Di ciò di cui non si può parlare si tace. - Ludwig Wittgenstein

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
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LA FILOSOFIA DEL SOGNO -1



di Swami Sivananada

Svapna è lo stato di sogno in cui l’uomo usufruisce dei cinque oggetti dei sensi. Essi sono tutti a riposo e solo la mente è attiva. La mente è allo stesso tempo soggetto ed oggetto. Essa crea tutte le immagini del sogno. In questo stato, il Jiva è chiamato Taijasa. È presente Antah-Prajna, la coscienza interiore. Le Scritture dicono: “Quando egli si addormenta, in quello stato non ci sono carrozze, né cavalli o strade, ma egli stesso crea le carrozze, i cavalli e le strade.”

Il mondo dei sogni è separato da quello della veglia. L’uomo che dorme nel suo letto a Calcutta, in ottima salute al momento di addormentarsi, nel mondo dei sogni vaga malato per Delhi e viceversa. Il sonno profondo è separato sia dal mondo del sogno che da quello della veglia. A colui che sogna, il mondo del sogno e i suoi oggetti appaiono reali tanto quanto gli oggetti e le esperienze del mondo della veglia. Un uomo che sogna non è consapevole dell’irrealtà del mondo dei sogni. Non è consapevole dell’esistenza del mondo della veglia, separato dal sogno. La coscienza cambia. Questo cambiamento di coscienza crea le esperienze della veglia o del sogno.

Gli oggetti in sé non cambiano. Il cambiamento è solo nella mente. È la mente stessa che gioca il ruolo della veglia e del sogno. Per il sognatore i sogni sono reali finché durano, per quanto incoerenti possano essere. A volte sogna che gli è stata tagliata la testa e di volare.

Chi sogna crede alla realtà del sogno e anche alle diverse esperienze che vi appaiono. Solo quando si sveglia dal sogno, si accorge che quello che ha provato era solo un sogno, illusione, falsità. Analogo è il caso del Jiva nel mondo della veglia. Il Jiva ignorante immagina che il mondo fenomenico del piacere dei sensi sia reale, ma quando si risveglia alla realtà delle cose, quando la sua prospettiva cambia, quando lo schermo di Avidya viene eliminato, egli comprende che anche il mondo della veglia è irreale quanto il mondo del sogno.

In sogno un povero diventa ricco e potente. Gode di molti piaceri. Sposa una Maharani, vive in un palazzo magnifico e mette al mondo diversi figli. Dà la figlia più grande in sposa al figlio di un Maharaja. Va in Europa con moglie e figli. Quindi ritorna e visita vari luoghi di pellegrinaggio. Muore di polmonite a Benares. Tutte queste esperienze le fa in cinque minuti. Che grande meraviglia!

Come nel sogno, così nella veglia, gli oggetti che vediamo sono privi di sostanza, benché le due condizioni differiscano in quanto una è interna e sottile e l’altra esterna, grossolana e prolungata. Il saggio considera sia la condizione di veglia che quella di sogno una cosa sola, a causa della similarità dell’esperienza oggettiva in entrambi i casi. Così come i sogni e le illusioni sono castelli in aria, il Vedanta afferma che anche il cosmo lo è.

I sogni rappresentano i contrari. Un re che vive nell’abbondanza, sogna di mendicare il cibo per la strada. Un aspirante casto e puro sogna di soffrire di malattie veneree. Un prode soldato sogna di scappare dal campo di battaglia per paura dei nemici. Un uomo malato e debole sogna di essere morto. Sogna anche che suo padre, vivente, sia morto, e piange. Partecipa anche alla cremazione di suo padre. A volte un uomo che vive in città sogna di dover affrontare una tigre o un leone e urla nel mezzo della notte. Prende il cuscino, credendo che sia una valigia, e si dirige alla stazione, dopo aver camminato per un po’, si accorge che è un sogno, e se ne torna a casa. Alcuni sognano di essere al gabinetto, ed effettivamente orinano nel letto.

Non appena ti risvegli, il sogno diviene Brahman, l’Assoluto, è il testimone silenzioso dei tre stati. Esso trascende anche le tre qualità. È pura beatitudine e pura coscienza. È Esistenza Assoluta.

