Oggi non è più chiamata schiavitù,
è chiamata libero mercato

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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L'INIZIAZIONE NELLA NUOVA ERA


INIZIAZIONE ED EVOLUZIONE
Con il termine iniziazione (da in ire, andare dentro) si intende ogni ampliamento di coscienza che permette esperienze di un grado più elevato.L’evoluzione segue, nella maggioranza dei casi, la via più lenta dello sviluppo ordinario della coscienza, che avviene attraverso successivi sviluppi in cui l’uomo segue la via dell’etica e accresce sempre più le sue responsabilità nei confronti dell’umanità. Alcune anime scelgono di conquistare con la forza il Regno dei Cieli con un procedimento che non è nella norma: esse, con uno sforzo superiore rivolto a contattare il Mondo superiore e con totale dedizione all’umanità, bruciano le tappe del loro perfezionamento, conseguendo più rapidi ed ampi risvegli successivi e rendendosi in tal modo idonee ad un più ampio servizio.

L’uomo è passato, con l’individualizzazione, dal regno animale, in cui gli individui sono accomunati dall’anima di gruppo, a quello attuale, umano, in cui è diventato arbitro delle sue azioni e responsabile del suo progresso. L’individualizzazione fu quindi una delle più importanti iniziazioni.

Si può definire l’iniziazione anche come il processo di apprendimento del sé e del suo rapporto con il non-sé; questo risveglio, a qualunque livello esso avvenga, anche se può apparire come un’illuminazione istantanea, è preceduto sempre in realtà da un periodo di graduale sviluppo e riconoscimento.
Questi risvegli avvengono in ogni entità ad ogni espansione di coscienza dovuta all’accrescersi dell’esperienza e della conoscenza; essi possono essere definiti “iniziazioni” quando l’entità ricerca volontariamente la conoscenza; la sperimenta in una vita di servizio; la utilizza per l’evoluzione sua e dei suoi fratelli.

L’uomo ancora lontano dall’iniziazione è in grado di trasformare:
- l’ignoranza in conoscenza;
- l’esperienza di vita in capacità di comprensione e di lavoro.

Il ricercatore sulla via del Ritorno sa trasformare:
- la conoscenza in saggezza;
- l’esperienza in qualità.

Il candidato all’iniziazione ricerca lungamente da solo, fino a che riesce ad allineare i suoi tre corpi all’Ego, e ad obbedire solo alla Sua voce; ad un certo punto riceve un aiuto più consistente dai Maestri, che ne riconoscono lo sforzo e ne accelerano il cammino assistendolo con istruzioni e impulsi amorevoli ed intelligenti.
In passato il Maestro si limitava a dare, in modo spesso imperativo e dogmatico, alcuni stimoli ed informazione all’aspirante discepolo; costui meditava su questi a lungo, senza mettere in discussione né la loro affidabilità né l’autorità del maestro.
Oggi i Maestri hanno a che fare con menti più avanzate e, di conseguenza, l’insegnamento deve trovare un riscontro di verità ed essere accettato criticamente dal discepolo, che ne verifica la validità; egli ha molta più libertà ed autonomia, di pensiero e d’azione.
La mente brilla nella luce quando non dipende da un’altra mente, ma è autodiretta e direzionata al bene.
Così afferma anche il Buddha:
“Vi ho insegnato a non credere semplicemente perché avete udito, ma perché lo credete nella vostra coscienza, ed agite allora in conformità di ciò che credete e copiosamente”
Il sentiero richiede la sottomissione volontaria ad una disciplina:
Lo stretto sentiero di tutti i discepoli richiede obbedienza alle regole antiche e questa deve essere volontaria, a ragion veduta, ma mai rigida. Il discepolo progredisce adattando con intelligenza la vita a quei requisiti per quanto ragionevolmente possibile, non adattando questi alla sua vita. La flessibilità entro certi limiti è sempre necessaria, ma non deve originare dall’inerzia personale o da cavilli mentali.

Inoltre, nell’attuale civiltà, spesso caotica e disturbante, l’istruzione e l’avanzamento avvengono nella tensione e nella fatica, non più, come avveniva spesso in passato, soprattutto nel mondo orientale, nella quiete e nel raccoglimento.
L’urgenza dell’umanità è maggiore, e così pure la necessità di individui che si dedicano con abnegazione alla realizzazione del Piano divino sulla Terra; i Maestri, pertanto, diffondono informazioni più estese, affinché il discepolo sia in grado di avanzare in modo più veloce; tra queste, è particolarmente “rassicurante” per gli individui più avanzati la conferma della partecipazione della Gerarchia alla vita della Terra, come guida e stimolo all’evoluzione:

Dapprima per la necessità di sottoporre al pubblico in genere il fatto dell’esistenza della Gerarchia, i cui membri sorvegliano il progresso umano ed elaborano definiti sistemi di insegnamento che conducono dal regno umano al Regno di Dio; questa avanzata evolutiva può essere compiuta in modo consapevole, scientifico e con la concorde volontà e la cooperazione dell’allievo. E’ tempo ormai di sostituire la fede con la conoscenza, una conoscenza acquisita attraverso l’accettazione di un’ipotesi, perché convinti che è sostenuta da testimoni degni di fede e da un’esperienza comprovata. La mente razionale del discepolo esamina, in base a ciò, successi e fallimenti sperimentati e impara le giuste lezioni; scopre che il progresso sul Sentiero porta al cosciente, intimo contatto con Altri, che l’hanno già percorso, e che la strada che porta alla Gerarchia è fatta di disciplina, di luce sempre crescente, di servizio al prossimo e di sempre migliore rispondenza a contatti ed esseri del tutto ignoti all’uomo comune.

Per poter ricevere questi aiuti, sotto forma di maggiori intuizioni e stimolazioni all’attività, l’aspirante-discepolo dovrà:
- preparare e purificare il suo corpo;
- organizzare ordinatamente gli elementi che lo compongono in modo tale da poter reggere le vibrazioni più alte degli Istruttori;
- sviluppare la mente affinchè essa sia in grado di diventare limpido canale di trasmissione degli insegnamenti ricevuti;
- imparare a cooperare in un’attività di gruppo coordinata, mirante all’attuazione del Piano divino e attraverso il quale l’energia superiore possa essere trasmessa alla Terra;
- lavorare al servizio dell’umanità con pazienza, nell’oblio di sé e senza attaccamento ai frutti del lavoro.
L’uomo vive lungo tempo nell’Aula dell’Ignoranza, immemore della sua dignità e del suo destino di figlio di Dio, ed entra quindi nell’Aula dell’Apprendimento, dove comincia a intravedere il senso del suo procedere, ad accumulare la conoscenza e l’esperienza necessarie per l’accesso all’Aula della Saggezza.

La saggezza è il frutto dell’Aula della Saggezza. E’ in rapporto con lo sviluppo della vita entro la forma, col progresso che lo spirito compie mediante i veicoli o corpi sempre mutevoli e con le espansioni di coscienza che si succedono di vita in vita. Si riferisce all’aspetto vita dell’evoluzione. Poiché la saggezza riguarda l’essenza delle cose e non le cose stesse, è l’apprendimento intuitivo della verità, indipendentemente dalla facoltà di ragionamento; è l’innata percezione che può distinguere tra vero e falso, tra reale e irreale. Ed è più di questo, poiché anche la crescente capacità del Pensatore di penetrare sempre più nella mente del Logos, di comprendere la vera essenza del grande scenario dell’universo, di vederne lo scopo e armonizzarsi sempre maggiormente con quanto è superiore. Per il nostro scopo attuale (studiare alcuni aspetti del sentiero e della santità nei suoi diversi stadi) possiamo dire che la saggezza è la realizzazione del “Regno di Dio in noi” e la conoscenza del “Regno di Dio fuori di noi”, nel sistema solare. Possiamo anche dire che è la graduale fusione del sentiero del mistico con quello dell’occultista: l’erigere il tempio della saggezza sulle basi della conoscenza.
La saggezza è la scienza dello spirito, come la conoscenza lo è della materia. La conoscenza è separativa ed oggettiva, mentre la saggezza è sintetica e soggettiva. La conoscenza divide, la saggezza unifica.

Il processo può essere così sintetizzato:
- nell’Aula dell’Ignoranza, che corrisponde ai primi stadi dell’evoluzione, l’uomo è attratto dalla vita della forma e concentrato sulla soddisfazione dei suoi bisogni materiali;
- nell’Aula dell’Apprendimento inizia il lavoro di allineamento tra i tre corpi (fisico, emotivo e mentale) e poi tra i tre corpi e l’anima;
- nell’Aula della Saggezza l’anima ha il sopravvento ed egli opera cosciente della sua natura divina.
L’insegnamento della Gerarchia può essere dato a chi ha superato lo stadio della polarizzazione emotiva, del devozionalismo, del sentimentalismo, del separativismo ideologico e dottrinario, del fideismo cieco, del gregarismo, dell’egocentrismo; l’umanità va sempre più situandosi sul piano mentale e, in minima parte, su quello spirituale. XXXXX Oggi i tempi sono maturi per il passaggio dal quarto regno, quello umano, al quinto, quello spirituale. E’ necessario pertanto diffondere ciò che dell’argomento dell’iniziazione può essere compreso, al fine di indicare all’uomo che aspira all’alto compimento del passaggio dal quarto regno al quinto la necessità di impegnare tutto se stesso nell’opera di assoggettamento della personalità all’anima.

Molti uomini sono oggi pronti e appaiono ai Maestri occultamente “risplendenti”; il pianeta e l’intero sistema solare sono in realtà luce non ancora manifesta e l’individuo che si prepara all’iniziazione accresce la sua luce, irradiando sempre più, innalzando la sua temperatura e potenziando la sua energia ed il suo potere d’influenza.

Egli deve dar prova di sé al mondo esterno con la propria vita di servizio e con il lavoro compiuto, suscitando così in coloro con i quali è in rapporto un riconoscimento che si paleserà in una spontanea emulazione e in uno sforzo di calcare il medesimo sentiero, sempre animati dal movente del servizio e della fraternità, e non per accrescimento personale e acquisizioni egoistiche. Ricordiamo inoltre che se ciò vale per il lavoro, è ancor più vero in rapporto all’iniziato stesso.

L’iniziazione è una questione strettamente personale con applicazione universale. Essa poggia sul conseguimento interiore. L’iniziato saprà da sé quando l’evento si produce senza che alcuno gliene parli. L’espansione di coscienza che ha nome iniziazione deve includere il cervello fisico, altrimenti non ha valore. Come le espansioni di coscienza minori che si producono in noi normalmente ogni giorno, e che chiamiamo “imparare” qualcosa, si riferiscono al riconoscimento da parte del cervello di un fatto o di una circostanza, così è pure per le più vaste espansioni che ne sono la conseguenza.

Allo stesso tempo è del tutto possibile operare sul piano fisico ed essere attivamente impegnati nel servizio mondiale senza avere nessun ricordo del processo di iniziazione subito ed avere nondimeno conseguito la prima e la seconda iniziazione in una vita precedente. E’ semplicemente una mancanza di “collegamento” tra una vita e l’altra, oppure può essere il risultato di una precisa decisione dell’Ego. ……

Né la curiosità né la comune “bontà” hanno mai condotto l’uomo alla porta dell’iniziazione. La curiosità, suscitando una forte vibrazione della natura inferiore, serve solo ad allontanare dalla meta; la comune bontà, quando non sia appoggiata da una vita di totale sacrificio per gli altri, dal silenzio, dall’umiltà e da un disinteresse veramente particolare, può servire a costruire buoni veicoli, che saranno utili in un’altra incarnazione, ma non ad abbattere le barriere, esteriori ed interiori, ed a vincere le forze ed energie contrastanti che si frappongono fra un uomo “buono” e la cerimonia dell’iniziazione.

Per poter iniziare il sentiero del Discepolato, verso il quale tendono ormai molti individui del nostro tempo, devono essere chiaramente avvertite:
- il senso di fratellanza tra i popoli, nonostante le diversità culturali e religiose, e l’unità del genere umano, il cui fine è il ritorno alla Casa del Padre;
- l’aspirazione fortemente sentita, comune a tutte le “anime pronte”, d’Oriente e d’Occidente, a percorrere il Sentiero che conduce all’Unico Dio;
- la determinazione, ferma e perseverante, ad attraversare lo stretto passaggio del dominio dei propri aspetti inferiori, disciplinandoli e ordinandoli in funzione del Compito e della Luce intravista;
- la volontà di servire l’umanità con i propri strumenti fisici, emotivi e mentali, così raffinati e perfezionati:
Essi (i Discepoli) dovranno massimamente riassumere e rendere effettiva l’opera di due grandi Figli di Dio, il Buddha e il Cristo. Come sapete, Uno di Essi apportò illuminazione al mondo e incarnò il principio della saggezza, l’Altro apportò amore e ne incarnò il grande principio cosmico. Come dare efficacia alla Loro azione? Il processo seguirà tre direttrici:
1. Sforzo individuale, compiuto dai singoli discepoli con la tecnica del distacco, impersonalità e discriminazione insegnata dal Buddha.
2. Iniziazione di gruppo, resa possibile dallo sforzo auto-iniziato dei singoli discepoli, seguendo i precetti di Cristo, e che conduce a subordinare completamente la personalità e l’individuo all’interesse e al bene comune.
3. Azione di gruppo, perseguita in comune, per amare tutti gli esseri e imparare a comprendere il vero significato dell’amore e del lavoro di gruppo, propri di Aquarius.

Ho ritenuto che il collegamento delle vostre menti in rapporto all’opera del Buddha e del Cristo possa servire utilmente il proposito e dare a tutti voi una breve visione e un’indicazione dei Loro due sistemi di svelamento – uno che prepara a essere discepoli accettati, l’altro all’iniziazione – che dovrebbero essere successivi e interconnessi. Noi, che – contrariamente a quanto è finora possibile a voi – operiamo con visione più completa e più vasti orizzonti, ne vediamo facilmente la sintesi

Alla prima iniziazione, con la quale l’uomo inizia il suo cammino spirituale, seguono le iniziazioni successive, ovvero sviluppi sempre più ampi attraverso i quali i Discepoli diventano coscienti di porzioni sempre più estese di Realtà fino a diventare parti della Coscienza divina.
Oggi anche l’uomo avanzato vede solo una piccola parte del tutto; non domina ancora completamente nessun piano ma ha coscienza piena del piano fisico, incerta comprensione di quello emotivo e appena un’abbozzata visione di quello mentale.
Ogni generazione ha il compito di cogliere l’essenza della saggezza della generazione precedente, rigettando anche ciò che è ormai desueto e inidoneo allo sviluppo, e di ricercare nuove forme di espressione della verità, più adatte alla manifestazione del Piano così come si va manifestando in quello specifico tempo storico.
Mutano le strutture, ma rimane inalterato il nucleo interiore di sapienza che ha chiara visione del cammino.

