Le cose sono unite da legami invisibili, non si può cogliere un fiore senza turbare una stella - Albert Einstein

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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INVECE DEL SUPERMERCATO SPIRITUALE



di Paolo Quircio

Una caratteristica delle divinità induiste è quella di avere moltissimi nomi. Una serie lunghissima di attributi che descrivono i diversi aspetti propri di ogni divinità. La cosa non dovrebbe sorprendere più di tanto, considerando che in realtà tutte le divinità, a prescindere dalle loro specifiche peculiarità, non sono altro che diversi aspetti dell’unico, eterno, immutabile Brahman, la causa prima del tutto. Si pensi al bellissimo Purna Mantra. Purna vuol dire tutto, intero, completo, assoluto, e il Mantra ci spiega che: “Questo è il Tutto, quello è il Tutto, dal Tutto nasce il Tutto e se dal Tutto si leva il Tutto non rimane che il Tutto”. Sembra quasi una formula matematica! Naturalmente il Tutto è talmente multiforme che può essere definito con una miriade di nomi. Molti di questi si riferiscono ad episodi raccontati nei vari testi sacri.

Esempio, uno dei nomi di Devi, la divinità nel suo aspetto femminile, e in particolare di Durga, considerata nella sua forma più temibile, la spietata distruttrice del male, è Chamunda, colei che ha ucciso i due demoni Chanda e Munda. L’episodio è narrato nel Devi Bhagavatam, uno dei Purana attribuiti al Saggio Vyasa, l’estensore del Mahabharata, detto anche Vedavyasa, poiché ha raggruppato vari testi sparsi e li ha riorganizzati nei quattro Veda fondamentali. Uno dei nomi di Siva è Niilakantha, dalla gola blu, e deriva dall’antichissima storia della zangolatura dell’oceano del latte, quando il gigantesco serpente Vasuki, usato da Deva e Asura per far girare il bastone della zangola, comincia a rilasciare un terribile veleno che rischia di intossicare l’intero universo. Spaventati, i Deva invocano l’aiuto di Mahadeva, il grande dio, altro nome di Siva, il quale prontamente accorre e salva il mondo, bevendo il veleno e trattenendolo nella gola, che diventa blu. Altri nomi derivano da alcuni particolari dell’aspetto fisico, ad esempio Krishna viene detto Keshava, dai bei capelli, o anche Venugopala, protettore delle mucche (Gopala, in riferimento alla sua attività di guardiano di mucche negli anni dell’adolescenza) che suona il flauto. Infatti Krishna viene spesso raffigurato in atto di suonare il flauto, Bansuri, circondato da mucche bianche. Krishna è talmente attaccato al suo Bansuri da non staccarsene mai, e questo rende gelosa Radha, la favorita tra le sue Gopi, le giovani guardiane di mucche inebriate di mistico trasporto per il bel Gopala, che gli chiede perché mai preferisca poggiare le labbra sul flauto invece che sulle sue. “Quando ti abbandonerai docilmente a me, come fa il flauto, che vibra con il mio respiro senza opporre alcuna resistenza, allora appoggerò le mie labbra su di te”.

Un tema che viene ripetuto più volte nella Gita: tutti gli esseri mi sono cari, ma in particolar modo mi è caro chi si abbandona a me senza remore. Potremmo andare avanti quasi all’infinito, se volessimo analizzare tutti i nomi e tutti i significati simbolici dell’aspetto delle varie divinità. Si pensi che una delle forme di culto più praticate in India, sia nei templi, sia in casa, è il Sahasranama delle varie divinità. Sahasranama vuol dire ‘mille nomi’, che possono essere di Vishnu, di Devi, di Siva o di Ganesha. A seconda del tipo di culto praticato, si recitano i mille nomi della divinità di riferimento, un po’ come si fa nel mondo cristiano con le litanie della Madonna.