 2. STUDIO DELLO STATO DI SOGNO
Una volta un discepolo andò dal suo Guru, si prostrò ai Suoi Piedi di Loto e, con le mani giunte, chiese:
Discepolo: O Mio Riverito Guru! Ti prego di mostrarmi la via per superare il ciclo di nascite e morti.
Guru: Mio caro discepolo! Se puoi capire chi sei, allora potrai superare il ciclo di nascite e morti.
Discepolo: O Guru! Non sono così sciocco da non capire me stesso. Non esiste un uomo su questa terra che non capisce se stesso; ma ciascuno di loro è nel ciclo di nascite e morti.
Guru: No, No. Dovresti capire la natura tra il corpo e la persona a cui quel corpo è destinato. Solo allora si potrà dire che quella persona ha capito se stesso.
Discepolo: Chi è la persona a cui appartiene questo corpo?
Guru: Questo Deha (corpo) appartiene al Dehi (Atman). Cerca di comprendere la vera natura dell’Atman.
Discepolo: Non c’è nessuno aldilà di questo corpo.
Guru: Quando questo corpo era addormentato, chi era la persona che faceva esperienza dei tuoi sogni? Ancora, nel sonno profondo, chi era a goderne? Quando ti sei svegliato, chi è che è cosciente del mondo, dei tuoi sogni e della profondità del tuo sonno?
Discepolo: Comincio appena ad avere una vaga idea della natura dell’Atman che è presente in tutti i tre stati.

Da questa conversazione tra il Guru e il suo discepolo, è chiaro che è necessario studiare gli stati di sogno e di sonno profondo, al fine di capire la vera natura dell’Atman, poiché già abbiamo la pretesa di conoscere un po’ almeno la nostra coscienza della veglia.

Il sogno non è che un disturbo del sonno profondo e il suo studio, per quello che riguarda la sua origine, il funzionamento, lo scopo e il significato, ci condurrà naturalmente anche allo studio dello stato di sonno profondo

Il miglior modo per studiare una materia è quello di tracciarne la storia e lo sviluppo dalle mani di autori eminenti, concentrare le nostre facoltà critiche su quello che abbiamo studiato dai loro trattati e rettificare ogni omissione, avremo così uno studio completo e soddisfacente di quella materia.

Il sogno rivela dentro di sé quei meccanismi mentali subconsci che si sono evoluti nel corso dello sviluppo, allo scopo di controllare e plasmare il sé istintivo primitivo, per indirizzarlo verso la forma di comportamento richiesta dalla civiltà contemporanea. È pertanto indispensabile, per interpretare i sogni, una conoscenza del funzionamento del sogno come tipico funzionamento della psiche, cioè una conoscenza dei meccanismi del sogno stesso e della teoria del simbolismo del subconscio. Questa conoscenza si può acquisire intellettualmente dai libri scritti da persone autorevoli su questa materia, ma la convinzione emotiva può risultare solo dall’esperienza analitica personale. Il sogno va considerato un prodotto psichico individuale preso dal magazzino dell’esperienza specifica, che colui che sogna potrebbe non ricordare, né sapere di conoscere.

Nell’analisi di un sogno, si potrebbe dire che l’assimilazione di conoscenza della mente inconscia attraverso l’io è parte essenziale del processo psichico. Il principio necessario per dare una spiegazione valida è la rivelazione dell’ignoto, implicito nel noto per quel che riguarda l’individuo. Questo principio sottolinea tutte le vere interpretazioni dei sogni.

Il valore del sogno, pertanto, non consiste solo nello scoprire il materiale più recente attraverso il contenuto manifesto, ma il linguaggio usato nella narrazione del sogno e nel dare le associazioni, aiuterà esso stesso a chiarire.

Il soggetto del ‘sogno’ e la sua analisi saranno pertanto estremamente interessanti per comprendere la vera natura dell’individuo. Per questo motivo, nelle pagine seguenti citeremo dei passi attinenti dalle lezioni di Sigmund Freud, la nota autorità su questo argomento, e le svilupperemo ulteriormente, se necessario, con l’aiuto delle conoscenze tratte dai Saggi e Veggenti indiani.  