E’ una successione di espansioni, uno sviluppo della consapevolezza, caratteristica predominante del Pensatore dimorante nell’uomo. E’ un progressivo spostamento della polarizzazione della coscienza dalla personalità, o sé inferiore, o corpo, a quella del sé superiore, ego o anima, e poi alla Monade o Spirito, fino a diventare, col tempo, coscienza divina.

Nello sviluppo dell’essere umano la facoltà di conoscere si estende dapprima oltre i limiti che la confinano entro i regni inferiori della natura (minerale, vegetale e animale), ai tre mondi in cui la personalità evolve, al pianeta nel quale svolge il suo ruolo, al sistema in cui quel pianeta ruota, fino ad oltrepassare anche quei limiti e divenire universale.

L’uomo si sofferma sulla mutevolezza delle forme e osserva il nascere, crescere e morire degli esseri manifestati, ne osserva l’effimera vita e ne coglie talvolta, in modo incerto, l’interiore legge evolutiva che tutto sospinge ad un fine di fusione e unità; tuttavia non ha ancora la chiara comprensione del principio entrostante che agisce nei processi evolutivi degli individui, dei popoli, dei pianeti, dei sistemi solari. Sappiamo che tutto muove verso l’Armonia e ci interroghiamo sul nostro ruolo nel Tutto e sulla parte che intendiamo svolgere per partecipare responsabilmente alla Grande Vita cui apparteniamo; ma per noi sono ancora confuse e complesse quelle Leggi della manifestazione che agli Esseri più evoluti si dispiegano apertamente ed sistematicamente.

La verità - afferma Browing – assume forme per gradi successivi e sempre più elevati.
Possiamo avanzare nella conoscenza del processo dell’iniziazione, che riguarda l’uomo, il Logos, i sistemi solari, attraverso l’analisi delle corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo e l’osservazione della Legge di analogia; accumuleremo così sempre nuovi dati e, attraverso la loro comparazione, acquisterà luce il quadro totale dei processi dell’iniziazione nella manifestazione.

Ci si dovrà attenere, all’inizio dello studio, ad ampie visioni sintetiche d’insieme e a estese analogie, evitando di indugiare nell’analisi dei particolari; essi non sono, all’inizio chiaramente comparabili e potrebbero confondere per la loro varietà e per le diversità osservabili tra le manifestazioni del macrocosmo e quelle del microcosmo. Né si considererà il tempo, poiché il processo avviene per successive sovrapposizioni di processi e situazioni e per sempre più ampie fusioni.

Approfondendo la Legge di Analogia avremo tuttavia un quadro sempre più dettagliato dell’evoluzione dell’uomo e dei mondi, attraverso iniziazioni di grado sempre più elevato.

L’iniziazione è quindi una tappa del normale processo evolutivo; con questo termine si indica la situazione in cui il candidato vive chiaramente il passaggio ad una maggiore coscienza dell’unità dell’universo e del suo posto all’interno del Tutto.
Tale consapevolezza, intuita nel primo momento di folgorazione, viene poi rivissuta, elaborata e ampliata con atteggiamenti di vita coerenti con la nuova condizione, e con uno stato della mente teso a conservare ed irradiare la Luce intravista. I Maestri vigilano su tale processo, suggerendo attraverso vie intuitive i passi idonei al raggiungimento della più ampia coscienza cui il candidato aspira, ma nulla possono se il candidato non evoca l’aiuto superiore con la sua totale e costante dedizione alla visione intravista. Legge suprema per ogni allievo è il sacri-ficio (sacrum facio, compio un atto sacro) di sé, la crocifissione dell’ego che rifiuta la sua natura inferiore arrendendosi progressivamente al Sé superiore, all’Angelo solare.

Il Sentiero del Discepolato è difficile, e più arduo ancora è quello dell’iniziazione. Un iniziato è un combattente che porta i segni della battaglia, il vincitore di molte dure battaglie. Egli non parla dei propri conseguimenti perché è troppo occupato con l’intenso lavoro che svolge; non parla di sé o di ciò che ha compiuto, se non per deprecarne la pochezza. Tuttavia, per il mondo, è sempre un uomo di grande influenza, che sa usare il potere spirituale, che incarna degli ideali, che lavora per l’umanità, e senza dubbio giunge a risultati che saranno riconosciuti dalle generazioni successive. Nonostante ciò che ha conseguito, raramente è compreso dai contemporanei. Spesso è oggetto di molte chiacchiere e tutto ciò che fa è male interpretato; egli depone ciò che possiede: tempo, denaro, posizione, reputazione e tutto ciò cui il mondo si inchina, sull’altare del servizio altruistico e spesso, quale ultimo dono, offre la propria vita, solo per trovare che coloro che ha servito gli scagliano contro quei doni, sprezzano la sua rinuncia e lo bollano con parole offensive. Ma l’iniziato non se ne cura, perché ha il privilegio di posseder qualche visione del futuro e perciò si rende conto che la forza che ha generato a tempo debito dovrà attuare il piano divino; sa inoltre che il suo nome e il suo sforzo vengono segnati nei memoriali della Loggia e che “l’Osservatore silenzioso” delle vicende umane ne ha preso nota.

Con ogni ampliamento di coscienza, l’allievo:
- supera il senso di isolamento e include parti sempre più estese della manifestazione;
- vede, di grado in grado, ogni aspetto della Creazione come parte di sé;
- vede sempre più se stesso in ogni aspetto della Creazione;
- legge, attraverso i segni dei tempi in cui vive, il Piano divino per quel particolare momento storico;
- comprende qual è la sua parte e la svolge gioiosamente.

In tappe successive:
- impara a vedere e udire in ogni piano della manifestazione;
- assimila passato, presente e futuro in un eterno presente;
- comprende il senso del bene e del male;
- intuisce e coordina le leggi che regolano l’evoluzione dei tre regni visibili (minerale, vegetale e umano) e di quelli invisibili;
- infine include, in una ampia visione cosmica, il Logos ed i sistemi solari.
L’allievo apprende da ogni situazione e comprende intuitivamente qual è il passo da compiere per la successiva immediata espansione; egli raffina i suoi corpi purificando pensieri, parole e azioni; vive una vita di aspirazione e di servizio, teso alla voce dell’anima; irradia la luce che riceve; sacrifica il piccolo sé al Sé maggiore.
Quando egli si è così reso pronto, la Guida, con un’azione precisa, produce una più alta frequenza vibratoria degli atomi di uno dei suoi corpi; ciò determina il passaggio indicato con il termine di iniziazione.

Tale operazione non è determinata dal Maestro, ma evocata dall’agire santificato e, coerente alla visione, dell’allievo; l’iniziazione non fa che riconoscere l’avvenuto ampliamento di coscienza dell’allievo.

La cerimonia dell’iniziazione indica un conseguimento, ma non lo conferisce, come è stato spesso erroneamente ritenuto. Essa semplicemente indica che gli Istruttori che vigilano sull’umanità hanno riconosciuto un certo livello d’evoluzione raggiunto dal discepolo, e produce due eventi:
- Una espansione di coscienza che ammette la personalità alla saggezza raggiunta dall’Ego e, nelle iniziazioni superiori, alla coscienza della Monade.
- Un breve periodo d’illuminazione durante il quale l’iniziato vede il tratto di Sentiero che deve percorrere e nel quale partecipa coscientemente al piano evolutivo.
Dopo l’iniziazione si tratta principalmente di rendere operante quell’espansione di coscienza in modo che la personalità possa utilizzarla, e di superare il tratto di sentiero che rimane da percorrere.
Le iniziazioni sulla terra precedono le più ampie espansioni di coscienza di Sirio.
Ad ogni iniziazione sul nostro pianeta l’entità acquista sempre più controllo sui raggi della creazione e impara a usarne l’energia; l’ultimo raggio su cui impara a dominare è quello dell’amore che è il raggio di sintesi del sistema solare (l’Amor che move il Sole e l’altre stelle, Dante Alighieri, Paradiso).


L’ASPIRANTE E IL SENTIERO DELLA PROVA
 L’evoluzione procede per successive fusioni, o unificazioni: l’entità, uscita dal regno animale, si individualizza e , attraverso un lungo lavoro alchemico di trasformazione e sublimazione delle energie dei tre corpi, si allinea all’Ego; infine, con successivi graduali espansioni di coscienza, si unisce alla Monade.
Ogni passaggio è determinato dalla volontà di sacrificare l’inferiore al superiore, di bruciare con il Fuoco ciò che impedisce l’Unione; con l’allineamento della personalità all’anima, i tre corpi (fisico, emotivo e mentale) si unificano, operando all’unisono sotto il comando del Sé superiore; analoga situazione si verifica nei livelli più alti, nei quali si verificano unificazioni maggiori:

L’intero processo ha quindi lo scopo di rendere l’uomo coscientemente uno:
Primo: con se stesso e con gli altri uomini incarnati insieme a lui.
Secondo: con il Sé superiore e perciò con tutti i sé.
Terzo: con lo Spirito o “Padre celeste” e perciò con tutte le Monadi.
Quarto: con il Logos: il Tre nell’Uno e L’Uno nei Tre.

L’aspirante alla Luce inizia il sentiero della Prova lavorando al trasferimento delle energie dai centri inferiori a quelli superiori; vigila attentamente sui propri pensieri, parole e azioni, divenendo sempre più demiurgo di sé, al fine di poter diventare tempio vivente, idoneo a far nascere e poi a custodire il Cristo interiore.
Egli sa che tutto ciò che è presente nella sua vita ha origine dal pensiero, e ne valuta continuamente la qualità e la forza creatrice, che tenta di indirizzare a costruzioni rivolte a manifestare il Bello e il Vero sul pianeta.

Tiene presente il noto assioma:
Semina un pensiero e raccoglierai un’azione;
semina un’azione e raccoglierai un’abitudine;
semina un’abitudine e raccoglierai un carattere;
semina un carattere e raccoglierai un destino.

Egli prende contatto con le proprie manchevolezze: la propria ipocrisia, la propria viltà, il proprio egoismo, il proprio orgoglio gli si parano davanti ed egli ne coglie tutta la forza distruttiva e l’effetto involutivo; sa che fino a che non avrà creato l’ “uomo nuovo” non potrà vedere la gloria del Signore. Diventa vibrante al grido di dolore dell’umanità e desidera ardentemente servire; sa che il suo servizio sarà tanto più esteso ed efficace quanto più egli raffinerà e dominerà i suoi corpi, così da diventare canale di forze superiori e strumento di redenzione.
L’allievo apprende gli insegnamenti di saggezza sotto la guida di un discepolo e avanza gradualmente nella conoscenza nell’Aula dell’Apprendimento; quando ha dimostrato di superare le prove, può accedere all’Aula della Saggezza:
Il Sentiero della prova precede il Sentiero dell’iniziazione e segna il periodo della vita di un uomo in cui egli si schiera nettamente dal lato delle forze evolutive e si dedica alla formazione del proprio carattere. Egli “si prende in mano”, coltiva le qualità che gli mancano e pone ogni cura nel cercare di dominare la personalità. Costruisce il corpo causale con intento deliberato, colmando ogni lacuna che possa esistere, e cercando di renderlo un ricettacolo idoneo al principio cristico.

Nella storia dell’uomo è interessante l’analogia esistente tra il periodo prenatale e quello dello sviluppo spirituale, e possiamo così indicarla:
1) Il momento della concezione corrisponde all’individualizzazione;
2) I nove mesi di gestazione corrispondono alla ruota della vita;
3) La prima iniziazione corrisponde all’ora della nascita.

Il Sentiero della Prova corrisponde all’ultimo periodo della gestazione, alla formazione del Cristo bambino nel cuore. Alla prima iniziazione comincia il pellegrinaggio sul Sentiero. Prima iniziazione significa semplicemente “inizio”. Retto vivere, retto pensare e retta condotta sono stati in qualche misura costruiti in una forma che noi chiamiamo carattere, e che ora deve essere vivificata ed “abitata interiormente”.

Al principiante si insegna a disciplinare il carattere e a comprendere il macrocosmo attraverso l’osservazione di se stesso, il microcosmo, secondo il detto esoterico Come in alto così in basso, come dentro così fuori; egli ricerca pertanto, conoscendo il proprio piccolo universo e applicando procedimenti di analogia, il significato delle leggi che regolano l’evoluzione dell’uomo e del cosmo.
L’allievo studia poi i tre regni della natura e impara ad applicare le conoscenze acquisite in tutti i regni; si impadronisce degli strumenti necessari per procurarsi ogni tipo di conoscenza. Infine, quando egli ha sviluppato elevate capacità intuitive, viene istruito ad elaborare sintesi sempre più perfette relative all’unità interna dei sistemi.
I discepoli più avanzati devono dimostrare di: - aver compreso il senso della fratellanza universale, dell’unità unità umana e della cittadinanza mondiale;
- aver dominato la propria emotività ed essere polarizzati nel piano mentale, dal quale è possibile agire con discernimento;
- aver interiorizzato il significato della legge dei giusti rapporti tra individui e gruppi umani;
- saper vivere in comunità, ispirate a tali principi, che saranno avanguardie delle prime colonie della Nuova Era (sesta razza).

I Maestri dosano con saggezza l’uso della propria energia e pertanto non istruiscono aspiranti che non abbiano le doti prescritte e non siano ancora in grado di applicare conoscenze e insegnamenti che vengono loro elargiti; gli Istruttori identificano gli allievi “pronti” dalla maggiore luce che essi emanano a causa della radiosità dei loro corpi, ottenuta con un lungo lavoro di purificazione interiore. Gli allievi vengono affidati ad istruttori diversi a seconda del loro livello evolutivo: discepoli più anziani ricevono istruzioni direttamente dai Maestri, mentre allievi di grado inferiore sono seguiti da discepoli, responsabili del loro avanzamento, che riferiscono degli eventuali progressi al Maestro.

