GLI ASPIRANTI SPIRITUALI
di Alice A. Bailey
(1) Progredendo, l’aspirante non solo equilibra le coppie di opposti, ma gli si rivela il segreto del cuore del fratello. Egli diviene una forza riconosciuta del mondo ed è considerato come uno sul quale si può fare affidamento per servire. Gli uomini si volgono a lui per assistenza ed aiuto lungo la sua linea riconosciuta, ed egli comincia a far risuonare la sua nota così da essere sentito non solo tra gli uomini, ma anche tra i deva. A questo stadio lo fa con la penna nella letteratura, con la parola nelle conferenze e nell’insegnamento, con la musica, la pittura e l’arte. In un modo o nell’altro raggiunge i cuori degli uomini, e diviene un aiuto ed un servitore della sua razza. (3865/6).
(2) La vita di tutti gli aspiranti, se progrediscono con la dovuta rapidità, è quindi caratterizzata da movimento costante, da continui cambiamenti e differenziazioni, dal succedersi di costruzione e distruzione, dalla formulazione di progetti e dalla loro dissoluzione. È una vita di sofferenza continua e di frequenti urti con le circostanze ambientali, di numerose amicizie che si formano e si sciolgono, di incessante mutamento con l’angoscia che ne deriva. Gli ideali vengono trascesi in quanto tappe su un cammino verso altri più elevati; balenano visioni, ma solo per essere sostituite da altre; sogni sono carezzati, realizzati e poi messi da parte; si fanno amici che vengono amati ma lasciati indietro a seguire da lontano e con passo più lento le orme dell’aspirante che avanza con ritmo più rapido. (4-264).
(3) Ricordiamo prima di tutto che nessun aspirante, per quanto sincero e devoto, è privo di difetti. Se lo fosse, sarebbe un adepto. Tutti gli aspiranti sono ancora egoisti, ancora inclini alla collera e all’irritabilità, ancora soggetti a depressione e, a volte, persino all’odio. Spesso questa collera e questo odio sono suscitati da cause che noi chiamiamo plausibili. Ingiustizie commesse da parte di altri, crudeltà verso esseri umani e animali, odio e immoralità di chi li circonda possono suscitare in loro reazioni analoghe, causando loro molta sofferenza e ritardo. Una cosa deve essere sempre ricordata: se un aspirante evoca odio da un suo simile, se suscita la sua collera e se incontra antipatia e antagonismo, significa che egli stesso non è completamente innocuo; in lui vi sono ancora semi di disagio, poiché per una legge di natura, riceviamo ciò che diamo e suscitiamo reazioni conformi al nostro modo di agire, sia esso fisico, emotivo o mentale. (4-483).
(4) Tutti gli aspiranti sanno, ed è stato insegnato loro nel corso di tutte le epoche, che mente pura, cuore puro, amore della verità, una vita di servizio e l’assenza di egoismo sono requisiti essenziali, senza i quali nulla giova e nessun grande segreto può essere svelato. (4-43).
(5) La meta immediata di tutti i discepoli che aspirano, attualmente si prospetta quindi nel modo seguente:
1. Pervenire alla chiarezza di pensiero per quanto riguarda i propri problemi personali immediati, soprattutto il problema inerente al proprio obiettivo nel servizio. Questo deve essere fatto mediante la meditazione.
2. Sviluppare la sensibilità ai nuovi impulsi che oggi inondano il mondo. A ciò si giunge amando maggiormente tutti gli uomini e facilitando il contatto con loro grazie all’amore e alla comprensione. L’amore rivela.
3. Servire con completa impersonalità. Questo si ottiene eliminando l’ambizione personale e l’amore del potere.
4. Rifiutarsi di prestare attenzione all’opinione pubblica o ai cosiddetti insuccessi o cadute. Ciò si ottiene prestando la massima attenzione alla voce dell’anima e cercando di dimorare sempre nel luogo segreto dell’Altissimo. (4-635/6).
(6) Nessuno studente sincero rimane senza alcun riconoscimento. Nella stretta del lavoro, sotto il peso della fatica quotidiana, è incoraggiante sapere che vi sono coloro che osservano e che ogni azione benevola, ogni pensiero d’aspirazione e ogni reazione non egoistica è notata e riconosciuta. Tenete tuttavia presente che il riconoscimento da parte degli Aiutanti avviene grazie alla percezione dell’accresciuta vibrazione dell’aspirante e non attraverso una conoscenza specifica dell’azione compiuta o del pensiero formulato. Coloro che insegnano si occupano dei principi della verità, delle frequenze di vibrazione e della qualità della luce. Essi non sono consapevoli, né avrebbero il tempo di occuparsi delle azioni, delle parole e condizioni specifiche e, quanto prima gli studenti comprenderanno questo fatto e abbandoneranno ogni speranza di venire in contatto con un individuo fenomenico che tanto facilmente chiamano Maestro, dotato di tali poteri da potersi occupare delle loro futili vicende nel tempo e nello spazio, tanto più rapidamente progrediranno.
Tuttavia, quando vi sia sviluppo costante, osservanza dei principi occulti in modo da determinare precisi cambiamenti nei corpi usati e aumento della luce irradiante, tutto ciò viene riconosciuto e registrato e l’aspirante è ricompensato con accresciute occasioni di servire i suoi simili. (4-638).
(7) Questi stadi si protraggono a lungo e sono così interconnessi, che dall’uno dipende la realizzazione del successivo, e soltanto una mente analitica vi scorge o vi cerca la distinzione. Il riflesso di questa esperienza quintuplice nella vita dell’individuo intelligente che risponde alla civiltà e all’educazione attuale e ne trae profitto, avviene in questo ordine:
1. Appropriazione dell’involucro fisico.
Ciò avviene fra il quarto e il settimo anno, quando l’anima, fino allora soltanto adombrante, s’impossessa del veicolo fisico.