3. IL PERCHÈ DEL SOGNO
Certi Karma vengono elaborati anche nei sogni. Un Re fa un sogno in cui interpreta la parte di un mendicante e soffre i morsi della fame. Alcuni Karma cattivi del Re vengono purificati da questa esperienza.

Se un uomo non può diventare re a causa della cattiva influenza di alcuni pianeti, nel sogno farà la parte del re. Il suo forte desiderio si materializza nello stato di sogno.

Quando si fanno sogni piacevoli, nel sogno si possono provare piaceri maggiori rispetto allo stato di veglia, perché nel sogno la mente agisce più liberamente.

Se avete organizzato di andare a Bombay la mattina del 30 Aprile, la notte del 29 potreste sognare di comprare il biglietto alla stazione, di salire sul treno e sognare anche che degli amici sono venuti alla stazione di Bombay a ricevervi. I pensieri forti dello stato di veglia trovano immediata espressione nello stato di sogno.

Quando un forte desiderio non viene gratificato nello stato di veglia, otterrete la sua gratificazione nel sogno. Nello stato di sogno la mente gode di maggiore libertà. La mente diventa come un elefante furioso lasciato libero.

 4. LA FILOSOFIA DEL SOGNO -  I
Si sognano tante cose che non verranno mai provate in questa vita, tipo “Volare nell’aria”. nUn sogno non è un’esperienza interamente nuova, perché il più delle volte è il ricordo di esperienze passate.

Nello stato di veglia la luce del sé è mischiata alle funzioni degli organi, all’intelletto, alla mente, alle luci esterne ecc. Nei sogni, il sé diventa distinto e isolato, poiché gli organi non agiscono e le luci, come quella del sole, che li sostengono, sono assenti.

Colui che sogna non è influenzato dai risultati del bene e del male che vede nello stato di sogno. Nessuno lo considera un peccatore a causa dei peccati commessi in sogno. Le persone che ne hanno sentito parlare non lo condannano, né lo evitano. Quindi, non ne è influenzato.

Sembra soltanto che chi sogna stia facendo delle cose nel sogno, ma effettivamente non c’è alcuna attività. La Sruti dice: “Egli vede che si sta divertendo in compagnia di donne.” Brihadaranyaka Upanishad IV, iii, 13. Chi descrive le proprie esperienze di sogno usa le parole ‘come se’; “Oggi ho visto come se un branco di elefanti stesse correndo.” Perciò il sé sognante non ha alcuna attività nei sogni.

Un’azione è compiuta dal contatto del corpo e dei sensi, che hanno forma, con qualcos’altro che abbia una forma. Non vediamo mai una cosa priva di forma essere attiva. Il Sé è privo di forma, perciò non ha attaccamenti. Poiché il Sé non ha attaccamenti, non è influenzato da quello che vede nei sogni. Quindi non possiamo addebitargli alcuna attività, poiché l’attività nasce dal contatto del corpo con gli organi.

I medici dicono: “Non svegliatelo improvvisamente o violentemente”, perché vedono che nei sogni il sé esce dal corpo dello stato di veglia attraverso le porte degli organi di senso e rimane isolato all’esterno. Se il sé viene risvegliato violentemente potrebbe non ritrovare quelle porte degli organi. Se non trova l’organo giusto, per il dottore la situazione si fa difficile. Il sé potrebbe non riuscire a far tornare a quelle porte degli organi le cose che aveva mandato all’esterno usando le fulgide funzioni degli organi stessi, o potrebbe mettere fuori posto quelle funzioni. In quel caso si potrebbero verificare difetti quali sordità o cecità, e il medico avrebbe serie difficoltà a curarli.

II
I sogni sono dovuti alle impressioni mentali (Vasana) ricevute nello stato di veglia.

La coscienza nel sogno dipende dalla conoscenza precedentemente acquisita nello stato di veglia. I sogni hanno la funzione di rallegrare, di rattristare o di spaventare chi dorme, e anche di ricompensarlo per le sue buone o cattive azioni. Il suo Adrishta è pertanto la causa efficiente dei sogni. 1

L’Autore sottintende ‘organi di senso’  Anche nello stato di sogno gli strumenti del sé non sono completamente a riposo, perché la Scrittura afferma che anche allora esso è collegato con Buddhi (l’intelletto). “Essendo diventato un sogno, insieme a Buddhi esso passa aldilà di questo mondo.