Ognuna delle iniziazioni maggiori non è che la sintesi di quelle minori, e solo chi cerca di espandere sempre più la propria coscienza nelle esperienze della vita quotidiana, può sperare di raggiungere quegli stadi finali che sono il culmine dei molti precedenti. Si rinunci all’idea che basta essere “molto buoni e altruisti” per trovarsi improvvisamente un giorno al cospetto del Grande Signore. In tal modo si antepone l’effetto alla causa. Bontà e altruismo nascono dalla comprensione e dal servizio, e la santità del carattere è il frutto delle espansioni di coscienza che l’uomo attua entro se stesso con strenuo sforzo. Perciò, è qui ed ora che l’uomo può prepararsi per l’iniziazione, non attardandosi sull’aspetto cerimoniale, come molti fanno nelle loro affrettate anticipazioni, ma lavorando sistematicamente e tenacemente al costante sviluppo del corpo mentale, seguendo l’arduo processo per dominare il corpo astrale affinché sia messo in grado di rispondere a tre vibrazioni:

a. quella dell’Ego
b. quella del Maestro
c. quella dei fratelli, ovunque si trovino.

Egli diviene sensibile alla voce del Sé superiore esaurendo così del karma sotto la guida intelligente dell’Ego. Per suo tramite diviene cosciente della vibrazione emanante dal Maestro; impara a sentirla sempre meglio e a rispondervi in modo sempre più completo; infine diventa più sensibile alle gioie, ai dolori, alle preoccupazioni di coloro che avvicina quotidianamente; li fa propri, ma le sue capacità non ne vengono menomate.


IL SUONO E LA PAROLA
Molto importante è per il candidato l’uso della parola ed il silenzio, poiché egli conosce la sacralità della parola e del suono; non a caso nella scuola di Pitagora gli aspiranti ai misteri erano obbligati per sette anni al silenzio. Il suono creativo è la base di ogni manifestazione; la Parola di potere del Logos crea i mondi, e l’intero Creato è effetto:
- della meditazione del Logos, che è la fase in cui Egli visualizzò nei dettagli l’intero Piano della manifestazione ed espresse il suo Proposito;
- della Parola di potere creatrice con cui Egli attuò la sua ideazione.
Le iniziazioni umane riproducono nel microcosmo ciò che avviene nel macrocosmo per quanto riguarda le iniziazioni cosmiche; come al Logos fu trasmessa la Parola di potere AUM, che diede origine al sistema solare, così all’iniziato umano si trasmette, ad ogni iniziazione, una parola di potere.
Si deve notare che il suono AUM - che ha sequenza triplice come tutte le parole di potere - è solo un riflesso impreciso e approssimativo del sacro suono che originò la manifestazione.
Le parole di potere sono sempre pronunciate da entità autocoscienti dopo una meditazione in cui si è costruito con precisione il piano e delineato con chiarezza il proposito. Esse mantengono stabile la manifestazione, che permane finchè perdura la vibrazione del suono; ciò avviene ad ogni livello; così, quando il Logos non emette il sacro AUM, la manifestazione cessa.
Ogni parola produce effetti sulla costruzione delle forme; le piccole vite così create assumono aspetti che perdurano finchè perdura il suono che le ha generate e finchè chi le ha prodotte direziona la sua energia e la sua volontà verso di esse.

Questo processo riguarda:
- le grandi creazioni del Logos planetario e del Logos solare;
- le trasformazioni indotte dagli iniziati di ogni grado;
- le forme create dalle parole dell’uomo comune.
Gli uomini generalmente producono forme inconsapevolmente; esse produrranno effetti benefici o malefici a seconda dello stato mentale e del proposito che le hanno generate e della volontà che le mantiene in manifestazione.

La parola vela il proposito, il suono lo svela, dando origine alla manifestazione in ogni piano.
Il candidato sa che, se vorrà ottenere i risultati voluti, dovrà imparare a emettere suoni e parole di potere coscientemente e scientificamente, consapevole delle conseguenze di ogni produzione di suoni di potere; egli direzionerà così le energie e creerà forme che favoriscano l’evoluzione.
Le parole di potere hanno origine dalla Parola pronunciata dal Logos solare all’inizio della manifestazione; esse nascono dai tre suoni sacri originari e si depotenziano scendendo di grado in grado diventando sempre più lunghe, fino a giungere ai discorsi dell’uomo comune.
Il candidato, che conosce il valore delle parole, le usa con discriminazione, precisione e parsimonia, diventando sempre più sintetico; sa che gli adepti usano le parole solo per fini creativi e per direzionare le energie.

Perciò, l’aspirante che si prepara all’iniziazione deve in primo luogo:
d) Dominare ogni attività della triplice natura inferiore. Ciò implica l’applicazione di energia intelligente ad ogni atomo dei tre involucri: fisico, astrale e mentale. E’ letteralmente il risplendere dell’aspetto Brama, o terzo aspetto, del Dio interiore.
e) Vigilare le proprie parole ogni istante di ogni giorno. Questa è un’affermazione semplice, ma molto difficile in pratica. Chi vi riesce, si avvicina rapidamente alla liberazione. Non si allude qui alla reticenza, alla scontrosità, né al silenzio che spesso contrassegnano nature poco evolute e che in realtà sono soltanto indici di incapacità di esprimersi, ma si riferisce all’uso controllato delle parole per attuare certi fini, e al trattenere le energia quando questa non è necessaria. Ciò è ben diverso ed implica la comprensione dei cicli e dei momenti opportuni; presuppone la conoscenza del potere del suono e degli effetti prodotti dalla parola; implica la conoscenza delle forze costruttive della natura e il loro uso corretto, e si basa sulla capacità di dirigere la sostanza mentale e metterla in moto per ottenere risultati nella sostanza fisica, in accordo con il proposito chiaramente definito del Dio interiore. E’ il risplendere del secondo aspetto del Sé, l’aspetto Vishnu o costruttore di forme, principale caratteristica dell’Ego sul proprio piano. Sarà utile riflettere su ciò.
f) Meditare e apprendere il proposito dell’Ego. Con tale meditazione il primo aspetto si afferma sempre maggiormente e la volontà cosciente del Dio interiore può essere percepita sul piano fisico.


Queste tre attività dell’aspirante devono procedere parallelamente. Si osserverà che la seconda è il prodotto della prima e si manifesterà come energia sul piano fisico. Solo quando si sarà compiuto un vero progresso lungo queste tre direttive, viene confidata la prima delle grandi parole.

LA CONSACRAZIONE
Il discepolo si dedica totalmente all’opera di trasmutazione del sé inferiore vigilando sul raffinamento e potenziamento delle sue capacità fisiche, emotive e mentali, così da poter meglio servire.

Egli conduce vita pura e disciplinata, adempiendo con diligenza ai suoi doveri; cura lo sviluppo dell’intuizione, cercando di percepire la voce e la vibrazione del Maestro; non si cura del piccolo sé e delle sue vicende, tutto teso all’ideale; pratica il distacco, che sente come uno stato di pienezza - in cui non c’è posto per insoddisfazioni e preoccupazioni - e l’abnegazione, che vive come gioioso servizio al Tutto cui appartiene.
Sa che in ogni momento della sua giornata e in ogni situazione può apprendere qualche utile lezione e procedere verso la Meta; vive pertanto ogni momento con vigilanza e disponibilità.
Vede nel dolore, inevitabile in ogni vita, una possibilità di purificazione:
Il dolore è la lotta per elevarsi attraverso la materia, che porta ai piedi del Logos; è perseguire la linea di maggior resistenza per giungere in vetta; è frantumare la forma e percepire il fuoco interno; è il freddo dell’isolamento, che porta al calore del Sole centrale; è l’arsura della fornace per conoscere poi la freschezza dell’acqua di vita; è il viaggiare in paesi lontani, per poi tornare alla Casa del Padre; è l’illusione di essere abbandonato dal Padre, che sospinge il figlio prodigo al centro del Suo cuore; è la croce della perdita totale, che restituisce le ricchezze dell’eterna abbondanza; è la frusta che sprona il costruttore a ultimare il Tempio perfetto.

Gli usi del dolore sono molti, e portano l’anima umana dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla liberazione, dall’angoscia alla pace. Quella pace, quella luce e quella liberazione, nell’armonia del cosmo, attendono tutti gli uomini.
Infine, il dolore, esaurito il suo compito di strumento di evoluzione, sparisce; esso rivela, dietro il suo aspetto impermanente di maya, la sua vera natura liberatoria, permettendo il riconoscimento che “tutto è per il bene”:
Tale è la via di chi cerca la luce. Prima la forma, con le sue brame. Poi il dolore. Quindi le acque che blandiscono, e un fuoco. Il fuoco cresce, e il calore agisce e opera nella piccola sfera. Cala l’umidità; s’addensa la nebbia, e al dolore s’aggiunge un triste smarrimento, poiché chi usa il fuoco della mente si perde, all’inizio, in una luce ingannevole.
Il calore si fa intenso; si perde la capacità di soffrire. Indi spende limpido il sole, sfolgora la chiara luce del vero. Ecco la via che porta al centro.
Usa il dolore. Invoca il fuoco, o pellegrino in terre straniere. Le acque lavano il fango e i residui della crescita; il fuoco incenerisce le forme che ti trattengono, e insieme ti liberano. L’acqua viva, come un fiume, ti trascina nel Cuore del Padre. Il fuoco distrugge il velo che Gli cela il Volto.

L’aspirante-discepolo sorveglia attentamente l’uso della parola, trattenendola quando è superflua o dannosa e usandola con discernimento nella vita quotidiana, al fine di irradiare amore e saggezza. Sa che il motto degli occultisti Conoscere, volere, osare, tacere corrisponde a
precise qualità da acquisire, se vuol seriamente procedere sul cammino, e non crogiolarsi in un’apparente evoluzione basata su superficiali curiosità e “atteggiamenti spirituali” di maniera.
Egli deve distinguersi pertanto per la qualità della sua conoscenza, per la dinamicità e la saldezza della volontà, per il coraggio nell’andare oltre se stesso, per il silenzio consapevolmente scelto.
Impara a tacere, e, quando è utile, a conservare le energie, operando comunque costruttivamente con azioni di consolazione, di cura e di sostegno.
Egli conosce la forza della parola, ne valuta e ne adopera l’energia trasformatrice e creatrice; ha appreso che con l’emissione della Divina Parola sono nati i mondi e gli universi; sente con chiarezza che in futuro la parola manifesterà la sua forza creativa in ogni piano, realizzando unità e armonia nell’universo; sa che anche l’amore di coppia non sarà più espresso attraverso l’attività sessuale ma che - con il trasferimento della polarizzazione dell’umanità dal centro inferiore generativo a quello superiore creativo della gola - sarà la parola a manifestare l’unione dell’uomo e della donna, tesi ad una forma di dedizione reciproca generosa ed evolutiva, e al servizio amorevole e intelligente all’umanità.

Discepolo è colui che, soprattutto, si è consacrato a :
a. Servire l’umanità.
b. Cooperare con il piano dei Grandi Esseri, come egli lo vede e come meglio può.
c. Sviluppare i poteri dell’Ego, espandere la propria coscienza fino a essere in grado di operare nei tre piani dei tre mondi e nel corpo causale, ed a seguire la guida del sé superiore anziché i dettami della sua triplice manifestazione inferiore.
Discepolo è chi comincia a comprendere il lavoro di gruppo ed a trasferire il proprio centro di attività da se stesso ( come perno attorno al quale tutto ruota) al centro del gruppo.
Discepolo è chi realizza simultaneamente la relativa insignificanza di ogni unità di coscienza ed anche la sua importanza.
Egli possiede il giusto senso delle proporzioni e vede le cose quali sono; vede gli altri uomini quali essi sono, vede se stesso quale egli è e cerca di divenire ciò che è.
…. …la forma non esercita alcuna attrazione su di lui. Lavora con la forza e per suo mezzo; si riconosce come un centro di forza entro un centro di forza più vasto, ed è responsabile della direzione dell’energia che per suo tramite può riversarsi in canali dai quali il gruppo potrà trarre beneficio.
…….. Discepolo è chi trasferisce la propria coscienza dal personale all’impersonale, e che durante lo stadio di transizione sopporta necessariamente molte difficoltà e sofferenze.

Tali difficoltà dipendono da diverse cause:
a) Il sé inferiore del discepolo che si ribella alla trasmutazione.
b) Il gruppo immediato al quale appartiene, amici o famiglia, che si ribella alla crescente impersonalità. Essi non amano essere considerati uniti a lui dal lato della vita, eppur separati nei desideri e negli interessi. Pure la legge non transige e la vera unità può essere conosciuta soltanto in quella essenziale dell’anima. La scoperta di ciò che è la forma reca molta sofferenza al discepolo, ma col tempo la via conduce alla perfetta unione.
Discepolo è colui che è conscio della propria responsabilità verso tutti coloro che rientrano nella sua sfera d’influenza, la responsabilità di cooperare con il Piano evolutivo per la parte che li concerne e con ciò espandere la loro coscienza ed insegnare la differenza esistente tra irreale e reale, tra vita e forma. Il modo migliore di farlo è dimostrare con la propria esistenza quali siano la sua meta, il suo proposito e il suo centro di coscienza.

Nel Sentiero intrapreso il discepolo incontra ostacoli dolorosi, ma nulla può farlo retrocedere; egli si dedica allo sviluppo degli individui e dei gruppi sapendo di poter servire poiché per molto tempo ha lavorato al raffinamento dei suoi corpi. Avendo dominato la sua natura inferiore ed il suo egoismo, può disporre delle sue energie per intero e si sente perciò totalmente al servizio dell’evoluzione.
Egli procede da solo, poichè, essendosi distaccato da ciò che riguarda i corpi inferiori, appare ai suoi fratelli diverso e separato; ma sa che in futuro instaurerà nuovi e più amorevoli rapporti con tutti coloro che sono in rapporto con lui quando anch’essi avranno imboccato la Via del Ritorno.
Impara a sublimare costantemente il suo amore, che diventa sempre più impersonale ed ampio, gratuito e generoso, magnetico e irradiante, saggio e intelligente; non si aspetta gratitudine né reciprocità poiché sente con chiarezza che “dare è avere”.
Sa che l’amore:
- trova il suo riconoscimento nella sua stessa gioiosa manifestazione;
- conduce a una naturale espansione;
- porta ad una più elevata vibrazione, ad un ampliamento di visione.

Il Discepolo vive nella serenità, poiché avverte che la strada è tracciata, che la sua vita ha trovato il più alto senso; dimentica se stesso nel servizio e non si lascia abbattere da critiche, che potrebbero ferire il suo amor proprio; coltiva le qualità della pazienza e della persistenza; della dignità e dell’umiltà; non ha fretta ma è invece lungimirante, poiché sa che “ogni cosa ha un tempo”.
Tutto ciò che fa parte della vita del Discepolo consacrato a svolgere la sua parte nel mondo è parte integrante del suo processo di avanzamento e prepara situazioni e sviluppi futuri; egli legge e interpreta i segni di episodi e avvenimenti per coglierne la lezione e le possibili occasioni di servizio.