2. Una crisi durante l’adolescenza, quando l’anima si appropria del veicolo astrale. Non è riconosciuta dal pubblico in genere e viene solo confusamente percepita dallo psicologo per le palesi anormalità temporanee. Se ne constata l’effetto senza conoscerne la causa.
3. Un’altra crisi del genere ha luogo fra il ventunesimo e il venticinquesimo anno, quando avviene l’appropriazione del veicolo mentale. L’uomo dovrebbe cominciare allora a rispondere alle influenze egoiche, e ciò accade sovente se è progredito.
4. Una crisi fra il trentacinquesimo e il quarantaduesimo anno in cui si stabilisce il contatto cosciente con l’anima; allora la triplice personalità comincia a rispondere come unità all’impulso dell’anima.
5. Negli anni successivi si dovrebbe verificare un rapporto sempre più stretto fra l’anima e i suoi veicoli, sfociante in un’altra crisi fra il cinquantaseiesimo e il sessantatreesimo anno d’età. Da quest’ultima dipende la futura utilità della persona, ossia se l’ego continuerà a usare i veicoli fino in tarda età o se invece andrà gradatamente ritirandosi.
Nella lunga storia della vita dell’anima vi sono altri cicli di crisi corrispondenti, ma con la visione superiore le cinque crisi principali di cui abbiamo trattato possono essere tracciate con chiarezza. (15-53).
(8) Sensibilità psichica, dualità mistica e capacità di dominio sono i tre problemi principali dell’aspirante e devono essere studiati e compresi. Nel discepolo interessano i tre centri maggiori — della testa, del cuore e fra le sopracciglia — poiché la sensibilità psichica è connessa al cuore, la dualità mistica al centro ajna e il problema del potere al centro al sommo del capo.
Nell’aspirante o nell’uomo evoluto influenzano la gola, il plesso solare, il centro sacrale, ma essendo dovuti all’espandersi della coscienza, hanno poco o nessun effetto sull’uomo non evoluto o di medio livello, preoccupato soltanto della vita fisica e delle reazioni emotive. Questi non attraversa i processi stimolanti, ma devastatori, di riorientamento, di riconoscimento del dualismo e della fusione della personalità. Come già visto, il processo d’integrazione comporta problemi specifici. (15-614).
(9) “Ciò che vi occorre principalmente è di intensificare l’aspirazione spirituale interiore. Dovreste lavorare in modo più definito da quello che possiamo definire un punto di tensione. Studiate ciò che si è detto della tensione e dell’intensità. È l’intensità di proposito che vi trasformerà da aspirante che avanza con fatica e in modo abbastanza soddisfacente, in un discepolo dal cuore e dalla mente infiammati. Ma forse preferite procedere con costanza senza sforzo di gruppo, facendo del vostro lavoro per me e per il gruppo stesso una parte ben regolata della vostra vita quotidiana, che potete adattare in buona parte a vostro piacimento, in cui alla vita dello spirito è concessa una parte ragionevole e nella quale l’aspetto servizio non è trascurato e la vostra vita si presenta ben equilibrata e vissuta senza un vero grande sforzo. Se è così, può trattarsi della scelta della vostra personalità o della decisione della vostra anima per una vita specifica, ma significa che non siete il discepolo che tutto subordina alla vita di discepolato.
“A questo punto vorrei sottolineare due cose. In primo luogo, se potrete innalzare la vostra tensione in modo da essere guidati dalla vita dello spirito, ne deriverà un cambiamento radicale che galvanizzerà la vostra vita interiore. Siete preparati a questo? In secondo luogo, ciò non produrrà alcun cambiamento esteriore, nei vostri rapporti con l’ambiente. Dovrete continuare a far fronte ai vostri obblighi ed interessi esterni, ma io qui parlo in termini di orientamenti interiori, di decisioni interiori dinamiche e di organizzazione interiore in vista del servizio e del sacrificio. Forse preferite la via più lenta e più facile? Se è così, è completamente affar vostro e rimarrete ancora sul sentiero continuando ad essere persone costruttive e utili. Sto semplicemente mettendovi di fronte a una delle crisi che subentrano nella vita di tutti i discepoli, durante le quali devono essere fatte delle scelte che saranno determinanti per un ciclo, ma soltanto per un ciclo. È soprattutto una questione di velocità e di organizzarsi per aumentarla. Questo significa eliminare i fattori non essenziali e concentrarsi solo su quelli essenziali (quelli interiori, che riguardano l’anima e il suo rapporto con la personalità, e quelli esteriori che riguardano voi e il vostro ambiente). (18-496), (5-538).
(10) Il vostro compito principale, quali aspiranti, è di coltivare la sensibilità superiore di rendervi così puri e altruisti, che la vostra mente rimanga indisturbata dagli avvenimenti nei tre mondi, di cercare quel senso spirituale di attenzione che vi metterà in grado di essere impressionati e di interpretare poi correttamente le impressioni ricevute. (18-549).
(11) Ma per la maggioranza degli aspiranti la meta non è di limitare la propria coscienza concentrandosi su minuzie come gli atomi permanenti e i particolari della natura della forma individuale. L’obiettivo di ogni aspirante è espandere la coscienza fino a includere ciò che sta oltre se stesso, per pervenire ai più elevati stati di coscienza nella vita del gruppo e dell’umanità, e per integrarsi coscientemente nella Gerarchia e finalmente in Shamballa, e “conoscere”, in senso occulto, Dio nei Suoi molti stadi di sviluppo e perfezione che tutto includono. (5-766).
Estratto dal Compendio di Insegnamenti: Rifletti su Questo (prossima uscita per la prima volta in edizione italiana)
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