” La Smriti dice anche: “Quando i sensi sono a riposo, la mente, non essendo a riposo, è occupata con gli oggetti, sappi che quello è lo stato di sogno.”

La Scrittura dice che i desideri sono modificazioni della mente. (Bri, Up. I-v-3). Nei sogni si possono osservare i desideri. Pertanto, il sé vaga nei sogni solo insieme alla mente.

Le Scritture, quando descrivono le nostre azioni nei sogni, le qualificano con un ‘come se fosse’. “Come se se la stesse spassando con delle donne, o ridendo, per così dire, o vedendo cose terribili.” (Bri. Up.IV-iii-13). Anche le persone comuni descrivono i sogni allo stesso modo. “Sono salito, per così dire, fino alla cima della montagna e lì ho visto un albero, per così dire.”

La creazione dei sogni è irreale. La realtà implica i fattori di tempo, spazio e causalità. Inoltre, la realtà non può essere negata o ridicolizzata. La creazione del sogno non ha queste caratteristiche.

Il sogno è detto ‘Sandhya’, lo stato intermedio, perché è a mezza strada tra lo stato di veglia e quello di sonno profondo, tra Jagrat e Sushupti.

III
I sogni, benché siano di natura strana ed illusoria, sono un buon indice delle condizioni spirituali e morali di chi sogna. Chi ha un cuore puro e un carattere incontaminato non farà mai sogni impuri. Un aspirante che medita sempre, sognerà la sua Sadhana e gli oggetti della sua meditazione. Anche nel sogno, attraverso la forza del Samskara, adorerà il Signore, reciterà il Suo nome e i Mantra.

 5. CHI È CHE SOGNA?
Se chiedete a chiunque al mondo: “Chi è che ti sveglia? Chi è che sogna? E chi è che dorme?” Lui vi risponderà: “Sono io che mi sveglio; sono io che sogno; sono io che dormo.” Se gli chiedete: “Chi è questo ‘io’?”, vi risponderà: “Questo corpo è l’io.” Vi dirà che è il corpo che dorme. Quando il cervello è stanco, esausto, è il corpo che dorme; quando il cervello è disturbato, è il corpo che sogna; e quando il cervello si è riposato, è il corpo che si sveglia dopo un sogno profondo.

Uno psicologo che ha fatto degli studi specifici sulla mente dirà che la mente, che è situata nel cervello, è l’io. Dirà che la mente è inseparabile dal cervello e che essa muore insieme a corpo fisico.

I metafisici e gli spiritualisti sostengono che, dopo la morte del corpo, la mente continua ad esistere da qualche parte. Secondo gli psicologi, i metafisici e gli spiritualisti è la mente che si sveglia, sogna e dorme, e questa mente è l’io.

Un teologo dice che c’è un’anima che è assolutamente indipendente da corpo e dalla mente ed è quest’anima che si sveglia, sogna e dorme, e che l’anima è l’io. Quest’anima entra in un altro corpo conformemente alla legge del Karma.

Un vedantino dice che né questo corpo, né la mente, né l’anima, sono l’Io. In tutti gli esseri, esiste una pura coscienza, l’Atman, che è Infinita, Eterna, onnipervasiva, esistente in sé, luminosa di luce propria e autosufficiente che è priva di parti, di tempo e di spazio, che non nasce e non muore. Questo è il vero ‘Io’. Questo ‘Io’ non veglia, non sogna e non dorme mai. È sempre l’osservatore, Sakshi, il testimone silenzioso dei tre stati di veglia, di sogno e di sonno profondo. È Turiya, il quarto stato. È lo stato che trascende i tre stati.

È l’Io falso o relativo denominato Ahamkara, o ego, o Jiva che si sveglia, sogna e dorme. Chi è sveglio, chi sogna e chi dorme, sono tutte personalità mutevoli e irreali.

Il sé reale, il vero ‘Io’, non si sveglia mai, non sogna e non dorme. Dal punto di vista della Verità Assoluta o Paramartha Satta, nessuno si sveglia, sogna o dorme.

