Le esperienze di coscienza risvegliata come preparazione al salto quantico dal vecchio mondo alla coscienza planetaria.
Che cosa significa il risveglio della coscienza? Che cosa significa evolvere spiritualmente? Questo articolo tratto dal libro “Cyber la Visione Olistica” Ed. Mediterranee, illustra come ogni persona sia in grado di risvegliare la propria coscienza di sé, aprire le porte della percezione senza nessun uso di sostanze o farmaci, semplicemente risvegliandosi! Negli ultimi anni sono sempre più numerose le persone che hanno sperimentato questi stati di coscienza allargati, espansi. Sempre più persone si stanno risvegliando e stanno preparando un salto quantico da una vecchia civiltà inquinata e malata ad una nuova coscienza planetaria.
Satori, illuminazioni e peak experiences
Buddhi in sanscrito significa mente risvegliata, luminosa, Buddha significa risvegliato. Le ricerche più recenti della psicologia transpersonale, nata da Assagioli e Maslow, rivelano l’esattezza dell'assunto Zen: ogni persona possiede la natura del Buddha e quindi può fare esperienza del risveglio. Riportiamo qui di seguito una serie di esperienze - in gran parte ripresi dai basilari testi: Le esperienze delle vette di Ferrucci, Tertium Organum di Ouspensky e The varieties of Religious Experience di William James - in cui grandi scienziati, Nobel, artisti, letterati e mistici raccontano le loro esperienze di coscienza espansa: momenti di vera illuminazione, di estasi spirituale che hanno segnato indelebilmente le loro vite.
Così li descriveva
William James: La nostra normale coscienza di veglia, quella che chiamiamo razionale, non è che un tipo di coscienza, tutto intorno alla quale giacciono forme potenziali completamente diverse, separate dalla coscienza normale da una pellicola sottilissima. Possiamo attraversare l'intera vita senza sospettarne l'esistenza: se però si esercita lo stimolo appropriato, si entra in contatto con tali forme nella loro completezza.
Nella tradizione Zen vengono chiamate satori, attimi di perdita dell’ego, glimpses di illuminazione, di coscienza superiore in cui si sperimenta la fusione con il divino; in psicologia transpersonale vengono appunto chiamate peak experiences, "esperienze delle vette", che a lungo andare si trasformano in uno stato stabile di illuminazione: il samadhi.
Il
Sathya Darpana così li descrive: L’esperienza estetica pura (rasah)... è conosciuta intuitivamente, in un’estasi intellettuale non accompagnata da ideazione, al più alto livello dell’essere cosciente; gemella della visione di Dio, la sua vita è come un lampo di luce abbagliante di origine trascendente, impossibile da analizzare, eppure nell’immagine del nostro essere.
A queste esperienze di grandi personaggi aggiungiamo alcune esperienze di persone "comuni" per testimoniare, ancora una volta, che nel profondo della coscienza non vi sono differenze o gerarchie.
Una donna Tutto avvenne in un secondo e fu il momento più importante della mia vita. Era la vera realtà. Prima di questo vivevo in un lungo sonno, e d’improvviso mi sono svegliata. Perfino l’aria sembrava essere viva. Ogni cosa acquistava un significato e le sue conseguenze pratiche non erano certo meno intense del sentimento soggettivo.
Un uomo Me ne stavo quasi sdraiato, a pochi metri da una villa di campagna, quando il mio essere cambiò stato: gli alberi, le fronde e il cielo e ogni cosa divenne viva ed io mi sentii completamente fuso con questa vita, con le foglie e la casa e la terra. Era come se le parti di cui era formato il mio mondo, me compreso, diventassero un tutt’uno. Un senso di semplice beatitudine pervadeva ogni cosa.