E’ perciò sereno in ogni circostanza e costantemente opera trasferimenti dall’inferiore al superiore in un persistente sacri-ficio (sacrum facio, rendo sacro): oppone interiormente alla reazione convulsa la tranquillità ed il distacco; all’insoddisfazione la contentezza; alla fretta il giusto ritmo; all’ingratitudine la generosità; all’eccesso l’equilibrio; alla soddisfazione derivante dai conseguimenti esterni la beatitudine interiore; all’egoismo il senso del gruppo; all’indifferenza la Volontà-di-bene; alla sfiducia la fede nella visione; all’ignoranza la conoscenza; alle illusioni del mondo la contemplazione del Vero; alla percezione limitante dello spazio e del tempo la considerazione dell’eternità; al senso di solitudine la coscienza di essere parte in evoluzione di un Tutto anch’esso evolvente. Egli non considera nessuna rinuncia eccessiva e valuta ogni cosa in relazione alla meta che persegue; le vicende della sua vita sono occasioni di comprensione e di lavoro su di sé; da tutto egli trae opportunità per avanzare operando trasmutazioni dall’inferiore al superiore, dalla ribellione alla pace, dall’egoismo alla santità: egli “diventa il Sentiero stesso”.

La sua energia è anche distruttiva: egli dissipa o annienta le forme cristallizzate o anacronistiche, non più idonee all’evoluzione; l’impatto della sua presenza e della sua opera potenzia sia il bene che il male intorno a lui, poiché egli è diventato un potente canale di forze superiori che, attraverso il suo lavoro, operano per l’avanzamento dell’umanità.

Sarà evidente che il serio studio di questi soggetti permetterà allo studente di trovare molte cose che lo riguardano personalmente, sebbene la cerimonia dell’iniziazione possa essere ancora molto lontana. Con la studio del processo e del proposito potrà rendersi conto che il metodo dell’iniziazione riguarda:
- la realizzazione della forza,
- l’applicazione della forza,
- l’utilizzazione della forza.

L’iniziato di ogni grado, dall’umile iniziato di primo grado, che per la prima volta ha contatto con un certo tipo di forza specifica, fino al Buddha liberato del settimo grado, tratta con qualche tipo di energia. Gli stadi di sviluppo dell’aspirante possono essere così descritti:
1. Discriminando deve divenire consapevole dell’energia o forza del sé inferiore.
2. A quel ritmo di energia deve imporne uno superiore fino a che il ritmo inferiore non sia sostituito da quello superiore ed il vecchio metodo di esprimere l’energia scompaia completamente.
3. Allora, grazie a realizzazioni sempre più vaste, gli è concesso di entrare in contatto con certe forme di energie di gruppo e, sotto una guida, farne uso fino al momento in cui sarà in grado di usare scientificamente la forza planetaria. La durata di questo stadio finale dipende solo dal progresso nel servire l’umanità e dallo sviluppo di quei poteri dell’anima che sono conseguenza naturale dello sviluppo spirituale.

La sua forza ed il suo amore vengono infine riconosciuti, ed egli fa chiaramente sentire la sua nota attraverso il suo particolare servizio all’umanità; molti si rivolgono a lui per insegnamento e aiuto, attratti dalla la sua irradiante e benevola saggezza.
Egli nulla desidera per sé ed è naturalmente attento a fare un uso spirituale del denaro; lo considera uno strumento per svolgere il suo lavoro per l’umanità e per procurare ciò che occorre per portare a compimento il piano, secondo il suo livello di comprensione. Il livello di avanzamento sul Sentiero si valuta anche dalla considerazione e dall’uso che l’allievo fa del denaro, poiché solo chi non lo accumula o non lo consuma per sé può testimoniare e donare all’umanità l’Abbondanza dell’universo.

Tale atteggiamento ed esperienza sono possibili per tutti coloro che persistono nel nobile sforzo, considerano tutte le cose di poco valore pur di giungere alla meta, e procedono fermamente nel loro cammino nonostante le circostanze, con gli occhi fissi sulla visione, l’orecchio attento alla voce del dio interiore che risuona nel silenzio del cuore, i piedi ben saldi sul sentiero che conduce alla porta dell’iniziazione, le mani protese per dare aiuto al mondo, subordinando l’intera vita al servizio. Allora tutto ciò che avviene è per il meglio; malattie e opportunità, successi e fallimenti, sarcasmi e macchinazioni dei nemici, mancanza di comprensione da parte di coloro che ama, tutto ciò avviene per essere utilizzato ed esiste per essere trasmutato. La continuità di visione, di aspirazione e di contatto interiore è considerata più importante di tutto il resto, è il fine perseguito nonostante le circostanze e non a causa di esse.

I REQUISITI PER L’INIZIAZIONE
In questa epoca sta per entrare in manifestazione il settimo raggio, che governa la magia cerimoniale; esso si occupa di costruire forme intelligenti che manifestino il pensiero del Logos e di coordinare e portare unità nei regni di natura. Si basa sulla forza del rituale, intendendo con questo termine non tanto le cerimonie sacre religiose ma ogni forma di organizzazione umana avanzata, come il commercio e il turismo intesi come possibilità di scambio e di conoscenza, il mondo degli affari e delle finanze, che rimandano alla Legge di Economia vigente nel cosmo, i governi e le leggi, che seguono rituali e ritmi che rimandano a quelli della Legge e dell’Ordine dispiegati nell’universo. In precedenza conseguivano l’iniziazione soprattutto orientali appartenenti al sesto raggio, quello della devozione, attraverso i rituali e la meditazione; oggi si presenta l’occasione per i popoli occidentali, influenzati dal settimo raggio ora in manifestazione; essi possiedono mente attiva ben organizzata e buone capacità di coordinamento. La loro via di evoluzione, spesso seguita inconsciamente, è quella della concentrazione su contenuti concreti, economici o organizzativi; la riflessione continuata e concentrata su contenuti pratici prepara la disposizione della mente e le capacità necessarie per la vera meditazione, una volta che si sarà intravista la Via e purificato il movente.

Avvalendosi di questa occasione e conformandosi alle regole del sentiero, a molti occidentali verrà offerta la possibilità di fare ulteriori progressi. All’uomo che sia pronto questa occasione si presenterà dove si trova, nelle consuete circostanze della sua vita quotidiana. La compierà svolgendo il suo dovere, superando le prove e le difficoltà, ed aderendo alla voce del Dio interiore, ciò che distingue il vero aspirante all’iniziazione: la meta successiva da raggiungere e il prossimo lavoro da compiere vengono indicati dal Maestro (sia esso il Dio interiore o un Maestro, se l’uomo ne è consapevole) che ne spiega il motivo. Osservando, egli ne vede i momenti di crisi in cui le prove cui è sottoposto da un lato focalizzano e disperdono qualche male (se si può usare questo termine) non ancora eliminato, e dall’altro dimostrano al discepolo tanto la sua debolezza quanto la sua forza.

Nelle grandi iniziazioni viene seguito il medesimo procedimento e la capacità di superare prove e stadi più impegnativi dipenderà da quella dimostrata nel superare le prove minori di ogni giorno. “Chi è fedele nelle piccole cose lo è anche nelle grandi”; è un’affermazione occulta cha dovrebbe caratterizzare l’attività quotidiana del vero aspirante. Le “grandi cose” vengono superate perché considerate semplicemente un’intensificazione di quelle consuete, e nessun iniziato ha mai superato la grande prova dell’iniziazione senza prima essersi abituato a superare quelle minori della vita di ogni giorno; le prove diventano allora un fatto normale, e quando si presentano vengono considerate come fatti correnti della vita. Tale atteggiamento mentale, una volta raggiunto, non permette più sorprese o sconfitte.

Una volta scelta la “via breve” dell’iniziazione volontaria, che non segue la via di sviluppo ordinario, il candidato sceglie anche di sottomettersi ad una disciplina rigorosa. Si riportano le 14 istruzioni, risalenti ad antiche testi della Saggezza antica, rivolte a coloro che aspirano all’iniziazione:
1. Il discepolo cerchi nel profondo del cuore. Se il fuoco vi divampa riscaldando il fratello e non lui stesso, è giunta l’ora di presentarsi alla Porta
Quando il discepolo sente di avere a cuore la salvezza dei suoi fratelli più della propria; dimostra, con la sua vita e le sue opere, che il suo più grande desiderio è servire l’umanità; sacrifica ogni cosa appartenente al sé inferiore all’Anima, allora il fuoco del suo amore riscalderà il mondo ed egli è pronto ad iniziare il cammino.

Questo è necessario prima che il Maestro proponga la sua candidatura. Se non si cura delle sofferenze e del dolore del sé inferiore, se gli è indifferente la felicità, se il solo scopo della sua vita è servire e salvare il mondo, e se le necessità dei suoi fratelli sono più importanti delle proprie, allora il fuoco dell’amore irradia il suo essere e il mondo può riscaldarsi ai suoi piedi. Tale amore deve essere messo in pratica e dimostrato, e non restare una teoria, un semplice ideale e un piacevole sentimento. Deve essersi sviluppato attraverso le prove e le esperienze della vita, in modo che il principale impulso vitale tenda al sacrificio di sé e ad immolare la natura inferiore.

2. Fatta la richiesta in triplice forma, il discepolo la ritiri e la dimentichi.
Il discepolo fa la sua richiesta mosso dal desiderio profondo di essere più utile e di poter servire in modo più ampio e illuminato; egli ha sotto gli occhi non il suo avanzamento ma le necessità dell’umanità, nei confronti della quale si sente responsabile; non gli interessa giungere all’iniziazione per orgoglio spirituale o per la curiosità di conoscere l’occulto. Chi intende varcare la Porta sa che sono valutati la purezza del movente e l’ardore dell’aspirazione altruistica.

Chi si cura dell’iniziazione, non riceverà “l’abbraccio occulto” e chi per egoismo o curiosità è ansioso di partecipare ai misteri, non varcherà la Porta, ma resterà fuori a bussare. Coloro che desiderano ardentemente servire, che si piegano alla consapevolezza delle necessità del mondo risvegliando così il senso di responsabilità personale, coloro che hanno adempiuto la legge, busseranno e verrà loro aperto, e la loro richiesta sarà accolta. Sono coloro che lanciano un appello per ottenere maggior potere di aiutare, ed esso giunge all’orecchio di Coloro che attendono in silenzio.

3. Triplice dev’essere l’appello e molto tempo è necessario per farlo risuonare. Il discepolo lanci l’appello attraverso il deserto, al di sopra di tutti i mari e attraverso i fuochi che lo separano dalla porta velata e nascosta. Al discepolo viene richiesto di dominare la vita fisica, sottomettendola a quella dell’Anima; di placare le emozioni, così che il corpo emotivo diventi un limpido specchio su cui possano riflettersi ed essere chiaramente percepite le vibrazioni superiori; di trasferire l’energia della mente dal piano analitico a quello astratto, ove possano manifestarsi le intuizioni superiori.
Solo quando i tre aspetti inferiori saranno purificati e le vibrazioni innalzate, il candidato potrà varcare la Porta.

Quando la vita inferiore del piano fisico è feconda, la vita delle emozioni stabile, la vita mentale trasmutata, nulla può impedire che la sbarra di quella porta venga alzata per lasciar passare il discepolo. Solo una vibrazione sincronizzata con quella esistente oltre la Porta ne produce l’apertura, e quando la vita del discepolo sia intonata con quella della Gerarchia, ad una ad una le porte si apriranno e nulla potrà tenerle chiuse.

4. Il discepolo attenda all’evoluzione del fuoco; alimenti le vite minori mantenendo in moto la ruota. Il candidato si sente responsabile del ben-essere delle vite dei tre regni di natura, delle quali favorirà l’evoluzione. Egli sa che il microcosmo rispecchia il macrocosmo e che pertanto, servendo le vite minori, coopera, per quanto gli è consentito dal suo livello evolutivo, al Piano divino.
Queste parole ingiungono al discepolo di tener presente la propria responsabilità verso le molteplici vite minori che, nel loro complesso, compongono il triplice corpo di manifestazione. In tal modo l’evoluzione è possibile ed ogni vita nei diversi regni della natura, coscientemente o incoscientemente, adempie la propria funzione di vivificare ciò che sta ad essa come il pianeta al sole.
5. Il candidato faccia sì che l’angelo solare offuschi la luce degli angeli lunari, rimanendo l’unico luminare del cielo microcosmico.
E’ necessario che il candidato all’iniziazione comprenda la natura dell’ego e studi le funzioni degli elementi che compongono i suoi tre corpi; sottomettendo, con continuo sforzo, l’inferiore al superiore, egli ordina il suo microcosmo in considerazione della responsabilità verso la più grande Vita di cui sa di far parte. Raffinando in tal modo la sua natura, egli farà risplendere la sua luce, rendendosi degno di accedere ai misteri.

Per mezzo dei tre corpi iNferiori (i candidati) devono affermare la loro divinità innata sul piano fisico e dimostrare sempre maggiormente il loro valore essenziale. In secondo luogo devono studiare la costituzione dell’uomo, comprendere il funzionamento della natura inferiore, rendersi conto che tutte le cose viventi sono interdipendenti e correlate, assoggettando così le vite minori che compongono i tre corpi.
6. I fuochi purificatori ardono smorzati e deboli quando il terzo è sacrificato al quarto. Il discepolo si astenga perciò dal togliere la vita e nutra ciò che è inferiore col prodotto del secondo.
La regola si riferisce al fatto che il processo di raffinamento è ostacolato “quando il terzo è sacrificato al quarto”, ovvero quando il quarto regno (l’uomo) si ciba del terzo regno (animale). Una dieta che includa la carne ostacola il progresso; al candidato all’iniziazione si indica pertanto di attenersi ad una nutrizione basata su vegetali e frutta che permetterà la strutturazione di un corpo che possa restare saldo quando l’energia dell’iniziazione pervaderà i suoi centri.

Altri cibi, come il pesce e gli alcolici potranno risultare di ostacolo al candidato; il processo di astensione dalla carne e di mutamento della dieta, tuttavia, potrà avvenire anche per gradi, iniziando da quando l’uomo è ancora solo un aspirante, poiché ogni eccesso o fanatismo, in questo campo come in altri, certamente non favorirà il progresso.