6. IL SIGNORE CREA GLI OGGETTI DEI SOGNI
(Un altro punto di vista) Alcuni filosofi indiani sostengono che la creazione di carri ecc. nel sogno, sia in verità opera del Signore e non del sé umano. Gli oggetti dei sogni sono creati dal Signore come fruizione delle azioni minori del Jiva. Al fine di ricompensare l’anima per Karma molto piccoli, il Signore crea i sogni.

I seguaci di un Sakha , ossia i Kathaka, affermano nei loro testi che il Signore Supremo è l’unico Creatore di tutti i Karma per chi sogna (Katha Upanishad, V-8).

“Egli, la Persona suprema, che è sveglia in noi quando noi dormiamo, dando forma ad una bell’immagine dietro l’altra, egli davvero è il Luminoso, cioè Brahman, l’unico a essere chiamato Immortale. Tutti i mondi sono contenuti in Lui e nessuno può superarLo. Così è.”

Maya, la volontà del Signore, è l’unico strumento attraverso il quale Egli crea gli oggetti dei sogni. Essi non sono fatti di materia oggettiva (elementi grossolani) perché sono non percepiti da tutti, ma vengono visti soltanto da chi li sogna.

Colui che può causare la schiavitù e la liberazione dell’anima, può facilmente produrre per l’anima il sogno e il suo riassorbimento. Non c’è niente di straordinario in ciò. Il Kurma Purana dice: “È Lui (il Signore) che fa sì che l’anima percepisca le creazioni del sogno ecc., ed è Lui che le nasconde alla sua vista; poiché la schiavitù e la liberazione dell’anima dipendono dalla Sua volontà.”

7. SOGNI PROFETICI
A volte i sogni sono profetici riguardo alla buona o cattiva sorte future. Le Scritture insegnano: “Quando un uomo impegnato in un qualche lavoro, che intraprende per un desiderio speciale, vede in sogno una donna, da quella visione onirica può dedurre il successo.” “Quindi, avendo lavato il vaso Mantha, che deve essere di bell-metal3 o di legno, che si distenda dietro al fuoco, su una pelle o sulla nuda terra, in solitario silenzio. Se nei suoi sogni vede una donna, sappia che questo è un presagio che il suo sacrificio ha avuto successo.” Chandogya Upanishad V-2-8-9.

Altri passaggi delle Scritture dichiarano che certi sogni indicano una morte rapida, per esempio: “Se vede un uomo nero coi denti neri, quell’uomo lo ucciderà”, Kaushitaki Brahmana.

Coloro che capiscono anche la scienza dei sogni sono dell’opinione che il sogno di cavalcare un elefante o simili è un sogno fortunato; mentre è sfortunato sognare di cavalcare un somaro.

Il Signore Siva insegnò in sogno a Visvamitra il Mantra detto “Ramaraksha”. Egli lo scrisse una mattina al suo risveglio.

Opere di genio, quali poesie ecc. nascono dai sogni. In sogno vengono prescritti i rimedi per le malattie. Certe volte l’esatto oggetto visto in sogno, viene poi visto nello stato di veglia.

Vyasa ed altri saggi che conoscono la scienza dei sogni dicono: “Qualsiasi cosa venga detta in sogno da un Brahmano o da un Dio, da un toro o da un re, senza dubbio si dimostrerà vera.”

Ramanuja sostiene: “Poiché le immagini dei sogni sono prodotte dal Signore Supremo Stesso, per questo motivo esse hanno significato profetico.”

8. L’ILLUMINAZIONE SPIRITUALE ATTRAVERSO I SOGNI
“Colui che è felice dentro di sé, che gioisce dentro di sé e che è illuminato dentro di sé, quello Yogi otterrà la libertà assoluta o Moksha, diventando egli stesso Brahman.” Bhagavad Gita, V, 24. La conoscenza spirituale più elevata è la Conoscenza del Sé.

Colui che conosce se stesso, o meglio, il suo sé, per lui non rimane nulla da conoscere. Il più saggio tra i filosofi occidentali, Socrate, diede ai suoi discepoli l’insegnamento migliore e più elevato: “Conosci te stesso.”I santi indiani hanno dato il loro massimo insegnamento nella forma nota come Adhyatma-Vidya, o Conoscenza del Sé. La Conoscenza del Sé che è stata definita la suprema conoscenza dai saggi di tutte le epoche, è stata raramente considerata un mistero dall’uomo comune. Gli sembra di conoscere se stesso così bene che non considera affatto necessario riflettere su se stesso. Non solo le persone ignoranti, analfabete pensano sia inutile riflettere su se stessi, ma anche gli uomini moderni di grande cultura la pensano allo stesso modo. Più avanzano la scienza e l’istruzione, meno troviamo nell’uomo moderno il desiderio di conoscere se stesso.