Bucke Si era all’inizio della primavera, quando aveva appena compiuto trentasei anni (n.d.r. Bucke descrive se stesso in terza persona). Insieme a due amici aveva trascorso la serata a leggere Wordsworth, Shelley, Keats, Browning e in particolare Whitman. A mezzanotte si separarono ed egli fece una lunga corsa in carrozza (si era in una città inglese). La sua mente, profondamente presa dalle idee, dalle immagini e dai sentimenti suscitati dalla serata di lettura e di conversazione, era calma e tranquilla. Era in uno stato di gioia quieta, quasi inerte. Tutto a un tratto, senza un avvertimento di nessun genere, si trovò avvolto interamente come da una nube color fiamma. Lì per lì pensò al fuoco, a qualche conflagrazione improvvisa nella grande città, poi si rese subito conto che la luce era dentro di sé. Un attimo dopo lo colse un senso di esultanza, di gioia immensa, accompagnato o seguito immediatamente da una illuminazione intellettuale del tutto indescrivibile. Nella sua mente irruppe un brevissimo lampo dello splendore di Brahma (la coscienza cosmica degli induisti) che da allora in poi ha illuminato la sua vita; sul suo cuore cadde una goccia della Beatitudine di Brahma, che a partire da quel momento ha lasciato per sempre un sapore paradisiaco.
Tra le altre cose constatò e seppe che il cosmo non è fatto di materia morta ma è una Presenza viva, che l’anima dell’uomo è immortale, che l’universo è costituito e ordinato in modo che senza possibilità di dubbio tutte le cose operano insieme per il bene di ciascuna e di tutte, che il principio fondamentale del mondo è ciò che chiamiamo amore e che la felicità di ciascuno, a lungo andare, è assicurata in modo assoluto. Sentì che aveva imparato più nei pochi secondi durante i quali durò l’illuminazione che nei mesi e addirittura negli anni precedentemente dedicati allo studio, nonché di aver appreso gran parte di ciò che nessuna ricerca avrebbe mai potuto insegnargli. L’illuminazione di per sé non durò più di pochi istanti, ma i suoi effetti si rivelarono incancellabili; fu impossibile per lui dimenticare ciò che in quel momento aveva visto e conosciuto; né mise mai in dubbio, né avrebbe potuto farlo, né quella notte, né in alcun altro momento. Lo straordinario avvenimento di quella notte fu la sua vera e unica iniziazione al nuovo e superiore ordine di idee. Ma si trattava soltanto di una iniziazione. Egli vide la luce, ma quanto alla sua provenienza e al suo significato non ne sapeva di più di quanto ne sapesse la prima creatura che vide la luce del sole.
Fritjof Capra Cinque anni fa ebbi una magnifica esperienza che mi avviò sulla strada che doveva condurmi a scrivere questo libro (Il Tao della Fisica n.d.r.). In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l’acqua e l’aria che mi circondavano erano composte da molecole e da atomi in vibrazione, e che questi a loro volta erano costituiti da particelle che interagivano tra loro creando e distruggendo altre particelle. Sapevo anche che l’atmosfera della terra era continuamente bombardata da una pioggia di "raggi cosmici" , particelle di alta energia sottoposte a urti molteplici quando penetrano nell’atmosfera. Tutto questo mi era noto dalle mie ricerche nella fisica delle alte energie, ma fino a quel momento ne avevo avuto esperienza solo attraverso grafici, diagrammi e teorie matematiche. Sedendo su quella spiaggia, le mie esperienze precedenti presero vita; "vidi" scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e si distruggevano particelle con ritmi pulsanti; "vidi" gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne sentii la musica; e in quel momento "seppi" che questa era la danza di Shiva, il Dio dei Danzatori adorato dagli Indù.
Tagore Era mattino. Stavo guardando l’alba in Free School Lane. Un panorama improvvisamente prese forma e tutto ciò che vedevo diventava splendido. Il mondo intero era una sola musica radiosa, un ritmo meraviglioso, le case, la gente che camminava, i bambini che giocavano, ogni cosa sembrava far parte di un tutto luminoso.
Bohme Tutto a un tratto il mio spirito si aprì un varco... e là fui abbracciato con amore, come uno sposo abbraccia la sua sposa ardentemente amata. Ma non riesco a esprimere né a parole né per iscritto la grandezza esultante che era nello spirito; neppure la si può paragonare a niente, se non al fatto che la vita viene generata in mezzo alla morte ed è uguale alla resurrezione dalla morte. Sotto questa luce all’improvviso il mio spirito vide attraverso ogni cosa, dentro tutte le creature e fuori di esse, anche nelle piante e nell’erba, conobbe Dio, chi egli è e come è e in che cosa consiste la sua opera; e repentinamente in quella luce la mia volontà fu incitata da un impulso possente a descrivere l’esistenza di Dio.
