nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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CAPODANNO PRIMAVERILE


di Micaela Baice 

L'Equinozio, o Capodanno primaverile, indica l'effettivo inizio del lavoro agricolo con le semine in campo e la raccolta della prime erbe selvatiche ed insalate.

Il preludio a questa risurrezione della natura è stato senz'altro il Carnevale, marcato dalla porta del tempo della Candelora, il 2 febbraio. L'Equinozio indica quel punto dell'anno solare in cui il tempo della luce equivale al tempo del buio. La data legale è variata nella storia a seconda dei luoghi (pur aggirandosi attorno al periodo primaverile): a Roma era fissata per il 25 marzo, ad Alessandria il 21. I cicli durante gli anni erano comunque molto imperfetti e costringevano a continui adeguamenti. Fu il Concilio di Nicea che nel 325 d.C., tra le altre cose, fissò anche la data per l'equinozio nel calendario giuliano al 21 marzo (Cfr. Cattabiani, p.173). Oggi viene considerato l'Equinozio astronomico e quindi non è più fisso ma varia secondo gli anni tra il 20 e il 21 marzo.

Il periodo equinoziale di primavera è strettamente legato ai culti di fecondità e fertilità che sin dalle origini della storia e preistoria umana, hanno scandito i tempi sacri per assicurarsi la vita, il cibo, la prosperità. Non a caso i suoi simboli sono uova, conigli e colombe e la stessa morte e resurrezione divina del Cristo rimanda ai ben più antichi riti di morte e rinascita del re dell'anno. Ma a scandire, ancora una volta, il tempo della rinascita è la Luna, dea del ciclo Vita-Morte-Vita.

La Luna pasquale

Sia la Pasqua ebraica sia quella cattolica utilizzano come astro indicatore del tempo sacro la Luna. La Pasqua ebraica cade infatti al plenilunio del primo mese lunare dopo l'equinozio primaverile. Mentre quella cristiana e cattolica fu fissata, anch'essa a Nicea, nella prima domenica dopo il plenilunio che segue l'equinozio primaverile. Abbiamo visto come la luna della Candelora “marcava” l'arrivo precoce o tardivo della stagione primaverile.

Per il contadino era di vitale importanza prevedere con la massima esattezza l'andamento dell'anno agricolo, perché solo così si sarebbe assicurato il necessario per la sopravvivenza. Scrive Grimaldi: “Due grandi momenti contrassegnano l'attività annuale del contadino. Dall'equinozio di primavera a quello autunnale si assiste ad un notevole intensificarsi ed estendersi dei ritmi lavorativi nel corso della giornata, mentre nel periodo invernale si hanno pochi impegni nei campi, i ritmi produttivi rallentano e la gente trova il tempo per riscoprire momenti di intensa socialità” (Grimaldi, p.42) La luna del 2 febbraio governa il tempo del Carnevale (l'ultimo novilunio d'inverno) e indicando l'inizio della Quaresima permette di allineare il tempo pasquale con l'effettivo arrivo della primavera. Se l'ultimo giorno di Carnevale cade esattamente il 2 febbraio ci ritroveremo una Pasqua precoce (detta alta) ossia molto prossima all'equinozio di primavera. E' la luna di Pasqua che regola la scansione delle feste mobili: il primo plenilunio che cade dal 21 marzo in poi determina nella domenica successiva la ricorrenza pasquale, così come stabilito a Nicea.

La prima data possibile è quindi il 22 marzo, per i cristiani: la scadenza pasquale più alta detta anche “in chiave anteriore”. “Grazie al gioco della luna sull'anno tropico, Pasqua cambierà tra questa chiave anteriore e la sua scadenza più bassa del 18 aprile (che sarà rinviata al 25 se il 18 cade di domenica). E' la chiave posteriore” (Gaignebet, Lajoux, 1985, p.69, n.6 in Grimaldi p. 79).