Ci sono due ragioni opposte che conducono un uomo a non riflettere su di sé: primo, egli pensa di conosce il sé fin troppo bene, secondo, crede sia inutile pensare a se stesso, perché la vera natura del sé non potrà mai essere scoperta. Alcuni ritengono che pensare a se stessi sia una mentalità morbosa, una forma di introversione da cui bisogna liberarsi al più presto. Lo studio dei sogni può correggere una visione così sbagliata.

C’era un tempo in cui gli psicologi pensavano che meno pensiamo ai nostri sogni, meglio è. Gli psicologi che considerano la coscienza un epifenomeno, hanno ancora la stessa idea. Seashore5 , ad esempio, pensa che solo le persone anormali pensano troppo ai loro sogni, e che pensare troppo ai sogni conduce a delle anormalità. Nella vita da svegli ci sono molte cose di cui occuparsi, e chi passa il proprio tempo pensando ai sogni perde così tanto della vita da sveglio che contribuisce al proprio fallimento nella vita.

Oggi, però, la psicologia ha cambiato punto di vista. Essa mostra che la saggezza più profonda proviene dalla riflessione sui sogni. Nessuno conosce davvero se stesso, se non ha studiato i suoi sogni. Lo studio dei sogni mostra immediatamente quale grande mistero sia la nostra anima, e che questo mistero non è del tutto insolubile, come suppongono alcuni metafisici. I sogni ci rivelano quell’aspetto della nostra natura che trascende la conoscenza razionale. Solo attraverso lo studio dei propri sogni, si impara che nell’uomo più razionale e morale c’è un aspetto del suo essere assurdo e immorale. Tutto il nostro orgoglio nazionale e morale si annienta non appena riflettiamo sui nostri sogni. C’è una logica nei nostri sogni, o piuttosto, la logica della nostra coscienza della veglia è proprio come la logica del sogno. Il grande filosofo Hegel costruì la sua logica senza prendere in considerazione quello che la logica dei sogni aveva da rivelare. Ora, la logica, che pretende di essere alo stesso tempo un sistema metafisico, non può essere completa senza prendere in considerazione le assurde costruzioni dell’esperienza onirica. La logica è solo uno strumento dell’intelletto, che permette a solo quest’ultimo di rapportarsi con l’esperienza di veglia. Questo fatto ci viene rivelato attraverso lo studio dei nostri sogni.

Il reale deve trascendere tutte le categorie logiche; oppure le categorie attraverso le quali può essere compreso devono essere tali da essere sufficienti non solo per afferrare l’esperienza della veglia, ma anche quella del sogno. Questo vuol semplicemente dire che 5 Carl Seashore (1866-1949), psicologo americano, noto soprattutto per i suoi studi della psicologia applicata alla musica 21 esse dovrebbero essere abbastanza ampie da comprendere sia la vita conscia che quella inconscia della persona. Per concepire una tale categoria, il lavoro della coscienza della veglia non basta. Tale categoria deve necessariamente trascendere sia la coscienza della veglia che quella del sogno. Quando cominciamo a riflettere sui nostri sogni, siamo quindi condotti alla necessità dell’intuizione o di un pensiero logico per comprendere la Realtà.

I moderni studi sui sogni mostrano che essi non sono delle rappresentazioni prive di significato. Ogni sogno ha un suo significato. Un sogno è come una lettera scritta in una lingua sconosciuta. Per qualcuno che non conosce il Cinese, una lettera scritta in quella lingua è un plico privo di qualsiasi significato. Ma per chi conosce la lingua, può essere piena di importanti informazioni. La lettera potrebbe richiedere un’azione immediata; o potrebbe contenere parole di conforto per una persona depressa. Potrebbe essere una lettera di minacce o potrebbe parlare d’amore. Questi significati sono disponibili solo a chi è pronto a occuparsi della lettera e a cercare di decifrarla. Ma, ahimè, come sono pochi tra noi quelli che cercano di capire questi messaggi dal profondo oceano nascosto della nostra Coscienza!