Yogananda Il Maestro parlava carezzevolmente, desideroso di confortarmi. Il Suo sguardo calmo era impenetrabile. "Il desiderio del tuo cuore sarà esaudito". Raramente Sri Yukteswar si permetteva di parlare per enigmi. Ero confuso. Mi toccò lievemente il petto, sopra il cuore. Il mio corpo divenne immobile e come radicato al suolo. Non respiravo più, come se un immenso magnete avesse ritirato l’aria dai miei polmoni. Anima e mente perdettero all’istante i loro vincoli fisici e uscirono come un’ondata di fluida e penetrantissima luce da ogni mio poro. La carne era come morta, eppure nella mia intensa consapevolezza sentivo che mai, prima d’allora, ero stato pienamente vivo. Il mio senso di identità non era più limitato da un corpo, ma abbracciava tutti gli atomi circostanti. La gente in strade lontane sembrava si muovesse dolcemente nella mia remota periferia. Le radici delle piante e degli alberi mi apparivano attraverso un’opaca trasparenza del suolo; distinguevo il fluire della loro linfa.Tutto quello che mi era vicino era nudo davanti a me. La mia abituale visione frontale s’era mutata in una vasta vista sferica che percepiva tutto simultaneamente. Attraverso la parte posteriore della mia testa, vedevo le persone camminare lontano sulla via Rai Ghat e mi accorsi anche di una mucca bianca che si avvicinava lentamente; quando giunse sullo spiazzo dinanzi al cancello aperto dell’ashram, la osservai come con i miei occhi fisici. Quando passò dietro il muro di mattoni del cortile, la vidi ancora con perfetta chiarezza.
Tutti gli oggetti nel raggio della mia visuale panoramica tremolavano e vibravano come figure sullo schermo. Il mio corpo, quello del Maestro, il cortile dai pilastri, i mobili e il pavimento, gli alberi e i raggi del sole a volte si agitavano con violenza sino a che tutto si fondeva in un mare luminoso, come cristalli di zucchero messi in un bicchiere d’acqua si sciolgono dopo essere stati agitati. La luce unificatrice si alternava con le materializzazioni delle forme, e le metamorfosi rivelavano la legge di causa e effetto presente nella creazione.
Un’oceanica gioia scoppiò sulle rive calme infinite dell’anima mia. Realizzai che lo Spirito di Dio è inesauribile Beatitudine. Il Suo corpo è fatto di innumerevoli tessuti di luce. Una luce gloriosa che si espandeva sempre più dentro di me cominciò ad avviluppare città, continenti, la terra, i sistemi solari e stellari, le tenui nebulose e i fluttuanti universi. L’intero cosmo dolcemente luminoso, simile ad una città che si scorga lontana nella notte, scintillava nell’infinità del mio essere. L’abbagliante luce al di là dei profili sferici acutamente incisi si attenuava un poco agli estremi limiti, dove potevo scorgere una morbida radiazione che non diminuiva mai. Essa era indescrivibilmente sottile; i quadri planetari erano formati da una luce più densa.