Abbiamo visto che il contadino controlla il tempo del 2 febbraio (Candelora) e se trova che il novilunio avviene in quei pressi abbiamo la coincidenza del Carnevale con l'inizio di febbraio e la Quaresima lì dappresso. La Pasqua allora sarà alta (attorno al 22 marzo) e coinciderà con l'equinozio di primavera.

Questo al contadino indica un'annata in cui la ruota solare al tempo dell'Equinozio coincide con il tempo mobile scandito dalla luna (che determina il clima) e la primavera metereologica corrisponderà a quella solare. Viceversa, le semine dovranno attendere per allinearsi in modo produttivo con la luna che sfasa il calendario lunare con quello solare.

Infatti, come dice anche il Grimaldi, “il contadino temeva una Pasqua molto bassa, segno di un lungo inverno che avrebbe influenzato tutta la nuova stagione agraria.”(Grimaldi p. 84). Un proverbio piemontese recita Trist' a cul an che Crist u ciapa Giuan (triste quell'anno in cui Cristo prende Giovanni) indicando che quando la festività del Corpus Domini – ultima festa mobile del ciclo pasquale – coincide col giorno di San Giovanni, per la campagna sarà un anno difficile. Stretti simboli del mondo lunare che ancora ci ricordano la rinascita della vegetazione e della fecondità (e sensualità) animale sono quelli che ancora oggi ornano le vetrine dei negozi e vengono scambiati e regalati ai bambini. Il Coniglio pasquale

Il coniglio pasquale che depone uova dolci e decorate nei prati affinché i bambini, la mattina di Pasqua, li vadano a cercare, è un personaggio mitico legato all'uomo lunare.
Essendo, come abbiamo visto, la Pasqua una festa mobile corrispondente alla prima Luna Piena dopo L'Equinozio, questo plenilunio è la massima punta della fertilità e fecondità annuale sia per la terra sia per gli animali. Infatti nascono le prime erbette, i primi pulcini, i leprotti e via dicendo. Il coniglio pasquale è un personaggio mitico che assicura al plenilunio la covata di uova fecondate.

Ma perché collegare il coniglio alle uova? Il coniglio corre veloce per i campi ed è questa “corsa” un simbolo di fecondazione della terra e quindi di tutti i suoi abitanti. Nota è infatti l'attribuzione alla straordinaria forza procreativa del coniglio nella tradizione e nel folklore. “Ma il coniglio lunare che feconda la terra è sempre un personaggio del regno dei morti che ogni anno concedono la fertilità ai vivi” (Bonnet, p. 108) e lo possiamo riconoscere nelle forme che si disegnano nel disco lunare.

L'Uovo di Pasqua

Per comprendere le antiche simbologie pagane è necessario fare sempre riferimento al mondo contadino (pagus: abitante del villaggio, del borgo) e ai suoi tempi ciclici che hanno codificato poi quei simboli e quei rituali che ancora oggi (benché acquistiamo gli alimenti al supermercato e la stessa agricoltura si è slegata dal ritmo naturale) rimangono come traccia indelebile.

Nel mese di febbraio le galline cominciano a covare e raggiungono la produzione massima di uova tra marzo – aprile e agosto – settembre. L'inizio della produzione di uova dopo l'inverno costituiva un elemento portatore di ricchezza: in marzo infatti le scorte alimentari erano esaurite o ben scarse. Le uova di gallina erano inoltre i soldi delle donne: grazie alla vendita di quest'ultime la contadina si assicurava un piccolo guadagno, un bene di cui disponeva a piacere, senza parlarne al marito (cfr. Bonnet, 105 ). L'uovo come simbolo di fertilità veniva così mangiato nelle frittate pasquali, consumate all'aperto il lunedì successivo alla domenica di Resurrezione.

Lo stesso valeva per le uova dolci che si preparavano ai bambini, di cui l'uovo di cioccolato è l'ultima rimanenza. Uova dolci o uova sode decorate venivano nascoste nel giardino ed ai bambini si raccontava che fossero state deposte dal coniglio pasquale. Il mattino di Pasqua i bambini, appena svegli, dovevano correre fuori e cercarle.