Perché sogniamo? A questa domanda sono state date diverse risposte. Secondo il punto di vista scientifico più diffuso, i sogni non sono altro che una ripetizione delle esperienze della veglia sotto una nuova forma. Un punto di vista più ponderato li considera il prodotto di un disturbo organico in qualche parte del corpo, in particolare nello stomaco. I medici sono quelli più tenacemente attaccati a questo spunto di vista. A volte nei sogni appaiono delle malattie in procinto di manifestarsi. Durante una malattia i sogni sono generalmente molto più brutti di quelli che facciamo quando siamo in buona salute. Queste sono tutte teorie scientifiche sui sogni. Non stiamo considerando le teorie non scientifiche, cioè che i sogni sonno premonizioni o che gli dei, o i demoni o gli spiriti producono i sogni, o che l’anima esce e soggiorna nei sogni ecc.

Le teorie scientifiche sono state esposte in maniera assai dettagliata da Sigmund Freud nel suo libro ‘L’interpretazione dei sogni’. Nessuno stimolo fisico, sia interno che esterno al corpo, nessuna esperienza degli stati di veglia o di sonno può spiegare la presentazione dell’effettivo contenuto dei sogni. Lo stesso stimolo, ossia la suoneria di una sveglia, può produrre, in tre diverse occasioni, tre diversi tipi di sogno. Perché dovrebbe essere così, se lo stimolo fisico è il solo responsabile della produzione di sogni?

Secondo Freud tutti i sogni, senza eccezione alcuna, sono appagamento di desideri. In effetti, i desideri sono di natura immorale. Il sé morale ne è disgustato ed esercita un controllo sul loro aspetto. Quindi, per eludere questa censura morale, i desideri appaiono mascherati sotto altre forme. Il meccanismo dei sogni è molto intricato. Ben pochi sogni presentano i desideri per quello che sono realmente. I sogni sono una gratificazione parziale dei desideri. Essi alleviano la tensione mentale, permettendoci di godere il riposo. Sono delle valvole di sicurezza per gli impulsi troppo forti. I sogni non disturbano il sonno, ma piuttosto lo proteggono. L’irrazionalità e l’immoralità dei sogni rendono possibile la razionalità e la moralità della nostra vita da svegli.

La citata affermazione di Freud mostra che nei sogni noi conosciamo il nostro sé animale. Ma non dice nulla della vita spirituale che viene espressa nei sogni. Questo, sembra sia stato fatto da Jung. Secondo Jung, un sogno non è determinato casualmente, come supponeva Freud, ma è determinato teleologicamente. I soli desideri repressi non giustificano tutti i nostri sogni. Il sogno pone una richiesta alla nostra coscienza da svegli.

Se interpretata correttamente, essa mostra il modo per essere in pace con noi stessi. I sogni dei nevrotici, non solo rivelano i contenuti repressi, ma suggeriscono anche dei rimedi per la cura. A volte un paziente fa una serie di sogni che rivelano il modo per curarlo. Sotto molti aspetti, la coscienza del sogno è superiore alla coscienza della veglia. Molti enigmi della vita vengono risolti grazie a dei suggerimenti ottenuti in sogno. Secondo Adler, tutti i sogni, per natura, anticipano gli eventi. Essi mostrano in che direzione sta scorrendo la vita spirituale di una persona. Per conoscere il fluire effettivo, è necessario correggere i possibili errori. I sogni ci aiutano a scoprire la sagola di salvataggio dell’individuo e ci aiutano a fornirgli i giusti consigli per l’autocorrezione.

Quindi, attraverso i sogni è possibile sapere come ci si dovrebbe comportare in una particolare situazione. I sogni indicano un sentiero sconosciuto alla coscienza della veglia. Nei momenti di difficoltà, nei sogni appaiono Santi e Saggi e mostrano la via. Più si seguono le intuizioni dei sogni, più essi diventano chiari.

estratto da La Filosofia del Sogno di Swami Sivananda
(a cura dell'Ass. Swami Vishnu Roma)


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