A tale riguardo occorre sottolineare due cose. In primo luogo i candidati devono far uso del buon senso, che molto spesso difetta; gli studenti ricordino che i fanatici, gli squilibrati non sono desiderati dalla Gerarchia. Equilibrio, giusto senso delle proporzioni, debito conto delle condizioni circostanti e sano buon senso, sono segni caratteristici del vero occultista; inoltre un genuino senso di humour eviterà molti pericoli. In secondo luogo, occorre tener conto del tempo ed effettuare i cambiamenti di dieta e di abitudini con la dovuta lentezza. Tutto nella natura procede lentamente e i candidati devono imparare la verità occulta delle parole “affrettati lentamente”. Il processo di eliminazione progressiva è generalmente la via della saggezza; in condizioni ideali che raramente esistono, tale periodo di eliminazione comprende lo stadio dell’aspirante, e quando l’uomo diventa un candidato all’iniziazione, la necessaria purificazione preparatoria del regime alimentare è compiuta.

7. Il discepolo badi ad enunciare i suoni che echeggiano dove vive il Maestro. Non faccia risuonare le note minori che suscitano vibrazioni nel mondo di maya.
E’ necessario che il candidato conosca il valore occulto della parola e del silenzio prima che possa varcare la Porta; egli sa che nei piani più elevati ogni parola o suono sorretti da una volontà potentemente strutturata e da pensiero e motivazione purissimi producono energia che ha effetti immediati nella materia.

Fino a quando l’uomo non comprende il significato della parola e non utilizza il silenzio delle alte sfere per produrre gli effetti voluti su un piano o sull’altro, non può avere accesso ai regni dove ogni suono ed ogni parola pronunciata causano risultati potenti nella sostanza, perché vivificati da due elementi predominanti: potente volontà scientificamente applicata e retto movente purificato nei fuochi.
Un Adepto crea con sostanza mentale e origina impulsi sul piano mentale, producendo risultati nella manifestazione astrale e fisica. Essi sono potenti ed effettivi e perciò è necessario che chi li produce sia puro nei pensieri, esatto nella parola ed abile nell’azione. Quando i candidati avranno compreso queste idee, importanti cambiamenti nella loro vita quotidiana ne saranno la conseguenza immediata.


Il discepolo vigila perciò attentamente su:
- l’elevatezza del pensiero, che sarà magnanimo e inclusivo quanto possibile per il suo livello di evoluzione;
- la purezza del movente; ciò stimolerà il candidato a sorvegliare le tendenze cui più spesso è asservita la sua natura inferiore e gli impulsi che originano i suoi atti, anche quelli più nascosti e “inconfessabili”;
- l’accuratezza nell’uso della parola, che prevede:
a) la sua chiarezza e precisione;
b) l’osservazione dei suoi effetti sui fratelli e sulla materia fisica;
c) la graduale eliminazione delle parole vane o superflue;
d) il silenzio, che sarà coltivato in ogni caso, e attentamente mantenuto soprattutto riguardo al lavoro occulto e alle conoscenze riservate agli iniziati. Si parlerà sempre, tuttavia, in quei casi in cui il tacere sarebbe nocivo a qualche individuo o al gruppo;
e) lo studio della Parola sacra, che porterà ad un’utilizzazione del suono e della parola con effetti voluti sulla Vita, a fini evolutivi;
- l’accuratezza dell’azione, che, sorretta da saldo proposito e illuminato movente, sarà opportuna, efficace ed efficiente.

8. Quando il discepolo si avvicina alla Porta, i sette maggiori devono risvegliarsi e suscitare la risposta dei sette minori sul doppio circolo.
Il candidato svilupperà i sette centri della testa: questi produrranno lo sviluppo dei centri eterici che, a sua volta, provocherà l’aumento della vibrazione dei sette centri fisici (testa, cuore, gola, plesso solare, base della colonna, milza, organi sessuali).
Questo risultato non si ottiene mediante pratiche yoga o di respirazione che tendono ad affrettare lo sviluppo dei centri concentrando lo sforzo su di essi, ma attraverso una costante pratica di autodominio e purificazione dei moventi, dei pensieri e delle azioni. L’aspirante all’iniziazione servirà, mediterà e studierà la scienza delle energie, aprendosi in tal modo alle vibrazioni superiori e favorendo il fluire del fuoco dello spirito nei suoi corpi. Avverrà così che egli sarà in grado di elevare le energie dai centri inferiori a quelli superiori posti sopra il diaframma; ad esempio, riuscirà a trasferire le energie del centro sessuale, atto alla generazione sul piano fisico, alla gola, centro di creatività mentale.
Ciò non è ottenuto con pratiche di Hatha Yoga o concentrando l’attenzione sugli organi fisici, ma sviluppando il dominio esercitato dal Dio interiore, il quale opera usando il centro della testa da cui controlla tutti gli altri.
Il candidato dedichi quindi tutte le proprie energie allo sviluppo della vita spirituale, che è il risultato del retto pensare, della meditazione e del servizio. Con lo studio profondo di tutto ciò che è possibile in relazione all’energia ed ai suoi punti focali, egli coordinerà la propria esistenza affinché la vita dello spirito possa fluire. Attualmente tale studio può essere intrapreso senza pericolo solo in gruppo e con la guida di un istruttore. Gli allievi si impegneranno a non compiere esperimenti su se stessi e a non scherzare con i fuochi del corpo, limitandosi a comprenderli teoricamente e a vivere una vita di servizio.
In tal modo i centri si svilupperanno in modo normale, mentre il candidato si dedicherà ad amare perfettamente il proprio fratello in verità e in pratica, a servire generosamente, a pensare con intelligenza ed a vigilare attentamente su se stesso .

9. Il discepolo si fonda nel circolo degli altri sé. Un solo colore li unisca e la loro unità si manifesti. Solo quando il gruppo è percepito e conosciuto, l’energia può essere emanata con saggezza.
Il discepolo riconoscerà il gruppo al quale appartiene; ad esso lo uniscono antichi legami karmici, il comune proposito, l’affinità di vibrazione. Con essi percorrerà la Via, svolgendo il suo servizio, disciplinandosi, amando e purificandosi.
Può accadere che i componenti del gruppo siano uniti sul piano dell’anima, ma che le personalità non siano ben integrate; in tal caso, il gruppo intero lavorerà per coordinare armoniosamente le diverse individualità, al fine di sviluppare capacità operative efficaci, in coerente allineamento con il Proposito.

Superficialmente questa può sembrare una delle regole più semplici, ma in pratica non lo è. E’ facile cadere in errore e il problema di lavorare armoniosamente in allineamento di gruppo non è così semplice come può sembrare. Possono esistere vibrazione e relazione tra gli Ego, ma le personalità esteriori non armonizzare. In tal caso spetta al candidato rafforzare la presa dell’Ego sulla propria personalità, affinché il rapporto esoterico di gruppo possa attuarsi sul piano fisico. Egli lo farà disciplinando la propria personalità e non correggendo i suoi fratelli.

10 . L’Armata della Voce, i deva nelle loro file serrate, opera senza sosta. Il discepolo ne consideri i metodi; impari le regole con le quali essa opera entri i veli di maya.
Il candidato all’iniziazione studierà il significato occulto del suono e della parola; osserverà il lavoro dei deva costruttori e comprenderà i procedimenti che essi usano per riprodurre nella materia le idee superori; comparerà le leggi ed i metodi di creazione del microcosmo con quelli del macrocosmo.
Questo implica perciò da parte dei candidati lo studio metodico dei fattori seguenti:
1. Lo scopo del suono.
2. Il significato esoterico delle parole, della grammatica e della sintassi.
3. Le leggi della vibrazione e dell’elettricità, e molti altri studi sussidiari riguardanti la manifestazione della divinità e della coscienza tramite la sostanza devica e l’attività dei deva che la dirigono.
Verranno indagate le leggi del macrocosmo e riconosciute le corrispondenze esistenti tra le attività del microcosmo e la manifestazione attiva del macrocosmo.

11. Il discepolo trasferisca il fuoco dal triangolo inferiore a quello superiore e conservi ciò che viene creato col fuoco nel punto di mezzo.
L’aspirante all’iniziazione trasferirà le energie da triangolo inferiore, costituito dai centri del plesso solare, della base della colonna vertebrale e degli organi sessuali, al triangolo superiore, formato dai centri della testa, della gola e del cuore. Egli imparerà a dominare gli impulsi sessuali e a spostare le energie dal centro sessuale, che permette la generazione sul piano fisico, a quello della gola, idoneo alla creazione sul piano mentale. Le creazioni si origineranno da un fermo proposito, formulato da una potente Volontà, e saranno sostenute dall’Amore intelligente. La regola non è da intendersi nel senso che il candidato debba necessariamente mantenersi celibe, poiché egli riconosce che anche le manifestazioni fisiche possono essere sacralizzate. L’aspirante all’iniziazione controlla gli istinti e domina il suo co
rpo, subordinandolo alle Leggi superiori, operando nel servizio senza permettere il prevalere della natura inferiore ma con l’intento di usare i suoi centri per il fine dell’evoluzione dell’umanità.

Un iniziato coltiva una particolare disposizione mentale per cui riconosce che tutte le forme di manifestazione sono divine, e che il piano fisico è un’espressione divina come qualsiasi altra dei piani superiori. Egli si rende conto che la manifestazione più bassa della divinità deve essere sotto il dominio cosciente della divinità che vi dimora e che qualsiasi azione deve essere regolata dal proposito di assolvere ogni dovere, controllare ogni atto, e utilizzare il corpo fisico in modo che il gruppo ne tragga beneficio, che il suo progresso spirituale sia favorito e la legge sia perfettamente rispettata.

Che a un certo stadio possa essere consigliabile perfezionare il proprio dominio in un determinato settore con la temporanea astensione, non va negato, ma questo è solo un mezzo per conseguire un fine, dopo di che seguiranno altri stadi in cui, conquistato il dominio, l’uomo dimostrerà in modo perfetto gli attributi divini per mezzo del corpo fisico, usando in modo saggio e normale ognuno dei centri, e favorendo così i fini dell’umanità.

In molti casi iniziati e Maestri si uniscono in matrimonio e adempiono normalmente i loro doveri di mariti, mogli e capi di famiglia, ma tutto è regolato da un proposito e dall’intenzione e nulla è lasciato in balia della passione o del desiderio. L’uomo perfetto che vive sul piano fisico domina completamente tutti i propri centri, e la loro energia viene usata in modo del tutto legittimo; la volontà spirituale del Dio interiore è il fattore principale e vi sarà perciò unità di intento su tutti i piani e per mezzo di tutti i centri per il massimo bene del maggior numero.

…..Il vero iniziato potrà essere riconosciuto dalla santa e santificata normalità e dalla costante conformità a ciò che è meglio per il gruppo, secondo le leggi sociali del suo paese; dal dominio e dall’astensione da eccessi di qualsiasi tipo, e infine dall’esempio di vita spirituale, di rettitudine morale e di disciplina che offre a quanti lo avvicinano.

12. Il discepolo impari a usare le mani nel servizio; cerchi il segno del messaggero nel proprio piede ed impari a vedere con l’occhio che guarda tra i due.
Il candidato imparerà a usare i chakra delle palme delle mani sui tre piani, fisico, emotivo e mentale: curerà il corpo fisico; purificherà il corpo emotivo; dirigerà le forze mentali.
In senso occulto “l’uso delle mani” è l’utilizzazione dei chakra (o centri) delle palme delle mani per:
a. curare le malattie fisiche,
b. benedire e così curare le malattie prodotte dalle emozioni,
c. elevarle in preghiera, ossia utilizzare i centri delle mani nella meditazione per manipolare sostanza e correnti mentali.
Queste tre attività meritano attenta considerazione e gli studenti occidentali potranno imparare molto studiando la vita del Cristo e riflettendo sui Suoi metodi di usare le mani.

Il “segno del messaggero” nel piede si riferisce all’attività dei Messaggeri degli dei mentre “l’occhio che guarda tra i due” si riferisce ad un certo tipo di sviluppo occulto:
Il “segno del messaggero” nel piede è un riferimento al ben noto simbolo delle ali ai calcagni di Mercurio.
…. …. “L’occhio che guarda tra i due” sembra indicare il terzo occhio utilizzato dai chiaroveggenti, ma il significato è molto più profondo e si cela nei seguenti fatti:
a) Tutti gli esseri autocoscienti, da un Logos all’uomo, stanno sviluppando la visione interiore.
b) L’Ego o Sé superiore è letteralmente per la Monade ciò che il terzo occhio è per l’uomo, e per questo si dice che guarda tra la Monade e il Sé spirituale da un lato e il sé personale dall’altro.


13. Quattro cose deve comprendere ed imparare il discepolo prima che gli si possa mostrare il mistero più intimo: la legge di ciò che irradia, i cinque significati della magnetizzazione, la trasmutazione, o il segreto perduto dell’alchimia, la prima lettera della parola impartita, o l’occulto nome egoico.
L’argomento è molto ampio, e di natura occulta e troppo avanzata per l’evoluzione attuale dell’umanità; si è scelto, pertanto, di non commentare questa istruzione.

14. Ascolta, tocca, guarda, applica, conosci.
Tali parole si riferiscono a ciò che il cristiano potrebbe giustamente chiamare la consacrazione dei tre sensi principali e il loro uso nell’evoluzione della vita spirituale interiore; all’applicazione di ciò che è stato imparato e accertato, seguita dal frutto della conoscenza acquisita.

IL DISCEPOLO, SERVITORE DEL PIANO
Con il termine “discepolo” si intende chiunque, a qualsiasi livello, serve l’umanità collaborando con la Gerarchia, che intende stabilire il Piano divino sulla Terra; dall’umile “discepolo in prova”, che tiene il suo legame con i Maestri tramite discepoli più avanzati, fino ai grandi Adepti.
Sei sono gli stadi del discepolato:
Primo stadio: è quello in cui il Maestro stabilisce un contatto col discepolo mediante un altro discepolo sul piano fisico. E’ detta la fase del “Piccolo Discepolato”.
Secondo stadio: il chela viene diretto da un discepolo superiore dal livello egoico. E’ la fase detta del “Chela nella Luce”.
Terzo stadio: il Maestro prende contatto col chela, secondo i casi, mediante;
- Una vivida esperienza di sogno.
- Un insegnamento simbolico.
- L’uso di una forma-pensiero del Maestro.
- Un contatto durante la meditazione.
- Un ricordo molto preciso di un colloquio nell’Ashram.
E’ lo stadio detto del “Discepolo accettato”


Quarto stadio: al chela che abbia dato prova di saggezza e di aver compreso il problema del Maestro viene insegnato come attrarre la Sua attenzione (in casi urgenti o gravi) per attingere alla Sua Forza e conoscenza e ricevere consiglio. E’ questo un evento istantaneo che praticamente non toglie tempo al Maestro. Questo stadio ha il nome peculiare di “Discepolo sul filo”, o Sutratma.