Ma la domenica stessa di Resurrezione veniva anche chiamata Pasqua d'Uovo perché la si festeggiava donando e mangiando uova sode colorate che erano state benedette in chiesa al sabato santo.

Usanza in tutta Europa era regalare uova smaltate, in porcellana, in lapislazzuli, in vetro e persino in oro o argento. Ancora oggi si possono trovare nei mercatini dell'antiquariato uova vittoriane dalle più favolose decorazioni. In ogni tradizione l'uovo è simbolo di rinascita, nella tradizione cattolica è simbolo del Cristo risorto e speranza della futura risurrezione dei fedeli.

L'uovo appartiene anche al ciclo delle questue. Questo ciclo comincia con Samhain, Halloween o Tutti i Morti nella tradizione cattolica, il 31 ottobre. Proseguiva in alcuni posti con le questue dell'Epifania e arrivava fino alle sfilate del Primo Maggio - Beltane. Era usanza nelle campagne del Monferrato Casalese, fare una di queste questue quindici giorni dopo Pasqua: i chierichetti, andando a benedire le case, ricevevano in dono dalle famiglie uova e soldini. Con le prime la perpetua cucinava una grande frittata per festeggiare, e i secondi venivano divisi tra i chierichetti (Cfr. Balice, p.42).

La questua delle uova (che si ripeterà a maggio) eseguita dai bambini riporta ai riti di compiacimento delle energie sottili grazie al favore delle anime semplici – i bambini – per assicurarsi fecondità, fertilità e abbondanza per l'annata successiva.

La Colomba

Simbolo nella tradizione cristiano – cattolica sia del Cristo sia dello Spirito Santo, nel mondo pagano è strettamente legata al ritorno del tempo dell'amore, ricordandone, con le tenere effusioni che i colombi si scambiano in questa stagione, la purezza: la coppia di colombi che costruisce il suo nido, genera il piccolo e lo curerà con amore mantenendosi fedele è simbolo di un amore di coppia tenero e perfetto. Ma la colomba, sin dalla preistoria, era uno degli animali legati al divino femminile: portatrice di primavera, uccello dell'anima, rappresentata in tutte le raffigurazioni della Signora degli animali e della vegetazione, comprese quelle mariane (Cfr. il lavoro di Marija Gimbutas).

Le Campane

Le campane sono un altro simbolo che unisce la religiosità cristiana con gli antichi culti pagani di fertilità. Ancora pochi anni or sono si regalavano fatte con la cioccolata, proprio come le uova. Nella ritualità cattolica dell'intenso periodo di Pasqua, con la morte del Cristo il tempo si ferma, a lutto. Le campane tacciono a mezzogiorno del venerdì santo.

Il suono delle campane rappresenta un importante riferimento temporale per il contadino. Con la sospensione del suono delle campane il tempo resta sospeso e introduce tutta la comunità al tempo di mezzo, di passaggio, che è la morte. Verso le dieci del mattino del sabato santo le campane venivano suonate a ripetizione: si diffondeva per le campagne il suono del Gloria. In chiesa si scoprono le croci (precedentemente coperte) e il Santissimo viene riportato sull'altare maggiore. Il tempo della morte è finito: il Cristo sta per risorgere.

Nei campi si consumavano invece gli antichi riti pagani: non appena il Gloria suonava, i bambini correvano ad abbracciare gli alberi perché producessero più frutti, i contadini andavano nella vigna a legare alcuni tralci di vite per cominciare il lavoro al suono del Gloria e tutti correvano a bagnarsi gli occhi o con dell'acqua benedetta o con l'acqua di pozzi o sorgenti che vi erano a disposizione. Al suono del Gloria tutte le acque erano sante (Cfr. Balice, p. 157, e Grimaldi, p. 195).

La Pasqua solare

L'aspetto solare dei riti primaverili è visibile in tutto il complesso impianto della morte rituale del dio e della sua successiva resurrezione o rinascita.

Come tempo solare, ricordiamo, siamo nella porta equinoziale. Se la porta equinoziale e il plenilunio corrispondono si ha il matrimonio perfetto: le stagioni climatiche corrispondono alla scansione temporale dell'anno solare, la prosperità è garantita!