Ogni nome, aldilà del significato letterale e simbolico, racchiude in se, sotto forme di suono articolato, l’energia del dio stesso, come un Mantra. Ripetere il nome, o i mille nomi, della divinità, da una parte serve a evocare la divinità stessa e la sua energia, dall’altra, cosa ancora più importante, serve a sintonizzare colui che recita sulla lunghezza d’onda della divinità. Questo concetto è ben spiegato nella Mandukya Upanishad, un breve testo interamente dedicato al Pranava, la sacra sillaba Om. Essendo Om l’essenza dell’intero universo, esso è sempre esistito, esiste e sempre esisterà; quindi, quando recitiamo la sillaba Om, pensare che la stiamo creando noi, con la nostra voce o con il nostro pensiero, è un’ingenuità. In realtà Om è eterno, non ha né inizio né fine, è onnipresente, è Brahman stesso sotto forma di vibrazione più o meno sottile, vibra continuamente dentro e fuori di noi, anche se nello stato di coscienza ordinaria non riusciamo a percepirlo. Recitare ripetutamente l’Omkara ci inserisce in un livello vibratorio estremamente sottile, quello stesso dell’energia divina che permea il Creato. Grazie a questa pratica, ripetuta in maniera regolare e prolungata nel tempo, il livello di coscienza si fa sempre più profondo e si diventa consapevoli della propria natura più vera e nascosta, quella divina, Ananda.  

Tra le tante divinità e i loro tanti nomi, vorrei soffermarmi su due Deva in particolare, Siva e Krishna, e sull’attributo Yogeshwara, condiviso da entrambe le divinità, e, solo per quel che riguarda Krishna, il Nome Jagad Guru. Yogeshwara vuol dire, in Sanscrito, ‘signore dello Yoga’ e Jagad Guru, ‘Maestro universale’, anche se in effetti la parola Guru è un po’ più di Maestro, vuol dire ‘colui che disperde l’oscurità’, ovviamente dell’ignoranza spirituale. Jagad Guru è un titolo omnicomprensivo, superiore a qualsiasi altro, almeno per quel che riguarda l’aspetto didattico. Jagad Guru è colui che dona all’umanità bisognosa la sublime saggezza della Gita, vero e proprio manuale di navigazione per chi cerca la via spirituale nell’epoca nera e terribile del Kali Yuga. Eppure proprio nell’ultimo verso della Bhagavad Gita, XVIII 78, Samjaya, il cronista dell’intera guerra, asserisce:” Ovunque sia Krishna il Signore dello Yoga (Yogeshwara) e ovunque sia Arjuna l’arciere sublime, là certamente saranno vittoria, prosperità e buon governo.”

E se Krishna è già, oltre che Guru universale, anche Signore dello Yoga, perché lo è anche Siva, e che bisogno c’è di questo duplicato? Per capire meglio bisogna parlare brevemente dei quattro percorsi dello Yoga. Intendiamoci, lo Yoga è uno solo e i cosiddetti quattro sentieri vanno praticati tutti allo stesso tempo; sono solo una divisione convenzionale che aiuta il praticante nella sua difficile ascesa spirituale, quattro aspetti di un’unica disciplina, i cui confini, peraltro, sono spesso assai labili. Essi sono: Karma Yoga, Bhakti Yoga, Jnana Yoga e RajaYoga.

Karma vuol dire azione e l’azione viene considerata strettamente legata al desiderio, sia perché ne è l’attuazione, sia perché solitamente dall’azione ci aspettiamo dei risultati, e il godimento di quei frutti, sia buoni che cattivi, ci tiene incatenati al Samsara, il ciclo di nascite e morti. Il Karma Yoga consiste nel disciplinare se stessi a compiere le azioni necessarie senza sentirsene autori, separando l’agente, Prakriti, la natura, transeunte e soggetta a nascita, crescita, degrado e morte, dalla propria vera identità, l’Atman, porzione e riflesso del Brahman infinito. In questo modo, tramite lo Yoga, l’azione da causa di legame si trasforma in agente di liberazione e se non è sufficiente a raggiungere Moksha, la fine del ciclo delle reincarnazioni, è uno strumento eccezionale, imprescindibile, per avvicinarcisi.

