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