Sotto il segno dell'Ariete

Con l'Equinozio il sole entra nel segno dell'Ariete.
Sia la Pasqua ebraica sia quella cristiana cadono sotto il segno dell'Ariete: l'agnello maschio diventato adulto. L'Ariete domina il periodo tremendo che segna il passaggio dall'inverno alla primavera, dal vecchio al nuovo anno, è il primo segno dello zodiaco. Ecco che il sacrificio dell'ariete è un tema noto sin dall'antichità: l'ariete sacrificato per offrire il vello d'oro, pegno di salvezza nei miti Greci fino all'Agnello di Dio immolato per la nostra salvezza sulla croce e per noi risorto (Cfr. Cattabiani, p.166). Ma la morte e resurrezione degli dei era un tema già noto: Adone, festeggiato ad Atene nelle Adonie, ed ancor prima Tammuz festeggiato dai Fenici, dio babilonese al quale i fedeli si rivolgevano chiamandolo Adon, signore. Ma Tammuz era anche detto Pammegas (l'universalmente grande, il sommo) diventando Pan in Grecia.

Dioniso Eleuterio, festeggiato in Grecia un mese dopo l'equinozio di primavera nelle Grandi Dionisie dove il dio morto e resuscitato veniva trasportato come statua in una processione accompagnata da simulacri di forma fallica. Per il mitraismo all'equinozio di primavera cadeva la nascita del mondo e il suo futuro rinnovarsi alla fine del Grande Anno. Il motivo ricorrente in tutti i miti era il sacrificio di un dio a cui succede una creazione – rinascita, simboleggiati dal sole che incrocia e poi supera la linea dell'equatore celeste (Cfr. Cattabiani, p.162 – 165).

Sicuramente oggi il rito più complesso è la Pasqua cattolica, anche se ha perso gran parte della struttura rituale che utilizzava in passato e che cominciava dal Mercoledì delle Ceneri (legato al novilunio carnevalesco) per proseguire con la Quaresima di purificazione, culminare con le celebrazioni pasquali e terminare al Corpus Domini, festa mobile che può giungere fino a fine giugno. In questo modo la ritualità cattolica comprendeva al suo interno tutte le celebrazioni legate al risveglio della natura e alla propiziazione del sacro e divino che un tempo i pagani ritualizzavano per assicurarsi l'abbondanza. Uno studio accurato della simbologia cattolica del periodo pasquale si trova in Cattabiani, e qui è impossibile delinearne i contenuti in modo approfondito.

La scansione temporale al culmine della morte e resurrezione del Cristo, però, mantiene ed esalta tutta una simbologia legata alle forze del divino che si manifestano nella sua potenza proprio grazie ai riti e all'uso dei simboli ad essi legati: l'olivo e la palma dell'entrata di Gesù in Gerusalemme, l'olio sacro e l'unzione dei catecumeni, il pane e il vino dell'ultima cena, il silenzio del venerdì santo con la soppressione del suono delle campane, la via crucis, la croce e la drammatizzazione della passione del Cristo, il dolore e la penitenza che si rivivono tra i fedeli, fino al culmine dell'accettazione della morte in tutto il suo aspetto di dolore e contrizione. Il dio è morto.

Culmine di sofferenza che prelude alla gioia più grande: quella di scorgere nella morte stessa e nella sua ineluttabile accettazione, la resurrezione del dio vivente, il suo ritorno: colui che ha sconfitto la morte come il sole che risorge ad un'alba nuova e si appresta a percorrere quello spazio di zodiaco che lo vedrà, a breve, trionfare nel Solstizio estivo.

Ed è in queste celebrazioni, dove il mistero della morte si coniuga al quello della vita e del superamento della morte stessa, che auguro a ciascuno di noi di trovare (o ritrovare) in un uovo di Pasqua o nel suono del Gloria, la rinascita dei nostri sogni migliori.

Fonte: Strie.it


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