Bhakti è la parola sanscrita per devozione. Ovviamente la devozione è la molla che fa girare il motore della ricerca spirituale. L’amore per il divino è ciò che spinge il praticante a cercare il modo per avvicinarsi ad Esso. È facile pensare, come pensano molti, che la fede è un dono che si ha o non si ha. In parte è vero e questo è conseguenza del punto in cui ogni individuo è nello sviluppo del proprio percorso karmico. Ma è anche vero che la fede, come ogni attività mentale o emotiva dell’essere umano, può essere condizionata dalla volontà, può essere in qualche modo ‘educata’. La fede religiosa è considerata la forma più elevata dell’amore. Ogni essere umano, anche il più abietto o crudele, ama qualcuno. Spesso questo sentimento di amore è inquinato dal senso di possesso, si ama ciò che ci appartiene o vorremmo che ci appartenesse, magari in forma esclusiva. Creare la fede significa educare se stessi ad amare senza aspettative, senza limiti. È facile amare chi ci ama, è importante imparare ad amare anche chi ci odia, chi ci rende difficile l’esistenza. Solo così, allargando sempre di più gli orizzonti e la gittata del nostro amore umano, esso può trasformarsi in Prem, l’amore divino.

Jnana vuol dire conoscenza, in particolar modo conoscenza spirituale. Se il Karma Yoga si pratica con l’azione, quindi nella sfera materiale, e il Bhakti Yoga nella sfera emotiva, lo Jnana Yoga si pratica nella sfera mentale. Lo studio degli Shastra, i Testi Sacri, l’introspezione e l’analisi del pensiero, conducono al superamento della mente ordinaria per arrivare alla mente superiore, intuitiva, con l’esercizio di Viveka, la discriminazione tra ciò che è reale, l’Atman, e ciò che non lo è, il corpo e la mente. In definitiva, si usa la mente per andare oltre la mente stessa.

Il Raja Yoga, lo Yoga Reale, lo Yoga dei poteri psichici, è una disciplina complessa, divisa in otto gradini o parti. Si inizia dalla purificazione del comportamento, seguendo le prescrizioni e i divieti detti Yama e Niyama. Si prosegue con le Asana, le posture yogiche, che rendono il corpo più forte e flessibile, premettendo all’energia sottile, il Prana, di scorrere nel migliore dei modi. Quindi la parte dedicata alla respirazione, il Pranayama. Da lì al ritiro dei sensi, Pratyahara, quindi la concentrazione, Dharana. Quando la concentrazione raggiunge la perfezione, si potrà cominciare a meditare, cioè a fermare la mente per poter cogliere quell’essenza divina che è insita in ognuno di noi, ma che non riusciamo a percepire proprio in virtù della cortina fumogena costantemente tenuta attiva dalla mente. Per dire quanto sia difficile sottomettere la mente costantemente agitata, in India si dice, in maniera colorita, che essa è come una scimmia, ubriaca e per di più assalita da uno sciame di vespe.

Nella Bhagavad Gita Krishna descrive con dovizia di spiegazioni i primi tre sentieri dello Yoga, Karma, Bhakti e Jnana, anche se il Raja Yoga fa capolino molto spesso tra gli sloka del poema. Ci si potrebbe chiedere il perché di ciò, perché i primi tre e non il quarto? Ho una mia opinione in proposito, ed è questa: Karma, Bhakti e Jnana sono tre modi di vivere, tre modi di cambiare la propria esistenza in una Sadhana continua. Trasformare in Yoga le proprie azioni, il proprio sentire, la propria attività mentale. E tutto questo sempre, nella veglia e nel sonno, quando si lavora e quando si riposa, qualsiasi cosa si faccia o non si faccia. Nella sua accezione più completa e più profonda, lo Yoga non si ‘fa’ e neanche si ‘pratica’. Lo Yoga è un modo di vivere. Quello che è stato detto poco più sopra rispetto al Mantra Om, vale anche per lo Yoga. Anche se la Bhagavad Gita è stata scritta ‘solo’ 5.000 anni, gli insegnamenti che Krishna impartisce al suo amico e cugino Arjuna, non sono certo nuovi. Semplicemente stava finendo un’era cosmica, il Dwapara Yuga, e ne stava per iniziare un’altra, il Kali Yuga, l’era attuale, in cui il livello di sviluppo spirituale medio sarebbe stato molto più basso, rendendo necessarie spiegazioni e chiarimenti di cui gli uomini dell’era precedente non avevano bisogno.