Quinto stadio: al chela è consentito di conoscere il metodo per inviare una vibrazione di richiesta di un colloquio col Maestro. Ciò è permesso soltanto a quei discepoli fidati, che certo lo useranno solo per le necessità del lavoro; mai vi farebbero ricorso per un motivo personale. In questo stadio il chela è chiamato “colui che è nell’aura”.

Sesto stadio: il chela può farsi ascoltare dal Maestro in qualsiasi momento: il contatto è costante. E’ lo stadio in cui il chela viene preparato per una prossima iniziazione o, se questa è già superata, gli viene assegnato un lavoro speciale in collaborazione col Maestro. Il chela in questo stadio è chiamato “colui che è nel cuore del Maestro”.

Il Piccolo Discepolato Lo stadio del Piccolo Discepolato, che riguarda il piano fisico, è già stato superato da molti uomini; si tratta di individui di ampia visione, spiritualmente orientati, tendenti al costante miglioramento di sé a cui stanno a cuore le sorti dell’umanità e che aspirano a servire; sono in contatto con l’anima, sia pur in modo non continuativo, e si sono caricati volontariamente di una parte del karma di gruppo.
Il Maestro riconosce questi servitori dall’intensificazione della “luce nella testa”; essi sono intenti a costruire l’Anthahrana, il ponte di luce tra anima e personalità: prima di seguire il sentiero, si deve diventare il sentiero stesso.

In un primo periodo l’aspirante subisce un rivoluzionamento della sua vita, spesso prima quieta, ma inerte; nuove idee entrano di forza nella sua mente, talvolta all’improvviso talaltra più lentamente; ricerca maestri, frequenta scuole spirituali, ricerca una verità che soddisfi le sue più profonde esigenze spirituali, cerca di servire; viene seguito, in questa fase, da un discepolo più avanzato. Il Maestro non ha contatti diretti con lui poiché il dominio della personalità è intermittente ed il servizio ancora inquinato da tendenze egoistiche e da desideri personali, talvolta inconsapevolmente rivestiti da atteggiamenti mistici e spirituali. Solo al terzo stadio, quello del discepolo accettato, in cui il processo di purificazione e di allineamento con l’anima è più avanzato, il Maestro si occupa direttamente di lui; via via che il candidato impara a servire, gli viene svelata una parte sempre più ampia del Piano gerarchico.

Il Discepolo nella Luce
Lo stadio del Discepolo nella Luce riguarda il periodo in cui il candidato supera l’attaccamento alla materia e si sforza di vincere l’emotività, lotta che lo impegna in genere per molte vite; i Maestri, infatti, non lavorano nel piano astrale, soggetto a illusioni e annebbiamenti, ma su quello mentale. Essi stimolano in questi aspiranti l’Amore-saggezza e la Volontà-di-bene per il maggior numero. L’Amore riguarda la capacità di diffondere l’idea dell’altruismo e della fratellanza universale che sconfiggerà separativismi nazionali, politici e religiosi; comporta anche la possibilità di agire duramente, quando ciò è necessario, in funzione di prospettive future.
Gli aspiranti spesso “si sforzano di amare”, evitando critiche ai fratelli e agendo per l’unità, ma spesso i loro tentativi nascono dalla mente e da autodisciplina, anziché dal Fuoco dell’Amore del Tutto. Il Discepolo nella Luce, guidato da un discepolo più avanzato, usa il fuoco per:
- annullare separativismi nei rapporti tra gli individui e tra nazioni e confessioni religiose;
- condurre l’umanità all’unità;
- superare gli annebbiamenti e le illusioni del piano emotivo;
- riconoscere l’illusione della dualità del mondo degli uomini;
- situarsi stabilmente sul piano mentale;
- cooperare affinché l’umanità attui il passaggio dal piano emotivo al piano mentale, dove tutto è più chiaro. Il discepolo più anziano, cui egli è affidato secondo il rapporto gerarchico, riferisce al Maestro dei progressi del suo assistito.

Mentre in precedenza i rapporti tra discepolo e aspirante si originava e procedeva attraverso l’anima, oggi i rapporti sono anche diretti e personali; il candidato impara così, con l’aiuto della guida, a bilanciare il karma, a stabilire comunicazioni telepatiche e a formare un campo magnetico.

Per quanto riguarda il bilanciamento del karma, il discepolo compie azioni di luce, che equilibrano coscientemente il passato di ignoranza e si carica di una parte del karma dell’umanità; è aiutato in questo processo dalla sua guida, che lo impressiona col suo pensiero. Alla luce dell’anima, ogni manchevolezza emerge, e il discepolo è invitato ad operare i necessari aggiustamenti; il karma, coscientemente riconosciuto, può essere precipitato nella realtà tangibile per essere affrontato e superato, accelerando volontariamente il progresso. Ciò può avvenire con l’aiuto del potente pensiero concentrato della guida.

Ogni sforzo, compiuto con il desiderio sincero di migliorarsi, viene notato e riferito dalla guida al Maestro; si crea così tra discepolo, guida e Maestro un rapporto gerarchico e telepatico triangolare, all’interno del quale i discepolo progredisce.

Per ciò che è relativo alle comunicazioni telepatiche, bisogna sviluppare la sensibilità all’ispirazione del Maestro e al pensiero dei membri dell’Ashram; affinché questo accada, è necessario che il gruppo viva in un clima di accoglienza e di fiducia, privo di quel criticismo che nasce dalla personalità. Ciascun membro si osserverà con attenzione e opererà i necessari mutamenti di comportamenti e di atteggiamenti mentali, al fine di progredire individualmente e in gruppo e di favorire rapporti telepatici.

Riguardo alla formazione del campo magnetico, il Discepolo nella Luce, mentre insegna agli aspiranti, stabilisce rapporti con discepoli più anziani e con i membri della Gerarchia; se è in difficoltà, ne chiede l’aiuto e ne ascolta i suggerimenti. Ciò crea rapporti gerarchici sempre migliori tra Umanità e Gerarchia, insieme in un’unica zona di comunicazione e di influenza.

Il Discepolo accettato
Il Discepolo accettato sperimenta un incontro diretto con il Maestro, spesso durante la meditazione, o un colloquio nell’Ashram del Maestro. Può accadere anche che il discepolo veda un’ immagine del Maestro, che è spesso una sua forma-pensiero, o che riceva insegnamenti nello stato di sonno, sul piano astrale.
Il progresso è determinato dal tipo di domande che i discepoli si pongono; il Maestro curerà perciò di imprimere nel discepolo domande le cui risposte, talvolta trovate dal discepolo stesso, facciano avanzare il gruppo, promuovendo la visione.
Si porrà certamente il quesito su come può un gruppo diventare sempre più responsivo alla vibrazione del Maestro e dell’Ashram stesso, inteso come unità.
Per evitare separativismi e agire all’unisono è necessario soprattutto un’ottima qualità di concentrazione nel lavoro, che sia direzionata al compito da svolgere, tesa a ricevere l’energia dell’anima, e che rifiuti ogni tematica personale o non pertinente. Spesso l’abnegazione dei discepoli non è totale e il servizio è manchevole proprio per questo imperfetto stato di concentrazione.
Il discepolo si pone anche la questione della differenza tra volontà-di-amare ed amore. Quando sperimenta la volontà-di-amare, il discepolo è concentrato su di sé, parte dal proprio egocentrismo: il prossimo lo irrita, o si sente incompreso, si sforza di amare ma è spesso critico o impaziente; si controlla nei rapporti con i fratelli, ma sente lo sforzo dell’essere amorevole.
Molti discepoli non amano ancora realmente. L’amore che ha origine dal Sé superiore è vedere spontaneamente in ogni uomo, al di là delle proprie ed altrui limitazioni, un’anima in evoluzione bisognosa di accoglienza e com-passione (“patire con”).
La caratteristica dello stadio di discepolo accettato è la stabilità del suo rapporto con il Maestro. Egli si sforza di coltivare l’ impersonalità:
- nei rapporti con i condiscepoli, nei quali riconosce soprattutto l’anima;
- nei rapporti con il Maestro, che non si occupa del sé personale del discepolo;
- nei confronti delle vicende del sé personale: ogni necessità fisica, emotiva, mentale che lo riguardi viene affrontata con distacco dal discepolo, teso a concentrare e indirizzare le energie dell’anima al suo servizio al mondo.

Il Maestro offre opportunità di lavoro sempre maggiori ai discepoli, se questi dimostrano di progredire, ma non li gratifica per il servizio prestato né per il loro avanzamento spirituale. Piuttosto, indica le necessarie modifiche da operare nella personalità, per poter meglio servire, nota la loro vibrazione e li stimola a scegliere totalmente la via dell’anima.

Coloro che intendono allontanarsi dall’Ashram perché si risentono delle osservazioni o per altri diversi motivi, non possono, in realtà, distaccarsi esotericamente, poiché il legame occulto è destinato a permanere. Il discepolo deve imparare a comprendere qual è il suo posto nell’ordine gerarchico, riconoscendo i discepoli più avanzati, dai quali ricevere stimoli e suggerimenti, e i fratelli ai quali poter offrire aiuto e consiglio.

L’Ashram è composto di discepoli di tutti i gradi: dal principiante che muove i primi passi sull’arduo sentiero dell’insegnamento, fino al discepolo che è Maestro di Saggezza. La progressione gerarchica è cosa che merita attenta considerazione. Ricordate la Legge per cui “si cresce per mezzo dei riconoscimenti”. Un riconoscimento, quando è come un aspetto o parte di un più grande tutto, è il seme di una maggiore espansione di coscienza. Quando l’espansione di coscienza è stabilizzata, si ha l’iniziazione. Ecco un’affermazione di grande importanza.

E’ essenziale per i discepoli coltivare il riconoscimento spirituale, che ne arricchisce notevolmente la vita. Il contato con discepoli, iniziati e Maestri, ha sempre degli effetti evocativi. Il potere che da essi normalmente e spontaneamente emana ha un duplice effetto. Tira fuori il meglio ed evoca il peggio nel presentare le situazioni che il discepolo deve affrontare. Ogni discepolo è in qualche misura un punto focale di potere. Più egli è progredito, maggiore è la forza o energia che irradia; ciò provoca necessariamente delle situazioni che il discepolo meno avanzato deve saper controllare. …..

Alla fine, quando la vibrazione del discepolo è costante e responsiva a quella del Sé superiore, le due si sintonizzano. E’ questa sintonizzazione che caratterizza tutti gli iniziati e rivela all’iniziato di ordine superiore quando un iniziato o un discepolo di grado minore può essere ammesso ai gradi superiori. La sintonia è la chiave dell’iniziazione. Il Discepolo sul filo
Il Discepolo sul filo è autorizzato a richiamare l’attenzione del Maestro quando ne riscontra la necessità; egli può, come afferma un antico manoscritto, “emettere il richiamo vibratorio che può penetrare nell’orecchio di chi tiene il filo”.
In questa fase egli sviluppa, pertanto, doti di telepatia e di sensibilità psichica ma è molto attento ad evitare esperienze psichiche inferiori, che non sono segno di progresso spirituale, come spesso erroneamente si è indotti a ritenere; sa che può permettere l’evidenziarsi dei poteri psichici inferiori solo quando sa dominarli attraverso l’uso sicuro di quelli superiori.
I discepoli sanno che l’umanità sta avviandosi ad una fase in cui saranno molto diffuse la visioni astrali, e si abbraccerà in un’unica visione il mondo visibile e quello invisibile; essi saranno abili a distinguere i vari livelli di visione ed anche in tal modo saranno utili ai fratelli.

Il Discepolo sul filo:
- ha sostato per molto nello stato di discepolo accettato;
- ha imparato il distacco emotivo dalle vicende personali, che considera irrilevanti in relazione al suo lavoro di servitore del Piano;
- lavora in modo impersonale, tenendo presenti non le sue aspirazioni né le sue reazioni né le sue relazioni con i membri del gruppo ma il progresso dell’intero gruppo, che considera un organismo vivente;
- è impersonale anche nei suoi rapporti con il Maestro, non si preoccupa del suo progresso spirituale né del suo valore nè della considerazione in cui lo tiene il Maestro; evita l’atteggiamento che il Maestro Morya definisce la “presunzione della mente piena di se stessa”;
- il suo pensiero è fisso nell’opera da svolgere, opera nei tre mondi mantenendo la focalizzazione nel punto più elevato del suo essere;
- agisce da un punto di tensione spirituale e non dalla personalità poiché sa che se rimane focalizzato nella personalità non riesce ad accordarsi all’energia dell’Ashram;
- sacrifica pertanto l’inferiore al superiore, la personalità al bene del gruppo, sperimentando la totale abnegazione del sé minore al servizio dell’umanità, tenendo lontane le proprie problematiche personali dal suo lavoro nel gruppo;
- richiamerà l’attenzione del Maestro solo nell’interesse del servizio e non per le proprie necessità; il Maestro risponderà sempre ai richiami del discepolo, poiché sa l’appello è giustificato e che il discepolo usa il suo privilegio con discriminazione.
Si attua così un processo di invocazione ed evocazione.
Questo rapporto responsivo ed interazione si conseguono soltanto dopo un lungo ciclo di rapporti esteriori del discepolo accettato, prima alla periferia e infine entro l’Ashram. Non si ottengono cercando di meritare questa posizione di potere e di influenza nel servizio. Sono semplicemente il risultato silenzioso, quasi inconscio, dell’abnegazione e dell’oblio di sé che distinguono il discepolo accettato; della sua decentralizzazione e del suo assorbimento nel compimento del Piano divino al massimo della sua capacità. E’ la ricompensa, se così posso esprimermi, al lavoratore che conosce il proposito per cui si è incarnato e cerca di compierlo con dedizione. Lo sospingono le esigenze dell’umanità e la crescente consapevolezza del prossimo passo da compiere.

Il maggior compito del Maestro quando il discepolo entra per la prima volta nell’Ashram è di guidarlo a pensare lungo la linea della decentralizzazione. Ciò implica il trasferimento della coscienza del discepolo dal sé personale al lavoro da compiere e, incidentalmente, la risposta alle domande:
1. Conosci il compito reale della tua vita?
2. Hai provato ad eseguirlo nei processi della tua vita presente?
3. Hai per principali obiettivi la costruzione del carattere e lo sviluppo della purezza? Se è così, non ti pare che il tuo posto sia sul Sentiero della Prova senza illuderti di essere su quello del Discepolato?
4. Sei preoccupato della necessità del mondo, o sei assorbito soprattutto dalla tua posizione di discepolo, dai tuoi problemi spirituali e dall’illusione di enormi difficoltà nella tua vita personale?