La divina diffusione di raggi scaturiva da un’Eterna Sorgente che fiammeggiava in galassie, trasfigurate da auree ineffabili. Incessantemente vedevo i raggi creatori condensarsi in costellazioni e poi risolversi in lembi di trasparente fiamma; con ritmica inversione, miriadi di mondi si tramutavano in diafana luminescenza; poi il fuoco divenne firmamento. Conobbi il centro dell’empireo quale punto di percezione intuitiva nel mio cuore. Uno splendore irradiante sorgeva dal mio nucleo e si distendeva su ogni parte della struttura universale. La divina amrita, nettare dell’immortalità, pulsava attraverso me con una fluidità d’argento vivo. Udii la Voce creativa di Dio risuonare come Om, la vibrazione del motore Cosmico. A un tratto l’aria ritornò nei miei polmoni e respirai di nuovo. Con una delusione quasi insostenibile, capii di aver perduto la mia immensità infinita. Di nuovo ero costretto nella umiliante gabbia di un corpo, che difficilmente si adatta allo spirito. Come un figliol prodigo ero fuggito dalla mia casa macrocosmica e avevo imprigionato me stesso in uno stretto e meschino microcosmo. Il mio Guru era immobile dinanzi a me. Stavo per prostrarmi ai suoi sacri piedi, pieno di gratitudine per quell’esperienza di coscienza cosmica così a lungo e appassionatamente cercata. Egli me lo impedì e parlò con calma e semplicità: "Non devi troppo inebriarti d’estasi. Molto lavoro ti resta ancora da fare nel mondo. Vieni, spazziamo il balcone, poi andremo a passeggiare sulle sponde del Gange".
Pascoli A un tratto vidi una palla d’oro, un globo di fuoco cader dal cielo con grande lentezza. E immerse nel gran verde, in silenzio molle. Oh! La palla del cielo! Non era il piccolo lampo della tua canna, uomo mortale. Scendeva dagli azzurri calma e tacita... dimenticai molte sciagure, vidi in un sogno scendere le stelle luminose, e le vedo sempre, come pastore seduto sulla pietra... E non mi dolse d’essere una stella che illuminando discendea nell’ombra... E sentii la mia vita confusa col gran tutto.
Ramana Maharshi Avevo appena detto queste parole, che un’intuizione sfolgorante e stupefacente sembrò impossessarsi della mia mente e illuminarla. Percepii la realtà della mia anima e la sua pura indipendenza da tutte le condizioni spaziali e materiali... Lo spazio non era nulla per lo spirito! In quella nuova consapevolezza splendeva la presenza di Dio, Egli stesso uno spirito dappertutto contemporaneamente, il Creatore che dimora in tutto l’universo simultaneamente. Si può conoscere l’Infinito solo con una facoltà superiore alla ragione, entrando in uno stato in cui il sé finito non esiste più - in cui l’essenza divina ci viene comunicata. Questa è l’estasi. È la liberazione della mente dalla sua consapevolezza finita. Il simile può conoscere solo il simile; nel momento in cui si cessa di essere finiti, si diventa uno con l’Infinito. Nella riduzione della tua anima al suo sé più semplice, la sua essenza divina, si realizza questa unione, questa identità.
Aurobindo Questa sensazione che tutto è cosciente e vivente, viene quando la nostra consapevolezza fisica - e non solo la mente - si risveglia dalla sua oscurità e diventa cosciente dell’Uno in tutte le cose, del Divino che è ovunque.
Linneo Vidi l’eterno, onniscente, onnipotente Dio dalle origini mentre avanzava, e mi venne il capogiro! Rintracciai le sue orme sui campi della natura e trovai in ognuna di esse, perfino in quelle che potevo appena decifrare, una saggezza e un potere senza fine, una perfezione imperscrutabile.
Enzo Maiorca Il Dio che incontro laggiù, negli abissi, è diverso dal Dio che preghiamo qui, sulla terra. È un Dio senza suono d’organo, senza liturgia, immenso e turchino. Lo ricordo dal silenzio assoluto, dal suo misterioso messaggio di eternità.
Gopi Krishna La luce si fece sempre più viva, il boato più forte; mi sentii vacillare e quindi scivolare fuori dal corpo, tutto avvolto in un alone di luce... Il mio punto di coscienza diventava sempre più grande, era tutto avvolto in un alone di luce... Ora ero tutto coscienza, senza alcuna delimitazione, senza alcuna idea di appendice corporea, senza alcuna sensazione proveniente dai sensi, ero immerso in un mare di luce. Non ero più me stesso, o, per essere più preciso, non ero più quello che avevo saputo di essere, un punto di coscienza limitato da un corpo; ero invece un grande cerchio di coscienza nel quale il corpo non era che un punto, immerso nella luce e in uno stato di esaltazione e felicità indescrivibili.
Federico Nitamo Montecucco
Villaggio Globale