Per quanto riguarda Siva, ricordiamo che tra i suoi nomi, oltre, come detto, Yogeshwara, il Signore dello Yoga, abbiamo anche Siva Dakshinamurti. Dakshina vuol dire Sud e Murti divinità, quindi la divinità rivolta verso Sud. La dimora di Siva è il monte Kailash, oggi in Tibet, all’estremo Nord del subcontinente. Siva Dakshinamurti si rivolge a Sud, all’intera India, per impartire i propri insegnamenti. Viene rappresentato seduto su un trono, il piede destro sull’Asura Apasmara, un nano che rappresenta l’ignoranza. L’altro piede in grembo, una delle quattro mani in Jnana Mudra, simbolo della conoscenza, o in Vitarka Mudra, simbolo dell’insegnamento, in una il fuoco, simbolo della luce della conoscenza, in una il serpente, simbolo della Kundalini che si risveglia e nell’altra un rotolo che rappresenta gli Shastra, i Sacri Testi. La leggenda vuole che Siva abbia insegnato i segreti del Raja Yoga alla consorte Parvati, la quale, attraverso una catena ininterrotta di Rishi, saggi illuminati, per millenni ha trasmesso all’umanità intera le conoscenze del Raja Yoga. In effetti, quello che viene comunemente detto il Raja Yoga di Patanjali, in realtà dovrebbe essere il Raja Yoga di Siva. In India le conoscenze, soprattutto quelle spirituali ed esoteriche, sono state tramandate per millenni esclusivamente per via orale. Ancora oggi esistono molte scuole dove si formano i Panda, esperti nei riti induisti. Questi studenti imparano fin dalla prima fanciullezza migliaia e migliaia di Sloka e di Stotra. Solo in epoche relativamente recenti queste conoscenze sono state messe per iscritto, e tra queste quelle relative al Raja Yoga, negli Yoga Sutra di Patanjali.

Lo Yoga è stato per millenni una scienza, una disciplina assolutamente esoterica, riservata non solo esclusivamente agli appartenenti alla casta dei Brahmani, ma anche tra questi, solo ai più puri ed evoluti spiritualmente. Verso la fine del XIX secolo e all’inizio del XX, alcuni grandi Maestri illuminato cominciarono a diffondere i fondamenti dello Yoga e del Vedanta in Occidente, soprattutto in Nord America. Proprio quel Nord America in cui in quegli anni stava esplodendo il capitalismo moderno, una delle filosofie economiche e sociali tra le più materialistiche che l’umanità abbia mai conosciuto. Da lì, nel corso del tempo, la diffusione dello Yoga sarebbe poi rimbalzata in Europa e sarebbe quindi tornata in India, dove oggi si contano milioni di praticanti. Era ovvio che dei Maestri saggi ed illuminati come Swami Vivekananda, Paramahansa Yogananda, Swami Sivananda ed altri sapessero benissimo quello che sarebbe potuto succedere nel momento in cui certo sapere fosse diventato in qualche modo aperto al grande pubblico, praticamente a tutti. La diluizione degli insegnamenti sarebbe stato il danno minore. Renderli accessibili alle masse impreparate ad accoglierli avrebbe inevitabilmente portato alla corruzione degli stessi. E tutto questo è regolarmente avvenuto e continua ad avvenire ogni giorno.