Se credete che la vostra vita sia una vita di grande interesse ed eccezionalmente difficile siete solo alle prime fasi del discepolato accettato e non avete ancora ripudiato i vecchi atteggiamenti di pensiero. Queste domande devono ricevere risposta prima che l’allievi ottenga “piena libertà nell’Ashram”.
L’Ashram, dovete ricordarlo, è esternato solo in quanto provvede un punto di tensione spirituale. Da esso i discepoli escono per lavorare nel mondo. Il gruppo esterno, o Ashram esoterico, è esteriorizzato per riflesso dalla radianza dell’Ashram interiore e dallo stabilirsi di un campo magnetico di potere spirituale. Questo si attua nella misura in cui i membri della periferia si collegano con l’Ashram interiore e sono responsivi alla nota e alla vibrazione del gruppo interiore, riunito intorno al Maestro.

Un Ashram non è un gruppo di uomini in cerca di realizzazione spirituale. E’ un centro di attività di gruppo, mosso da energie che (quando l’impulso è pieno e giustamente diretto) consentono al gruppo di eseguire il piano del Maestro nel servizio dell’umanità. Insisto sempre sulle necessità dell’umanità perché la necessità è il principale e urgente principio dell’invocazione, esso può e vuole evocare risposta dalla Gerarchia, e in tal modo si collegano i due Centri, quello dell’Umanità e quello della Gerarchia. Questa è la corrispondenza di gruppo dell’invocazione dell’anima da parte della personalità, e alla susseguente evocazione a livello della vita quotidiana, ciò che conduce ad una fusione. L’Ashram è perciò un centro di invocazione, e quando il discepolo individuale perviene allo stadio di Chela sul filo questo è per lui la ricompensa del servizio impersonale portato avanti qualunque fosse il prezzo per il sé personale. Allora l’Ashram può essere un centro unico di potere mondiale.

Il Discepolo nell’aura
Con il termine “aura” si intende “qualità” e “sfera d’influenza”; con l’evoluzione l’uomo riesce a percepire le aure d’influenza, e poi a rispondervi, raggiungendo una sempre maggiore capacità di espansione e consapevolezza.
Il veggente che registra la luce e il colore di un’aura, in realtà li percepisce attraverso il proprio corpo astrale, poiché si riconosce ciò che ha la stessa vibrazione del proprio campo di attività; si percepiscono, perciò, aure affini al proprio livello di coscienza. Analogamente accade il riconoscimento e il contatto per le attività mentali.
Il discepolo pertanto risponde, a qualunque stadio del discepolato egli si trovi, alla nota di un particolare Ashram, che risuona della sua stessa particolare vibrazione. La specifica qualità dell’Ashram gradualmente potenzia gli aspetti evolutivi del discepolo e lo avvicina lentamente dalla periferia al centro dell’Ashram, al cuore del Maestro.
Egli ora sa che, secondo l’assioma esoterico Come in alto così in basso, i tre aspetti del suo essere (fisico-eterico, astrale e mentale) sono i riflessi dei tre aspetti della Triade spirituale (Volontà, Amore-saggezza, Intelligenza attiva) e si adopera per completare il processo di allineamento della personalità all’anima purificando la sua natura e elevando la sua frequenza, così da poter vibrare in modo sempre più adeguato all’attività magnetica del Maestro, sintonizzandosi con la sua sfera d’influenza.

Vi faccio notare che in questo modo il discepolo comincia a contribuire efficacemente alla vita dell’Ashram. Ogni discepolo che penetra nell’aura del Maestro per similarità di qualità e di vibrazione arricchisce e intensifica il gruppo in cui è in tal modo affiliato. Col tempo, l’Ashram diviene sempre più potente, magnetico e radiante. In quell’aura il discepolo-iniziato porta avanti il suo lavoro, stabile al centro radiante della vita del gruppo, e da quel punto opera verso l’esterno per il servizio. Egli è sempre vigilante per proteggere quel centro da ogni qualità della sua aura che non sia in armonia con quella del Maestro, ed esclude dalla coscienza (per quanto possibile) ogni pensiero o desiderio che potrebbero disturbare l’aura del gruppo. E’ questa la sua responsabilità quando è ammesso a questo stadio del discepolato, e tale privilegio non gli è accordato se non sa vigilare su se stesso e sulla sfera d’influenza di cui fa parte.

Il discepolo nell’aura può invocare l’attenzione del Maestro, che risponde sempre al suo richiamo, poiché sa che egli è saggio e discriminante. Egli “conosce la sua mente” poiché è in contatto telepatico con Lui e, poiché ha sviluppato l’intuizione, “vede e sa”, agisce senza dubitare degli ordini del Maestro. Attraverso la mente del Maestro, gli viene svelata una parte sempre più ampia del Piano.
Egli può vivere nell’aura del Maestro quando “è saldo”, avendo raggiunto una serenità tale da rimanere impavido di fronte a qualsiasi avvenimento possa turbare la sua vita individuale e collettiva; non si tratta della pace intermittente e precaria del mondo, ma di una calma imperturbabile che riguarda la profondità del suo essere. Egli è ora un membro ben integrato nell’unità dell’Ashram; è responsivo alle necessità dell’umanità, che antepone al suo benessere temporaneo e al bene delle singole unità umane. Egli contempla il tutto, che subordina alla parte poiché possiede il senso delle proporzioni; sa discriminare le circostanze e le situazioni e organizzare le attività secondo i bisogni del mondo, all’unisono con il proposito dell’Ashram. Il Maestro si fida di lui poiché sa che il Discepolo nell’aura ha raggiunto un grado di sviluppo tale da non creare problemi di inefficienza nel gruppo, dato che ha imparato a riconoscere prontamente e a rispondere alla vibrazione del Maestro; ha ottenuto questo stato mantenendo elevato il livello della sua vibrazione e tensione spirituale e vivendo nella serenità profonda della coscienza. Il Discepolo nell’aura risponde anche alla vibrazione dell’Ashram; i suoi compagni di gruppo equilibrano le sue reazioni agli effetti provocati dai nuovi e più elevati contatti e al suo mutato livello di coscienza. Rafforza l’Antahkarana e la sua personalità è invasa dall’anima. Non considera il suo progresso personale, ma è concentrato sul suo lavoro; la sua anima irradia nel mondo, ed egli diventa nucleo di un gruppo di allievi impegnati nell’aiuto al mondo e nella propria crescita spirituale.

La radiazione dell’aura del Maestro attrae magneticamente il discepolo; essa proviene:
- dall’aspetto Mente della Triade spirituale, ed è tanto più potente quanto più è elevato il contatto con la Mente di Dio; a questa radiazione risponde la mente dell’aspirante al termine del Sentiero della Prova;
- dall’aspetto Amore della Triade spirituale, che ha tanta maggior evidenza quanto più il Maestro è in contatto con il Cuore di Dio e che permette l’Intuizione superiore;
- dall’aspetto Volontà della Triade spirituale, che ha tanto più potere quanto più il Maestro è in contatto con Shamballa ed è in grado di registrare il Proposito divino e di elaborare il Piano di attuazione della Volontà divina.
Nel momento in cui l’iniziato mantiene la sua vibrazione costantemente al livello di quella del Maestro, può diventare egli stesso un Maestro, permettendo così che Questi possa dedicarsi ad un lavoro più elevato.
Il Discepolo nell’aura è stato per lungo tempo solo un canale di forze, fino a che la personalità non è stata vinta dall’anima attraverso il servizio quotidiano al mondo e, al tempo stesso, attraverso la tensione verso l’Ashram. Egli è in contatto telepatico con il Maestro, ne conosce gradualmente la mente e coopera all’attuazione dei Suoi Piani, che vede sempre più chiaramente; usa la forza dell’Ashram per operare sul piano fisico. Lavora in gruppi esoterici o in organizzazioni esterne; la sua influenza, manifestata attraverso la parola e l’azione, è segno della sua efficacia nel mondo. Opera continuamente per trasferire le energie dai centri inferiori a quelli superiori (testa, gola, cuore); tutti i centri, al termine del Sentiero del Discepolato, saranno governati dall’anima attraverso il centro della testa dopo l’ultimo conflitto tra il Guardiano della Soglia (la natura inferiore ancora ribelle da dominare) e l’Angelo della Presenza (l’Anima).

Il Discepolo entro il Cuore del Maestro
Il Discepolo entro il Cuore del Maestro svolge un lavoro particolare ed è in contatto costante con il Maestro. Non si tratta di un rapporto di tipo affettivo: il termine “Cuore” sta ad indicare la Vita; il discepolo opera con consapevolezza e maestria nel mondo delle Cause, vera essenza dell’universo, come distributore di energia. Egli è in contatto non solo con il suo Maestro, centro del suo gruppo, ma anche con il Cristo, centro della Gerarchia; vede come ogni entità o gruppo è gerarchicamente collegato a quello più avanzato, che costituisce la meta futura, e a quello minore, da soccorrere ed elevare.

Altrove ho detto dei discepoli del mondo, che sono “vicini al cuore del Maestro”. Non è la stessa cosa che essere “nel cuore del Maestro”. La prima frase si riferisce al Maestro dello stesso raggio del discepolo; l’altra al Cristo, Sintesi entro la Gerarchia di tutti i raggi. Il mondo offre oggi a tutti i discepoli l’opportunità di diventare discepoli del mondo, vicini al cuore del Maestro, e di attraversare rapidamente i primi stadi del discepolato. Ai discepoli del mondo è offerta l’opportunità di iniziare l’approccio al Cuore della Gerarchia, al Cristo. E’ la prima di queste possibilità che vi riguarda, poiché - nell’avvicinarvi al vostro gruppo – potete incominciare a ottenere quell’addestramento che svilupperà in voi utilità per il mondo. Siete troppo vecchi per giungere a tanto? Sta a voi deciderlo. L’anima non ha età, e può usare il suo strumento quando esso si renda idoneo e valido. Siete troppo attaccati a voi stessi per raggiungere il distacco necessario per il servizio al mondo? Sta a voi scoprirlo e dimostrarlo a voi stessi. A questo gruppo sono state offerte molte opportunità e molto insegnamento. Il suo frutto in devozione e servizio dovrebbe essere eccezionale, e dovrebbe essere frutto del gruppo. Io vi chiedo: è così? Siete voi troppo depressi (sinonimo di egoismo) e troppo sensibili per servire l’umanità in modo più ampio e generoso? Ciò può essere superato se voi lo volete abbastanza. Siete coscienti di una costante consapevolezza di gruppo? O è invece la costante consapevolezza di voi stessi che si frappone regolarmente tra voi e i vostri condiscepoli? Sta a voi scoprirlo. Avete una profonda umiltà – fondata sulla comprensione del Piano e della gloria della meta – o si tratta piuttosto di un senso di auto-deprezzamento, cosa che scambiate per umiltà spirituale? Avete bisogno di reinterpretare l’umiltà, e tutti i termini che usate, alla luce della visione esoterica e spirituale. Sapete farlo?


INIZIAZIONI MINORI E MAGGIORI
Il candidato che ha deciso di “prendere con la forza il regno dei Cieli” sa che la via che ha scelto non è quella usuale dell’evoluzione più lenta dell’umanità comune ed è pronto a pagare il prezzo di dolore e di sangue che tale scelta comporta; egli sacrifica all’alta meta tutti i suoi attaccamenti profani, secondo quanto afferma il Cristo: “Voi siete nel mondo ma non siete del mondo”. Il sacrificio è sempre totale, volontario e gio
ioso, poiché nessuna conquista mondana o che riguardi la natura inferiore ha più importanza se confrontata con la conquista di sé, che permette di lavorare al servizio del Piano. Cambiano la sua graduatoria dei valori, il senso della vita e del tempo, la valutazione del successo e del denaro, il modo di intendere i rapporti.
Le iniziazioni minori implicano per lo più un maggiore coordinamento del piano fisico, astrale e mentale inferiore. Le iniziazioni maggiori sono conseguite sul piano mentale e spirituale e determinano il riconoscimento di essere parte della Grande Vita in cui tutti gli esseri minori dimorano; esse producono nel candidato uno stato di coscienza coordinato e unificato, che comprende tutte le facoltà dell’uomo.

Negli ultimi periodi del ciclo di incarnazione nei quali l’uomo oscilla tra le paia di opposti e, discriminando, diviene consapevole della realtà e dell’irrealtà, nella mente si rende sempre più conto di essere una Esistenza immortale, un Dio eterno, una parte dell’Infinito. Anche il legame tra l’uomo fisico e il Reggitore interno diventa sempre più chiaro, fino alla grande rivelazione. Giunge allora un momento in cui si trova faccia a faccia con il suo vero Sé e sa di essere quel Sé in realtà e non solo teoricamente; è cosciente del Dio interiore, ma non con l’udito o ascoltando la voce interiore che dirige e governa, chiamata “voce della coscienza”. Ora il riconoscimento avviene con la vista e la visione diretta. Ora non risponde soltanto a ciò che ode, ma anche a ciò che vede.

E’ noto che nel bambino i primi sensi che si sviluppano sono l’udito, il tatto e la vista; poi diventa consapevole del suono e volge la testa; sente un oggetto e lo tocca; infine vede coscientemente, e per mezzo di questi tre sensi la personalità si coordina. Gusto e olfatto si sviluppano più tardi, ma si può vivere anche senza, e nel caso in cui difettino l’uomo non e è praticamente ostacolato nei suoi rapporti sul piano fisico. Sul sentiero dello sviluppo interiore e soggettivo, la sequenza è la stessa.

Udito: risposta alla voce della coscienza che guida, dirige e domina. Comprende il periodo dell’evoluzione strettamente normale.
Tatto: risposta al dominio o alla vibrazione e riconoscimento di ciò che esiste oltre l’unità umana separata sul piano fisico. Comprende il periodo del graduale sviluppo spirituale, il sentiero della prova e del discepolato fino alla porta dell’iniziazione. A intervalli l’uomo prende contatto con ciò che gli è superiore; diviene consapevole del “tocco” del Maestro, della vibrazione dell’Ego e del gruppo egoico, e per mezzo del senso occulto del tatto si abitua a ciò che è interiore e sottile.
Vista: la visione interiore è prodotta dal processo iniziatico, che è tuttavia solo il riconoscimento di una facoltà sempre presente seppure ignorata. Come il bambino dagli occhi perfettamente normali e dalla vista chiara fin dalla nascita ad un tratto riconosce ciò che vede, così è nello sviluppo spirituale. Lo strumento della visione interiore è sempre esistito e ciò che può essere veduto è sempre presente, ma la maggioranza non lo riconosce ancora.