Chi si interessa di Yoga ogni giorno vede nascere nuove ‘scuole’ con nomi mutuati dalla tradizione in maniera impropria, o addirittura col nome dell’inventore della nuova disciplina. Yoga ‘questo’ e Yoga ‘quello’, Yoga e relax, Yoga e cura del corpo, Yoga a cavallo e Yoga e alpinismo, Yoga in barca e Yoga e fiori di Bach, Yoga e cristalli e Yoga e birra (si! Persino un Beer Yoga!). Modelle sedute in Padmasana con le mani in Jnana Mudra che pubblicizzano lo yogurt che fa bene al pancino e manda al bagno. La parola Mantra, la sacra parola Mantra, la usano i giornalisti per indicare qualsiasi cosa ripetuta molte volte, al posto di ‘tormentone’. La sacra sillaba OM viene usata in qualsiasi contesto che poco o nulla ha a che fare con la spiritualità. Diciamolo: lo Yoga va di moda, e potremmo andare avanti ancora un bel po’!L’uomo occidentale con la sua attitudine rapace e sempre pronto ad appropriarsi di tutto, per poi piegarlo alle proprie convenienze, si è appropriato anche dello Yoga, e molti Indiani, sedicenti Guru, scaltri e opportunisti, li imitano con grande successo. Verrebbe da dire, usando le parole del sacrestano della Tosca a Mario Cavaradossi: “Scherza con i fanti e lascia stare i Santi”.

Oggi purtroppo assistiamo ad un travisamento, ad uno spezzettamento della sacra Scienza dello Yoga che la rende, agli occhi dei più, niente altro che una pratica fisica, che tutt’al più coinvolge anche la mente, una sorta di ginnastica dolce, raccomandata a chi soffre di mal di schiena, di ansie e di insonnia. Si considera il benessere derivante dall’aver intrapreso un percorso spirituale, l’obbiettivo dell’attività stessa.

Se dopo aver speso una vita ad occuparmi esclusivamente del corpo e della mente e a soddisfare i miei diversi desideri materiali, come facciamo quasi tutti, a un certo punto della mia esistenza mi avvicino (o è lei che mi si avvicina?) ad una disciplina antica, spirituale, introspettiva, che mi porta, a volte inconsciamente, e questa è la potenza dello Yoga anche quando viene praticato in maniera superficiale, a rendermi conto che in me c’è qualcosa di più di un corpo e di una mente. Se la pratica di questa disciplina mi fa entrare in contatto con quella parte di me così profonda che non ne sospettavo neanche l’esistenza e mi fa intravedere la possibilità di una vita molto diversa da quella che ho vissuto fino ad oggi, cambiando alla radice la mia scala di priorità, credo sia abbastanza naturale che, dopo un primo momento di perplessità e di sbandamento, prevalga un sentimento di appagamento, di serenità, di benessere. Ma questo sentimento è solo un effetto collaterale della pratica, perché accontentarsi di un po’ di benessere fisico e mentale, quando proseguendo sul percorso intrapreso si possono toccare le vette della spiritualità?

È impensabile che i grandi Guru citati più sopra non immaginassero, meglio, non sapessero le conseguenze che tale diffusione avrebbe portato, ma evidentemente lo hanno considerato un prezzo che si poteva pagare, pur di portare, di dritto o di rovescio, migliaia di persone verso una vita spirituale, soprattutto in un’epoca in cui le religioni di massa sono ormai totalmente istituzionalizzate, alcune addirittura sono movimenti di grande potere economico e politico. Religioni settarie e litigiose, che hanno perso ormai da tanto tempo il ruolo di guida spirituale che competeva loro.

Era anche immaginabile che in questa epoca nera, il Kali Yuga, in cui prevalgono le energie peggiori, una disciplina spirituale pura come lo Yoga, mai invischiata nella gestione del potere o del denaro (si pensi che fino ad alcuni decenni fa agli insegnanti non era consentito farsi pagare per le lezioni di Yoga), potenzialmente adatta a cambiare in meglio, ad elevare, tutto il livello vibratorio del pianeta, venisse attaccata da molte parti. La Chiesa di Roma lo ha più volte definito demoniaco e assolutamente proibito ai Cattolici, l’industria pubblicitaria e culturale lo ridicolizza, usandone delle parti in maniera inappropriata, gli stessi insegnanti, sulla cui preparazione si potrebbe parlare a lungo, lo sviliscono riducendolo ad una pratica da palestra o da circo.

Insegno Hatha Yoga da diversi anni e nel nostro centro abbiamo un altare con immagini sacre, iniziamo e terminiamo tutte le lezioni con la recitazione dei Mantra e dedichiamo buona parte dell’insegnamento all’aspetto più sottile e sacro dello Yoga. Un giorno venne un signore per una lezione di prova. Alla fine della classe mi disse che aveva già fatto altre lezioni di prova in altri posti e che, sebbene il mio modo di insegnare gli piacesse abbastanza, era un po’ turbato, o forse infastidito, dai Mantra e dai ‘santini’ sull’altare. Quindi preferì andare in un’altra scuola dove tutte queste cose non c’erano. E di scuole così ce ne sono tantissime!

Ma lo Yoga è una disciplina sacra, eterna, divina, tramandata all’umanità eticamente e spiritualmente derelitta dei nostri giorni da una serie di grandi saggi, veggenti e Guru che ne hanno analizzato i fondamenti teorici e pratici, che l’hanno spiegata ai propri discepoli, che a volte l’hanno resa comprensibile ai semplici, ma non l’hanno mai cambiata, non l’hanno mai spezzettata in mille piccole scuole che, separate dal contesto più ampio, perdono gran parte della forza originaria. È curioso che in un mondo in cui va tanto di moda la parola ‘olistico’, proprio la disciplina più olistica di tutte venga insegnata a pezzettini, scollegandola spesso dalla sua sacralità, che ne è l’essenza.

Se ricordassimo sempre l’origine dello Yoga, Siva Yogeshwara e Krishna Yogeshwara, i Signori dello Yoga, Krishna Jagad Guru, il Guru dell’universo, la potenza spirituale della disciplina in sé e della catena ininterrotta di Rishi che l’ha portato fino a noi incorrotto, senza mai cercare di migliorarlo, perché essendo di origine divina è già perfetto in sé, non migliorabile. Se ricordassimo sempre tutto ciò, forse impareremmo a distinguere la sacra disciplina dello Yoga da quello che offre, con tecniche da marketing modernissime, mi si passi l’espressione un po’ forte, l’attuale supermercato della spiritualità.

Paolo Quircio
Roma 11/09/2017

Per Approfondire: 
Bliss Divine - Il libro della Beatitudine Divina 
Il vero scopo della vita umana e i mezzi per conseguirlo   
Edizioni Il Libraio delle Stelle

e  Selezione Libri Yoga   su questo sito


 
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17 APRILE 2019 MILANO - CELEBRAZIONE EQUINOZIO DI PRIMAVERA E MEDITAZIONE DELLA PASQUA
13 - 14 APRILE CANTAGALLO (PO) - TEMPIO INTERIORE - SEMINARIO DI DANZA SUFI
13 - 14 APRILE 2019 FIRENZE - WORKSHOP LA SAGGEZZA DEL CUORE - PER INSEGNANTI E GENITORI
02 APRILE 2019 MILANO - IL POTERE DELL INTUIZIONE
14 APRILE 2019 MILANO - IMPARIAMO AD INTERPRETARE SEGNI E COINCIDENZE - CON GIAN MARCO BRAGADIN
05 APRILE 2019 PERUGIA - MEDITAZIONE E ARTE
25 - 28 APRILE 2019 GROSSETO - SEMINARIO DI ASCOLTO DI SE CON IL RESPIRO
27 APRILE 2019 FIRENZE - HO OPONOPONO IL SEGRETO HAWAIANO
27 - 28 APRILE 2019 MONTELUPO FIORENTINO - CORSO DI COSTELLAZIONI FAMILIARI E SISTEMICHE
25 - 26 - 27 - 28 APRILE 2019 BELLARIA IGEA MARINA (RN) - OSHOFESTIVAL 2019
06 APRILE 2019 ROMA - TRA LUCE E OMBRA - SEMINARIO ESPERIENZIALE
12 APRILE 2019 SAN PIETRO IN CERRO (PC) - LIBERA LE EMOZIONI
03 APRILE 2019 PRATO - L'UNIONE - I 12 PASSI DELL AMORE
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