Alla prima iniziazione - la nascita del Cristo - il candidato abbandona l’Aula dell’Apprendimento ed entra nell’Aula della Saggezza; alla presenza del Cristo, l’Istruttore del Mondo, che è l’officiante della prima e della seconda iniziazione, realizza la propria divinità essenziale e la piccola parte che è chiamato a svolgere nel piano. Egli domina la natura fisica e su di lui non hanno più potere “i richiami della carne”; è orientato all’anima e segue costantemente la sua voce; nessun allettamento relativo al cibo e al sesso ha più potere.
Sa che ogni deviazione dal Sentiero ha gravi conseguenze su tutti i componenti del suo gruppo, che riceverà il danno di un rallentamento sul cammino; il suo errore ha effetti più estesi di quello dell’uomo comune che ha minori responsabilità, poiché proviene da chi ha più forza e più influenza.
Se cade, riconosce con sincerità l’errore e si affretta a ripararlo con atti che mirano a ripristinare l’ordine della Legge e a stabilizzare, interiorizzandoli nel profondo, stili di comportamenti più elevati. Sa che dovrà comunque espiare secondo la Legge; il gruppo farà rilevare amorevolmente l’errore, aspetterà che il candidato lo riconosca e lo compensi con idonei comportamenti ispirati all’ideale; infine accoglierà il fratello con gioia rinnovata.

La prima iniziazione è possibile a molti, ma la necessaria concentrazione in una sola direzione, la fede costante nella realtà che attende, affiancata dalla volontà di sacrificare tutto piuttosto che retrocedere, scoraggia molti. L’iniziato sa di essere, nei suoi aspetti di volontà, amore e intelligenza, un riflesso dei medesimi attributi divini della Monade. Intende servire l’umanità; in vista di questo fine, il centro del cuore diventa irradiante, ed egli è immerso nel fuoco purificatore che intensifica la vibrazione degli atomi del suo corpo e brucia la sua natura inferiore che rallenta e indebolisce il suo servizio.

Le energie dei suoi corpi sono stimolate e ciò determina maggiore resistenza al lavoro; miglior coordinamento mentale; coerenza nelle azioni; minore dispersione di forze e più immediata responsività al Sé superiore. Questo procedimento, attuato anche alle iniziazioni successive, ha effetti diversi, e sempre più vasti ed evidenti, a seconda del grado di iniziazione conseguito.

L’iniziato domina il corpo fisico, si sforza di dominare il corpo emotivo - pur continuando a sviluppare il corpo mentale - e opera nel mondo astrale; stabilisce un contatto con i deva astrali e le forze elementali. Impara a usare la forza della natura inferiore, trasformata e sublimata, nel lavoro per l’umanità; il processo si intensifica alla seconda iniziazione.

Gli viene rivelato il Piano nelle sue linee generali ed egli comprende a quale parte del grande disegno può cooperare con le sue doti fisiche, emotive e mentali; sa di essere un piccolo nucleo attivo nella Grande Vita in evoluzione. Ad ogni iniziazione la vibrazione dei centri ed il loro potere vengono accresciuti e ciò procura anche una maggiore sensibilità e ricettività dei veicoli (fisico, emotivo e mentale) attraverso cui l’uomo si esprime e si sperimenta nel mondo, evolvendosi con esperienze di grado via via più elevate.

Ciascuna iniziazione prevede che l’iniziato pronunci un sacro giuramento, formulato diversamente per ogni iniziazione, che attesti la sua ferma volontà di perseguire il proposito con tutte le sue forze e di mantenere il segreto su quanto è accaduto nella cerimonia di iniziazione, sulle forze e le fonti di energia con cui è venuto in contatto e sulla parte del Piano di cui è venuto a conoscenza.

Egli si impegna, in modo particolare, a non svelare la natura occulta dell’energia e le leggi che ne permettono l’uso; impiegherà la nuova forza che gli è stata riversata nell’iniziazione per attuare il Piano divino in modo sempre più ampio, amorevole, intelligente e potente.

Alla seconda iniziazione, che può verificarsi a distanza di molte vite dalla prima, si vivifica il centro della gola. Egli si identifica non più soltanto con l’aspetto intelligenza dell’Ego, ma anche con l’aspetto amore-saggezza, riflesso del medesimo aspetto della Grande Vita di cui fa parte; egli opera coscientemente per far sì che, attraverso le sue azioni sul piano fisico, possa manifestarsi l’Amore intelligente.
L’iniziato, che ha dominato il corpo fisico alla prima iniziazione, dovrà ora acquistare il dominio di quello astrale; rinnega i desideri personali e lavora per il Bene del Tutto sotto la guida del Maestro. Egli sente sempre più fortemente il dolore dell’umanità e sacrifica ogni cosa affinché il suo servizio sia sempre più ampio ed efficace; questa tensione al servizio e l’abnegazione che ne consegue fanno sì che spesso in una stessa vita avvengano la seconda e la terza iniziazione. Tuttavia, per quanto riguarda le prime tre iniziazioni, è necessario che le conquiste dei livelli inferiori siano certe e stabili per poter accedere alla successiva espansione.
L’iniziato vede la parte che il suo lavoro e quello del suo gruppo hanno nel disegno totale; conosce meglio i compagni di gruppo e gli si rivelano i gruppi con i quali il suo è in rapporto; vede più chiaramente lo scopo del servizio. Egli ha più potere di aiutare e di irradiare; il suo gruppo è più “saldo nella Luce” e “unito dall’interno” ; i Propositi ispirati dall’anima e perseguiti nell’unità d’intento, vengono attuati con Saggezza e Amore intelligente.

La fede nutrita per millenni viene giustificata, e speranza e fede si fondono nella realtà accertata. La fede si trasforma in visione ed egli vede e conosce le cose che prima erano invisibili. Non può più dubitare poiché, grazie ai propri sforzi, è diventato un conoscitore. L’unità con i suoi fratelli è ora un fatto provato ed egli è cosciente dell’indissolubile legame che lo unisce a tutti gli uomini. La fratellanza non è più una teoria, ma una realtà scientifica dimostrata, non più discutibile di quanto lo sia la separazione degli uomini sul piano fisico.
L’immortalità dell’anima e la realtà dei mondi invisibili sono dimostrate e accertate. Mentre prima dell’iniziazione questa fede era basata su fugaci e transitorie visioni e su salde convinzioni interiori (risultato del ragionamento logico e del graduale sviluppo dell’intuizione) ora è fondata sul riconoscimento indiscutibile della propria natura immortale.
L’iniziato comprende il significato e la sorgente dell’energia e può cominciare a usare il potere dirigendolo con precisione scientifica. Ora egli sa dove l’attinge ed ha avuto la rapida visione delle riserve di energia disponibili. Prima ne conosceva l’esistenza e ne faceva un uso cieco e talvolta errato; ora la vede guidato da una “mente aperta” e può cooperare intelligentemente con le forze della natura.

Alla terza iniziazione - la Trasfigurazione - si manifesta all’iniziato una parte ancora più ampia del Piano del Logos planetario ; i desideri personali sono scomparsi ed egli ascolta solo la voce dell’Ego. Impara ad usare l’energia del Sé superiore per l’evoluzione del pianeta.
L’iniziato, oltre ad identificarsi con gli aspetti intelligenza e amore-saggezza dell’Ego, viene in contatto anche con l’aspetto volontà; con l’attivazione della sua piccola volontà egli potrà collaborare all’attuazione del Proposito che nasce dalla Volontà del Grande Essere “nel quale viviamo e siamo”.
Egli apprende il dominio del corpo mentale e impara a costruire creativamente con il pensiero. Si vivifica il centro della testa e si potenzia ulteriormente l’Intuizione; ora il corpo fisico e quello emotivo sono puri e stabili; con il dominio del corpo mentale egli acquista maggiori capacità di servizio. Creerà forme pensiero sintetiche, chiare e forti, in linea con l’evoluzione prevista dal Piano poiché non saranno indebolite dalla dispersione e dall’instabilità causate dalla sostanza del corpo emotivo non ancora raffinato.
Egli è ora in contatto non solo con il suo gruppo ma anche con altri gruppi, collegati energeticamente, che lavorano per lo stesso fine; tiene presente nel lavoro il raggiungimento del bene maggiore per un maggior numero di individui possibile, e antepone il Bene di un insieme di gruppi al bene di un sol gruppo. Il suo potere cresce ed egli coopera in ambiti diversi, in piani sempre più ampi e con un proposito sempre più alto.
L’iniziato lavora ad un grado avanzato e le sue vibrazioni sono elevate; alla cerimonia della terza iniziazione l’officiante è il Signore del Mondo, il grande Jerofante; solo ora ciò è possibile poiché i corpi sono stati purificati e possono stare alla sua Presenza.

Quando l’iniziato torna al suo servizio, si rende conto che la vibrazione più elevata gli consente possibilità di un lavoro più esteso e più intenso poiché la sua energia è aumentata; inoltre, la sua risposta alla Fonte superiore è più immediata, poiché si è perfezionata e potenziata la capacità di lasciasi “impressionare” da essa. Egli impara a leggere le “memorie dell’akasha”, comprende il proprio posto nel gruppo e può collaborare ai piani del Logos, che gli si rivelano sempre più chiaramente ed estesamente. Usa le energie e diventa un centro potente di distribuzione delle forze; essendo coscientemente sul piano mentale, la sua capacità di diffondere Bontà e Verità è molto più ampia.
Vede tutto il passato come dietro di sé, coglie la più vasta visione che lo attende e realizza come inesistente ciò che è legato al tempo.

Ascolta il canto di gioia: l’opera è compiuta. Il mio orecchio è sordo al richiamo della Terra, ode solo la tenue voce delle anime chiuse nelle forme, poiché sono come me; sono unito a loro. La voce divina risuona chiara, e nei suoi suoni e soprasuoni le piccole voci delle forme svaniscono e si perdono. Dimoro nell’unità. So che tutte le anime sono una sola.
La Vita universale mi travolge, e mentre spazio sulla via che sale - la via divina – vedo spegnersi le energie minori, Sono l’Uno, sono Dio. Sono la forma che contiene ogni forma.
Sono l’anima in cui si fonde ogni anima. Sono la Vita, e contengo tutte le vite minori.


La quarta iniziazione richiede che l’iniziato abbia assimilato molte conoscenze riguardo ai piani cosmici ed abbia sviluppato ad un alto livello le sue capacità di sintesi. Egli sa ora utilizzare la forza del proprio gruppo egoico per l’evoluzione del pianeta.
L’iniziato entra in contatto con la Monade e può agire pienamente come amore-saggezza, intelligenza attiva e volontà dinamica.
Si è liberato del karma personale, e lavora per il dissolvimento di quello planetario; gli si svela il Proposito del Logos relativo alle evoluzioni delle vita minori dei regni terrestri; egli vede chiaramente i collegamenti tra i regni di natura ed realizza l’unità dello schema.

Nella vita in cui consegue la quinta iniziazione - la Crocifissione – l’iniziato affronta dolore e solitudine; egli ha sacrificato ogni cosa: famiglia, rapporti di amicizia, fama, e in ultimo perfino la propria stessa vita. Egli può ora utilizzare con maestria l’energia del pianeta.
Gli si rivela ancora più chiaramente e ampiamente il proposito del Logos Planetario; vede gli altri due schemi planetari con i quali il nostro pianeta è collegato e coopera con i Piani dei tre Logoi planetari.
Egli è in rapporto ravvicinato con i deva, conosce il potere del colore e del suono e ha appreso ogni insegna mento dell’Aula della Saggezza; opera in numerosi piani e insegna a numerosi allievi.
Gli viene rivelato il segreto del Fuoco o spirito ed egli vede che tutto è fuoco.
A questo punto l’Adepto può decidere di proseguire la sua evoluzione in altri schemi planetari o rimanere sulla terra per continuare il suo servizio all’umanità. Egli può, in questo caso, accedere ad altre due iniziazioni.

La sesta e la settima iniziazione fanno dell’iniziato un Budda liberato, gli permettono di cogliere in modo inequivocabile l’Unità della vita, di stabilire un contatto consapevole con il Logos planetario e di cooperare ai suoi piani. Alla sesta iniziazione gli viene svelato il piano unitario del sistema solare nei dettagli e vede chiaramente il Proposito del Logos. Egli è in grado di utilizzare in modo scientifico l’energia planetaria.

Alla settima iniziazione comprende che il Logos coopera ai piani di un Essere ancora più elevato e che tutti i piani ed i propositi sono sinteticamente coordinati in un’unità essenziale. Egli mirerà, in ogni opera della sua vita, all’Unità, alla Sintesi, all’Armonia, alla stabilirsi del Verità e della Bellezza sul pianeta. L’Assoluto gli si manifesta come coscienza perfetta.

Nel corso della cerimonia d’iniziazione gli sono concesse alcune rivelazioni:
g) vede chiaramente che le esperienze delle sue incarnazioni precedenti e i suoi rapporti con il gruppo hanno avuto il fine di portarlo al punto di poter cooperare coscientemente, e a livelli sempre più avanzati, all’attuazione del Piano del Logos; la sua evoluzione gli si palesa come parte dell’evoluzione dell’unica Grande Vita;
h) gli viene rivelato sempre più chiaramente il lavoro da svolgere al presente e la parte di Piano da attuare nel futuro più vicino; egli serve perciò l’umanità con chiarezza sul Fine e sul Proposito;
i) in una breve visione gli viene manifestata la gloria della realizzazione finale di sé e del suo gruppo, perfezionati e santificati; lo splendore del Logos planetario e l’attuazione dell’ineffabile Proposito del Logos solare.

All’Adepto liberato si aprono varie possibilità di evoluzione successiva, rappresentate da diversi Sentieri; Egli intraprenderà esattamente la sua Via scegliendola secondo la sua vibrazione, la sua nota e il suo colore particolare, in conformità alla Legge di Attrazione, attiva in tutto l’universo.
Il Sentiero meglio conosciuto è quello intrapreso da Coloro che scelgono il Servizio alla Terra, consacrandosi a lavorare con i membri della Gerarchia per l’evoluzione del nostro pianeta. Con l’evoluzione progressiva dell’umanità, i rapporti con i Fratelli Maggiori si intensificheranno e diventeranno sempre più noti il lavoro da essi compiuto e le metodologie usate; molti, preparati da adeguati Istruttori, coopereranno con servitori del Piano non più in modo occulto, ma con evidenza exoterica.

Compendio di studio da INIZIAZIONE UMANA E SOLARE e IL DISCEPOLATO NELLA NUOVA ERA vol.1  di A. A. Bailey

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